I «boss comunitari» spopolano grazie alla mancata integrazione

Osservatorio Italia Razzismo
La situazione dei rifugiati e dei richiedenti asilo in Italia non è delle migliori. Abbiamo spesso parlato della mancanza di una legge organica sul diritto d’asilo, delle difficoltà nell’accoglienza, dei problemi di assistenza sanitaria.

Ci sono due notizie, una buona e una cattiva, che aiutano a capire quanto sia ancora frammentato il sistema delle garanzie a favore dei migranti forzati. Iniziamo dalla cattiva. Ai richiedenti asilo, coloro ciò che hanno presentato domanda di protezione internazionale, viene rilasciato un permesso di soggiorno di sei mesi (prorogabile), in attesa che la commissione territoriale competente si esprima sulla loro richiesta. Duranti i primi sei mesi di permesso di soggiorno i richiedenti asilo non possono svolgere alcuna attività lavorativa e, proprio per questo, dovrebbe esser loro garantita tutta l’assistenza necessaria. Se la Commissione territoriale rigetta la domanda, il richiedente asilo può presentare ricorso. E qui sta il problema: quel ricorso, infatti, viene a costare quasi 300 euro. Ma queste persone, com’è evidente, spesso non se lo possono permettere.
Esistono già delle esenzioni per ricorsi in materia di immigrazione e non si capisce perché non dovrebbero essere estese a quelle categorie (come i richiedenti asilo) che proprio in forza di nostre leggi non hanno neanche la possibilità di lavorare. Tre avvocati (Arci e Associazione Arcobaleno) di Foggia hanno inviato un appello al Ministero della Giustizia affinché, anche in questi casi, sia garantita l’esenzione. E ora la bella notizia. L’agenzia del trasporto di Roma (Atac) ha stabilito che ai rifugiati politici residenti nel comune possa essere rilasciato un abbonamento gratuito per il trasporto pubblico della durata di cinque anni, rinnovabile. Ogni tanto, per fortuna, qualche cosa si muove.
1 novembre 2011

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