Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

04 marzo 2011

Barcone disperso a Sud di Lampedusa  Maltempo, fermi i traghetti nelle Eolie
Senza esito le ricerche della guardia costiera, il mare agitato impedisce le partenze per le isole.
Corriere della Sera, 4-03-2011
AGRIGENTO - Sono riprese le ricerche di un barcone che era stato avvistato ieri sera da un Atr 42 della Guardia di Finanza a 54 miglia a Sud Ovest di Lampedusa, ma che viene considerato scomparso . Senza alcun esito le perlustrazioni durante la nottata da parte di una motovedetta della Guardia Costiera che si è spinta fino al limite delle acque territoriali. Non si esclude che l’imbarcazione sia stata costretta a rientrare in Tunisia a causa del peggioramento delle condizione del mare, ma si fanno anche ipotesi ancor più drammatiche.
Nelle Eolie soppresse le partenze da Milazzo per Vulcano, Lipari e Salina dei traghetti della Siremar «Antonello da Messina» e «Isola di Stromboli». Viaggia invece normalmente il traghetto della Ngi, che però, a causa delle condizioni meteo che peggioreranno dalle 11, anticiperà di un’ora la partenza del viaggio di rientro a Milazzo. Sono regolari per ora le corse degli aliscafi della Siremar e della Ustica Lines anche per le isole minori.



L'Italia Dal governo via libera alla missione in Tunisia
Piano B per i profughi Verranno ridistribuiti tra le varie Regioni
Maroni: «Impatto di 50 mila persone»
Corriere della sera, 04-03-2011
ROMA — Il Consiglio dei ministri ha dato ieri il via libera alle due «missioni umanitarie» con mezzi e personale italiani: una per assistere i profughi spostatisi in Tunisia dalla Libia e a evitare che si dirigano verso l'Italia, un'altra per portare cibo e medicine alla città libica di Bengasi controllata dagli insorti. Nel sottolineare che l'obiettivo dell'operazione «è dare assistenza sa¬nitaria e alimentare, prevenendo la fuga di massa», il ministro dell'Interno Roberto Maroni, Lega, ha aggiunto: «Avrà questi effetti, ma lavoriamo anche al piano B, se dovesse prendere il via questo. flusso di persone noi siamo pronti a gestire un sistema di prima accoglienza necessario ad assorbire l'impatto». In pratica, a distribuire gli arrivi tra varie Regioni. «Abbiamo dato disposizione ai prefetti
di una ricognizione», ha detto il ministro.
L'espressione «piano B» risalterà nelle cronache, ma per capire che cosa si sta verificando è bene guardare anche ad altro. Secondo Maroni per il piano B «l'impatto stimato è di 50 mila persone, che è lo scenario peggiore». Il 14 febbraio invece, parlando di emergenza «biblica», il ministro ne prevedeva dal Maghreb «anche 80 mila» in un mese. Il titolare degli Esteri Franco Frattini, il 23 febbraio, informava la Camera che a causa di rivolte e scarsità di lavoro potrebbero partire dal Nord Africa in «3oomila, 25omila, 35omila» verso Cipro, Malta, Grecia, Italia. Nel frattempo, all'Unione europea sono arrivati al governo richiami a distinguere tra immigrazione  clandestina e profughi. Il segretario di Stato americano Hillary Clinton ha raccomandato «operazioni di soccorso» contro i rischi che potrebbero incontrare in alto mare quanti fuggono da scontri e fame.
L'avvio delle missioni, in collaborazione con l'alto commissariato dell'Orni per i rifugiati e l'Organizzazione internazionale per le migrazioni, risente anche di questo, mentre tra le organizzazioni non governative Intersos invita a tenere «distinte» l'«assistenza umanitaria» e la «volontà governativa di prevenire presunti flussi di richiedenti asilo» superiori agli attuali. La materia è delicata. Sotto più punti di vista.
Secondo un'agenzia, la nave Mimbelli della Marina, che doveva salpare ieri per la Libia con aiuti, è rimasta ferma per un'avaria. Un'altra del Programma alimentare mondiale, con rotta Bengasi, ha ripiegato a Malta causa bom-bardamenti. Il presidente del-la Conferenza Stato-Regioni Vasco Errani, Pd, apprezza che il governo coinvolga le Regioni, ma dalla Lombardia, tenuta a coordinarle, è scattato un altolà. «Nessuno ha intenzione, dopo il Villaggio Italia in Tunisia, di dar vita da noi al Villaggio Lombardia», ha avvisato l'assessore Romano La Russa, Pdl, intimando rimpatri a identificazioni concluse, «non un'ora in più».
Frattini ha annunciato che il nostro Paese, per portare in Egitto gli egiziani riparati in Tunisia, impiegherà anche traghetti civili. Obama ha au¬torizzato per questo il ricorso ad aerei militari. Anche la Spa¬gna prevede un ponte aereo. Maurizio Caprara



Parte la missione umanitaria L'Italia in soccorso ai profughi
TRA LA LIBIA E LA TUNISIA. Intervento di solidarietà dove la situazione è diventata disperata
Maroni: un piano per accogliere l'arrivo di migranti dal Nord Africa
Brescia Oggi, 4-03-2011
ROMA -Aiutare le migliaia di profughi in fuga dalla Libia a tornare a casa ed evitare che una massa di disperati si riversi sulle coste italiane: con il via libera del Consiglio dei ministri, e l'arrivo a Tunisi di un primo team di esperti, si è iniziata la missione italiana in Libia e Tunisia. Il carattere sarà «strettamente umanitario», come ha ribadito ieri il ministro degli Esteri Franco Frattini ed escludendo un intervento militare italiano, ma l'obiettivo è anche quello di evitare l'esodo verso il nostro paese.
Lo stesso Frattini ha annunciato «entro la settimana» un incontro tecnico con il governo tunisino, per rinnovare l'accordo bilaterale in materia di immigrazione. Il ministro Maroni ha aggiunto che l'Italia è pronta e «disponibile», d'intesa con le autorità di Tunisi, a garantire con «uomini e mezzi» il controllo dei porti di Zarzis e Djerba da cui partono i barconi diretti a Lampedusa.
Il compito del team che ha raggiunto Tunisi sarà di concordare il rimpatrio delle migliaia di egiziani presenti al confine con la Libia, miglioramento del campo profughi di Ras Jedir dove c'è una situazione di «vera emergenza» con oltre 80mila profughi, fornitura di medicinali e generi alimentari. Da Roma si stanno invece tenendo i contatti con l'Ue che, dice Frattini, «sta valutando come partecipare e sostenere», attraverso il meccanismo di protezione civile europea, il nostro intervento.
Della crisi in Libia e in tutto il Nord Africa, Silvio Berlusconi parlerà oggi a Helsinki con altri leader del Partito popolare europeo, invitati dal premier finlandese alla vigilia del vertice straordinario dell'11 marzo a Bruxelles. Negli ultimi giorni si sono infittiti i contatti tra Palazzo Chigi e le cancellerie occidentali per cercare una soluzione alla grana Gheddafi, con Berlusconi che ha parlato con il presidente Usa Barack Obama, il segretario generale dell'Onu Ban Ki Moon e il premier britannico David Cameron. È di ieri invece la telefonata con la cancelliera tedesca Angela Merkel, che Berlusconi ritroverà anche oggi a Helsinki.
PIANO PER GLI IMMIGRATI. Intanto, missione umanitaria a parte, l'Italia si prepara al «Piano B»», come l'ha definito il ministro Maroni: l'arrivo in poco tempo di 50mila migranti in fuga dal Nordafrica. In una riunione al Viminale con i rappresentanti di Regioni, Anci e Upi è stato così deciso di aprire un tavolo per programmare l'accoglienza ai profughi. Un Fondo nazionale finanzierà gli interventi per fronteggiare l'emergenza.
Già da tempo il ministro ha chiesto ai prefetti di fare una ricognizione delle strutture eventualmente disponibili ad ospitare gli stranieri: edifici pubblici, alberghi, ex caserme, ma anche siti dove allestire campi attrezzati e tendopoli. Apprezzamento è stato espresso dal presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani. Struttura chiave sarà il Villaggio della solidarietà di Mineo (Catania), che ospitava fino a poco tempo fa i militari americani di stanza a Sigonella. Il progetto è quello di destinarvi i circa 2.000 richiedenti asilo ora alloggiati negli appositi centri in tutta Italia.
Intanto, a Lampedusa, ci sono stati altri sbarchi dopo quelli di ieri: 32 migranti tunisini sono giunti sull'isola a bordo di due gommoni, mentre un'altra imbarcazione con una trentina di migranti a bordo è stata avvistata al largo. Ma per Maroni «ci sono segnali di ripresa per quanto riguarda i controlli in Tunisia: oggi abbiamo comunicato la presenza di un barcone in acque maltesi e le autorità tunisine sono intervenute per riportarlo indietro. Significa che c'è volontà di collaborazione».



Parte la missione italiana Nuovo piano immigrazione
il Riformista, 04-03-2011
SONIA ORANGES
? L'operazione umanitaria in nord Africa è partita. 11 quadro diplomatico elaborato dal ministro degli Esteri Franco Frattini è chiaro, quello finanziario un po' meno. Di certi (anche se i fondi per ora sono virtuali) ci sono soltanto i cinque milioni destinati alla Farnesina.
In questa cifra dovrebbero rientrare i due interventi varati ieri dal consiglio dei ministri e illustrati da Frattini. Il primo al confine tra Tunisia e Libia, «su esplicita richiesta del governo tunisino e di quello egiziano», per rimpatriare alcune decine di migliaia di lavoratori che il Cairo non saprebbe come riportare a casa e per fornire «pronto intervento di assistenza alimentare, sanitaria, personale a persone depredate di tutti i loro averi». In pratica, si accoglieranno, sfameranno e rimanderanno a casa (impedendogli d'imboccare la via per l'Europa) le migliaia di profughi ammassati sul confine. Sul posto, ieri sera, è arrivato già un primo team di italiani, composto da membri della cooperazione internazionale, della Difesa, dell'Interno e della Croce rossa. I cinque milioni (che al ministero degli Esteri però non si sono ancora visti) dovrebbero essere attinti da un capitolo straordinario per le emergenze gestito direttamente dal Mae. Per ora, però, l'emergenza resta tale. Anche nell'organizzazione. Alla Difesa toccherà la parte logistica (ieri il ministro Ignazio La Russa ha specificato che il campo italiano sarà gestito dalle organizzazioni internazionali, l'Unhcr si presume), mentre la Croce rossa fornirà cucina, acqua, assistenza sanitaria e forse l'allestimento delle tendopoli: in un primo momento pareva a spese sue, ma in serata è parso chiaro che sarà tutto a carico dello Stato. Come pure in mattinata, dalle parole di Frattini sembrava che i 5 milioni servissero soprattutto al noleggio dei charter per i rimpatri, mentre in realtà copriranno tutto. Il ministro Altero Matteoli ha comunicato la disponibilità dell'armatore Grimaldi a fornire a titolo gratuito qualche nave, mentre altri colleghi faranno la spola verso l'Egitto. E stamane dovrebbe partire la nave protagonista della seconda missione umanitaria, per portare derrate alimentari e beni di prima necessità, in Cirenaica. Sempre che riescano ad arrivare, visto che ieri l'area era inaccessibile agli operatori umanitari. In attesa che l'Unione europea passi ai fatti. Anzi, ai finanziamenti promessi e non ancora deliberati.
Un elemento su cui Frattini ha sin qui glissato, ma che è brandito giorno dopo giorno dalla Lega che tiene la barra dritta sul proprio obiettivo: impedire a ogni costo che sulle coste italiane si riversino i fuggiaschi di mezza Africa. Non a caso ieri il ministro dell'Interno Roberto Maroni ha offerto alla Tunisia la disponibilità a collaborare con la polizia tunisina, «se ce lo chiederanno», per un controllo che «porti allo stop del flusso migratorio», fornendo mezzi e personale di polizia per un maggior controllo dei porti. Il modello libico dei respingimenti, insomma. Ma la Tunisia ha un governo d'emergenza e non è il regime di Gheddafi, e dunque sul punto non ha ancora risposto alla Farnesina. Ma, male che vada, Maroni ha già messo sul tavolo il suo «piano B», «perché se dovesse prendere avvio la fuga di massa, noi siamo pronti a gestire la prima accoglienza». Come? Anche qui il modello è noto e risale al piano immigrati che avrebbe voluto centri di raccolta in tutt'Italia. Allora come oggi, però, mancavano i soldi per rendere operative il grosso delle strutture. Così, ieri Maroni ha riunito Comuni, Provincie e Regioni intorno allo stesso tavolo. A loro toccherà fare una prima ricognizione dei siti disponibili da subito e di quelli che hanno bisogno di una messa a punto se non di interventi strutturali, per essere pronti all'eventualità peggiore: l'esodo di massa di 50mila africani. Con costi proibitivi. Dai calcoli del Viminale, ogni "ospite" costa allo stato 50 euro al giorno. Pari a due milioni e mezzo al giorno, pari 25 milioni ogni dieci giorni. Cifre da brivido. Ma Maroni, assertivo come sempre, ieri spiegava a sindaci e governatori che il piano d'emergenza «sarà finanziato con un fondo nazionale», non meglio quantificato.
Dal Tesoro tacciono. Anche perché sono alle prese con altre patate bollenti. Ieri Frattini specificava che i ministri non hanno discusso «delle partecipazioni azionarie libiche in Italia», pur «avendo preso nota dell'indicazione di Bankitalia di segnalare operazioni che potrebbero riguardare quei pacchetti». Ma in Banca d'Italia martedì scorso si precisava che la decisione di congelare gli asset libici deve essere presa dal Governo. Nel dubbio, ieri il sottosegretario all'Economia (leghista) Sonia Viale ha annunciato che è meglio attendere i provvedimenti varati dalll'Ue.
 


LIBIA: IMMIGRATI IN FUGA VERSO PATRIE INGRATE      Risponde  Sergio Romano
Corriere della sera, 04-03-2011
Ho letto che in Libia (6 milioni e mezzo di abitanti) lavoravano fino a prima della crisi ben 10 milioni di stranieri, in gran parte tunisini, egiziani, marocchini, algerini e dei Paesi africani. Questa gente l'abbiamo vista in fuga alle frontiere. E domani, essendo rimasti senza lavoro, credo che ce li ritroveremo sui barconi diretti in Italia e in Europa. Ma c'è un Paese europeo che ha saputo assicurare 10 milioni di posti di lavoro ai migranti? Qualche merito bisogna riconoscerlo anche a Gheddafi se ha saputo mantenere le frontiere aperte e assicurare tanti posti di lavoro.
Rino Lombardo rinolombardo@ gmail.com Caro Lombardo,
Non credo che esistano statistiche verificabili, ma una cifra più vicina alla realtà è probabilmente un milione e mezzo. Di questi lavoratori stranieri il gruppo più numeroso è quello degli egiziani (un mi-lione) seguito da africani del-le regioni subsahariane, tuni-sini, turchi, filippini, thailandesi, cinesi, indiani, cittadini dell'Europa balcanica. Ciò che a tutta prima può appari¬re sorprendente accade in realtà in quasi tutti i Paesi arabi dove esistono importanti giacimenti petroliferi. In Arabia Saudita (27 milioni di abitanti) i lavoratori stranie¬ri sono sei milioni. Nel Qatar e negli Emirati Arabi Uniti la popolazione locale è rispettivamente il 20% e il 17% del totale. Gli indigeni godono in generale di alcuni benefici fiscali, soprattutto nel Golfo Persico, e preferiscono lasciare agli stranieri i lavori manuali. In Libia gli egiziani e i tunisini sono elettricisti, idraulici, operai delle industrie, lavoratori dell'edilizia, panificatori, pasticcieri; i camerieri degli alberghi sono spesso filippini; i cinesi lavorano nelle grandi opere pubbliche appaltate a imprese straniere; i subsahariani fan-no i mestieri più umili e faticosi; mentre il personale ospedaliero proviene dall'Europa balcanica (ricorda il caso delle infermiere bulgare, accusate di avere contagiato con l'Aids alcuni bambini di Bengasi e liberate soltanto dopo un estenuante negoziato condotto principalmente dalla Francia?). Le occupazioni preferite dai libici sono gli impieghi amministrativi nella funzione pubblica e il commercio.
Gli effetti della rivolta sulla condizione degli stranieri in Libia e, più generalmente, sull'intera regione sono drammatici. Mentre le fabbriche sono chiuse e nei cantieri non si lavora, i tunisini e gli egiziani stanno cercando di tornare nei loro Paesi dove potrebbero aggravare le ricadute economiche dei moti popolari delle scorse settimane. La Tunisia ha fatto del suo meglio per predisporre un servizio di accoglienza alla frontiera, mentre l'Egitto sembra guardare con preoccupazione al massiccio ritorno di persone che andrebbero a ingrossare, se la gente decidesse di ritornare nelle piazze, le manifestazioni popolari. Per gli immigrati sub-sahariani le prospettive sono ancora più grame: la patria è lontana e il colore della pelle li accomuna, nell'immaginazione popolare, ai mercenari prezzolati da Gheddafi. La crisi dei regimi nordafricani è anche inevitabilmente una crisi economica, sociale e umanitaria. L'Unione Europea non può intervenire militarmente, ma può e deve mobilitare le sue energie per alleviare, nella misura del possibile, la condizione dei profughi. In questi giorni l'Italia sta prestando la sua assistenza soprattutto al governo tunisino.



Il commissario straordinario dell'azienda ospedaliera Morrone pronto a garantire sicurezza e tutela sanitaria
Il Forlanini apre ai rifugiati
Profughi del Maghreb Polverini a Maroni: possiamo riceverli, ma con i soldi della Ue
Il Tempo, 04-03-2011
Grazia Maria Coletti
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? L'intenzione è di aiutarli a casa loro. Ma i migranti in fuga dal Nordafrica che arriveranno comunque a Roma potrebbero trovare un tetto al Forlanini, e non più da abusivi, nello storico ospedale famoso nel mondo, do-ve oggi vivono già i profughi afghani, ma da irregolori. Come ha documentato domenica II Tempo.
La possibilità c'è. «Se servirà sono pronto a garantire sicurezza e salute» ha detto il  commissario  straordinario del San Camillo Forlanini Aldo Morrone. Un'affermazione che  suona come una risposta indiretta alla governatrice del  Lazio Polverini, che venerdì ha  parlato di un monitoraggio sulla disponibilità di posti, annunciando che è a disposizione l'Unità migranti del San Camillo. E ieri durante il vertice al Viminale, Polverini ha riconfermato al ministro Maroni che sull'accoglienza «siamo tutti disponibili», «perché si tratta di un'emergenza umanitaria» (a patto che partecipino tutte le Re-gioni -al tavolo tecnico per la nostra c'è Gianni Ferrara -. E i soldi li metta anche la Ue). E se Morrone è pronto a garantire non solo la salute, ma anche la sicurezza, gli alloggi che sta cercando sono al Forlanini? Oggi nel padiglione a sinistra, salendo dall'ingresso di via Portuense ci sono i profughi afghani. Abusivi nei 10 mila metri quadrati in stile Mussolini. Quattro piani di marmi e scalinate trasformati in dormitorio. L'ex commissario straordinario Massimo Martelli voleva assisterci i vecchietti. Saranno utilizzati per i rifugiati?
Morrone non si sbilancia. Però parla «di abbozzi di lavoro su questo». E ammette che «abbiamo un percorso molto interessante». L'esperienza sul campo ce l'ha. È stato il direttore di medicina dei migranti al San Gallicano; uomo di prima linea a Lampedusa. Aspetta solo un cenno. Il segretario generale della Giunta regionale Salvatore Ronghi, interpellato sulla questione, ha risposto che «credo che bisogna ragionare sulle    prospettive dell'intera struttura ospedaliera.   Dopo la visita del capo dello Stato (che ha inaugurato l'unità per gli stati vegetativi ndr) si sta cominciando a ragionare a un recupero vero del Forlanini». Ieri mattina intanto è stata bonificata l'area del padiglione occupato. L'ispezione, mercoledì, aveva rilevato «un grande degrado», come anticipato da II Tempo, al cui confronto i baracchini dei mini campi nomadi abusivi «sembrano regge». La zona è stata controllata dai dirigenti dei commissariati Trastevere e Monteverde, i cui uomini sono spesso intervenuti per risse e coltellate. Ora si vigila per impedire nuovi ingressi degli abusivi. Ma profughi afghani e immigrati, sono ancora lì, anche se la convenzione per il piano freddo a novembre non è stata rinnovata.



Lampedusa, in due mesi 6.333 arrivi duemila in più dell'intero 2010
I dati Ocse-Censis. E non si fermano le traversate del Canale di Sicilia. Approdati tre pescherecci. Il centro di accoglienza torna a riempirsi. L'arcivescovo di Agrigento attacca le istituzioni. E il sindaco si difende: "Non sono razzista"
la Repubblica, 3-03-2011
Ancora una notte di sbarchi a Lampedusa. In tutto 151, secondo fonti della Guardia costiera, gli immigrati arrivati su tre barconi intercettati da unità della Marina militare, della Guardia di finanza e della Capitaneria di porto. Il primo peschereccio è giunto intorno alle 23,40 con a bordo 54 stranieri, il secondo all'1,30 con 58 persone fra le quali una donna. Il terzo è arrivato sull'isola alle 3 con 39 nordafricani. Nella sola giornata di ieri erano sbarcati oltre 500 immigrati. Tutti hanno dichiarato di essere tunisini e sono stati accompagnati al centro di accoglienza che è tornato a riempirsi.
Tra gennaio e febbraio sono avvenuti 132 sbarchi, per un totale di 6.333 clandestini intercettati (5.478 dei quali sbarcati a Lampedusa). In soli due mesi si sono superati i dati riferiti all'intero 2010, quando in 12 mesi si erano registrati 159 sbarchi e 4.406 clandestini arrivati. E' quanto emerge dal rapporto Ocse-Censis "International migration outlook" presentato oggi al Cnel.
A Lampedusa è arrivato l'arcivescovo di Agrigento Francesco Montenegro che ha incontrato i cittadini dell'isola: "Non si possono tenere chiusi gli occhi  -  ha detto - o fingere che, solo la forza, cioè il divieto, possa sortire l'effetto desiderato. I problemi dell'Africa sono problemi di tutti, così i problemi di Lampedusa e Linosa non sono solo vostri ma di tutti". Montenegro ha aggiunto: "Se Lampedusa o Linosa anziché essere isole in mezzo al mare si trovassero vicino a città importanti come si sarebbero comportati coloro che decidono? Probabilmente con gli immigrati alla stessa maniera, visto che la cultura del diverso è carente".
Secondo l'arcivescovo "un evento paragonato a un esodo biblico non potrà essere risolto con la ronda di navi lungo il Mediterraneo. Di là - ha sottolineato - c'è gente che vuole vivere e mangiare e se in quei paesi si è arrivati a questo punto può anche darsi che ci sia la responsabilità di chi si è preoccupato di colonizzare e creare rapporti vantaggiosi per noi dimenticando l'esigenza di quelle popolazioni".
Il sindaco Bernardino De Rubeis, intervenendo a "Mattino cinque" ha respinto le accuse di razzismo dopo la sua ordinanza antibivacco firmata la settimana scorsa. "Non sono razzista. L'amministrazione e la popolazione hanno sempre dimostrato da 17 anni solo accoglienza nei confronti degli immigrati".
"Mi sono limitato - ha aggiunto De Rubeis - semplicemente a fare un'ordinanza di divieto di bivacco e di accattonaggio in presenza di immigrati che circolavano liberamente sul territorio quando sappiamo che, secondo le disposizioni del pacchetto sicurezza, finché non ottengono lo stato di rifugiati sono irregolari e dovrebbero stare nei centri di accoglienza. E' un'ordinanza che vige in tante altre città".



Cambia l’immigrazione in Italia: nel 2010 aumentano le donne ed i ricongiungimenti familiari.
Presentato il rapporto Sopemi Italia del Censis. Nei primi due mesi del 2011 superati gli arrivi via mare di tutto il 2010.
Immigrazione Oggi,04-03-2011
Più donne che uomini, soprattutto rumeni, marocchini e albanesi, occupati per il 63,4%. È la fotografia degli immigrati nel nostro Paese, scattata dal Censis nel rapporto Sopemi Italia su Immigrazione e presenza straniera in Italia, 2009-2010, presentato alla fine del 2010 dall’Ocse.
Al 31 dicembre 2009, si legge nel rapporto presentato per la prima volta in Italia ieri al Cnel, gli stranieri iscritti alle anagrafi comunali erano 4 milioni 235mila, il 23,4% in più rispetto al 2007 e l’8,8% in più rispetto al 2008. Complessivamente gli stranieri rappresentano il 7% dell’intera popolazione residente e, con 2 milioni 171mila unità, le donne sono più numerose degli uomini e rappresentano il 51,3% del totale. Quanto ai minori, alla fine del 2009 erano 932mila e rappresentano il 21,6% degli stranieri e il 9,1% del totale dei minori presenti in Italia.
Sebbene sul territorio italiano si registri la presenza di oltre 200 nazionalità, tre sono i gruppi etnici più consistenti: rumeni, albanesi e marocchini.
L’età media degli stranieri è decisamente più bassa rispetto agli italiani: alla fine del 2009 solo il 3,9% aveva più di 60 anni mentre il 22% ne aveva meno di 18. Un dato sottolineato dal vice direttore generale del Censis, Carla Collicelli, è quello relativo agli ingressi in seguito a ricongiungimenti familiari che nel 2009 hanno rappresentato il 7,7% degli ingressi totali con una cifra pari a 107.410.
Con 1 milione 898mila occupati, gli stranieri rappresentano l’8,3% del totale dei lavoratori italiani. Il 41,5% di essi, pari a 787mila unità, è di sesso femminile. Sia il tasso di attività (71,4%) che quello di occupazione (63,4%) sono più elevati tra gli stranieri che tra gli italiani (che si attestano al 47,3% per il primo e al 43,7% per il secondo). Il 49,4% dei lavoratori stranieri è occupato nel settore dei servizi, il 21,1% nell’industria, il 16,5% nelle costruzioni, l’8,9% nel commercio e il restante 4% nell’agricoltura. Nel settore dell’imprenditoria, il 10,1% dei titolari di imprese in Italia è straniero con una presenza più numerosa nell’edilizia (19,3% del totale delle imprese edili), nell’industria (16,8%) e nel commercio (12,95).
Il Censis registra inoltre che, nei primi due mesi del 2011, il numero di immigrati clandestini, giunti nel nostro Paese attraverso gli sbarchi sulle coste, ha superato il totale del 2010 con 6.333 immigrati intercettati (5.478 dei quali a Lampedusa) in 132 sbarchi, contro i 159 sbarchi che avevano portato 4.406 arrivi nel 2010.
Nell’ultimo anno, riferisce il Censis, gli stranieri provenienti dai Paesi del Mediterraneo e regolarmente residenti in Italia sono stati 675.190, vale a dire il 15,9% del totale, 431 mila soltanto dal Marocco.



Innocenzo Cipolletta Diverso parere
Più immigrati,  ma pure più poliziotti
L'Espresso, 04-03-2011
SONO ALMENO TRENTA ANNI CHE L'ITALIA E DIVENTATA UN PAESE D'IMMIGRAZIONE ED È DALIA CADUTA DEL MURO DI BERLINO (1989) CHE ASSISTIAMO A CROLLI DI REGIMI SEGUITI DA EMIGRAZIONI DI MASSA, COME QUELLE DALL'ALBANIA E DALLA ROMANIA. SAPPIAMO CHE LE TANTE GUERRE (AFGHANISTAN, IRAQ, SOMALIA, SUDAN E IN ALTRI PAESI) AUMENTANO UNA CORRENTE DI PROFUGHI CHE CERCANO RIPARO NEI NOSTRI PAESI. QUESTI FENOMENI APPAIONO DRAMMATICI SUL MOMENTO, MA SI ESAURISCONO IN UN TEMPO RELATIVAMENTE BREVE. ALLA FINE SIAMO SEMPRE RIUSCITI A GESTIRLI.
Eppure, quando un episodio del genere si manifesta, si grida subito all'emergenza immigrati e si paventano orde di barbari ai nostri confini. E nuovamente accaduto con le rivolte nella sponda Sud del Mediterraneo. E il nostro ministro della Difesa ha subito annunciato «l'esodo che partirà dall'Africa sarà biblico: 2 milioni e mezzo di profughi» (due giorni prima aveva parlato di 300 mila profughi). C'è stato anche chi (il ministro dell'Economia) ha evocato la guerra dei mostri, come in un videogame.
Il Paese sembra vivere in una sorta di "emergenza continua". Ma è proprio così? A ben guardare l'Italia, in questi anni, ha saputo accogliere oltre 4 milioni di stranieri che rappresentano il 7 per cento della nostra popolazione (pari alla media europea). Queste persone sono in larga parte integrate nel nostro Paese e rappresentano una componente essenziale delle nostre forze di lavoro. In alcune mansioni sono le uniche a fornire il loro lavoro, come si può vedere nelle case degli anziani, nelle cucine dei ristoranti, nei cantieri edili, nelle concerie e in tanti altri posti.
Perché allora questa paura a ogni even¬to? E perché questa ostilità verso gli immigrati, trattati quasi fossero tutti criminali? In effetti, il Paese ha saputo accettare questa presenza e ne coglie spesso l'importanza. Ma una certa politica gioca ancora sulle paure ataviche per cercare di strappare dei consensi. E considera l'immigrazione solo alla stregua di un male necessario. Si pensa alle nostre esigenze di manodopera e si giustificano i lavoratori stranieri con il calo demografico, con il rifiuto degli italiani per certi mestieri, con l'invecchiamento della popolazione che richiede maggiore assistenza, persino con la necessità di pagare le nostre pensioni. Ovviamente c'è del vero in queste affermazioni. Ma l'immigrazione dei nostri tempi non è tanto il frutto dell'attrazione da parte di paesi che hanno bisogno di manodopera. Essa è piuttosto il prodotto dell'emancipazione di molte genti che fuggono dalla miseria e dalle persecuzioni. Questo significa che le politiche dell'immigrazione non possono più essere fatte con il bilancino dei nostri bisogni, ma devono essere concepite come processi di accoglimento. È un cambio radicale di impostazione, che implica anche politiche dei ricongiungimenti familiari e aiuti allo sviluppo dei paesi di emigrazione.
Né possiamo pensare che gli immigrati porteranno solo criminalità e terrorismo. Soprattutto non possiamo pensarlo noi italiani che abbiamo conosciuto, sulla nostra pelle, terrorismo e criminalità quando non c'erano immigrati! Ma è certo che una presenza di persone con forti diversità comportamentali e di costume impone a rutti un maggiore rispetto delle leggi e delle istituzioni. Solo così gli italiani si sentiranno tutelati anche in presenza di soggetti diversi. E a tutelare il rispetto delle leggi non mancano nel nostro Paese le risorse. L'Italia ha un addetto alle forze dell'ordine ogni 185 abitanti, contro i 269 della Francia, i 328 della Germania e i 424 del Regno Unito. Se queste forze dell l'ordine fossero ben equipaggiate e tutte impiegate per prevenire e reprimere la criminalità senza discriminazioni etniche, potremmo assicurare una vita tranquilla agli italiani e agli immigrati con grossi vantaggi anche per l'integrazione.
La strada della convivenza e dell'integrazione è l'unica che ci potrà assicurare una risposta alla pressione degli immigrati. Una risposta che avrà effetti positivi per la nostra società e per l'economia che dall'immigrazione riceveranno stimoli e innovazioni, mentre i paesi chiusi sono destinati al declino.


    
Immigrati in calo in Lombardia
L'Indro, 4-03-2011
di Ilaria Pedrali
Ottantatre per cento in meno. È la variazione del numero di immigrati stranieri presenti in Lombardia rilevata tra il primo semestre 2010 e l’analogo periodo dell’anno precedente. In buona sostanza la crisi economica si è fatta sentire anche sull’immigrazione, dal momento che in un anno sono ben 92mila le persone che hanno fatto ingresso in Lombardia. Sono i dati dell’Orim, l’Osservatorio Regionale per l’integrazione e la Multietnicità, che emergono dal suo decimo rapporto.
Nonostante questo dato eclatante, però, non c’è da pensare che il fenomeno migratorio abbia subito una totale battuta d’arresto. Il saldo complessivo, alla fine di giugno 2010, della popolazione straniera proveniente da paesi a forte pressione migratoria presente in Lombardia è stimato in 188 mila unità, 18 mila in più rispetto al 2009, confermando così come la regione raccolga quasi un quarto degli stranieri presenti su tutto il territorio nazionale. 12 persone ogni 100 sono immigrate. Sono esteuropei, asiatici, nordafricani, latinoamericani. Arrivano da 181 nazioni diverse. In 424mila hanno scelto Milano, gli altri Brescia (191mila), Bergamo (137mila), Varese (74mila), Monza-Brianza (71mila), Pavia e Mantova (62mila), Como (49mila), Cremona (47mila), Lecco (31mila), Lodi (29mila), Sondrio (9mila). Gli irregolari sono il minor numero mai registrato in dieci anni: 113mila, per lo più marocchini, albanesi e egiziani. Si sa, la Lombardia da sempre è terra di occupazione, luogo prescelto anche da molti italiani per trovare lavoro in tempi di magra. Ma con la grande crisi che sta investendo ormai da qualche anno l’intero Paese anche qui la disoccupazione ha raggiunto cifre mai viste. Soprattutto tra gli immigrati, che è arrivata a toccare il 16% della popolazione attiva, aumentando di tre punti in un anno. E se si calcolano anche la cassa integrazione o la mobilità si può affermare che quasi due immigrati su dieci sono in sofferenza occupazionale. In particolare sono gli uomini a essere i più colpiti e ancora di più coloro che sono arrivati da poco: il 27% degli immigrati presenti da meno di due anni è disoccupato.
La quota di lavoro irregolare, inoltre, è calata di quasi tre punti percentuali. Tutto questo lavoro di analisi e di ricerca che ogni anno l’Orim conduce consente di fotografare un fenomeno che a livello lombardo risulta contrassegnato da un contemporaneo incremento dei livelli di disoccupazione associato a un calo della quota di occupazione irregolare, così come sono il 26% in meno gli irregolari presenti. Quello a cui siamo di fronte sembra essere un cambiamento qualitativo della composizione della disoccupazione stessa, caratterizzata in particolare dal radicalizzarsi delle situazioni di lunga durata. E a vantaggio delle professioni non qualificate, che tornano a essere al primo posto nella domanda di assunzioni previste di immigrati, il 30%.
Degli oltre cinque milioni di immigrati in Italia provenienti dai paesi a forte pressione migratoria, oltre 164mila sono studenti iscritti alle scuole di ogni ordine e grado della Lombardia, dove tra tutti gli studenti di cittadinanza non italiana il 28% è nato in Italia.
Il livello medio di integrazione è aumentato, e in dieci anni si registra un netto miglioramento delle condizioni rispetto al 2001 per quanto concerne la stabilità residenziale, la posizione giuridico-amministrativa, la casa e il lavoro. E in Lombardia gli immigrati pare stiano bene poiché l’85,9% delle donne e il 79,2% degli uomini affermano di non essere intenzionati a trasferirsi altrove in Italia o all’estero. In particolar modo i giovani tra i 15 e i 25 anni che vivono in famiglia, dice il rapporto Orim, pur mantenendo un legame con le origini, ostenta una forte vicinanza ai giovani italiani rispetto alle abitudini, alle aspettative e ai progetti per il futuro. Forse è proprio grazie a questa tendenza che anche l’associazionismo è cresciuto in questi anni, tanto che a settembre 2010 si sono censite oltre 300 associazioni di migranti, delle quali quasi il 30% ha una storia ormai decennale. Sono impegnate per lo più nella promozione dell’integrazione, nell’erogazione di servizi e aiuti, nella mediazione culturale, nella cooperazione internazionale e nella tutela dei diritti. I volti e i percorsi di queste associazioni in Lombardia compongono una realtà composita e in progressiva crescita, in grado di svolgere non soltanto un ruolo di mediazione e raccordo fra gli immigrati stessi e la società di accoglienza, ma più in generale di diventare un ponte fra culture differenti, contribuendo al dialogo, al confronto e alla mutua conoscenza fra le stesse.



Giudici (Pdl): "Lotterò contro il campo nomadi alla Pisana"
Il XVI rischia altri nomadi
Italia Ogi, 04-03-2011
Argomento quanto mai d'attualità è quello della gestione dei campi nomadi nella Capitale. I profughi in arrivo dal nord Africa per le sommosse e i colpi di stato, rischieranno di aggravare ulteriormente la già insostenibile situazione degli immigrati  a Roma. In .questi giorni si è paventata, per non dire certificata, la possibilità di un ennesimo nuovo campo nomadi da centinaia di persone, questa volte in XVI Municipio. Andrebbe fatto alla Pisana a poca distanza, in linea d'aria, dal più grande Parco della Capitale, Villa Doria Pamphilj, creando altro degrado in una zona che al contrario andrebbe maggiormente valorizzata. Una signora del posto ci ha detto "Roma una volta non era così, era più pulita, ordinata, più libera e questi invece vogliono portare altre baraccopoli". In effetti sono sem-pre più le località della capitale che somigliano fin troppo alle favelas brasiliane, fino a dove è lecito distruggere una delle più belle città al mondo in nome di un ospitalismo irresponsabile e da tempo insostenibile?  Della stessa idea è Marco Giudici consigliere del PDL in XVI Municipio. Proprio lui ha detto che è disposto a lottare con tutte le sue forze contro l'ennesimo scempio del suo Municipio: "Sono disposto a lottare con tutte le mie forze affinché non venga compromesso un territorio già vessato dalle cave, dalla discarica più grande d'Europa, dagli altri impianti inquinanti e dalla mancanza di opere di urbanizzazione primaria. Il campo nomadi è solo un altro scempio annunciato".
 

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