Liberi Nantes. Una storia di ritorno alla normalità
Mentre tutta Italia ha occhi solo per la serie A e la B e, i più tenaci per le categorie inferiori, c’è chi, anche se tecnicamente non eccelso, scende in campo ogni settimana, a sputare sangue, nei gironi amatoriali. Domenica 1 novembre si è svolto un confronto interetnico molto particolare. Due squadre, i cui membri difficilmente si stringerebbero la mano, si sono sfidate nel torneo di terza categoria a Pietralata, a Roma. Si tratta di Maccabi Roma che fa capo alla comunità ebraica e di Liberi Nantes composta da rifugiati e richiedenti asilo, arabi e africani. Per la cronaca la partita si è conclusa a reti inviolate. Mentre risulta più facile l’identificazione del Maccabi, per raccontare Liberi Nantes sono stati realizzati ben tre film: Un pallone in fuga (autoprodotto), Liberi Nantes Football Club (Red tv), Beneath the Underdog (Cinetica). La squadra, nasce due anni fa per iniziativa di un gruppo di italiani. L’obiettivo è quello di far scendere in campo con continuità, come atleti, persone che diventano visibili solo in circostanze drammatiche o comunque negative. Fuggite da paesi, perennemente in guerra come: Afghanistan, Guinea, Eritrea, Togo e Repubblica centrafricana. Cresciute in un contesto di violenza, segnato da conflitti e torture, che hanno seminato profonde paure. Giovani, tra i 18 e i 25 anni, che hanno sperato e poi trovato una vita (almeno un po’) migliore attraversando il Mediterraneo. Una nuova realtà, di cui Liberi Nantes è una tessera minuscola ma importante, in cui lo sport diventa uno dei sistemi per restituire a se stessi un pezzo di normalità. Il gioco del calcio può contribuire, in qualche misura, ad abbattere pregiudizi etnici assai più resistenti del catenaccio di Nereo Rocco.
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