Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri
Una polemica ricorrente
Saleh Zaghloul
La ricorrente polemica a proposito del burqa si  aggroviglia, di frequente, intorno al nodo rappresentato dalla concezione della donna e del suo ruolo nei paesi  islamici. In realtà, nel mondo arabo la situazione è diversificata.
Le fiction americane, nella programmazione delle emittenti arabe, hanno lo stesso ampio spazio dedicato loro dalla tv italiana. I format di successo nel mercato internazionale vengono riproposti  quasi uguali, dai quiz ai reality show. L’ingresso sulla scena politica araba dei movimenti islamici ha modificato la situazione: non so se nel mio popolarissimo quartiere di Amman sarebbe possibile vedere oggi, come nel 1971, quella minigonna (nata a Londra appena sei anni prima) indosso a una donna araba. E succede che una giornalista di Al Jazeera decida, da un giorno all’altro, di presentare  velata il telegiornale più visto nel mondo arabo. Qui, come in Italia, ci sono donne e uomini, che lottano contro il controllo del corpo femminile da parte dei maschi e delle autorità, difendendo al contempo il diritto di ogni donna di scegliere cosa indossare, cosa far apparire e cosa nascondere. I mezzi d’informazione italiani ignorano queste controversie e danno la massima visibilità a posizioni generalizzanti sostenute preferibilmente da italiane convertite, avvalorando così una visione che vuole le donne tutte sconfitte e vittime. Questo conferma che la via subalterna dell’assimilazione, che prevede la rinuncia alla propria cultura, è più agevole di quella dell’integrazione matura che aspira, faticosamente, a coltivare la propria identità. Quest’ultimo è un percorso accidentato e dall’esito incerto, ma va assolutamente intrapreso. Pena la banalizzazione delle biografie individuali e collettive.

Unità 21 novembre 2009
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