Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

Menù

 

"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

23 giugno 2014

Immigrati, boom di sbarchi, ma pochi restano in Italia
Ecco i dati degli ultimi 10 anni: i 290 mila irregolari quasi tutti dispersi in Europa
La Stampa, 23-06-14
Guido Ruotolo
E adesso che sta per iniziare il semestre italiano di presidenza europea, davvero convinceremo gli inquilini della casa europea a moltiplicare Mare nostrum, a finanziare le operazione di trasferimento di irregolari, richiedenti asilo, rifugiati economici? E a prendersi una quota di cittadini dell’Africa subsahariana, del Corno d’Africa. E poi della Siria? E a ridiscutere il Trattato di Dublino che impone che la richiesta d’asilo sia fatta nel paese europeo dove si arriva? E di potenziare Frontex, la polizia europea di frontiera?
Nell’estate in cui si stanno polverizzando tutti i record di sbarchi, con quasi 60.000 arrivi (58.487 al 20 giugno, venerdì scorso), 300 in media al giorno dal primo gennaio, l’Italia è sempre più sola (e disperata) nel fronteggiare un esodo che non sembra arrestarsi.
È questa l’angoscia romana, e cioè la consapevolezza, la certezza che gli arrivi continueranno fino a quando non si stabilizzerà la situazione politica e dell’ordine pubblico in Libia. Ma la schizofrenia italiana che fa innervosire l’Europa è il passaggio da un estremo all’altro senza che nell’uno e nell’altro caso Roma abbia concordato il da farsi con Bruxelles, con Strasburgo.
Ricordate i respingimenti in mare? Con la consegna dei barconi di irregolari alle autorità libiche ai tempi di Gheddafi? Uno scandalo internazionale, censurato dal Tribunale internazionale dei diritti dell’uomo. E adesso c’è Mare nostrum, il dispositivo di salvataggio di irregolari in atto nelle acque internazionali molto vicine ai confini libici, attuato all’indomani della ecatombe di immigrati a pochi metri dalla costa italiana. Prova a ricordare in questi giorni il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, che Mare nostrum è a tempo, come se i naufragi saranno poi scongiurati per qualche misteriosa congiuntura astrale.
Al di là della dimensione umanitaria dell’intervento (la vicinanza del Vaticano, della Chiesa si fa sentire), la questione Mare nostrum è terreno di scontro ideologico-politico. Un vecchio ministro dell’Interno amava ripetere che l’Italia doveva adottare nei confronti dell’immigrazione la politica «del cane che abbaia e non morde». Insomma, far vedere che i confini nazionali esistono e che non tutti possono superarli come se nulla fosse. E nello stesso tempo dare opportunità di accoglienza, di lavoro per chi ne ha bisogno.
E’ giusto rivendicare con orgoglio che l’Italia non è la Spagna che spara contro gli immigrati che provano a sfondare le porte d’ingresso in Europa delle enclaves di Ceuta e Melilla. O Malta che fa finta di non vedere i barconi inzuppati di acqua o la Grecia che si ritrova sotto osservazione e in punizione (sospeso Trattato di Dublino).
No, l’Italia è un’altra cosa. Accoglienza, lavoro. E una terza opportunità, il transito, che è la più praticata. Se provate a chiedere dove sono finiti i 60.000 sbarcati dal primo gennaio ad oggi, troverete delle risposte stupefacenti o imbarazzate.
Ricordate i Cie? I Centri di identificazione ed espulsione? Più che dimezzati oggi. Erano 11 sono diventati 5. Prima potevano ospitare fino a 1200 immigrati, oggi sono disponibili solo 450 posti letto. Inizialmente ospitavano persone da identificare per 30 giorni, poi raddoppiati e infine portati a sei mesi. Un carcere, nei fatti. Un terzo dei profughi sbarcati nel 2014, circa 22.000 persone, ha fatto richiesta di asilo politico. Non i 17.000 eritrei che puntano dritti alla Svezia, e che per il Trattato di Dublino non chiedono asilo politico in Italia perché dovrebbero rimanere poi nel nostro Paese, preferendo «evadere» per raggiungere parenti e amici nel Nord Europa. E chissà se i comuni solidali della rete Sprar effettivamente assistono tutti e 18.000 immigrati, così come risulta ufficialmente. Insomma, qualcuno suggerisce una inchiesta a campione, magari scoprendo poi che qualche comune prende i fondi anche se non ci sono più gli «assistiti».
Il paradosso della situazione italiana è che non esistono più le sanatorie. Le ricordate? Dini, Martelli, Turco-Napolitano, Bossi-Fini. Negli ultimi trent’anni tra sanatorie ed emersione dal lavoro irregolare, ci ritroviamo con un milione e mezzo di extracomunitari regolarizzati. Nell’86, 140.000; 1990, Martelli, 220.000; con il decreto Dini del 1995, 246.422; Turco-Napolitano del ’98 216.000. Con la Bossi-Fini, 693.937. Trent’anni, un milione e mezzo di clandestini regolarizzati. Oggi (31 maggio 2014) i soggiorni validi sono 73.590, un dato che non comprende i soggiorni scaduti in attesa di rinnovo.
Le sanatorie dunque. Gran parte dei beneficiari sono stati gli «overstayers», cioè stranieri entrati con un visto turistico o temporaneo e poi si sono inabissati. A fronte di questo dato, dall’ultima sanatoria (2004) ad oggi, via mare sono arrivati complessivamente 288.891 irregolari (dal primo gennaio del 2004 al 20 giugno del 2014). Che fine hanno fatto? Negli ultimi anni le espulsioni si sono ridotte a poche centinaia. Quanti hanno varcato i confini italiani per raggiungere gli altri Paesi della Unione europea? E l’Europa come reagirà a un nuovo programma che il governo Renzi presenterà a Bruxelles, e che vede aiuti economici ai paesi d’origine dei flussi migratori condizionati al blocco dei flussi? E la programmazione di interventi umanitari nei paesi di transito e la trasformazione di Mare nostrum da mero soccorso a una Frontex rafforzata?



Le vera mafia è lo Stato che ci vessa
il GIornale, 23-06-14
Magdi Cristiano Allam

Per la prima volta un Papa ha scomunicato la mafia. Benissimo! È arrivato il momento di far luce su chi sia la mafia. Chi potrebbe non essere d'accordo con la condanna assoluta (...)
(...) di chi usa la violenza nelle sue varie forme, psicologica, economica e fisica, per sottomettere le persone al proprio arbitrio, al punto da violare i diritti inalienabili alla vita, alla dignità e alla libertà? Ma chi è veramente il Male che sta devastando la nostra esistenza? È la criminalità organizzata che impone il pizzo ai commercianti e fa affari con il traffico di droga e dei clandestini? È la massoneria che gestisce in modo più o meno occulto il potere ovunque nel mondo? È il Gruppo Bilderberg che associa chi più conta nella finanza e nell'economia sulla Terra?
Certamente queste realtà interferiscono con la nostra vita con conseguenze tutt'altro che trascurabili. Ma si tratta di realtà che o non riguardano tutti noi o non ne conosciamo bene i contenuti e i risvolti. Viceversa siamo tutti, ma proprio tutti, più che consapevoli delle vessazioni che tutti i giorni lo Stato ci impone attraverso leggi inique e pratiche del tutto arbitrarie. Chi è che ci ha imposto una nuova schiavitù sotto forma del più alto livello di tassazione al mondo, fino all'80% di tasse dirette e indirette? Chi è talmente spregiudicato da speculare sulla nostra pelle legittimando e tassando il gioco d'azzardo, gli alcolici e le sigarette? Chi è a tal punto disumano da tassare la casa, il bene rifugio dell'80% delle famiglie italiane? Chi è che condanna a morte le imprese applicando un centinaio di tasse e balzelli in aggiunta a un centinaio di controlli amministrativi? Chi è che sta accrescendo la disoccupazione e la precarietà in tutte le fasce d'età e lavorative? Chi ha permesso che 4 milioni e 100mila italiani non abbiano i soldi per comperare il pane? Chi protegge le grandi banche e le grandi imprese che continuano a privatizzare gli utili e a socializzare le perdite? Chi ha finora istigato al suicidio circa 4.500 italiani attraverso le cartelle esattoriali di Equitalia o coprendo le vessazioni delle banche quando non erogano credito o ingiungono di rientrare negli affidamenti entro 24 ore? Chi ha svenduto la nostra sovranità monetaria, legislativa e giudiziaria all'Europa dei banchieri e dei burocrati? Chi è responsabile della crescita inarrestabile del debito pubblico e privato dal momento che siamo costretti a indebitarci per ripianare il debito acquistando con gli interessi una moneta straniera? Chi sta devastando le famiglie obbligando entrambi i genitori a lavorare sodo per riuscire a sopravvivere? Chi ci ha portato all'ultimo posto di natalità in Europa e ci sta condannando al suicidio demografico? Chi sta incentivando l'emigrazione dei nostri giovani più qualificati perché in Italia non hanno prospettive? Chi sta danneggiando gli italiani promuovendo l'invasione di clandestini e umiliando i più poveri tra noi favorendo gli immigrati nell'assegnazione di case popolari, posti all'asilo nido e assegni sociali? Chi sta consentendo l'islamizzazione del nostro Paese riconoscendo il diritto a moschee, scuole coraniche, enti assistenziali e finanziari islamici a prescindere dal fatto che confliggono con i valori fondanti della nostra civiltà, indifferenti al fatto che sull'altra sponda del Mediterraneo i terroristi islamici stanno massacrando i cristiani e riesumando dei califfati in cui il diritto alla vita è garantito solo a chi si sottomette ad Allah e a Maometto?
Ebbene è questo Stato che si è reso responsabile dell'insieme di questi comportamenti che ci stanno impoverendo e snaturando, trasformandoci da persone con un'anima in semplici strumenti di produzione e di consumo della materialità, assoggettati al dio euro e alla dittatura del relativismo. Ecco perché è arrivato il momento di guardare in faccia la realtà e di avere il coraggio di dire la verità: la mafia è questo Stato. Di ciò sono certi tutti gli italiani perché è una realtà che pagano sulla loro pelle giorno dopo giorno. Quindi caro Papa Francesco lei ha scomunicato le alte personalità che ha ricevuto in Vaticano, a cui ha stretto la mano e ha augurato successo. Per noi sono loro i veri mafiosi che stanno negando agli italiani il diritto a vivere con dignità e libertà.
    
    

Rifugiati in viaggio per Bruxelles bloccati a frontiere di Francia e Svizzera
La Carovana dei Migranti era partita ieri da Torino con obiettivo Bruxelles: "Ma tra noi non ci sono clandestini". Sono stati fermati prima al San Bernardo per lo schieramento di gendarmi svizzeri, poi anche in Francia: In cinque rispediti in Italia
La Repubblica, 22-06-14    
È STATO BLOCCATO bloccato prima al San Bernardo, verso la Svizzera, poi a Chamonix, dalle forze di polizia francesi, all'uscita dal tunnel del Monte Bianco, il primo pullman italiano della "Carovana europea dei migranti", che era partito ieri da Torino con obiettivo Bruxelles.
Lo riferisce il portavoce degli organizzatori dell'iniziativa, Aboubakar Soumahoro, contattato dall'Ansa: "Cinque ragazzi sono stati fermati. Vogliono rimandarli in Italia. Ma noi senza di loro non ce ne andiamo. Nessuno sarà lasciato da solo".
Al valico del Gran San Bernando, continua Soumahoro, "avevamo trovato un vero e proprio schieramento di agenti, come come se ci stessero aspettando".
Eppure sul pullman non ci sono clandestini, come spiega il portavoce. Sono tutti rifugiati e tutti in regola: "Al massimo c'è qualcuno che è in fase di rinnovo del permesso di soggiorno, ma che, in ogni caso, ha i suoi documenti. Vale la pena di ricordare che non si tratta di turisti, ma di persone che hanno vissuto esperienze drammatiche".
La Carovana Europea dall'Italia, promossa dal Movimento Migranti e Rifugiati, dall'Usb insieme alla Coalizione internazionale dei Sans-Papiers e Migranti Europa, è potuta ripartire poco dopo le 14, dopo nove ore di sosta forzata. Dopo aver controllato in modo approfondito tutte le carte, i cinque migranti ferrmati sono stati rilasciati, ma non hanno potuto proseguire il viaggio: "C'è stato un processo per direttissima - spiega all'Adnkronos Aboubakar Soumahoro, tra gli organizzatori dell'iniziativa - terminata con una procedura di riammissione in Italia senza alcuna condanna. Sono regolari". "Avevano permessi di soggiorno in via di rinnovo, con regolare ricevuta ad accertare la procedura regolare - spiega Soumahoro - ma ci hanno detto che non andava bene e li hanno fermati". Da lì è partita la protesta spontanea dei migranti in viaggio per l'iniziativa. "Abbiamo detto che non saremmo ripartiti - spiega - fino al rilascio dei nostri compagni". Così è stato. Soumahoro polemizza sugli ostacoli incontrati. "Ci stavano aspettando - dice - ce lo hanno ripetuto sia in Svizzera che in Francia. C'è stato un dispiegamento di forze di polizia incredibile. Ma chi pensa di fermare il viaggio dei sopravvissuti di Lampedusa, sappia che non ce la farà". A Bruxelles sono già giunte le carovane partite da Germania, Grecia, Spagna, Francia, Olanda e Paesi Bassi.Quando è arrivata la notizia dell"incidentè in cui si sono imbattuti i compagni partiti dall'Italia, i rifugiati arrivati dagli altri Paesi si sono diretti al consolato francese a Bruxelles, chiedendo lumi.Il blocco alle frontiere e l'attenzione assicurata ai convogli dall'Italia conferma l'emergenza immigrazione in Italia e l'atteggiamento tenuto dagli altri paesi europei sull'emergenza, nonostate gli appelli delle istituzioni internazionali a non considerare l'immigrazione un problema solo italiano. Dall'inizio dell'anno sono sbarcati sulle nostre coste (soprattutto in Sicilia) decine di migliaia di migranti in fuga dalle zone calde dell'Africa e del Medio Oriente, come Libia e Siria. Non si tratta di migranti economici, appunto, ma di persone in fuga da guerre e situazioni di enorme pericolo.
Proprio questa mattina la Guardia Costiera ha tratto in salvo 104 migranti, tutti uomini, di origine sub-sahariana, che viaggiavano su un gommone a oltre 50 miglia a Sud di Lampedusa.



«Ma l`allarme invasione è giustificato»
domande a Flavio Tosi (Lega) sindaco di Verona
La Stampa, 23-6-14
GIACOMO GALEAZZI
ROMA - Flavio Tosi, sindaco leghista di Verona, l`Italia è diventata terra di transito per i migranti. Ciò significa che l`allarme della Lega per l`invasione di extracomunitari è rientrato?
«Tutt`altro. Nel 2011, l`anno del caos in Libia e delle rivoluzioni arabe, si contarono 63mila arrivi via mare. Questa cifra verrà ampiamente superata nel 2014. Il fatto che i flussi siano diretti altrove non significa che non ne paghiamo noi i costi sociali. L`Onu nei giorni scorsi ha chiarito che la questione`degli immigrati nel Mediterraneo non è un problema che l`Italia possa affrontare da sola. Nel 90% dei casi non viene riconosciuto lo status di rifugiati perché in realtà si tratta di semplici clandestini. I migranti arrivano ad ondate di migliaia. Un afflusso che sta creando difficoltà ai comuni. Indipendentemente dalla loro destinazione finale».
Ma gli immigrati non restano qui...
«E` comunque una politica disastrosa. Tutto nasce da scelte mancate per ipocrisia e da una strategia alla Ponzio Pilato. Della regolazione dei flussi il governo se ne lava le mani, fa entrare gli extracomunitari per poi lasciarli andare in giro in Europa. I migranti sbarcati sulle nostre coste, evitano di farsi identificare per non essere trattenuti e in larga parte puntano a raggiungere altri paesi europei. Per l`Italia il costo sociale di ogni immigrato è venti volte superiore ai tre euro giornalieri che servono a sostenere un africano in patria».
Quali sono le cause?
«Non si vuole affrontare il vero problema. Il Viminale stima che siano in arrivo in Europa altri 800mila extracomunitari. Invece di cambiare la politica internazionale verso l'Africa, l`Europa lascia prevalere l`interesse economico delle compagnie occidentali che stringono alleanze con i corrotti governanti locali per depredare le ricchezze naturali delle nazioni in via di sviluppo. Quindi in Libia dove c`è il petrolio si interviene militarmente. Invece in Darfur, nel Sudan, dove non c`è nulla , si lascia che si massacrino tra loro».
Sta cambiando l`immigrazione?
«Oltreché transitare nel nostro paese per raggiungere altre destinazioni europee, gli immigrati spesso tornano in patria: ormai nel loro Paese d`origine c`è più crescita e occupazione. La crisi ha cambiato le dinamiche della ricerca di lavoro. Anche al nord gli italiani inseguono qualsiasi occupazione, anche quella, spesso poco qualificata, che prima lasciavano agli immigrati. Il governo spende 300mila euro al giorno per l`operazione "Mare Nostrum". Con la stessa cifra si mantengono 100mila persone a casa loro. Se tutti i paesi europei investissero le medesime risorse, verrebbero evitati i morti dei "boat people" e lo sfruttamento. Dalle nostre frontiere passa di tutto, con danno generale. Per l`Italia e l`Europa».



Mare Nostrum. A bordo anche medici esperti in quarantene
Accordo con la Marina, sulle navi coinvolte nell’operazione arriva personale specializzato del del ministero della salute. “Più tutele per italiani e migranti”
stranieriinitalia, 23-06-14
Roma – 23 giugno 2014 – Non c’è nessun allarme Ebola e i casi di Tbc riscontrati finora non destano particolari preoccupazioni. Intanto, però, aumenta la vigilanza sanitaria su migranti e profughi salvati da  Mare Nostrum e si anticipano in mare esami che, finora, sono stati fatti a terra.
Grazie a un accordo tra Ministero della Salute e lo Stato Maggiore della Marina Militare, da sabato scorso personale sanitario del Ministero,”con specifica formazione per la gestione delle problematiche quarantenarie” è stabilmente a bordo delle unità navali che partecipano all’operazione umanitaria. Questo per  “effettuare le operazioni di controllo sanitario già prima che i migranti arrivino nei porti italiani ed utilizzando il lasso di tempo che intercorre tra il recupero e l’arrivo in porto”.
In pratica vengono “proiettati in mare” gli Uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera del Ministero della Salute. Medici, ed altro personale sanitario della Marina Militare imbarcato sulle stesse unità, continueranno ad effettuare gli interventi sanitari curativi che si rendessero necessari.
“L’operazione – spiega il ministero della Salute - contribuirà ad elevare ancora il livello di tutela dei cittadini residenti nel nostro Paese e quella dei migranti stessi".



#NoBordersTrain - La cronaca della giornata dai confini dell’Europa
Conquistato, violando in maniera collettiva la frontiera, il diritto a chiedere asilo senza essere respinti dalla Svizzera
Melting Pot Europa, 21-06-14
Il giorno seguente alla celebrazione della giornata mondiale del rifugiato, attivisti e migranti hanno raggiunto la stazione di Milano partendo in carovana da diverse parti d’Italia, per raggiungere con il No Borders Train il confine svizzero ed iniziare a dare concretezza a quell’asilo europeo invocato da molti ma ancora ostaggio degli egoismi nazionali degli stati, conquistando con la mobilitazione di poter presentare la domanda d’asilo senza essere respinti.
Una vittoria importante considerate le prassi arroganti con cui le autorità svizzere respingono i richiedenti verso l’Italia.
Una conquista materiale che assume un grande nella battaglia dello spirito della Carta di Lampedusa.
Dopo essersi concentrati all’esterno della Stazione di Milano nel primo pomeriggio gli attivisti e i rifugiati sono entrati ed hanno dato vita ad una conferenza stampa per spiegare, attraverso molti interventi, le ragioni dell’iniziativa.
Si sono poi recati ai binari, presidiati dalla polizia, per prendere il treno, denunciando la militarizzazione costante che accompagna il muoversi dei migranti e dei rifugiati.
Ai binari la polizia e la Digos hanno cercato di impedire l’accesso alle carrozze ma la determinazione dei manifestanti è stata più forte dei cordoni delle "forze dell’ordine" e tutti insieme sono saliti sul #noborderstrain" che è partito verso Chiasso.
All’arrivo del #noborderstrain in territorio elvetico la polizia di frontiera avrebbe voluto dividere gli italiani dai rifugiati che secondo le autorità dovrebbero essere rinchiusi in strutture ad hoc ma i manifestanti compatti hanno continuato a restare tutti insieme ed imporre che la domanda d’asilo fosse accettata senza restrizioni della libertà.
Dopo ore di protesta, occupato con interventi e slogans la stazione elvetica il #noborderstrain ha raggiunto una grande conquista: si è ottenuto di poter presentare la domanda d’asilo senza essere respinti.
I manifestanti hanno lasciato la stazione in corteo per andare ad accompagnare i richiedenti asilo e raggiungere una festa etica in cui sono stati salutati da slogans e applausi e poi il #noborderstrain è ripartito verso Milano.
In serata intanto ad Ancona gli attivisti delle Ambasciate dei diritti hanno riaperto le reti del Porto dando vita ad iniziative proprio in una zona, oggi sottratta ai cittadini anconetani per nascondere gli altri respingimenti, quelli che l’Italia continuamente pratica nei confronti di chi fugge dalla Grecia.
Una giornata di lotta, nello spirito della Carta di Lampedusa , che dopo l’occupazione dei consolati, continua un percorso di lotta europea verso il 26 e 27 giugno quando mentre il Consiglio europeo si riunirà a Bruxelless per discutere di frontiere, pattugliamenti e nuove regole operative, arriverà nella capitale belga la “Marcia dei rifugiati” .



Muro greco per i migranti asiatici
Avvenire, 23-06-14
Paolo Lambruschi

Il centro di detenzione per i migranti dell’isola di Chio, a picco sull’Egeo, è il sogno di chi arriva dalla rotta del Mediterraneo orientale, quella che dalla Turchia porta in Grecia, frontiera d’Europa. È un luogo tranquillo con sei baracche da 20 letti ciascuna, bagno e aria condizionata dove minori, donne e adulti ora sono stati separati.
La costa turca è vicinissima, dal centro si vede nitidamente la penisola di Karaburun che chiude a ovest il golfo di Smirne, regno di contrabbandieri trasformatisi in fretta in “commercianti di anime”, come li chiamano in quest’isola dove è nato Omero, cantore cieco di antiche odissee. Chio, unico luogo nel mare di mezzo dove il lentisco produce la profumata resina di masticha, è da due anni intersezione di flussi asiatici da Pakistan e Afghanistan con quelli di Siria e Nordafrica. Sulla rotta sono passate circa 25mila persone nel 2013, 20mila meno di quelle arrivate nello stesso anno via Nordafrica nel Mediterraneo centrale, a Lampedusa e sulle coste siciliane. Ma il grosso è partito negli ultimi 11 mesi e la contabilità non annota i respingimenti verso la Turchia.
La situazione è tesa. Nel mare tra Lesbo – poco più a nord – e Chio in 67 interventi a maggio sono state fermate 1.628 persone. L’esodo si è spostato a sud, dice la polizia, quando nel 2012 hanno innalzato il muro di 10,5 km a Evros, sul fiume che divide Grecia e Turchia. Allora a Chio hanno aperto il centro. Regole di accesso: né foto né colloqui. Ai 32 migranti appena sbarcati gli agenti stanno prendendo le impronte con lo scanner per registrarle nella rete Schengen, poi visite mediche. Resteranno poche settimane, poi verranno portati ad Atene. I siriani, che al 90% lasciano comunque la Grecia per dirigersi verso il nord Europa, come profughi di guerra ottengono un permesso di sei mesi. Agli altri viene dato solo un mese di protezione dopo di che devono andarsene. Chi resta finisce in una sorta di limbo, nessun permesso e lavori malpagati in nero nella Grecia devastata e abbruttita dalla grande crisi.
Dalla costa turca i mercanti di anime fanno partire in media tre volte la settimana gommoni e piccole imbarcazioni di sette metri, che percorrono in poco tempo le 9 miglia nautiche che li separano dalla periferia dell’Europa.
«Sono traversate brevi per i siriani, i più numerosi e ricchi, che pagano anche 10mila euro ciascuno – spiega Christos Karakallos, assistente dell’ex ministro della Marina mercantile Moussouroulis – per imbarcazioni potenti che arrivano in pochi minuti. Gli altri stanno anche due ore in mare sul gommone e pagano 1500 dollari. Ogni zodiac porta circa 30 persone».
Ma non è facile sbarcare in Grecia. Nella quiete e nel vento di Chio lontano dai riflettori si ascoltano tante storie dure sui respingimenti di siriani, afghani, somali ed eritrei in fuga da guerre e miseria. Le acque cristalline dell’Egeo sono diventate la tomba di almeno 1.000 migranti, 188 annegati o dispersi solo tra l’agosto 2012 e il marzo 2014, tra cui bambini e neonati. In alcuni casi la Guardia costiera ellenica avrebbe grosse responsabilità, come nel naufragio del 20 gennaio al largo di Farmakonitsi dove morirono 11 afghani e siriani, tra cui otto bambini. Due sopravvissuti hanno infatti raccontato ad Amnesty International che l’affondamento era avvenuto dopo che i marinai greci avevano agganciato lo scafo trainandolo ad alta velocità con manovre a zig-zag verso la Turchia. Le autorità hanno negato. L’ultimo naufragio di cui si ha notizia è avvenuto un mese e mezzo fa a Samos. Affogarono 22 siriani, quattro bambini. A maggio, infine tre cadaveri sono stati ripescati al largo di Chio. Il primo approdo in Europa è l’isoletta della Madonnina, a tre miglia dal porto.
«Qui avviene la maggior parte degli interventi di salvataggio – spiega il comandante della guardia costiera di Chio Ioannis Arghraghis – poi li scortiamo in porto per le visite mediche. Più raramente sbarcano sulla spiaggia militare di Villa Sant’Elena». E i turchi? «Non cooperano, li lasciano passare».
Il comandante nega deciso di aver fatto respingimenti: «Noi abbiamo ricevuto l’ordine di salvare i migranti in mare». Ma la prova che invece i respingimenti avvengono è costituita dalle contromisure prese dai trafficanti: fornire un coltello ai migranti per bucare il gommone o benzina per incendiare la barca appena arriva la Guardia costiera obbligandola al salvataggio o stipare gli zodiac di donne e bambini africani, afgani e siriani.
Le accuse di Efi Latsoudi, attivista dell’ong greca Latra che lavora nel Centro migranti della vicina isola di Lesbo sono precise. «Li sta tuttora effettuando la Guardia costiera greca con due navi di Frontex, l’agenzia europea che controlla le frontiere, una romena e una finlandese. Ho raccolto di recente testimonianze di siriani respinti sei volte prima di sbarcare. Anche famiglie con bambini e minori soli. I soldati impediscono ai profughi, minacciandoli con le armi, di bucare i gommoni. Poi li trainano fino alla costa turca con il tacito assenso della marina di Ankara e li sbarcano con la forza. Le deportazioni impediscono l’esercizio del diritto di asilo».
Lo scorso novembre l’Acnur aveva chiesto ai greci di interrompere i respingimenti. E non è tutto, secondo l’avvocato Natasha Strachini, leader di Lakhtra, c’è un episodio che getta una luce inquietante su quanto accade sul confine marittimo orientale dell’Ue: «Il 6 marzo – racconta – un gommone con 16 siriani guidato da uno scafista è stato intercettato dai guardiacoste per respingerlo. Per sfuggire ha iniziato a girare in tondo. Dalla vedetta hanno sparato perché. hanno detto che temevano un attacco. Due disabili siriani a bordo hanno alzato le stampelle, ma i militari pensavano fossero armi e hanno sparato ancora. Hanno portato tre profughi feriti in ospedale. Gli altri erano terrorizzati, pensavano di essere tornati in guerra».
Se ne deduce che chi arriva a Chio è fortunato. Di sicuro si fregano le mani i trafficanti. Solo allo sbarco i “commercianti di anime” turchi, sperando che l’Ue non apra mai varchi umanitari, incassano i soldi via money transfer dalla classe media siriana in transito verso il nord Europa, da afgani e dagli africani, in particolare quelli provenienti dal Corno d’Africa. Per questi ultimi, è meglio tentare l’ingresso da qui che non dall’inferno libico. Si imbarcano in Tunisia per la Turchia e camminano fino a Smirne per 3500 dollari.
Prima dell’attacco qaedista in Irak, Frontex prevedeva per il 2014 un aumento del 28% degli arrivi. Ora nessuno azzarda più previsioni. L’unica certezza è che questa porta della Fortezza si chiuderà ulteriormente. E per narrare le moderne odissee dell’Egeo servirebbe un altro Omero.



La Svezia sotto choc Sessanta bimbe mutilate
Le infibulazioni scoperte a scuola. Scricchiola il modello d’integrazione
La Stampa, 23-06-14
Monica Perosino
Un altro strappo, inatteso e doloroso. Proprio nel Paese, la Svezia, in cui le regole, la legge e la difesa dei diritti sono ormai talmente interiorizzati da essere dati per scontati. Eppure la spaccatura tra la società-stereotipo e quella reale sembra essere sempre più profonda.
Dopo le prime aggressioni neonaziste a una manifestazione di pacifisti a marzo, le «schedature» segrete dei Rom, gli scontri delle «banlieu» dell’anno scorso, i raid degli estremisti di destra contro gli immigrati, ancora una volta la patria del benessere viene risvegliata dai colpi della realtà.
I servizi sanitari di Norrköping, città di 80 mila abitanti della Svezia orientale, hanno scoperto che 60 bambine e ragazze dai 4 ai 14 anni hanno subito mutilazioni genitali, 30 di loro sono nella stessa classe. La maggior parte è stata vittima della peggiore forma di mutilazione «rituale», con l’asportazione totale di clitoride e grandi labbra e l’area genitale cucita quasi completamente.
In Svezia la pratica è illegale già dal 1982 (in Italia solo dal 2006), e viene punita con quattro anni di prigione, dieci nei casi più gravi. Dal 1999 è reato anche se praticata in altri Paesi. E ora l’allarme è altissimo, visto che molte mutilazioni vengono fatte all’estero, durante le vacanze estive, quando molte famiglie tornano ai loro Paesi d’origine dove sono ancora oggi un rito di passaggio all’età adulta diffusissimo. Secondo l’Eige, l’agenzia europea per l’uguaglianza di genere, la diffusione delle Fmg in Svezia ha coinciso con l’enorme flusso migratorio dall’Africa subsahariana - soprattutto dalla Somalia - negli Anni 80. Per questo i legislatori scandinavi, ancora una volta, hanno tentato di prevenire il danno con una regola. Ma non è bastato.
Gli effetti sulla ragazzine sono devastanti: infezioni gravissime, infertilità, disturbi psichici, emicranie, crampi e, naturalmente, l’annientamento completo e definitivo della vita sessuale. «Abbiamo scoperto le mutilazioni durante i colloqui periodici con gli studenti: è stato uno choc – dice Juno Blom, direttrice del Dipartimento di sostenibilità sociale dell’Östergötland – . Questo è un risveglio vergognoso per tutti noi». «Vergogna», è questa la parola che corre di bocca in bocca, sui giornali, in televisione, nelle eterne riunioni che caratterizzano tutte le pieghe della società fondata sul confronto. Vergogna e senso di colpa. Per questo nessuno osa fare differenze tra i membri della società-stereotipo e quelli più reali della società multirazziale, nessuno allude all’origine delle vittime. Sono svedesi, punto. Svedesi da proteggere. «Il caso Norrköping - spiega Blom - potrebbe essere strumentalizzato da forze xenofobe. Esacerbare ancora di più le tensioni. Non deve succedere. Qui in Svezia è incredibilmente importante che tutti siano trattati allo stesso modo».

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Perchè Italia-Razzismo 


SPORTELLO LEGALE PER RIFUGIATI E RICHIEDENTI ASILO

 

 


 

SOS diritti.
Sportello legale a cura dell'Arci.

Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
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