Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

Menù

 

"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

09 novembre 2011

 

Accordo tra la Commissione Ue e l’Oim per migliorare la cooperazione nei progetti sull’immigrazione.
Il commissario Piebalgs (Sviluppo): “assisteremo in modo più efficiente i migranti che hanno bisogno del nostro aiuto”.
Immigrazione Oggi, 09-11-2011
La Commissione europea e l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) hanno sottoscritto un protocollo d’intesa per facilitare la collaborazione per gli interventi riguardanti le migrazioni e la mobilità.
I commissari Cecilia Malmström (Affari interni) e Andris Piebalgs (Sviluppo) e il direttore generale dell’Oim, William Swing, hanno firmato ieri a Bruxelles un accordo quadro che stabilisce metodi di cooperazione più semplici ed efficienti facilitando e snellendo la procedura per le trattative contrattuali tra i due partner. L’accordo è applicabile ad ogni operazione, programma o progetto gestito dall’Oim e finanziato o cofinanziato dall’Unione europea.
“L’Organizzazione internazionale per le migrazioni è uno dei principali partner dell’Unione europea”, ha dichiarato la Malmström. “L’Ue e l’Oim collaborano quotidianamente a progetti che promuovono la cooperazione internazionale in settori quali la migrazione legale e irregolare e lo sviluppo. Questo nuovo accordo agevolerà la collaborazione pratica tra le nostre due organizzazioni, eliminerà ostacoli burocratici e ci permetterà di lavorare insieme in modo molto più efficiente”.
Per il commissario Piebalgs, la collaborazione faciliterà gli interventi dell’Ue nei Paesi in via di sviluppo. “I fenomeni migratori – ha spiegato – incidono anche sui Paesi in via di sviluppo. In tutto il mondo i migranti sono più di 200 milioni e l’Ue si è impegnata ad affrontarne i problemi e ad aiutare i Paesi posti di fronte alle sfide della migrazione. Grazie a questo nuovo accordo, rafforzeremo la cooperazione con l’Oim e assisteremo in modo più efficiente i migranti che hanno bisogno del nostro aiuto”.
 
 
 
"Ecco come hanno lasciato morire Saidou" 
L'uomo venne ucciso da un attacco d'asma: "Nessuno lo ha soccorso". L'avvocato chiede di riaprire le indagini dal nostro 
la Repubblica.it, 08-11-2011
PAOLO BERIZZI
BRESCIA - Grida per chiedere aiuto, picchia le mani contro la porta della cella, disperato. Le dita che escono dallo spioncino. Quando il carabiniere lo fa uscire, inizia una lenta, atroce agonia: 8 minuti durante i quali l'uomo è paralizzato dal dolore, il respiro spezzato, lo sguardo moribondo. E nessun militare interviene. Lo lasciano lì, da solo, con la morte che lo sta strappando via dalla porta di ferro alla quale si aggrappa mentre a fatica si toglie i vestiti e tira fuori lo spray dalla tasca dei pantaloni, in un ultimo, inutile, tentativo di riuscire a respirare. Poi si 
Sono gli ultimi minuti di Saidou Gadiaga, 37 anni, senegalese, morto dopo un attacco di asma in una cella della caserma Masotti, sede del comando provinciale dei carabinieri di Brescia. È la mattina del 12 dicembre 2010. Quella sequenza di morte - sulla quale un magistrato ha indagato per un anno e poi chiesto l'archiviazione del caso - è contenuta in un video di cui Repubblica è entrata in possesso. 
Le immagini, registrate da una telecamera puntata sull'atrio antistante le due camere di sicurezza, non mostrano solamente il calvario di un uomo che soffriva d'asma e che è stato abbandonato a se stesso: assieme a nuovi elementi - forse sottovalutati -, riapre, di fatto, una vicenda che da subito era sembrata controversa. A tal punto da attivare il console senegalese a Milano e interessare i vertici dello Stato africano. Raccontiamola. 
È l'11 dicembre. Gadiaga viene arrestato dai carabinieri perché sprovvisto del permesso di soggiorno e già raggiunto da provvedimento di espulsione. Se lo avessero fermato tredici giorni dopo - quando anche l'Italia recepisce la normativa europea sui rimpatri che annulla il reato di inottemperanza al provvedimento di espulsione - le manette non sarebbero scattate. Ma tant'è. Su indicazione dello stesso pm Francesco Piantoni, l'immigrato non viene rinchiuso in carcere ma nella caserma di piazza Tebaldo Brusato. 
Gadiaga è un paziente asmatico. I carabinieri lo sanno perché ha subito mostrato il certificato medico. Alle prime ore del mattino il senegalese ha una crisi. Lo conferma un testimone, Andrei Stabinger, bielorusso detenuto nella cella accanto. "Sono stato svegliato dal detenuto che picchiava contro la porta e chiedeva aiuto gridando. Aveva una voce come se gli mancasse il respiro. Dopo un po' di tempo ho sentito che qualcuno apriva la porta della cella e lo straniero, uscito fuori, credo sia caduto a terra". 
Quanto tempo è trascorso tra la richiesta di aiuto e l'intervento del militare? "Penso 15-20 minuti - fa mettere a verbale il testimone - durante i quali l'uomo continuava a gridare e a picchiare le mani contro la porta". Il video fissa la scena e i tempi. Da quando si vedono le dita di Gadiaga sporgere dallo spioncino (sono le 7.44, l'uomo sta chiedendo aiuto già da parecchi minuti) all'arrivo del carabiniere, passano due minuti e 35 secondi. Gadiaga, uscito finalmente dalla cella, cade a terra alle 7.52: otto minuti dopo essersi sporto dalla camera. Altri 120 secondi e arrivano i medici del 118. Gadiaga è già privo di conoscenza, per lui non c'è più niente da fare. 
L'autopsia conferma che la morte è avvenuta a causa di "un gravissimo episodio di insufficienza respiratoria comparso in soggetto asmatico". E attesta, inoltre, che l'uomo "era clinicamente deceduto già all'arrivo dell'autoambulanza". La versione dei carabinieri disegna un quadro un po' diverso. Nella relazione di servizio inviata alla Procura, e in altre comunicazioni al consolato senegalese, i militari collocano il decesso di Gadiaga in ospedale, parlano di un aneurisma, escludono ritardi e carenze nei soccorsi.
Il maresciallo che apre la porta all'immigrato viene addirittura premiato dal comandante provinciale dell'Arma. Che dice: "In un video che abbiamo consegnato alla Procura c'è la conferma della nostra umanità". Il video, però, racconta altro. Quando esce dalla cella Gadiaga, in evidente stato confusionale, viene lasciato solo. I militari fanno notare che l'ultima uscita dalla cella - per fare pipì - dell'immigrato, risale a otto minuti prima della crisi: "Stava bene". 
In realtà l'orario delle immagini fissa quell'uscita 26 minuti prima: non otto. La testimonianza dell'altro detenuto fa il resto. "Perché i carabinieri hanno detto che Gadiaga è morto in ospedale e non in cella?", ragiona l'avvocato Manlio Vicini. E perché - di fronte a tanti punti oscuri - il pm ha chiesto l'archiviazione del caso? "Chiediamo nuove indagini, da subito", aggiunge. Il consolato del Senegal, da parte sua, promette che andrà fino in fondo per chiedere che sia fatta chiarezza. 
 
 
 
Il video dell'agonia di Saidou si riapre il caso 
Interrogazione dell'Idv al ministro La Russa che risponde:«solidarietà all'Arma». Consolato senegalese e i familiari chiedono la riapertura delle indagini.
Corriere della sera,09-11-2011
Riscoppia il caso di Saidou Gadiaga, il senegalese morto il 12 dicembre per un attacco d'asma, dopo essere stato rinchiuso (perchè con permesso di soggiorno scaduto) nella cella della caserma del comando provinciale di piazza Tebaldo Brusato. Radio Onda d'Urto, sul suo sito internet (www.ctvmail.org) ha deciso di pubblicare il video con gli ultimi minuti di agonia dell'uomo. «Radio onda d’urto, CTV, l’Associazione Diritti per tutti, il sito senegalese di informazione xelmi.org hanno deciso, con il consenso dei familiari, di pubblicare integralmente il video contenente le immagini dell’agonia e degli ultimi minuti di vita di Saidou Gadiaga, detto Elhadji» si legge nel sito della radio bresciana. «Questa scelta, consapevoli della drammaticità e della sofferenza che questa visione provoca, è stata fatta auspicando che, come accaduto nei casi di Federico Aldrovrandi e Stefano Cucchi, questo doloroso passaggio possa contribuire a ricostruire la verità sulla morte del nostro fratello senegalese e ad ottenere giustizia».
Gadiaga, da anni in Italia, era stato arrestato per la legge Bossi-Fini in quanto il suo permesso di soggiorno era scaduto perchè aveva perso il lavoro. Due settimane dopo l'Italia recepisce la normativa europea sui rimpatri forzati: il 36enne senegalese non sarebbe quindi finito in cella. Soffriva di asma cronica e aveva mostrato il certificato ai carabinieri: in cella aveva il Ventolin, lo spray che si usa per le crisi acute. Gadiaga era stato fermato alle 15.30 di venerdì 10 dicembre, arrestato alle 15.30 di sabato 11 e portato in cella. Secondo i carabinieri alle 7.40 di domenica aveva chiesto di andare in bagno, alle 7.48 aveva chiesto aiuto, alle 7.49 era partita la richiesta al 118, l'ambulanza era arrivata alle 7.55 ed era ripartita per il Civile, alle 8.15 l'arrivo in ospedale e alle 8.41 il decesso. E due settimane fa la procura (nella persona del pm Francesco Piantoni) ha dichiarato che non ci sono responsabili per la morte di Gadiaga, chiedendo l'archiviazione del caso.
Non si sono fatte attendere le reazioni politiche. L'Idv ha presentato un'interrogazione al ministro della Difesa La Russa «deve fare chiarezza sulla morte del trentasettenne Saidou Gadiaga e verificare le eventuali responsabilità della mancata assistenza medica al detenuto senegalese» afferma il portavoce dell'Italia dei Valori, Leoluca orlando. «Non è tollerabile che si lasci morire così un essere umano - aggiunge l'esponente dipietrista - fra atroci sofferenze».
Le reazioni del ministero. «Sull'evento che vede coinvolto Saidou Gadiaga c'è già una interrogazione parlamentare attribuita al ministero, diverso dal nostro, competente per la risposta. In attesa che l'azione della magistratura faccia il suo corso, e ricordando che anche in altre occasioni l'Arma dei carabinieri è risultata del tutto estranea ad accuse di questo genere, si esprime all'Arma la sincera solidarietà del ministero della Difesa». Così fonti di Palazzo Baracchini commentano la richiesta avanzata oggi dal portavoce dell'Italia dei valori, Leoluca Orlando al ministro Ignazio La Russa, di chiarimenti sulla morte del 37enne Saidou Gadiaga, il 12 dicembre del 2010, nella caserma del comando provinciale dei carabinieri di Brescia di piazza Tebaldo Brusato.
Anche il consolato del Senegal ha chiesto che venga fatta chiarezza mentre l'avvocato Manlio Vicini e i familiari dell'uomo hanno sollecitato nuove indagini che diano più peso ad un testimone rinchiuso quella notte nella cella a fianco. Sulla tempistica del salvataggio e della morte ci sono sempre state discordanze tra le versioni dei carabinieri e quelle di altri detenuti nelle celle di sicurezza.
 
 
 
Immigrati, chi la crisi la tocca molto da vicino L'identikit del lavoratore straniero in Italia
A tracciarlo è la prima relazione annuale sull'economia dell'immigrazione della Fondazione Leone Moressa. Il tasso di occupazione fra gli immigrati è sceso di 4 punti, contro l'1,8 degli italiani. Si spiega con il fatto che il 18% degli operai addetti all'edilizia (il settore più in crisi) viene dall'estero. Il gap salariale varia su base geografica. Gli imprenditori stranieri sono 628 mila
la Repubblica, 09-11-2011
VLADIMIRO POLCHI
ROMA - È il più colpito dalla crisi, ogni mese porta a casa 300 euro in meno di un italiano, ha una qualifica professionale medio-bassa e una famiglia in forti difficoltà economiche. È questo l'identikit del lavoratore immigrato in Italia. A tracciarlo è il primo Rapporto annuale sull'economia dell'immigrazione curato dalla Fondazione Leone Moressa 1 e pubblicato dal Mulino. Lo studio classifica le regioni più favorevoli all'occupazione straniera. Il risultato? In testa c'è la Lombardia, in fondo la Calabria. 
Il peso della crisi. La crisi ha colpito duramente: tra il 2008 e il 2010 il tasso di occupazione degli stranieri è sceso di 4 punti percentuali (dal 67,1% al 63,1%), contro 1,8 punti degli italiani (passati dal 58,1% al 56,3%). Come si spiega? Gli stranieri sono il 18,1% dei lavoratori impiegati nel settore delle costruzioni, uno dei più colpiti dalla crisi e sono per lo più impiegati in aziende di piccole dimensioni, con qualifica di operaio (89,9%). Rappresentano, infine, un terzo della forza lavoro impiegata in Italia in posizioni low skilled (medio-basse). Per capire: solo l'1,3% lavora come dirigente o quadro.
Bassi stipendi e diseguaglianze. Un lavoratore straniero dipendente percepisce in media 987 euro mensili netti, contro 1.281 degli italiani. Il gap salariale varia in base all'area geografica. Un esempio? Se in Calabria lo stipendio di un dipendente straniero non raggiunge i 700 euro netti mensili, in Friuli Venezia Giulia supera i 1.150 euro. Non solo. Nel Sud Italia si amplifica il divario con gli italiani: in Basilicata i dipendenti stranieri percepiscono in media il 42% in meno degli italiani e in Calabria il 40,8%.
Redditi per oltre 40 miliardi. Nel 2009 in Italia sono stati conteggiati oltre 3 milioni di contribuenti nati all'estero che hanno dichiarato redditi per oltre 40 miliardi di euro. Il reddito procapite medio annuo di uno straniero è di 12.507 euro, quasi 7mila euro in meno di un contribuente italiano. Nel 2009 i nati all'estero hanno pagato quasi 6 miliardi di Irpef. L'85% delle entrate di un cittadino straniero è garantito da un reddito da lavoro, contro il 63,6% degli italiani; solo l'11,8% deriva da trasferimenti pubblici per pensioni e integrazioni al reddito, contro il 32,1% degli italiani. In particolare il 40,6% degli italiani percepisce una pensione, contro il 9,4% degli stranieri. Il 23,8% degli immigrati riceve però un sussidio di disoccupazione, contro il 10,9% degli italiani.
Famiglie in difficoltà. Il 37,9% delle famiglie straniere vive al di sotto della soglia di povertà contro il 12,1% delle italiane. La maggioranza delle famiglie immigrate (58,8%) non è in grado di far fronte a una spesa imprevista di 750 euro e ben il 16,4% dichiara di non poter riscaldare sufficientemente l'abitazione. E ancora: il 10,8% delle famiglie straniere almeno una volta nell'arco dell'anno non ha avuto i soldi per comprare beni alimentari, contro il 5,4% di quelle italiane e ben il 15,8% non ha potuto sostenere delle spese mediche, contro l'11,1% di quelle italiane.
L'immigrato che fa impresa. L'anno scorso gli imprenditori stranieri (intesi come titolari, soci, amministratori nati all'estero) hanno raggiunto quota 628mila e rappresentano il 6,5% del totale. Si concentrano nel settore del commercio (il 29,6%), delle costruzioni (22,2%) e della manifattura (10,1%).
Fiumi di denaro in uscita. Nel 2010 le rimesse dall'Italia verso l'estero hanno raggiunto i 6,3 miliardi di euro. Ma la crisi ha fermato per la prima volta il flusso registrando un calo del 5,4% rispetto all'anno precedente. Ogni straniero invia mediamente al Paese di origine 1.508 euro.
Dalla Lombardia alla Calabria. Il Nord Italia è il territorio che più favorisce l'insediamento e l'inserimento occupazionale degli stranieri. L'indice di attrattività occupazionale evidenzia l'esistenza di un ampio divario: fatto 100 l'indice medio dell'Italia, la Lombardia ha un indice di attrattività occupazionale pari a 123,1, mentre quello della Calabria è fermo a 20,9.
 
 
 
San Giovanni Rotondo, sindaco dice «no» a extracomunitari e migranti negli alberghi
La Gazzetta del Mezzogiorno, 09-11-2011
SAN GIOVANNI ROTONDO - “No agli extracomunitari negli alberghi di San Giovanni Rotondo”. E’ un annuncio che fa discutere quello del sindaco di San Giovanni Rotondo Luigi Pompilio. Soprattutto se si considera che la città di san Pio si fregia di essere la “città dell’accoglienza e della riconciliazione”, dall’alto del suo ruolo di primissimo piano tra i centri della cristianità mondiale. Ed infatti è già polemica in città. Tutto ha preso spunto dalla decisione varata dalla Regione Puglia, che per ospitare gli immigrati, ha stipulato delle convenzioni con alberghi della Regione, tra cui quelli di San Giovanni Rotondo. 
Come si sa, le guerre che hanno recentemente colpito i territori nordafricani (dall'Egitto alla Tunisia e alla Libia) hanno inevitabilmente fatto arrivare sulle coste italiane un enorme flusso di profughi, che da marzo fino ad oggi continua incessante. Il risultato di questi arrivi è stato la totale paralisi dell'isola di Lampedusa che a partire dal mese di marzo è stata in grado di accogliere decine di migliaia di profughi. Il governo italiano per risolvere la grave emergenza umanitaria ha chiesto un sacrificio a tutte le venti regioni italiane, distribuendo equamente i flussi di migranti e profughi. Alla regione Puglia ne sono stati assegnati 1.650 di migranti. Ma il sindaco di San Giovanni Rotondo non li vuole. E spiega il perché: “Tra questi potrebbero annidarsi potenziali cellule terroristiche. Siamo pronti a difendere con determinazione la nostra città contro le scellerate politiche della Regione Puglia”. 
Insomma è “guerra” tra Pompilio e Vendola. Con il primo che non perde occasione - che si parli del problema “fo gna bianca” o della questione ospitalità degli extracomunitari – per attaccare il secondo. A Pompilio hanno risposto, peraltro a muso duro, quelli del Pd locale che in un comunicato si sono dissociati: “Vogliamo ricordare al sindaco che il nostro è il paese dell'accoglienza e della riconciliazione, non una cittadina xenofoba. L’ultima cosa che ci si poteva aspettare” hanno continuato “era che il sindaco arrivasse a scrivere al ministro e al presidente della regione”. 
Perplesso anche il presidente dell’asso albergatori locale Francesco Fini: “In linea di massima mi dissocio da questa posizione del sindaco, ma vorrei però prima capire bene le ragioni di una simile sortita di Pompilio. Ecco perché lo incontrerò oggi pomeriggio a Palazzo di Città, dove sono stato peraltro convocato proprio dallo stesso sindaco”. Tacciono invece i frati perché il ministro provinciale frate Francesco Colacelli, è assente in quanto impegnato in un pellegrinaggio in Terra Santa. [Francesco Trotta]
 
 
 
Immigrati: Locci e Staccioli, corsi di educazione civica per cittadini stranieri in Toscana
Libero News.it, 08-11-2011
Firenze, 8 nov. - (Adnkronos) - ''Basta con le consulte degli stranieri, organismi che non hanno alcun potere, ne' sono altamente partecipati. Utilizziamo le nostre risorse per iniziative concrete, di reale supporto agli immigrati che intendono vivere, lavorare e mettere su famiglia nel nostro territorio: a partire da corsi di educazione civica''. A lanciare l'idea e' la consigliera regionale Marina Staccioli (Gruppo Misto), autrice insieme a Dario Locci (presidente Gruppo Misto) di un ordine del giorno ad hoc. A servire l'occasione la presentazione nell'aula del Consiglio regionale della Toscana del Piano di indirizzo per le politiche sull'immigrazione, da parte della Giunta.
''Il Piano individua come fondamentale all'integrazione l'apprendimento della lingua italiana - spiega Staccioli - ma i corsi per l'alfabetizzazione gia' ci sono e sono finanziati direttamente dal Governo''. Da qui l'idea di ampliare e qualificare l'offerta formativa toscana. ''Perche' non usiamo i fondi regionali, gia' peraltro scarsi - continua la consigliera - per illustrare le nostre leggi e la nostra cultura a chi viene da lontano? E' inutile creare doppioni di corsi gia' in essere, cerchiamo di spendere meglio le nostre risorse''.
''Non c'e' integrazione - aggiunge Locci - senza la reciproca comprensione e la condivisione di valori''. E a proposito di risorse Staccioli ricorda che ''nel corso del 2010 l'Autorita' regionale per la partecipazione ha speso 746mila euro per 27 progetti, i cui risultati restano dubbi, prima di tutto in termini del coinvolgimento stesso dei cittadini''.
 
 
 
Immigrati, gli skilled worker hanno i redditi più alti
Ricerca comparata sui salari dei nuovi arrivati in Canada
Corriere Canadese, 09-11-2011
MONTRÉAL - Gli immigrati qualificati nel settore economico guadagnano anche il 56 per cento in più rispetto agli altri nuovi arrivati in Canada. 
È questo il risultato dello studio pubblicato in questi giorni dall’Institute for Research on Public Policy (Irpp). Nella ricerca “Do admission criteria and economic recessions affect immigrant earnings?” (“I criteri di ammissione e le recessioni economiche si ripercuotono sui salari degli immigrati?”), gli autori Michael Abbott e Charles Beach esaminano il rendimento dei guadagni annuali di quattro categorie di immigrati nella prima decade di residenza in Canada - persone qualificate nel settore economico, immigrati con altre qualifiche, famiglie e rifugiati -, che arrivarono come “permanent resident” negli anni 1982, 1988 e 1994. 
I risultati parlano chiaro: gli immigrati che fanno parte del programma federale “skilled worker” hanno di media i guadagni annuali più alti fra le quattro categorie prese in considerazione, in tutte e tre le annate. Guadagni che in alcuni casi sono superiori agli altri addirittura del 56 per cento. 
Abbott e Beach si soffermano su questo punto, aggiungendo che, nell’ottica del miglioramento degli stipendi degli immigrati, Il Canada dovrebbe continuare a sostenere gli immigranti definiti “skilled worker”, invertendo il loro declino numerico. “Il Canada non si può permettere di compiacersi per il proprio sforzo di attrarre e trattenere nel Paese della foglia d’acero lavoratori qualificati”, sostengono i due. La ricerca dimostra inoltre che, se inizialmente i rifugiati hanno stipendi bassi, durante i primi dieci anni in Canada sia donne che uomini hanno il tasso di crescita di guadagno più alto, in tutte e tre le annate considerate. In questo senso gli autori suggeriscono che il livello dell’immigrazione dei rifugiati dovrebbe essere ristabilito ai livelli degli ultimi 30 anni, dal 10 al 15 per cento dell’immigrazione annuale dei “permanent resident”.
La comparazione degli stipendi degli immigrati, che prende in considerazione i primi dieci anni in Canada ed è ordinata secondo l’anno di arrivo nel Paese della foglia d’acero, ha permesso agli autori di scoprire che la recessione agli inizi degli anni ’90 ha avuto un impatto negativo sui guadagni degli immigrati arrivati in quel periodo.
Questo fenomeno ha riguardato in modo particolare gli uomini, se si comparano gli stipendi di chi invece è arrivato in Canada in un momento di crescita economica.
Per quanto riguarda le donne immigrate, quelle che hanno famiglia hanno mediamente gli stipendi più bassi in tutte e tre le annate considerate: 1982, 1988 e 1994. Venendo agli uomini, coloro che hanno famiglia hanno guadagnato meno di tutti nell’annata 1982, mentre nel 1988 e 1994 sono i rifugiati ad avere la peggio.
 
 
 
"NO al raddoppio della Barbuta"
I cittadini si ribellano e manifestano: «Impensabile far vivere qui 1.000 rom"
Il Messaggero, 09-11-2011
DANIELA FOGNANI
No al raddoppio del campo nomadi La Barbuta. Ciampino non può sostenere un insediamento di mille rom. E' quanto chiesto ieri dai cittadini durante la manifestazione, organizzata spontaneamente dagli abitanti di Ciampino, preoccupati per l'arrivo, previsto a breve a La Barbuta, di altre centinaia di nomadi. Il corteo composto da circa duecento persone, partito alle 14,30 dal piazzale davanti al Municipio, dopo un breve percorso che ha toccato piazza della Pace, si è diretto lungo via del Lavoro nella Sala convegni dove, a conclusione dell'iniziativa, si è tenuto un dibattito alla presenza degli amministratori locali, dell'onorevole Augusto Battaglia, e di una delegazione di nomadi. Nel campo sono in corso lavori per completare un «villaggio della solidarietà», come viene definito, dove al momento sono state installate oltre 150abitazioni, 116 di 32 e quaranta di 28 metri quadrati, destinati rispettivamente a nuclei dì sei e quattro persone.
Spazi abitativi che, come denunciato da una delegazione del Pd locale dopo una visita al campo effettuata domenica scorsa con l'onorevole Augusto Battaglia, una volta arredati con un blocco cucina ed i letti, sarebbero inferiori a  quelli dei detenuti
nelle carceri. «L'impostazione di questo trasferimento - ha affermato il sindaco, Simone Lupi - è contro ogni regola delle civili abitazioni, in 32 metri quadrati non possono vivere 6 persone, quando in 28 il massimo consentito, secondo la normativa europea recepita dal nostro paese, è di tre persone, su questo punto presenteremo un esposto alla Asl Rm B».
Ad essere preoccupati sono anche i nomadi già presenti nel campo, 421 censiti, che sono stati convocati per l'assegnazione delle abitazioni. «Gli stessi nomadi - afferma Angelo Martini, uno degli organizzatori della manifestazione - si sono mostrati perplessi su queste abitazioni, definite piccole, in fila una dietro l'altra, con poco spazio, circa un metro e mezzo, tra loro, ma soprattutto hanno timore, se arriveranno altre centinaia di persone, che si rompa l'equilibrio che ora c'è nel campo ». Quello che
chiedono amministratori, cittadini e rom , è di ridurre il numero di presenze in ogni abitazione, limitandole a quattro nelle più grandi e a due o tre nelle piccole, per arrivare ad un insediamento sostenibile con al massimo cinquecento persone. Nulla si sa inoltre a Ciampino sulla gestione del campo, dove i lavori non sono ancora completati e dove i nuovi arrivi sarebbero previsti per metà dicembre.
«L'amministrazione comunale di Ciampino - prosegue il sindaco - è stata completamente esclusa da ogni decisione, non sappiamo dove andranno a scuola i bambini o come saranno gestiti i servizi sociali e anagrafici». Una situazione ribadita anche dagli assessori comunali alle Politiche sociali, Gabriella Sisti e alle Infrastrutture, Mauro Testa, che, invece, poteva essere gestita in accordo con il Comune di Roma. Il timore di tutti è che La Barbuta diventi un ghetto per i rom, confinati in un luogo che il Comune di Ciampino ha sempre definito inadeguato, sotto il cono dì volo dello scalo Pastine, tra il Gra, la ferrovia e la consolare Appìa e in un'area con vincolo idrogeologico.
 
 
 
 
 
Share/Save/Bookmark
 


 

Perchè Italia-Razzismo 


SPORTELLO LEGALE PER RIFUGIATI E RICHIEDENTI ASILO

 

 


 

SOS diritti.
Sportello legale a cura dell'Arci.

Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
leggi tutto>

Mappamondo
>Parole
>Numeri

Microfono,
la notizia che non c'è.

leggi tutto>

Nero lavoro nero.
leggi tutto>

Leggi razziali.
leggi tutto>

Extra-
comunicare

leggi tutto>

All'ultimo
stadio

leggi tutto>

L'ombelico-
del mondo

Contatti


Links