Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri
Il dibattito parlamentare
II Commissione - Resoconto di giovedì 5 novembre 2009


INTERROGAZIONI

Giovedì 5 novembre 2009. - Presidenza del presidente Giulia BONGIORNO. - Interviene il sottosegretario di Stato per la giustizia Giacomo Caliendo.

La seduta comincia alle 12.20.

5-02017 Bernardini: Sulla morte del detenuto Stefano Cucchi presso il reparto detentivo dell'Ospedale Pertini di Roma.

Giulia BONGIORNO, presidente, avverte che è stato chiesto che la pubblicità dei lavori sia assicurata anche mediante l'attivazione del circuito chiuso. Se non vi sono obiezioni così rimane stabilito

Il sottosegretario Giacomo CALIENDO risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato).

Rita BERNARDINI (PD), replicando, si dichiara insoddisfatta della risposta del rappresentante del Governo, specialmente nella parte in cui si asserisce che il Ministero della giustizia dedicherebbe da sempre una costante attenzione al fenomeno dei decessi in ambito penitenziario. I fatti di cronaca e, da ultimo, quello di Stefano Cucchi dimostrano al contrario come in tale ambito vi sia molta disattenzione. Ricorda come nelle carceri e, ad esempio in quello di Teramo, vi siano molti casi psichiatrici e come ciò aumenti il rischio di suicidi. Sottolinea altresì come il bollettino di «Ristretti orizzonti» riporti molte ipotesi di decesso in carcere non del tutto chiare e quindi da accertare. Cita quindi il caso di Ciro Triunfo, un giovane di venticinque anni anch'egli deceduto in carcere in circostanze poco chiare, dopo essere stato ricoverato e dimesso da un ospedale.
Con riferimento al decesso di Stefano Cucchi, ritiene improbabile che si sia trattato di un caso di morte improvvisa ed inaspettata, come riferito dai medici dell'Ospedale Sandro Pertini di Roma, anche in considerazione del lungo calvario che questi ha attraversato prima della morte, peraltro analiticamente descritto nella risposta del Governo. Auspica pertanto che ai periti di parte sia ora consentito di eseguire le necessarie verifiche in ordine alle cause del decesso. Esprime inoltre forti perplessità sul fatto che Stefano Cucchi abbia manifestato la volontà di non avere contatti con i genitori e di non essere sottoposto a determinati trattamenti sanitari, ritenendo


che in ogni caso sarebbe stato doveroso avvisare i genitori circa il fatto che il giovane si rifiutava di mangiare e di bere.
Sottolinea conclusivamente come nella gravissima vicenda relativa al decesso di Stefano Cucchi vi sia ancora molto da chiarire e come appaia necessario, più in generale, disporre una indagine conoscitiva sui decessi in carcere. Auspica pertanto che tale iniziativa possa incontrare il consenso delle altre forze politiche.

Giulia BONGIORNO, presidente, dichiara concluso lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.

La seduta termina alle 12.45.






RISPONDE IL SOTTOSEGRETARIO
CALIENDO, "MORTE IMPROVVISA E INASPETTATA". MA COME SI PUO'?


La risposta di oggi, 5 novembre, del sottosegretario alla Giustizia
Giacomo Caliendo all'interrogazione radicale.
E visto che il sottosegretario Caliendo non ritiene necessaria un'indagine
conoscitiva sulle morti in carcere, nella replica ho annunciato che la
richiederemo formalmente coinvolgendo tutti i gruppi parlamentari, a
partire dal PD che, con la sua capogruppo Donatella Ferranti, mi ha dato
subito il suo assenso.


INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE N. 5-02017 DEL DEP. BERNARDINI ED
ALTRI (GIACHETTI, FARINA COSCIONI, TURCO, BELTRANDI, MECACCI, ZAMPARUTTI).
5 novembre 2009

RISPOSTA (del sottosegretario Giacomo Caliendo)

I molteplici quesiti sollevati dagli On. Interroganti con riguardo al
decesso del detenuto trentunenne Stefano Cucchi richiedono risposte chiare
e definitive.
La morte, ancor più se inaspettata ed apparentemente immotivata, non è
evento che può lasciare indifferenti e l’esigenza di far luce sia sullo
svolgimento dei momenti antecedenti alla morte del detenuto, sia sulla
concatenazione degli eventi ad essi seguiti + un bisogno che, ritengo,
accumuna noi tutti ai familiari del deceduto.
In questa sede, pertanto, vorrei rimarcare quanto detto dall’On.
Guardasigilli nel corso di un’informativa urgente svolta in Aula Senato
nella seduta del 3 novembre 2009; alla famiglia Cucchi, così come
all’intera collettività, dovrà essere fornita al più presto e in ogni
dettaglio, la piena verità dell’accaduto, fermo restando che se
dall’accertamento del fatto dovessero emergere profili di responsabilità,
non sarà concesso a nessuno di sottrarvisi.
In quest’ottica di perseguita chiarezza, ritengo doveroso segnalare che il
Governo si è attivato immediatamente, sollecitando l’acquisizione di tutte
le informazioni disponibili. Nei diversi ambiti istituzionali sono stati
avviati tutti i controlli necessari e ci si è impegnati, con
determinazione e coesione, ad acquisire al più presto i risultati
raggiunti.
Attualmente, le indagini e gli accertamenti stanno proseguendo con
celerità e con continuità, per cui ritengo sia lecito sperare che, a
breve, ultimata l’acquisizione dei dati tecnici più complessi, sarà
possibile fornire adeguata risposta agli innumerevoli interrogativi
scaturiti da questa triste vicenda.
Venendo ora al dettaglio della problematica affrontata, segnalo che alle
ore 23,30 circa del giorno 15 ottobre 2009, Stefano Cucchi è stato tratto
in arresto da alcuni operanti della Stazione Carabinieri Roma Appia, per
rispondere del reato di produzione e traffico illecito di sostanze
stupefacenti.
Secondo quanto riferito dal Ministero della Difesa, la fase del fermo e
quella della successiva perquisizione si sono svolte senza concitazione e
senza particolari contatti fisici, dal momento che il fermato si trovava
in condizioni fisiche particolarmente debilitate e si era dimostrato
intenzionato a giustificare la propria posizione giudiziaria, piuttosto
che a contestarla. Peraltro, il Cucchi, anche durante la perquisizione
domiciliare avvenuta in presenza della madre, era apparso preoccupato più
dalle reazioni che la vicenda avrebbe determinato in ambito familiare, che
dalle eventuali conseguenze penali che sarebbero seguite al suo arresto
per droga.
Durante la permanenza presso i locali della Stazione CC Appia, e più
precisamente dalle ore 23.40 del 15 ottobre alle ore 3.30 circa del 16
ottobre, risulta che il Cucchi è stato custodito e guardato a vista dagli
operanti e successivamente accompagnato presso le camere di sicurezza
della Stazione CC Tor Sapienza, ove è stato preso in carico alle ore 3.55.
Quivi il Cucchi è stato trovato lucido, cosciente ed in condizioni di
salute compatibili con lo stato di detenzione, senza ferite o ecchimosi,
diverse da quelle tipiche della tossicodipendenza in fase avanzata.
Intorno alle ore 5.00, il Cucchi ha contattato con il campanello il
piantone della camera di sicurezza, dichiarando di soffrire di epilissia e
manifestando un generale stato di malessere. Dalla documentazione
acquisita dal Competente Ministero della Difesa risulta che, pur contro la
volontà dell’arrestato, è stato richiesto l’intervento di personale del
118 e che all’arrivo dei sanitari, il Cucchi ha rifiutato sia di
sottoporsi a visita, sia di essere accompagnato presso una struttura
ospedaliera. Ciò nonostante, è stato disposto l’accesso del sanitario
nella camera di sicurezza per consentire il controllo visivo
dell’arrestato e per procedere alla redazione delle previste
certificazioni sanitarie, nelle quali si dà conto della volontà del Cucchi
di non ricorrere ad un ricovero ospedaliero.
Alle ore 9.30 circa del 16 ottobre, il Cucchi è stato condotto presso il
Tribunale di Roma per la convalida dell’arresto. In attesa della
celebrazione del giudizio con rito direttissimo, il Cucchi è stato
affidato al Personale di Polizia Penitenziaria, per la detenzione nelle
camere di sicurezza del Palazzo di giustizia.
Alle ore 12.30 circa, il Cucchi è stato accompagnato dai Carabinieri
presso le aule dibattimentali. Prima dell’inizio del giudizio, Il Cucchi
ha potuto incontrare il padre, con il quale si è intrattenuto a parlare in
totale autonomia, ma vigilato a distanza. Durante l’intera udienza, durata
circa mezz’ora, non è stata riferita, Né rilevata nessuna anomalia, tant’è
che l’Autorità giudiziaria procedente ha convalidato l’arresto ed ha
disposto la misura della custodia cautelare in carcere, ritenendola
implicitamente compatibile con lo stato di salute dell’imputato.
Immediatamente dopo, alle 13.30 circa, il Cucchi è stato nuovamente preso
in consegna dal personale della Polizia Penitenziaria, dopo le usuali
operazioni di passaggio di responsabilità, certificate da documentazione
in cui, sul piano delle condizioni fisiche, nulla viene rilevato di
anormale o incompatibile con la detenzione.
Alle ore 14.05, il Cucchi è stato refertato dal medico dell’ambulatorio
della Città giudiziaria, il quale ha riscontrato “lesioni ecchimotiche in
regione palpebrale inferiore bilateralmente”, ed ha avuto riferite dal
Cucchi lesioni alla regione sacrale ed agli arti inferiori, quest’ultime
non verificate dal sanitario a causa del rifiuto di ispezione espresso dal
detenuto.
Condotto al Carcere di Regina Coeli, il Cucchi è stato regolarmente
sottoposto alla visita medica di primo ingresso. Il referto clinico,
redatto dal medico di guardia dell’ambulatorio dell’istituto, ha
evidenziato la presenza “di ecchimosi sacrale-coccigea, tumefazione del
volto bilaterale orbitaria, algia alla deambulazione arti inferiori”. I
medico, inoltre, ha dato atto di quanto riferito dal detenuto e cioè di un
“senso di nausea e di astenia e di una caduta accidentale sulle scale”,
necessitante, a parere dello stesso sanitario, “di sami Rx cranio e videat
neurologico regione sacrale” e di “visita ambulatoriale urgente presso
ospedale esterno”. Alle ore 19.50 dello stesso giorno, il Cucchi è stato
accompagnato con autoambulanza all’Ospedale Fatebenefratelli, dove è
giunto alle ore 20.01.
Visitato presso la predetta struttura ospedaliera, al Cucchi sono state
riscontrate la “frattura corpo vertebrale L3 sull’emisoma sinistra e la
frattura della vertebra coccigea”. Sebbene invitato al ricovero, il Cucchi
ha rifiutato l’ospedalizzazione ed alle ore 22.31 è stato, quindi, dimesso
con 25 giorni di prognosi e contro il parere dei sanitari.
Tradotto nuovamente a Regina Coeli, il Cucchi è stato ricoverato per
osservazione presso il locale Centro Clinico Diagnostico Terapeutico e
collocato in stanza detentiva con altri tre detenuti.
Il giorno 17 ottobre, il Cucchi – che lamentava “nausea e dolenzie
diffuse” – è stato nuovamente visitato dal medico dell’istituto
penitenziario il quale, riscontrati quelli che il detenuto riferiva essere
i postumi di una caduta accidentale, ha evidenziato una “lieve
dolorabilità alla palpazione profonda dell’addome e dolenzia speciale in
regione sacro-iliaca”, ed ha disposto ulteriori accertamenti da
effettuarsi presso il Fatebenefratelli.
Trasferito alla struttura ospedaliera – dove è giunto alle 13.25 del 17
ottobre – il Cucchi ha richiesto il ricovero in ospedale a causa del
persistente dolore della zona traumatizzata e per riferita anuria.
La diagnosi fatta dai medici dell’ospedale è stata la medesima del giorno
precedente. Alle ore 19.45, sempre del 17 ottobre, il Cucchi è stato
ricoverato presso il Reparto di Medicina Protetta dell’Ospedale Sandro
Pertini, dove è deceduto tra le ore 6,15 e le ore 6.45 del 22 ottobre per
“presunta morte naturale”, come da certificazione medica rilasciata dal
sanitario ospedaliero.
Secondo quanto riferito dal Ministero della salute e delle Politiche
Sociali, il paziente Stefano Cucchi, “è giunto in Reparto in barella e con
l’indicazione dello specialista ortopedico a non assumere posizione
eretta”. Il Paziente era portatore, inoltre, di catetere vescicale
posizionato dai medici dell’Ospedale Fatebenefratelli per il controllo
della diuresi. All’esame obiettivo, il medico della struttura di medicina
penitenziaria ha riscontrato “ecchimosi in sede palpebrale superiore ed
inferiore bilaterale”. Tali lesioni, come spiegato dallo stesso Cucchi,
sarebbero state riportate in conseguenza ad una sua caduta, avvenuta
accidentalmente il giorno prima del suo compleanno. Peraltro, gli esami
radiografici effettuati hanno confermato la presenza di fratture già
diagnosticate dai sanitari dell’Ospedale Fatebenefratelli a carico della
colonna vertebrale.
Il Cucchi, sempre secondo quanto comunicato dal Ministero della Salute, è
stato sottoposto quotidianamente a visita medica internistica e
all’effettuazione di esami di laboratorio; in più, è stato visitato per
due volte dal consulente ortopedico.
Durante il ricovero, il Paziente ha mantenuto un atteggiamento scarsamente
collaborativo, rifiutando, ad esempio, la visita oculistica ed alcuni
accertamenti radiografici ulteriori.
Relativamente alle condizioni generali, il Ministero della Salute ha
riferito che il Cucchi “era in condizioni di magrezza estrema; lo stesso
ha mantenuto, durante il ricovero, una alimentazione spontanea ed ha
continuato a bere anche se in quantità ridotte. Ha rifiutato la
somministrazione per via endovenosa di liquidi e sostanze nutrienti.
L’apporto idrico e calorico è stato potenziato – così come risulta dal
diario infermieristico – attraverso l’assunzione per bocca di succhi di
frutta. La morte, purtroppo, è sopraggiunta in maniera improvvisa e
inaspettata.”.
Il Paziente, secondo quanto dichiarato dai sanitari, “si è mantenuto
sempre lucido” ed “è stato in grado di decidere, manifestando ora il
consenso, ora il diniego alle cure ed agli accertamenti diagnostici e
specialistici”.
I medici – riferisce il Ministero della Salute – hanno deontologicamente
rispettato la volontà del Paziente, anche con riferimento al diniego di
comunicazione delle proprie condizioni di salute ai familiari, manifestato
dal Cucchi al momento del suo ingresso nel reparto e più volte confermato.
Giova evidenziare che, proprio nel corso delle visite mediche, il Cucchi
ha ribadito verbalmente quanto già sottoscritto all’atto dell’ingresso in
reparto e cioè il non consenso alla diffusione di notizie sanitarie a
chiunque, inclusi i suoi congiunti. Tale posizione di chiusura nei
confronti dell’esterno (confermata, peraltro, dallo stesso Paziente anche
all’infermiera del reparto) appare essere, allo stato delle indagini, il
motivo per il quale i familiari del detenuto non sono riusciti ad avere
notizie del figlio nell’immediatezza del fatto.
Con specifico riferimento ai mancati colloqui tra il detenuto Cucchi e i
suoi familiari, faccio presente che, secondo quanto riferito dalla
Direzione della Casa Circondariale di Rebibbia (non Regina Coeli? Ndr), i
familiari si sono presentati alle ore 22.30 di sabato 17 ottobre ed alle
ore 12.30 di lunedì 19 ottobre presso il Reparto di Medicina Protetta
dell’Ospedale Sandro Pertini per avere un colloquio con il proprio
congiunto. In entrambe le occasioni, ai familiari del detenuto Cucchi è
stata rappresentata la necessità di fornirsi preventivamente di un
permesso di colloquio per essere legittimati all’incontro.
Quanto alla richiesta dei genitori del Cucchi di parlare con i medici
della struttura ed al diniego loro opposto di incontrare i sanitari,
comunico – così come segnalato dall’Amministrazione penitenziaria – che,
nel caso specifico, si è data applicazione a Protocollo organizzativo
stipulato con l’ASL di Roma, che prevede “che nessuna informazione, a
nessun titolo venga data a parenti e/o aventi diritto senza 4esplicita e
formale autorizzazione da parte della magistratura competente”.
Il divieto in questione può essere superato in presenza di
un’autorizzazione del detenuto a rilasciare notizie mediche a familiari.
Tuttavia, come si evince dalla documentazione in atti, il Cucchi non ha
rilasciato alcuna autorizzazione in tal senso ed anzi, ha manifestato per
iscritto la propria volontà di non autorizzare i sanitari al rilascio di
notizie mediche ai propri familiari.
Passando, ora ad un piano prettamente burocratico-amministrativo,
rappresento che, sin dal 23 ottobre 2009 e cioè sin dal giorno dopo la
morte di Stefano Cucchi, con provvedimento della competente Direzione
Generale dell’Amministrazione penitenziaria, è stata affidata al
Provveditore regionale per il Lazio un’indagine amministrativa volta ad
appurare le cause, le circostanze e le modalità dell’accaduto.
Ancora più tempestiva l’indagine penale avviata dalla competente Procura
di Roma la quale, il giorno dell’avvenuto decesso, ha provveduto ad
iscrivere il relativo fascicolo al n. 8047/09 ed ha incaricato il
consulente tecnico di turno di effettuare un esame autoptico della salma
del Cucchi, assicurandosi che i prossimi congiunti del defunto, avessero
ricevuto avviso dei propri diritti e facoltà. L’incarico peritale è stato
espletato in data 23/10/09 alla presenza del consulente tecnico di parte,
nominato nel frattempo dai familiari della persona deceduta, assieme ad
altro consulente.
Al riguardo, comunico che in data 2 novembre 2009, l’Ufficio di Procura ha
esteso l’incarico peritale ad un collegio di consulenti di ufficio,
incaricandoli, in accordo con i consulenti di parte, di effettuare
ulteriori e più approfonditi accertamenti sulla salma del detenuto e sulla
documentazione medica acqusita. In attesa degli esiti della consulenza
peritale, la Procura ha, comunque, avviato ogni attività di indagine utile
alla completa ricostruzione dei fatti ed all’accertamento delle cause
della morte, sentendo come persone informate sui fatti, tutti coloro che,
a vario titolo, hanno assistito alla convalida dell’arresto di Stefano
Cucchi.
Preso atto, quindi alla cronologia dei fatti sonora accertati e, in attesa
dell’esito, sicuramente chiarificatore, degli ulteriori e complessi
accertamenti medico legali ed investigativi ancora in corso, appare
necessario puntualizzare la costante attenzione che questo ministero, da
sempre, riserva al fenomeno dei decessi in ambito penitenziario.
Infatti, indipendentemente da una specifica indagine conoscitiva sul
fenomeno, non v’è notizia di decesso alcuno, sia esso naturale o meno, che
non venga fatta oggetto di vaglio attento e di immediata comunicazione nei
confronti non solo dell’Amministrazione competente, ma anche delle altre
istituzioni, potenzialmente interessate dall’evento morte in questione.
Dico ciò per rassicurare gli On interroganti, ma anche per rappresentare
l’inutilità di un monitoraggio ad hoc per una realtà, qual è quella dei
decessi in carcere, che da sempre occupa questa Amministrazione, senza
ammettere deroghe o eccezioni.


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