Storia a lieto fine?

Giulia Di Giacinto

Nadia è marocchina, ma anche italiana, formalmente invece è clandestina.

E’ entrata a Ponte Galeria a fine novembre dello scorso anno, perché è irregolare, espellibile. Ma la vicenda non è così semplice. Nella rete del CIE, infatti, entrano tante persone, tante storie, tante “irregolarità”diverse. Nadia è un’ospite tragicamente speciale: è nata a Roma, parla romano, molto più di tanti operatori e poliziotti che lì lavorano, eppure regolare per la legge non lo è mai stata o meglio non lo è più stata da quando è maggiorenne.

Prima di entrare al CIE ha subito il trauma peggiore per una ragazza: è stata vittima di violenze in famiglia da parte del padre, attualmente detenuto e condannato per lo stesso reato nei confronti della sorella.

Così per lei inizia un percorso durissimo tra case famiglia, assistenti sociali, psicologi e pratiche di permesso di soggiorno mai rinnovate dai suoi genitori, proprio perché accusata di aver denunciato. Fugge dalle istituzioni che la seguono quando era ancora minorenne e da quel momento inizia a girovagare per la città cercando di placare la sua irrequietezza, ma è irregolare e finisce al CIE. Da qui dovrebbe essere espulsa in Marocco, un paese che non ha mai visitato e in cui non conosce nessuno, nemmeno la lingua.

Adesso Nadia ha ottenuto un permesso di soggiorno per motivi di giustizia, dovrà comunque ricostruire il suo percorso in Italia per ottenerne uno più duraturo e poter finalmente godere della sua libertà come donna,come cittadina. E’ un lieto fine, ma resta l’amaro in bocca per una vicenda che salta agli occhi dell’opinione pubblica dopo due mesi di trattenimento nel centro per una ragazza che, oltre ad aver subito violenza, ha rischiato un’espulsione in un Paese dove non è mai stata.

13 gennaio 2012

Share/Save/Bookmark