Le due facce della Lega: chi dà la caccia ai "neri" e chi crede nei migranti

Francesca Terzoni
Ettore Pirovano, Presidente della Provincia di Bergamo (Lega Nord), il 30 giugno 2009 dichiarò in un’intervista a Radio Padania che “al pronto soccorso devono essere curati prima gli anziani italiani e poi gli stranieri, a prescindere da gravità e ordine di arrivo”.
Ad agosto, alla “Berghèm Fest” di Alzano, le sue parole furono altrettanto indecenti: “Vedo troppi straccioni per le strade che chiedono la carità, gente che sicuramente in tasca non ha il permesso di soggiorno, da caricarli sui pullman e, poi, sui charter”. Domenica scorsa, al Congresso provinciale della Lega, Pirovano ha da ultimo lanciato un vero e proprio appello agli amministratori pubblici: “Cari sindaci, andate a fare delle belle retate laddove ci sono immigrati clandestini. Servono e ora potete farlo, ci sono i mezzi e i poteri giusti”.
Parole ben diverse da quelle di Gianangelo Bof, Sindaco leghista di Tarzo (TV), che ha scelto di sostenere economicamente il diritto all’istruzione di tutti i bambini: “I bambini sono il nostro più grande patrimonio: su chi altro dovremmo investire? Che siano africani o trevigiani purissimi cambia esattamente zero”. “Investire mille euro oggi su un bambino, per non avere tra dieci anni un ragazzo nel disagio che ci costerebbe molto di più, per me è amministrare bene”. “L'unica differenza è tra chi vive nella legalità e chi delinque. Chiarito questo, siamo tutti cittadini della stessa città” perché “chi rispetta i doveri, deve vedere rispettati i propri diritti”.
A guardare da fuori, la diversità appare un valore anche nella Lega, che pure rifiuta di accogliere – e fa perfino peggio - persone e culture diverse dalla propria. Dove c’è il riconoscimento della diversità, lì la speranza non è morta.

Osservatorio Italia-razzismo 26 ottobre 2010
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