Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

08 marzo 2012

Rifugiati senza cure. Chiuso ambulatorio
Avvenire, 8-03-2012
Paolo Lambruschi
Da pochi giorni ha chiuso a Roma il centro dell’ospedale San Giovanni Addolorata che si occupa dei rifugiati vittime di tortura o violenze estreme. La chiusura è stata deliberata dalla direzione generale del complesso ospedaliero e dall’1 marzo è diventata operativa. Poiché l’ambulatorio è capofila e coordinatore dei 10 centri medico-psicologici ospedalieri del Servizio sanitario nazionale che in Italia fanno capo alla rete Nirast, Network italiano per richiedenti asilo sopravvissuti a tortura, la chiusura rischia di mettere in difficoltà l’intera rete.
Oggi una delegazione di enti, tra i quali il Cir, chiederà aiuto alla regione Lazio, dalla quale la direzione dipende, per salvare in zona Cesarini il progetto e avviare almeno una riapertura-ponte di qualche settimana dell’ambulatorio per limitare i disagi all’utenza, particolarmente fragile. E, se non sarà possibile riaprire l’esperienza del San Giovanni, si tenterà di spostare l’ambulatorio in un’altra struttura della capitale.
Intanto i pazienti sono in difficoltà perché non sono stati avvisati della chiusura, alcuni hanno organizzato un presidio nei giorni scorsi. Ufficialmente le motivazioni del taglio sono economiche poiché è recentemente venuta a meno una convenzione con il Viminale. Ma l’ambulatorio romano è un patrimonio che non andrebbe disperso. È stata infatti la prima struttura pubblica sul territorio nazionale a garantire cure e terapie specifiche e innovative per i sopravvissuti a tortura e violenze. Nel 2011 vi sono state effettuate 1.240 visite mediche, sono stati presi in carico 206 nuovi pazienti, eseguite 974 valutazioni specifiche e redatte oltre 260 certificazioni finalizzate al giudizio sul riconoscimento della protezione internazionale. Attualmente circa 200 persone sono in trattamento regolare e continuativo.
Hanno protestato, finora invano, organizzazioni come l’Alto commissariato Onu per i rifugiati. Infatti l’Italia è uno dei pochi Stati Ue dove si provano a curare questi traumi che lasciano segni profondi nella psiche. Almeno due-tre rifugiati su dieci, in base alle stime internazionali ne sono stati vittime. Quindi si stima che nella Penisola solo nel 2010 siano stati accolti tra i 1.500 e i 2.200 sopravvissuti alla tortura. Se poi allarghiamo lo sguardo agli ultimi 20 anni, ospitiamo almeno 7-8000 persone torturate. Per contro, sui circa 400mila rifugiati che in Europa hanno subito torture, solo 20.000 – uno su 20 – hanno potuto accedere a cure adeguate presso centri specializzati.
La nascita del progetto risale al 2005, quando il Parlamento ha recepito una direttiva europea sugli standard minimi di accoglienza dei richiedenti asilo che raccomandava trattamenti specialistici e sofisticati per profughi vulnerabili. Quindi è sorto il Nirast, con i 10 centri di Roma, Milano, Torino, Gorizia, Caserta, Foggia, Bari, Crotone, Siracusa, Trapani considerato dall’Ue un’eccellenza. Per poche migliaia di euro non si può lasciare fuori dalla porta chi ha già perso tutto.



A Pistoia la “Festa delle spighe” dedicata alle badanti straniere.
La tradizionale “Festa delle spighe” promossa dalla Confartigianato nella giornata dedicata alle donne quest’anno dedicata ad una delle categorie più fragili di lavoratrici.
ImmigrazioneOggi,08-03-2012
Saranno le badanti le protagoniste dell’8 marzo di Confartigianato Pistoia. A loro, l’associazione degli artigiani consegnerà le spighe di grano nell’ambito della tradizionale “Festa delle spighe”. L’iniziativa, sostenuta dalla Banca del Monte di Lucca, vuole ricordare, in occasione della festa della donna, la lotta che, nell’Ottocento, le trecciaiole combatterono per sconfiggere la concorrenza cinese.
Alle 15.45 di oggi, nell’ambito di un incontro presso la sede dell’associazione artigiana di via Fermi 49, le spighe saranno donate ad un gruppo di badanti provenienti da diversi Paesi europei.
Come spiega la presidente provinciale del gruppo Donne Impresa di Confartigianato, Claudia Venturini, “l’idea di sostituire la mimosa con le spighe di grano è nata dalla scoperta che il celebre sciopero delle trecciaiole del 1896 fu effettuato per protestare contro le tariffe da fame applicate dai committenti dopo che il mercato era stato invaso dalle trecce di paglia di riso importate dalla Cina a prezzi stracciati: le trecciaiole boicottarono la lavorazione delle trecce con cui si realizzavano i famosi cappelli di paglia di Firenze, riuscendo a bloccare l’intera filiera e a sconfiggere la concorrenza sleale”.
Contestualmente, sarà inaugurato all’interno della struttura di via Fermi lo sportello dedicato alle colf: un nuovo servizio realizzato in collaborazione ApiColf-Federcolf, l’associazione professionale dei collaboratori familiari nata nel 1971 e riconosciuta dalla Conferenza episcopale italiana come associazione ecclesiale.



Roma: nel popoloso Municipio X istituita la “Civil Card” per i minori stranieri nati in Italia.
Approvata dalla Giunta municipale la delibera che istituisce la tessera di “pre-cittadinanza”.
Immigrazioneoggi, 08-03-2012
Una tessera nominativa da rilasciare ai cittadini nati in Italia da genitori stranieri per certificare il loro diritto di pre-cittadinanza: è la Civil Card, approvata con delibera di Giunta dal X Municipio. La tessera, rilasciata attraverso gli uffici anagrafici municipali a Cinecittà, ha lo scopo di ricordare ed esplicitare il diritto di riconoscimento delle cittadinanza italiana a tutti quei neo-diciottenni nati in Italia da genitori stranieri e residenti in modo continuativo e permanente.
“La decisione del X Municipio – spiega una nota diffusa dalla stessa Giunta municipale – s’inserisce in una più vasta campagna per estendere i diritti di cittadinanza anche ai figli degli immigrati, come peraltro già avviene negli altri Paesi europei, una battaglia che vede in prima fila lo stesso presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, oltre allo stesso ministro Riccardi e moltissime personalità politiche e religiose, a intellettuali, esponenti dell’associazionismo cattolico e laico, dei partiti, dei sindacati”.
“È un’iniziativa che con grande piacere abbiamo ritenuto di avviare – spiega il presidente del X Municipio, Sandro Medici – perché, nei limiti delle nostre competenze, sentiamo di dover aiutare il nostro Paese a sanare una dolorosa ingiustizia civile e sociale, che continua a escludere dalla piena cittadinanza ragazze e ragazzi sostanzialmente italiani, ormai del tutto integrati con la nostra cultura; e tutto ciò anche per opporci a una legislazione arretrata e dall’insopportabile sapore razzista”.



La riserva indiana d'Italia invisibili, stakanovisti e innamorati della terra
In meno di dieci anni la comunità è quadruplicata e quasi lutta lavora nell'agricoltura. Libertà massima. Gratitudine a volte poca
il Giornale, 08-03-2012
Gabriele Villa
? Un mondo in un Paese. Un mondo che, nel nostra Paese, ha trovato lavoro, e vive, in piena libertà, le proprie feste, le proprie tradizioni, rinnova e festeggia le proprie ricorrenze religiose. Una comunità, o meglio, un arcipelago di comunità che trova ampio spazio e ospitalità in quasi quattromila delle nostre città, dove può organizzare tutto e più di tutto: dai tornei di calcio alle rassegne cinematografiche. E spesso con il patrocínio e il contributo delle pubbliche amministrazioni. Dieci volte più piccola dell'India, l'Italia è diventata, infatti, in questi anni, quasi una grande índia, se si considera che mentre alla fine del 2002 gli indiani residenti in Italia erano 34.080, al 31 Dicembre 2010, dati Istat alla mano, e dopo le più recenti regolarizzazioni, risultavano essere 121.036, spalmati in ben 3595 Comuni. Una popolazione in gran parte maschile (60,7 per cento), che ha registrato il boom di crescita nel 2008, con un incremento del 18 percento delle presenze. Sulla scorta delle ultime statistiche la comunità indiana è la dodicesima in Italia, numericamente parlando, ma anche una delle più attive e integrate nel nostra Paese. Le regioni dove gli indiani sono più diffusi sono la Lombardia (46.372), l'Emilia Ro- magna (16.123), il Veneto (14.746) e il Lazio (14.586) mentre, per quanto riguarda le città le sorprese nella graduatoria non mancano, perché i Comuni con la maggior presenza di indiani sono Roma (6.921), Brescia (2.045), suzzara (1.244) e Arzignano ; 1.044 ). Milano, alla fine del 2010 sera soltanto nona con una comunità di 879 persone, Firenze undicesima con 787 e Génova tredicesima con 752. Curiosità tra le curiosità l'incremento maggiore in termini di percentuale si è registrato nel 2010 a Terracina con un piú 73 per cento, rispetto all'anno precedente, che ha fatto diventare la città laziale, il Comune uno fra i piú popolati dagli indiani in Italia con 936 residenti.
Ma che cosa fanno e chi sono gli indiani che vivono in Italia? Prevalentemente svolgono lavori domestici, ma molti sono anche coloro che hanno trovato occupazione in alberghi o ristoranti. Vivono presso i datori di lavoro o da soli o con la loro stessa famiglia. In ltalia ci sono già una dozzina di centri per indiani. A Roma la comunità indiana, nata dieci anni fa, ogni domenica celebra la Messa in rito siro-malabarese, mentre l'associazione «Kmayaya Catholic Association» è animata da oltre duecento giovani e molto legata alle tradizioni e alle festività (tra le piú importanti quella di San Tommaso apostolo, annunciatore del Vangelo in índia). E se a Roma ci sono indiani che hanno abbracciato la religione cattolica, è nel Mantovano che l'induismo di casa nostra trova la sua massima espressione. Nell'aprile dello scorso anno è stata posta la prima pietra del nuovo tempio induista voluto dall'associazione ShriHari Om Mandir. La complessa struttura è in fase di completamento nella zona artigianale di Polesine, su un terreno di 4 mila metri quadri che l'associazione ha comprato dal Comune per 240mila euro per andare incontro anche alle richieste delle comunità indiane di Pegognaga e Suzzara. In via Luther King, a Polesine, i 1360 metri quadri di edifici comprendono un tempio centrale, con cupola bianca e dorata alta 11 metri e edifici di servizio e vicino al tempio si sta ultimando anche un ristorante che potrà ospitare fino a 500 commensali,costo totale intorno ai 2milio- ni di euro. Il tempio di Polesine affiancherà cosi quello di Svami Gitananda Ashram nel Savonese.
A Brescia nella città piú popolata di indiani dopo Roma, il giudizio che si è lasciato sfuggire nei giorni scorsi Dilzan Singh, funzionario indiano della Cgil di Brescia, non ricambia certo l'affetto con cui i bresciani hanno accolto gli indiani. «I marò italiani dovevano essere giudicati dallo Stato indiano. Se li avessero lasciati in mano alle autorità italiane c'era il rischio che venissero giudicati con troppa indulgenza». Per il 90% di religione sikh, occupati in agricol- tura, e arrivati dal nord dell'India, in particolare dal Panjab, gli indiani bresciani hanno potuto celebrare in città ogni loro ricorrenza compreso il Baisakhi, la festa dei raccolto dei popolo Sikh che celebra il libro sacro (oltre 1400 pagine di preghiere che rappresentano la parola del Guru).Nel Bresciano e nel Mantovano si susseguono ogni anno tornei di calcio e varie sfide sportive tra gli indiani locali, ma ci sono anche Bharat.it un progetto web che fornisce informazioni per gli indiani residenti in Italia, in procinto di trasferirsi in ltalia o più semplicemente in visita e l'Associazione Italia, orga- nizzazione che mette a confronto imprenditori, studiosi, politici ed appassionati amici dei due Paesi. A Milano particolarmente attiva l'associazione culturale che ha come obbiettivo principale, quello di divulgare l'ayurveda, yoga, me- ditazione e le discipline olistiche orientali, attraverso seminari, conferenze, corsi di formazione e stage. E ancora c'è chi insiste nell' organizzare rassegne di film vagamente soporiferi targati Bollywood, in lingua originale spettacoli di danza classica indiana intitolati a Shiva, che non sempre hanno ilsuccesso che ha avuto il musical Bharati al Teatro degli Arcimbol- di di Milano nell'ottobre scorso.



"In Francia troppi stranieri" Sarkozy corteggia l'ultradestra
Il presidente in tv: ''Dimezziamo gli immigrati, costano"
la Repubblica, 08-03-2012  
GIAMPIERO MARTINOTTI
PARIGI — «Abbiamo troppi stranieri sul nostro territorio». Nicolas Sarkozy nega di essersi spostato a destra, ma continua a martellare i temi cari a Marine Le Pen e al Fronte nazionale. Dopo aver dato pegno all'estrema destra sulla carne halal, il presidente-candidato ha nuovamente strizzato l'occhio all'elettorato frontista: l'altro ieri sera, in una lunghissima tra- smissione televisiva, ha insistito sul tema dell'immigrazione come principale preoccupazione del paese. Una scelta che ha suscitato le ire del verde tedesco (ed eurodeputato francese) Daniel CohnBendit: «Mi ha detto che sono di troppo. Si può discutere di come regolare l'immigrazione, ma una frase cosi... In periodo di crisi gli esseri umani sono ansiosi, chi sta male cerca capri espiatori. Un presidente responsabile non ha il diritto di dire che c'è qualcuno di troppo».
Se la reazione della sinistra è scontata, quella della destra lo è altrettanto: i toni del capo dello Stato piacciono a una fetta non trascurabile dell'elettorato conservatore, che scarica sugli immigrati le proprie insoddisfazioni. E Sarkozy sa che può risalire la china solo se riesce a recuperare voti fra i simpatizzanti dell'estrema destra. Per questo ha sviluppato a lungo l'argomento: ci sono troppi stranieri, ha detto, e «il sistema di integrazione funziona sempre peggio». Per dimostrarlo ha citato la difficoltà di trovare agli immigrati «un alloggio, un impiego, una scuola. Il sistema rischia la paralisi». Bisogna quindi ridurre l'immigrazione non solo quella clandestina, ma anche quella legale: se ogni anno arrivano regolarmente Oltralpe 200 mila extra-comunitari, Sarkozy ha detto di voler dimezzare il loro numero, senza dire come conta di riuscire nel- l'intento. Il presidente-candidato ha aggiunto di voler rivedere gli aiuti sociali di cui godono gli immigrati, che saranno legati agli anni di p ermanenza e di lavoro Oltralpe. Ma ha respinto l'idea avanzata dall'ala più radicale della destra: la Francia continuera a offrire le cure mediche necessarie anche agli immigrati clandestini: «Un malato ha il diritto di essere curato, qualunque sia il colore della sua pelle o la sua nazionalità. Non voglio rimettere in discussione questa generosità francese». E se sono clandestini, «saranno curati e poi rimadati a casa».
La sinistra ha reagito indignata alle parole di Sarkozy: i leader socialisti parlano di «vecchi ritornelli» e chiedono ritegno. Ma il capo dello Stato aveva già affrontato l'argomento qualche giorno fa e aveva ribadito la sua volontà di parlar - ne durante tutta la Campagna: «Non esistono argomenti tabu. A forza di non parlare dei temi che preoccupano i francesi, si finisce per lasciare spazio ai più estremisti». Quanto all'accusa di voler recuperare l'elettorato frontista, Sarkozy se n'è liberato senza patemi d'animo: votare LePen, sostiene, significa fare il gioco dei socialisti e favorire cosi una politica lassista in materia di immigrazione.

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