Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

23 gennaio 2012

Norma sui permessi: il governo modifichi l’interpretazione
l'Unità, 21-01-2012   
Saleh Zaghloul
Il ministro della Cooperazione e dell’Integrazione, Andrea Ricardi, ha proposto di allungare da sei mesi ad un anno il tempo per poter cercare un nuovo lavoro per gli immigrati che lo hanno perso. È un passo avanti ma non basta: moltissimi continueranno a trovarsi senza un valido titolo di soggiorno in quanto privi di un lavoro regolare; e soprattutto continuerà ad accadere che tra questi ci siano persone che hanno vissuto nel nostro paese regolarmente per decenni. La norma che il ministro propone di modificare ha prodotto 684.413 permessi di soggiorno non rinnovati nel solo 2010 (Dossier Caritas 2011). Paradossalmente, quella norma è stata concepita -come evidenzia la sua traiettoria legislativa (fino alla Bossi – Fini)- per tutelare la regolarità del soggiorno delle persone che fanno il primo ingresso in Italia e che perdono il lavoro.
Era, infatti, inclusa nella prima legge italiana sull’immigrazione (L. 943/86), per adempiere alle disposizioni della Convenzione 143/75 dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, ratificata dal nostro paese nel 1981: «il lavoratore migrante non potrà essere considerato in posizione illegale o comunque irregolare a seguito della perdita del lavoro, perdita che non deve, di per sé, causare il ritiro del permesso di soggiorno». Soltanto un’interpretazione restrittiva ha permesso di usarla per danneggiare i regolarmente soggiornanti anche da 20 anni. Un governo di tecnici competenti, con una certa sensibilità sociale, dovrebbe ripristinare le finalità originarie di questa norma, limitandone l’applicazione ai casi del primo rinnovo del permesso (per il secondo rinnovo il legislatore chiede la disponibilità di un reddito da lavoro o da altra fonte lecita).



Gli negano sigaretta, 16enne accoltella bengalesi
Nello stesso quartiere dove sono stati uccisi cinese e sua figlia
ANSA, 23-01-2012
di Luca Laviola
Ancora sangue a Torpignattara, periferia est di Roma, poco più di due settimane dopo l'uccisione del cinese Zhou Zheng e della figlia Joy di nove mesi durante una rapina. Ma stavolta sono dei giovanissimi bulli della zona a ferire a coltellate due immigrati bengalesi di 24 anni, dopo averne picchiato un terzo per una sigaretta negata. I carabinieri hanno fermato un 16enne romano, già arrestato l'anno scorso per un episodio simile, sempre ai danni di un bengalese. E' ritenuto l'accoltellatore. Si cercano due complici, descritti dalle vittime come "di carnagione chiara" e che "parlavano italiano". Ma potrebbero essere stranieri. 'La baby gang delle sigarette', l'ha già ribattezzata qualcuno. Una delle vittime è ricoverata in ospedale, ma non rischia la vita. L'altra è stata medicata e dimessa. Hanno ferite alle braccia e al torace. Il terzo bengalese aggredito ha il naso rotto. La comunità del Bangladesh, gli altri immigrati e anche molti italiani chiedono più sicurezza a Torpignattara.
L'episodio risale a sabato all'alba, ma è stato reso noto oggi dal Comitato Immigrati in Italia - Comunità Bangladesh Roma. Secondo quanto ricostruito finora, Mojibor Rahman, 38 anni, alle 4 del mattino esce di casa, in via Serbelloni, a poche centinaia di metri da via Giovannoli, luogo del delitto di Zhou e Joy. L'immigrato bengalese va a lavorare al mercato di piazza Vittorio, nel centro storico. Sotto l'abitazione tre ragazzi lo avvicinano e gli chiedono una sigaretta. L'uomo non ne ha o non vuole offrirne e i tre lo prendono a calci e pugni, fratturandogli il naso. Rahman urla, gli aggressori gli sottraggono il portafogli e scappano. Due cognati del 38enne, i Arob Alì e Robiul Molla, scendono in strada, cercano i tre giovani e li trovano poco distante. Pretendono la restituzione del portafogli, che contiene 200 euro, scoppia una lite. Uno dei tre bulli tira fuori un coltello a serramanico e colpisce i bengalesi alle braccia e al torace. Poi fugge assieme ai due compari.
Alcuni carabinieri della Compagnia Casilina, di pattuglia a Torpignattara, intervengono e soccorrono i feriti. Il più grave è Alì. Parte la caccia ai tre aggressori. Uno di loro, il presunto accoltellatore, viene fermato oggi: è un 16enne romano, con precedenti, ed è accusato di tentato omicidio. Vive nel quartiere con la famiglia, fa lavoretti saltuari. La Comunità bengalese convoca un sit-in in via Serbelloni chiedendo più sicurezza per gli immigrati, non solo per gli italiani. Uno dei giovani feriti, Molla, racconta l'accaduto. Un altro immigrato del Bangladesh, Alì Ambar, mostra una denuncia per le minacce di morte ricevute da uno sconosciuto, sempre per una sigaretta negata.
Due casi simili si erano verificati l'anno scorso a Torpignattara, vittime un italiano e un bengalese: in tutto sette giovani erano stati arrestati dai carabinieri, tra cui anche il 16enne fermato oggi. Il sindaco Gianni Alemanno esorta a non enfatizzare l'ultimo episodio di violenza, e ricorda il grande impegno messo in campo dalle forze dell'ordine per la sicurezza ma l'opposizione torna ad attaccarlo. Il ministro per la Cooperazione e l'Integrazione, Andrea Riccardi, sottolinea la necessità di "assicurare sicurezza e legalità a tutti, italiani e stranieri". E il clima resta teso nel quartiere popolare e multirazziale. I carabinieri nelle ultime 48 ore hanno fatto controlli nelle case di pregiudicati e persone agli arresti domiciliari, così come in altre zone calde della città. Si cerca ancora il secondo killer di Zhou e Joy, dopo il ritrovamento domenica scorsa del corpo del marocchino Mohammed Nasiri, impiccato in un casolare di campagna sulla via Boccea, all'estremo nord di Roma.



Tor Pignattara: ancora violenza tre bengalesi feriti per una sigarett
Arrestato un 16enne romano con precedenti. Fa parte di una banda di bulli multietnica. L'accusa è di tentato omicidio
Corriere della sera, 23-01-2102
Redazione online e Rinaldo Frignani
Si cerca il coltello nei cassonetti (Ansa)Si cerca il coltello nei cassonetti (Ansa)
ROMA - «Lo conoscevo, di vista, però non so il nome» ha detto Robiul Molla, ferito al braccio con una coltellata. Il cittadino bengalese è uno dei feriti nell'aggressione di venerdì notte a Tor Pignattara, scaturita dalla richiesta di una sigaretta. Tre operai del mercato rionale di piazza Vittorio all'Esquilino hanno denunciato di essere stati aggrediti e feriti da tre uomini di carnagione chiara in via Gabrio Serbelloni. E nel pomeriggio di domenica le forze dell'ordine hanno arrestato un 16enne romano con procedenti che si era già reso protagonista in passato di un episodio simile sempre ai danni di un bengalese. Il minorenne farebbe parte di una banda di bulli tra i sedici e i vent'anni di varie nazionalità, conosciuti a Tor Pignattara per altri episodi di violenza ai danni di italiani e stranieri.
LA «GANG MULTIETNICA» - Le indagini dei carabinieri proseguono per identificare gli altri due giovani che avrebbero partecipato all'aggressione a calci e pugni al primo bengalese, ma non all'accoltellamento degli altri due, secondo quanto accertato finora. In base alle informazioni raccolte dagli investigatori potrebbe trattarsi di due ragazzi romeni. Già in passato questa piccola «gang multietnica» avrebbe compiuto azioni analoghe, usando la richiesta di una sigaretta come pretesto per attaccare discorso e scatenare la violenza.
Robiul Molla, uno dei due bengalesi accoltellati (Ansa)Robiul Molla, uno dei due bengalesi accoltellati (Ansa)
LE COLTELLATE - Solo domenica le vittime, ascoltate dai carabinieri, hanno sporto denuncia. Tutto sarebbe cominciato con la richiesta di una sigaretta a uno dei bengalesi che si sarebbe poi trasformata, dopo il suo rifiuto, nella rapina di un portafoglio. A questo punto il giovane ha reagito ed è stato picchiato ma in suo aiuto sono intervenuti i cognati che, dopo aver rintracciato gli aggressori, hanno tentato di fermarli. Questi ultimi li hanno però feriti a coltellate: uno dei due bengalesi è stato dimesso dall'ospedale dopo essere stato medicato per un taglio a un braccio e l'altro è trattenuto in osservazione ma non in gravi condizioni. Domenica pomeriggio i carabinieri hanno controllato le strade di Tor Pignattara, e in particolare i cassonetti, per cercare di recuperare il coltello.
LA MANIFESTAZIONE - «Le strade sono piene di delinquenti, teppisti e criminali. Siamo sempre noi gli immigrati ad essere aggrediti e impauriti dai delinquenti». Così un comunicato del Comitato Immigrati in Italia - Comunità Bangladesh Roma- Torpignattara è stanca di subire queste violenze!». La comunità ha anche indetto una manifestazione per domenica pomeriggio in difesa del razzismo e degli immigrati: le persone presenti sul luogo dell'aggressione domenica pomeriggio erano circa una cinquantina. «In questo quartiere ci sono circa 5 mila bengalesi. Chiediamo protezione non solo per gli italiani ma anche per noi» ha detto Raman Shah, presidente dell'associazione Italbangla, nel corso del presidio.
IL QUARTIERE - L'allarme era stato raccolto anche perchè la zona dove è avvenuta l'aggressione per rapina è la stessa, a Tor Pignattara, dove lo scorso 4 gennaio il commerciante cinese Zeng Zhou e sua figlia Joy di 9 mesi vennero uccisi da due rapinatori. Il comunicato diceva che due immigrati originari del Bangladesh erano stati accoltellati e un terzo era stato picchiato in un tentativo di rapina e in una lite avvenuti due notti fa nel quartiere periferico della Capitale.
LA RAPINA E L'AGGRESSIONE - I tre, intorno alle 4 della notte tra venerdì e sabato, avrebbero aggredito in via Gabrio Serbelloni il primo immigrato - Mojibor Rahman, 38 anni, che era uscito di casa per andare a lavorare al mercato di Piazza Vittorio, all'Esquilino - tentando di portargli via il portafogli e rompendogli il naso con un pugno. Tutto sarebbe nato da un pretesto futile, forse la richiesta di una sigaretta, secondo la prima ricostruzione.
PARENTI IN SOCCORSO - In un secondo momento i tre sconosciuti si sarebbero scontrati con due parenti dell'uomo intervenuti - Arob Ali e Robiul Molla, entrambi di 24 anni -, accoltellandoli e fuggendo. I due bengalesi, feriti alle braccia e al torace, non sono in pericolo di vita e uno è già stato dimesso. Sul posto sono intervenuti i militari della Compagnia Casilina che erano di pattuglia nel quartiere.


 
ITALIA - Immigrati. Regioni: avviare seconda fase accoglienza nordafricani
Immigrazione Aduc, 22-01-2012
E' fondamentale avviare la seconda fase di accoglienza dei migranti che sono arrivati dal Nord Africa in questi ultimi mesi: a sostenerlo sono i presidenti delle Regioni, in un documento approvato nel corso dell'ultima Conferenza delle Regioni e delle Province autonome.
In particolare, spiegano i governatori, bisogna affiancare alla gestione dell'emergenza, affidata al sistema di Protezione civile, la gestione dell'accoglienza e dell'integrazione dei migranti, divenuta ormai prioritaria, mediante il coinvolgimento degli assessorati alle Politiche sociali. Ma per ora, scrivono i presidenti delle Regioni 'solo poche Regioni hanno scelto di far cooperare l'assessorato alla Protezione civile con quello delle Politiche sociali, mentre e' proprio questa metodologia che potra' consentire alle Regioni di organizzare con successo l'accoglienza sul territorio.
Un altro punto rilevante riguarda i minori stranieri non accompagnati. La Conferenza delle Regioni chiede la nomina, da parte dell'Anci, l'Associazione dei comuni italiani, di referenti regionali per la materia. Una volta nominati, ogni Regione valutera' le modalita' di collaborazione e gli strumenti piu' adeguati per la creazione di un coordinamento regionale.
Inoltre i presidenti delle Regioni chiedono al Governo di attivarsi per compensare le spese pregresse in tempi rapidi, avere la segnalazione dei minori con l'identificazione certa e avere il sostegno, per le attivita' di inserimento lavorativo, di risorse aggiuntive. Per realizzare tutto questo vorrebbero formalizzare un protocollo d'intesa con il Governo e l'Anci.
I governatori infine rilevano la carenza di adeguati sistemi di monitoraggio delle strutture di accoglienza e denunciano la conseguente difformita' dei servizi erogati ai migranti.



Quasi 50 mila firme per riforma della cittadinanza e diritto di voto
Mancano poche migliaia di adesione per portare in Parlamento le proposte di legge di iniziativa popolare di “L’Italia sono anch’io”. Oggi il quarto D-Day, con banchetti e iniziative in tutta Italia
Stranieriinitalia, 21-01-2102
Roma – 21 gennaio 2012 – Il vero traguardo, riforma della cittadinanza e voto agli immigrati, non è ancora a portata di mano, ma intanto la campagna “l’Italia sono anch’io” sta per conquistare le ultime firme necessarie per far arrivare le sue proposte di legge di iniziativa popolare in Parlamento.
Oggi, quarto “D-Day” di raccolta, si tenta di fare il pieno con banchetti e iniziative in tutta Italia. ''Un appuntamento –spiegano i promotori- particolarmente importante per il successo  della Campagna. A più di un mese e mezzo dalla scadenza, mancano ormai  poche migliaia di firme al raggiungimento delle 50.000 necessarie per  procedere al deposito in Parlamento, con la consegna al  Presidente della Camera''.
La riforma della cittadinanza proposta da “l’Italia sono anch’io” dimezzerebbe i tempi della naturalizzazione, facendola scattare dopo cinque anni di residenza regolare. La novità principale riguarda però le seconde generazioni: sarebbe italiano chi nasce da un  genitore regolarmente in Italia da almeno un anno o da un genitore nato in Italia, ma anche chi frequenta qui un ciclo scolastico o, arrivato quando ha al massimo dieci anni in Italia, vi rimane fino alla maggiore età.
La  proposta sul diritto di voto prevede invece che l’elettorato attivo e passivo alle elezioni circoscrizionali, comunali, provinciali e regionali per gli immigrati che risiedono regolarmente in Italia da almeno cinque anni. Per godere di questo diritto, dovrebbero chiedere l’iscrizione ad una lista elettorale aggiunta, come oggi già fanno i cittadini comunitari per le partecipare alle elezioni Comunali.
“L’Italia sono anch’io” è stata lanciata da diciannove  associazioni, tra cui Acli, Arci, Caritas, Cgil, Fondazione Migrantes e Sei Ugl. I promotori rilevano con soddisfazione “il  favore incontrato dalle tematiche poste al centro della Campagna, il  suo radicamento territoriale, con la nascita di tanti comitati unitari in tutta Italia, l'entusiasmo con cui centinaia di volontari si stanno adoperando per la raccolta delle firme, la sensibilità dimostrata  dalla più alta carica dello Stato, che ha speso parole importanti a  favore della cittadinanza, come pure una parte del mondo della  politica e delle istituzioni a tutti i livelli''.



Italiani e immigrati: noi peggio di loro riguardo la socialità
Tiscali Europa, 23-01-2012
Marco Lodoli
Imparo molte cose il lunedì, quando torno a scuola e chiedo ai miei studenti come hanno passato il fine settimana. Imparo che c’è una grande differenza tra gli italiani e gli immigrati, e che noi stiamo peggio di loro riguardo alla socialità, alla condivisione, agli affetti. Molti dei ragazzi italiani, quattordicenni, quindicenni, mi raccontano di aver passato la domenica davanti alla televisione, oppure giocando con il computer in cameretta. Qualcuno ha fatto un giro e poi è tornato a casa. Qualcuno magari è andato con i genitori al centro commerciale, a vedere le vetrine e a mangiare un hamburger. Vengono fuori resoconti in cui prevale un senso di solitudine, di atomizzazione sociale, di vuoto.
Questo è uno dei problemi fondamentali del nostro tempo: la mancanza di una comunità in cui immettere le proprie esperienze e da cui ricevere calore e fiducia. Anche le famiglie sono spesso dissestate, il padre da una parte, la madre dall’altra, nonni e zii e cugini per conto loro, nessuna tavolata ad accogliere i discorsi, le risate, le confessioni, ricordi. Il senso della vita collettiva si smarrisce nei tanti appartamenti attigui ma separati, si scioglie per mancanza di un collante emotivo, culturale, sociale. Se qualcuno si trova nei guai, non gli è facile trovare un aiuto. Se a qualcuno mancano i soldi per pagare una rata o il dentista, non sa a chi chiederli. Progressivamente le esistenze si allontanano, perdono contatti, e la solidarietà diventa un atto intellettuale, politico, una scelta matura, non più un’inclinazione naturale, la semplice conseguenza del vivere insieme, di procedere con altri, fratelli, amici, sulla stessa strada.
Per gli immigrati tutto è diverso, come lo era per gli italiani che tanti anni fa sono stati costretti a lasciare il paese per andare a cercare fortuna nel mondo. Per loro è indispensabile mantenere i vincoli affettivi con il gruppo, confidarsi, ascoltare, mangiare insieme, passare il tempo libero insieme, prestarsi denaro, proteggersi, difendere la comunità. E così paradossalmente la loro vita è più ricca di scambi e di amicizia, hanno famiglie numerose che abbracciano e scaldano, hanno relazioni costanti, intense, vere. Le loro domeniche sono giorni vivaci, affollati, emozionanti. Bengalesi, marocchini, rumeni, cinesi, ucraini, peruviani non sentono la malinconia del giorno di festa, hanno tanto da fare, tanti amici e parenti da vedere.
Sono realmente delle comunità nelle quali ogni individuo viene considerato parte di un tutto, e questo fa stare un po’ meglio. Se a un adolescente italiano proponi di andare a trovare i nonni o gli zii o qualche vecchio amico di famiglia, pianterà di sicuro una grana, perché nella nostra società gli altri non esistono più, sono solo un problema, un dovere, una noia. Per questo le nostre domeniche sono malinconiche, perché somigliano a camerette con la porta e le finestre chiuse, a celle senza nemmeno l’ora d’aria nel cortile, insieme agli altri.   



Russia:Putin,da 2013 esame per immigrati
Corriere della sera, 23-01-2012
(ANSA) - MOSCA - Il premier Vladimir Putin, candidato alle presidenziali del 4 marzo, e' contrario all'idea alimentata da certo nazionalismo di uno ''stato russo monoetnico'' ma chiede di rafforzare le norme per la registrazione degli immigrati e di introdurre dal 2013 l'esame obbligatorio di lingua e cultura russe per una loro migliore integrazione. E' quanto si legge in un articolo del capo del governo sulle relazioni interetniche, pubblicato su Nezavisimaia Gazeta e sul sito elettorale www.putin2012.ru.



Putin: giro di vite sull'immigrazione interna
"No a Russia mono-etnica, sì a esami di lingua e cultura"
Il premier, candidato presidente, disegna la Russia del futuro attraverso la Nezavisimaya Gazeta. E sfida i blogger di piazza (più a destra di lui) sui rapporti col Caucaso. Con una ricetta securitaria. E fortemente identitaria sul piano culturale
Quotidiano.net, 23-01\-2012
Mosca, 23 gennaio 2012 - Un richiamo all'identità nazionale e religiosa della Russia, la necessità di inasprire le leggi sull'immigrazione interna, e la proposta di introdurre la responsabilità penale per chi le viola, così da evitare che si ripeta la sorte dell'ex Urss. Sono i punti-chiave del secondo articolo programmatico del premier Vladimir Putin, pubblicato sul quotidiano Nezavisimaya Gazeta. Candidato favorito alle presidenziali del 4 marzo, Putin ha scelto di pubblicare a puntate il proprio programma elettorale, riportato poi puntualmente anche sul sito costruito ad hoc per la corsa al Cremlino, www.putin2012.ru. Intitolato 'Russia: una questione nazionale', il testo si concentra sul problema della crescente immigrazione interna, di cui il flusso dal musulmano Caucaso settentrionale è da sempre il tasto più dolente.
GUAI A CHI PROVOCA - Putin sottolinea che chi si muove da una regione della multietnica Russia con tradizioni storiche e culturali differenti deve "rispettare i costumi locali, quelli dei russi e degli altri gruppi etnici" del luogo ove si trasferisce. "I comportamenti irrispettosi, aggressivi e provocatori", ammonisce il premier, "debbono avere una risposta legislativa adeguata e forte dalle autorità, che oggi spesso non fanno nulla. Credo", aggiunge, "che le regole per la registrazione debbano essere inasprite, così come le sanzioni per chi le viola, ovviamente senza calpestare il diritto costituzionale di scegliere il proprio domicilio".
REATI PENALI - Putin propone così l'introduzione della responsabilità penale per le violazioni dei regolamenti sull'immigrazione e delle norme di registrazione. Il tema è di quelli sensibili in Russia. Putin, come anche il presidente in carica Dmitry Medvedev, ci sono tornati più volte nell'ultimo anno, dopo che nel dicembre 2010 tensioni tra tifoserie calcistiche portarono a una vera guerriglia urbana tra nazionalisti e immigrati caucasici fin sotto le mura del Cremlino.
ATTACCO A NAVALNY - Nel suo articolo il capo del governo critica poi le campagne nazionalistiche, che hanno molto seguito nel Paese, avvertendo come il tentativo di costruire una nazione mono-etnica sia "la via più breve per la distruzione del popolo e dello Stato russi". Attaccando gli slogan di movimenti appoggiati anche da alcuni leader delle recenti manifestazioni di piazza come il blogger Alexei Navalny, più a destra di Putin sui temi interetnici, sino al punto di invitare il Cremlino a interrompere i sussidi al Caucaso, il primo ministro ricorda che "proprio in base a questa ricetta" arrivò la dissoluzione dell'Unione Sovietica.
CANONE RUSSO - Il premier, che a marzo potrebbe tornare per la terza volta al Cremlino, propone quindi di introdurre dal 2013 esami obbligatori per i migranti sulla lingua, la storia e la legge russe, e di redigere una lista di cento libri da studiare a scuola che contribuiscano a formare "il canone culturale" nazionale, così come Hollywood ha fatto per gli Stati Uniti, spiega.
IAVLINSKI NO - Intanto sul fronte politico trapela dalla commissione nazionale elettorale la quasi sicura bocciatura della candidatura a presidente di Grigori Iavlinski, fondatore del partito riformatore Iabloko. Secondo una fonte anonima della commissione elettorale, citata dall'agenzia Interfax, il 26% delle firme presentate dal candidato sarebbero non valide, una percentuale superiore al tetto massimo del 5%. ''Di fatto si può dire che questo candidato non potrà continuare a partecipare alla campagna elettorale'', afferma la fonte.
 PROKHOROV SI' - Dovrebbe passare invece, sempre secondo la stessa fonte, la candidatura dell'oligarca Mikhail Prokhorov: le firme non valide, nel suo caso, non avrebbero superato il 5%. I candidati presidenziali non presentati da partiti presenti in parlamento, come Iavlinski e Prokhorov, devono infatti presentare due milioni di firme valide per poter ottenere la vidimazione della commissione elettorale. E due milioni di firme valide non sono poche.
 

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