Quei duemila minori prigionieri della burocrazia

 

Osservatorio Italia-razzismo   19 agosto 2011
Sono oltre duemila i minori stranieri non accompagnati che dall’inizio dell’emergenza sbarchi sono stati segnalati alle autorità di Lampedusa. Con un’ordinanza del 13 aprile il Consiglio dei Ministri, per «governare al meglio» le criticità connesse agli arrivi, ha predisposto l’allestimento di «strutture ponte» in grado di accogliere i minori in attesa di un loro trasferimento nelle comunità, in cui saranno ospitati fino alla maggiore età. 
L’accoglienza in queste strutture di passaggio prevede alcune verifiche per accertare il reale status di «non accompagnato» e l’età inferiore ai 18 anni. Un primo identikit viene invece stilato al momento dell’arrivo in Italia in cui avviene la segnalazione al Comitato per i minori stranieri (Ministero del Welfare), al Tribunale per i minorenni e al Giudice Tutelare. Purtroppo i tempi di svolgimento non sono celeri (eufemismo) e risultano estenuanti per le persone coinvolte, anche a causa delle condizioni igieniche e sociali precarie a cui sono costrette nel periodo dell’attesa. 
La permanenza poi nelle strutture provvisorie non è semplice poiché, se in quel periodo non si attiveranno dei programmi di integrazione (corsi di lingua italiana e percorsi di studio o di avvio al lavoro) risulterà ancora tempo sprecato. Non è così, fino a prova contraria, per i venti ragazzi ospitati nel Comune di Milazzo dalla cooperativa Utopia. Ma una incongruenza è da rilevare. Nonostante il Comune sia tra i pochi a concedere ospitalità, richiede un affitto per l’uso dell’edificio adibito a centro di accoglienza. Utopia deve così decurtarli dai 67 euro al giorno che riceve per ogni ospite e che utilizza per quello che è un vero e proprio servizio sociale. Non sarebbe stato meglio applicare una bella Robin Tax (così poco onerosa, in questo caso)? 
 
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