Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

Il fallimento di Maroni

Luigi Manconi

Il governo Berlusconi-Maroni, il più isolazionista e autoreferenziale, sospettoso e refrattario verso ogni politica comunitaria, ritrovatosi in braghe di tela, scopre infine una sgangherata vocazione europeista. Una sorta di sciovinismo pedemontano nutrito di umori alla Oktoberfest, vorrebbe darsi una ripulita con una gita a Bruxelles.
Ma quella tardiva pulsione europeista appare tanto insincera quanto abborracciata: così come il ricorso a quel permesso di protezione temporanea previsto dalla legge italiana, pure utile, si rivela un espediente piccino. E così risulta in particolare agli occhi dei riottosi partner europei. Perché questo è il punto: quel provvedimento avrebbe dovuto far parte di una strategia condivisa, e da tempo elaborata e avviata, e non ridursi a un escamotage, buono (buono?) per levare le castagne dal fuoco all’ultimo momento. Ne consegue che oggi sarebbe quanto mai necessaria l’applicazione della direttiva europea 55/2001 sulla tutela umanitaria internazionale, che prevede  un programma di distribuzione dei profughi in tutti i Paesi dell’Unione, come da tempo richiedono Emma Bonino e i Radicali. Quella direttiva dovrebbe essere portata dalla Commissione europea al Consiglio dei ministri dell’Interno dell’Unione. Finora colpevolmente non è stato fatto: ma quale credibilità può avere oggi il governo Berlusconi-Maroni nel chiedere che finalmente quella direttiva sia attivata? Da qui non si scappa. Dopo tre ani di questo governo, emerge impietosamente una verità: l’esecutivo non ha uno straccio di programma per migranti e profughi. Il Pdl non si è nemmeno curato di elaborarne uno; la Lega si è affidata a due opzioni. La prima (“aiutiamoli a casa loro”) si è rivelata mera evocazione ideologica, nel momento in cui si certifica che l’Italia è saldamente all’ultimo posto nel fornire aiuti allo sviluppo; la seconda, interamente basata sull’uso della forza, era destinata fatalmente a mostrare la propria impotenza. Quale idea della politica e quale intelligenza del mondo possono far credere al ceto dirigente leghista, tutto concentrato sul presidio di una “identità inventata” e, allo stesso tempo sulle pratiche di sottogoverno, che un sommovimento planetario come quello che produce le migrazioni sia controllabile con le motovedette della finanza? E con il reato di clandestinità? E con i Centri di Identificazione ed Espulsione? Perché, al di là delle trivialità xenofobe e delle dozzinali analisi geopolitiche, la Lega rivela il buco nero della totale incapacità del centro destra di elaborare una politica per l’immigrazione. E, infatti, la nuova visita di Silvio Berlusconi a Lampedusa, più che offensiva, appare risibile. Un’altra consunta gag di un vecchio entertainer, che ricorre a un copione frusto mentre il teatro viene colpito dalle bombe. Ma negli attori del grande cabaret tedesco tra le due guerre e persino nelle compagnie del varietà romano e napoletano degli anni ’40 si avvertiva la consapevolezza della tragedia annunciata. Qui, solo futilità e ammuina.  Non dico che non funzioni nell’immediato (è forte in tutti “il bisogno di consolazione” e di ammuina). Ma dall’entrata in vigore del permesso temporaneo (mercoledì scorso) a oggi nell’isola sono sbarcati oltre un migliaio di fuggiaschi. Diventa urgente, pertanto, porre mano, da subito, a una seria politica per l’immigrazione che – mentre provvede all’emergenza – programma il futuro. Da un rapporto del ministero del Lavoro si apprende che il nostro sistema economico avrà bisogno di 100mila lavoratori stranieri all’anno, oltre quelli già regolarmente residenti, per il prossimo quindicennio. Dunque, è concreta, concretissima, la possibilità di fare incontrare offerta e domanda di lavoro, in particolare in una società, come quella italiana, in via di progressivo invecchiamento. Certo, qui dovrebbe soccorrere la politica. Mentre il Fora di ball di Umberto Bossi, più che trucido, risulta pateticamente autolesionistico.
 
 
 
l'Unità 10 aprile 2011
 
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