Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

24 giugno 2010

IL "PATTO DI TRAPANI" sugli immigrati dimenticati
Famiglia Cristiana, 24-06-2010
«L'IMMIGRAZIONE», HA DETTO MOGAVERO, «NON È UN FATTO MARGINALE DELL'ATTIVITÀ PASTORALE DELLA CHIESA. DOBBIAMO DI PIÙ ESSERE STIMOLO VERSO LA POLITICA, LE ISTITUZIONI E IL PAESE INTERO. PER USCIRE DA UNA SITUAZIONE NEUTRALE E DI SILENZIO, CHE PUÒ PROVOCARE COPERTURE E ATTEGGIAMENTI DI RIFIUTO, DI LARVATO RAZZISMO E XENOFOBIA».
Nessuno ne parla più. La questione dell'immigrazione nel nostro Paese sembra sparita dall'orizzonte politico dopo gli accordi tra Berlusconi e Gheddafi, che hanno bloccato gli sbarchi. Ma la pressione di chi lascia la propria terra a causa di repressione, guerra e violazione dei diritti umani è ancora molto forte. In Libia, secondo dati della Caritas, sono 450 mila le persone che attendono di partire. E nuove rotte dei trafficanti di uomini si stanno sperimentando, non più attraverso il Mediterraneo, ma da Est, lungo l'antica via dei Balcani. Così, i centri degli immigrati in Friuli scoppiano, mentre in Sicilia sono vuoti e gli operatori della solidarietà senza occupazione.
Eppure il Paese sembra contento. La politica di contrasto funziona, nessuno agita più lo spettro delle "carrette del mare" e degli sbarchi. Ma accade che gli irregolari in Italia siano in aumento. Lo dice una recente ricerca dell'Università Cattolica di Milano: 126 mila in più all'inizio dell'anno. Si arriva con visto turistico a Malpensa o a Fiumicino e si rimane in attesa della prossima sanatoria. Manca una politica dei flussi, che sia più semplice e conveniente allo straniero ma anche all'imprenditore italiano, che di quella manodopera ha bisogno.
In realtà, i provvedimenti finora presi, paradossalmente, più che contrastarla, hanno alimentato l'immigrazione irregolare. E oggi che gli sbarchi sono finiti e gli immigrati sono detenuti nelle prigioni di Gheddafi, sembra che il problema sia stato risolto. Con buona pace della tranquillità e sicurezza della gente. Nel Mediterraneo è stato costruito l'ultimo "muro galleggiante'', a impedire il diritto d'asilo a chi ne ha diritto.
L'Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati, nel convegno delle Caritas d'Europa sull'immigrazione dimenticata, la settimana scorsa a Trapani, s'è interrogato su quante persone hanno diritto all'asilo politico tra quelle rinchiuse nelle prigioni del Colonnello libico, che non ha firmato la Convenzione di Ginevra. E col quale ci siamo legati con un forte abbraccio sui respingimenti, che mette a rischio la nostra legalità.
L'immigrato irregolare e in nero è un "fastidio" che si può scacciare come una mosca, ma fa comodo a tutti. Solo un terzo è, ufficialmente, disoccupato; solo pochi, disperati, delinquono. Un sindaco leghista di un paese del Nordest si è rivolto alla Caritas per risolvere in modo "amichevole" il problema della sua badante clandestina e in nero. Paradossi della tolleranza zero.
A Trapani, monsignor Mogavero di Mazara del Vallo ha invocato un "progetto pastorale organico" sui temi dell'immigrazione, che non sia lasciato alla buona volontà dei singoli. Il "Vangelo dell'accoglienza" è stimolo alla politica e alle istituzioni perché non facciano diventare "fantasmi senza diritti" uomini, donne e bambini, solo perché immigrati. 



Sacconi e Alemanno: rilanciare le radici cristiane

Avvenire, 24-06-2010
Dunque il "caso del crocifisso" messo a tema da "Umanesimo cristiano" è divenuto l'occasione «non per assumere un atteggiamento difensivo», come ha rilevato nel suo intervento alla tavola rotonda il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, «ma per riaprire nell'interesse di tutti il discorso sulle radici cristiane, per porre rimedio alla mancanza colpevole in vista del futuro di quel
riferimento nella Costituzione europea». Secondo Sacconi tra l'altro il crocifisso è simbolo di una cultura del dono, che sarà valorizzata nella celebrazione dell'unità d'Italia, ed anche della apertura agli altri nel rispetto della propria identità, valori importanti nel piano  nazionale per la integrazione degli immigrati. «È l'occasione per dare inizio a una grande stagione di umanesimo - ha affermato il sindaco di Roma Gianni Alemanno -. Il cristianesimo è un potente strumento per dare risposte ad un pensiero unico totalitario che caratterizza l'ideologia della globalizzazione». Sempre nel segno del crocifisso il primo cittadino della Capitale ha indicato una dialettica democratica tra la libertà del singolo e la tradizione (definita da Sacconi laicamente come i valori «che hanno resistito nel tempo alle prove da sforzo».) «Il riferimento alla tradizione - ha argomentato Alemanno - che esprime l'identità della maggioranza non è un'imposizione ma la possibilità di esercitare appieno la propria libertà».



CONSIGLIO D'EUROPA
"La Svizzera cancelli il no alla nascita di nuovi minareti»

il Giornale, 24-06-2010
La Svizzera deve cancellare «prima possibile» il divieto generalizzato alla costruzione dei minareti, una decisione presa in seguito a un referendum tenutosi il 29 novembre scorso. È quanto richiesto dall'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa che ieri ha approvato un rapporto su «Islam, islamismo e islamofobia in Europa», votato all'unanimità. Nella risoluzione si afferma che l'Assemblea «è particolarmente preoccupata per il recente referendum svizzero»: questa iniziativa, si sottolinea, rientra in un contesto più generale in cui «autorità nazionali e locali stanno introducendo politiche e pratiche che discriminano i musulmani» Nel documento si evidenzia inoltre il pericolo legato «all'abuso del voto popolare per legittimare restrizioni alla libertà di religione e di espressione, chiaramente non ammissibili perché contrarie a quanto stabilito dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo». Il Consiglio d'Europa deplora infine «che un numero crescente di partiti politici in Europa stia sfruttando e alimentando la paura verso l'islam e che vengano organizzate campagne politiche che promuovono stereotipi semplicistici e negativi sui musulmani,  equiparando spesso l'islam con l'estremismo». Il Consiglio d'Europa ha anche chiesto che nessun Paese adotti leggi che introducano la proibizione di indossare il burqa e il niqab.



Ora anche la Spagna vuole vietare il burqa

il Giornale, 24-06-2010
Non solo Lleida e le altre città della Catalogna come Tarragona, El Vendrell, Manresa e L'Hospitalet, dove è più forte la presenza di immigrati musulmani integralisti. Non solo Barcellona, che ha vietato il burqa per decreto la scorsa settimana. In Spagna l'insofferenza per il velo islamico integrale cresce come le amministrazioni che cominciano a metterlo al bando. E ieri il rischio che il divieto si allarghi all'intero Paese è diventato più concreto dopo che il Senato spagnolo ha approvato con 231 voti a favore e 229 contrari una mozione (non vincolante per il governo) presentata dal principale movimento di opposizione, il Partido Popular di Mariano Rajoy, che chiede la messa al bando di burqa e niqab in tutti gli spazi pubblici.
La mozione è passata grazie alla somma dei voti dell'opposizione dei conservatori del Partido popular, dai baschi del Pnv e dai nazionalisti catalani di Ciu. In Catalogna i divieti sono stati approvati dai socialisti del Psc, da Pp, Ciu e in diversi casi anche dalla sinistra repubblicana di Erc.
I divieti comunali sono contestati dagli imam radicali della corrente salafita, che difende la rottura con l'Occidente. Undici di loro minacciano di ricorrere ai tribunali. «Vanno contro la libertà per le nostre donne di vestirsi come vogliono» ha detto l'imam Fa-
rid Katthouti, della moschea di Reus. Per El Pais «la risposta furibonda» dei dirigenti dell'islam radicale in Catalogna è dovuta al
fatto che «vedono il divieto come una minaccia per la loro influenza nella comunità».
II ministro della giustizia spagnolo, il socialista Francisco Caamano, ha indicato che il governo intende limitare l'uso del burqa
negli spazi pubblici con la prossima legge sulla libertà religiosa: «Elementi come il burqa» ha detto «sono difficilmente compatibili con la dignità dell'essere umano e soprattutto con un elemento fondamentale negli spazi pubblici come è l'identificazione». Ma se a Barcellona, con le elezioni regionali d'autunno in vista, i socialisti locali puntano decisi verso l'interdizione, a Madrid il Psoe di Zapatero intende procedere con più prudenza. In Senato ha proposto una mozione alternativa a quella del Pp, per invitare genericamente il governo a usare le leggi già esistenti per disciplinare la questione. Ma in fin dei conti è passata la risoluzione del Pp.
Intanto però il Consiglio d'Europa boccia i divieti che si stanno diffondendo in Europa. Nessun Paese del Consiglio d'Europa dovrebbe adottare leggi che introducano la generalizzata proibizione di indossare il burqa e il niqab, ha chiesto l'assemblea parlamentare dell'organismo paneuropeo nel rapporto «islam, islamismo e islamofobia in Europa» approvato ieri all'unanimità. L'assemblea osserva che indossare questi abiti potrebbe essere «un pericolo per la dignità e la libertà delle donne», ma sottolinea anche che un bando totale potrebbe escludere queste stesse donne dalla partecipazione alla vita sociale e anche lavorativa.



Nardò, 'Masseria Boncuri' ora apre a 500 immigrati

ilPaeseNuovo.it, 24-06-2010
Lecce (Salento) - Diserbo, potatura e bonifica: la struttura porrà fine al peregrinare del popolo delle angurie in cerca di rifugi o casolari abbandonati. La masseria Boncuri è stata ristrutturata e presto darà un tetto ai 500 immigrati che lavorano intensamente e faticosamente a Nardò per l’annuale raccolta delle angurie.
(Pa.De.Pa.) - Tale struttura deve porre fine alla peregrinazione del “popolo delle angurie” che era costretto a vagare per la campagne in cerca di un rifugio o un casolare abbandonato. Gli extracomunitari al lavoro quest’anno hanno lamentato che dal loro arrivo è stata sempre riferita una data per l’apertura della masseria, ma ci sono stati dei ritardi. Gli inconvenienti: dormire all’aperto riparati dagli alberi e far fronte alle condizioni atmosferiche, anche quelle meno favorevoli. In questi 10 giorni non solo caldo afoso, infatti, ma anche pioggia, vento e freddo.
A tal proposito, ha dichiarato l’assessore ai servizi sociali Carlo Falangone del Comune di Nardò: “Purtroppo ci sono stati dei ritardi. Ma da domani la masseria Boncuri sarà aperta e abbiamo allestito il campo per ospitare un numero maggiore di immigrati. Abbiamo predisposto 30 tende, dove ognuna può contenere 8 lavoratori”. Pertanto, su disposizione del Comune di Nardò dalla ditta “Dimensione Verde” sono stati effettuati dei lavori per rendere l’ambiente circostante vivibile e sano: diserbo meccanico, potatura, lavori di bonifica , spianamento del piazzale e livellamento con materiale di brecciolina. Come precisa, inoltre, l’assessore non mancheranno i servizi igienici: “Qualcuno aveva detto il contrario. Ma ci saranno 15 bagni pubblici insieme alle docce per garantire l’igiene e la sicurezza dei lavoratori. Invita chi dubita ancora a visitare la masseria Boncuri”. Ed, ancora, puntualizza l’assessore Falangone: “Nella seguente struttura è stato adibito un punto di assistenza medico – sanitaria come concordato con l’Asl. Per quanto riguarda la coordinazione del campo, se ne occuperanno l’associazione Finis Terrae insieme alle altre associazioni correlate, come la Protezione Civile”. “È importante realizzare campi d’accoglienza- prosegue – è utile all’economia del nostro territorio. Gli immigrati svolgono un lavoro che noi non facciamo più. È necessario, perciò, che la Provincia di Lecce e la Regione Puglia mettano in moto una sorta di coordinazione sempre maggiore e più concreta”.
Anche la segretaria cittadina del Pd Vanessa Giannuzzi, sensibile alla tematica immigrazione, esprime qualche considerazione in merito: “L’immigrazione obbliga amministratori e politici a venire in contatto con emergenze e necessità e spinge a trovare soluzioni nuove che fanno crescere una comunità. Sino a qualche anno fa, l’immigrazione, nel territorio neritino era sinonimo esclusivamente di degrado e di sfruttamento. Oggi è diventata una opportunità. Oggi Nardò riesce ad accogliere decorosamente più di quattrocento lavoratori che verranno a lavorare sul nostro territorio”.
Conclude la Giannuzzi: “l’amministrazione comunale neretina (di cui è parte importante anche il Pd), grazie anche alla convenzione che il Comune ha firmato per il progetto Asia Puglia Aperta e Solidale.- Diritto alla casa, è diventata un polo territoriale di riferimento per quel che riguarda l’accoglienza. Infine, è  auspicabile che si vigili anche sul trattamento contrattuale dei lavoratori stagionali delle angurie, per combattere, senza sconti, il lavoro nero”.



Immigrazione e multiculturalità a Scicli. Creuza de ma, un progetto per l'integrazione

NuovaScicli, 24-06-2010
Scicli, – “Creuza de ma”, mulattiera di mare, dal titolo di una famosa canzone di Fabrizio De Andrè.
È stato ammesso a finanziamento un progetto "a valenza territoriale" presentato dalla Prefettura di Ragusa al Ministero dell'Interno nell'ambito del Fondo Europeo per l'integrazione dei cittadini di Paesi Terzi 2007M2013, nell'ambito del territorio della provincia iblea.
Il progetto nasce da una fattiva intesa maturata nell'ambito del "gruppo di progettazione" del Consiglio territoriale per l'immigrazione, tra i comuni di Vittoria - Acate - Santa Croce Camerina e Scicli che hanno voluto lavorare secondo una logica di filiera unendo i loro sforzi per presentare un unico progetto che abbraccia tutta la fascia trasformata.
Su questa idea di fondo è stato costruito un partenariato ampio e qualificato che comprende, oltre agli enti locali, l'Azienda Sanitaria Provinciale, l'Ufficio Scolastico Provinciale, il sindacato, la formazione, e soggetti del privato sociale.
“L'importo finanziato e' di circa 215.000,00 euro per attuare azioni diverse, ma tutte destinate ad immigrati regolari, che vanno dalla mediazione interculturale, ai servizi in rete, al potenziamento degli sportelli polivalenti al fine di infrastrutturare socialmente un territorio accomunato dalla presenza straniera legata al lavoro agricolo” -spiega l'assessore ai servizi sociali del Comune di Scicli, Maurizio Miceli.
Particolare soddisfazione viene espressa dal prefetto Francesca Cannizzo dal momento che i progetti finanziati su tutto il territorio nazionale sono solo 38 a fronte di ben 523 presentati e che, addirittura, in Sicilia sono sono stati, finanziati solamente due progetti (Ragusa e Messina).



Tratta prostitute da Nigeria, 26 arresti
In schiavitu' con riti e minacce in Abruzzo e altre regioni

ANSA, 24-06-2010
ROMA,  - Operazione antisfruttamento della prostituzione in Abruzzo e altre regioni: 26 arresti. Al centro delle indagini una tratta dalla Nigeria. Le accuse sono riduzione in schiavitu', sfruttamento della prostituzione, favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Le donne ridotte in schiavitu' con minacce, ricorso a riti esoterici, ricatti ai familiari erano costrette a prostituirsi in Italia. Documentate dai Ros numerose violenze e interruzioni di gravidanza imposte alle vittime.



La Cisl: "fallito il pacchetto sicurezza"

RadioLombardia.it, 23-06-2010
Ad un anno dall'entrata in vigore del cosiddetto Pacchetto sicurezza contro l'immigrazione clandestina, in Lombardia si sono svolti solo due processi contro extracomunitari clandestini. Lo rivela uno studio presentato oggi a Milano dalla Cisl. "E' evidente che il cosiddetto Pacchetto Sicurezza non ha funzionato - ha detto Roberto Benaglia, segretario regionale Cisl - Non è servito contro i clandestini e c'é stato il rischio che danneggiasse gli stranieri con un regolare lavoro". Secondo il sindacalista il pacchetto deve essere discusso e 'sopratutto occorre attuare degli incontri con gli enti locali per le giuste politiche verso l'immigrazione'.



Residenza agli stranieri, è dietrofront

Bresciaoggi.it, 23-06-2010
Giancarlo Chiari
OSPITALETTO. Il sindaco Prandelli rinuncia al «giro di vite» sulle iscrizioni anagrafiche degli immigrati
Revocate le ordinanze che imponevano agli extracomunitari un reddito minimo
Dopo aver revocato le ordinanze che concedevano i bonus bebè e le borse di studio solo ai cittadini europei, escludendo gli extracomunitari anche se in regola con il permesso di soggiorno, ora il sindaco di Ospitaletto Giorgio Prandelli ha revocato anche le ordinanze che subordinavano la concessione della residenza a un reddito minimo, e alla disponibilità di un appartamento «idoneo».
A indurre Prandelli alla non facile decisione di revocare le ordinanze (prese a modello da altri Comuni) è stata la diffida della Cgil di Brescia, forte del pronunciamento di vari tribunali italiani in materia.
Il sindaco Prandelli, revocando le sue ordinanze (due del 2009 e una del 2010) ha motivato la scelta citando la sentenza del giudice Alessandra Ramon, che il 25 luglio del 2009 si era pronunciata a contro la decisione del il sindaco di rifiutare la residenza a un rifugiato politico sulla base del reddito.
Commentando la revoca, Damiano Galletti, segretario della Cgil di Brescia ha dichiarato: «Ci fa piacere che il sindaco di Ospitaletto abbia deciso di rettificare le ordinanze sui criteri per l'iscrizione all'anagrafe, che imponevano agli stranieri in regola con il permesso di soggiorno, un reddito non inferiore ai 5.100 euro e una ‘idonea sistemazione alloggiativa'. Erano infatti criteri non previsti dalla normativa in materia di iscrizione anagrafica. Ci auguriamo che la rettifica, che segue di pochi giorni una analoga marcia indietro sui criteri per assegnare i bonus per merito scolastico, sia presa ad esempio anche da altri Comuni della provincia che hanno adottato ordinanze simili».
Anche a quei Comuni, spiega Galletti, è già arrivata una diffida della Fondazione Guido Piccini e dell'Associazione studi giuridici sull'immigrazione.
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