Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

07 maggio 2010

la sfida  Fini: testo su cittadinanza in aula anche senza intesa Gasparri: «Ma i requisiti attuali non si toccano»
Avvenire, 07-05-2010
GIANNI SANTAMARIA

Nonostante non ci sia un accordo politico - con l'opposizione e ancor più dentro la maggioranza - la proposta di legge sulla cittadinanza agli immigrati sarà in aula a giugno. Lo annuncia da Tirana il presidente della Camera Gianfranco Fini. E se la Lega tace sull'argomento - ma attacca su altri fronti - reagiscono i due capi-gruppo del Pdl Maurizio Gasparri (Senato) e Fabrizio Cicchitto (Montecitorio). Con il secondo a ribadire «che si dovranno pronunciare il partito e i gruppi». Il presidente della Camera sceglie un convegno sull'immigrazione- svoltosi ieri, durante la sua visita in Albania - per tornare su uno dei temi di frizione nel Pdl e nella maggioranza, annunciando che la conferenza dei capigruppo ha calendarizzato per il mese prossimo il provvedimento che intende passare dallo ius sanguinis (sei italiano se nasci da italiani), allo ius soli (che lega la cittadinanza al luogo, con diversi parametri per conseguirla, come il tempo di permanenza). «L'aula lo esaminerà anche se sul testo non c'è una grande intesa», allarga le braccia Fini che del tema ha fatto uno dei distinguo più clamorosi con l'alleato del Carroccio. La «sfida del futuro», prosegue
la terza carica dello Stato, è un percorso di cittadinanza «non per mero scadere del tempo, ma per un processo virtuoso di adesione a regole e valori». Infine, Fini si è espresso sui possibili scenari: «Se riusciamo entro l'estate ad avere una decisione è già qualcosa». Anche perché la Commissione Affari Costituzionali potrebbe chiedere un supplemento d'opera. Ma il maggiore ostacolo resta il «problema politico» delle divisioni «sia tra maggioranza e opposizione, sia all'interno della stessa maggioranza». Non replica la Lega Nord, le cui posizioni sono arcinote. Ma Umberto Bossi e Roberto Calderoli si tolgono qualche sassolino del Po dalle scarpe. A partire dalla sfida dell'ex An sul terreno dell'inesistenza della Padania, ribadita in sede di 150° dell'unità d'Italia, per finire al carattere regionale del Carroccio. «Se per Fini l'intera Padania è marginale - tuona il senatùr - se ne assume la responsabilità». Sprezzante il tono del ministro della Semplificazione: se alla direzione nazionale «racimoli il 6-7 per cento, o ti adegui o prendi atto che forse non sei nel partito giusto per te». Una benedizione bipartisan alle posizioni di Fini arriva dal fedelissimo Fabio Granata (che auspica «un'intesa alta») e da Enrico Farinone (Pd), che giudica l'annuncio «positivo», ma teme «che la Lega ci metta ancora una volta lo zampino». Fuoco di sbarramento dal Pdl. Gasparri, ex sodale in An, rivendica alla «destra» la garanzia della permanenza di alcuni «giusti principi» come lo ius sanguinis e i 10 anni per presentare domanda di cittadinanza. Duro il vicepresidente del gruppo alla Camera, Maurizio Bianconi: «Porre il diritto di cittadinanza come strumento d'integrazione significa ignorare i fondamentali giuridici e sostanziali della materia».









Fini accelera sugli immigrati: «In aula a giugno»
Generazione Italia si veste da partito (del 2%)

Libero, 07-05-2010

Il testo sulla cittadinanza ricomincia il suo iter a giugno, anche se è un problema politico che divide la maggioranza al suo interno. Gianfranco Fini, in visita in Albania, è tornato su uno dei suoi cavalli di battaglia: «Il testo a giugno sarà in aula alla Camera, è già calendarizzato. L'aula lo esaminerà anche se non c'è una grande intesa», ha spiegato Fini sottolineando che si tratta di «un problema politico che al momento evidenzia divisioni sia tra maggioranza e opposizione che all'interno della maggioranza». Nonostante ciò, l'auspicio è che «entro l'estate ci sia una decisione». Fini, durante il convegno con la presidente del parlamento albanese Jozefina Topalli, ha ribadito la sua linea sulla cittadinanza: «dopo che sei stato per anni in Italia a studiare o a lavorare, se si trovano dei muri invalicabili, il rischio è o lo scontro o il richiamo dei cattivi maestri». Per questo serve «un percorso di una cittadinanza non per mero scadere del tempo ma per un processo virtuoso di adesione a regole e valori».









ROMA/PROVINCIA: CONSIGLIO A SANT'EGIDIO, OK CITTADINANZA FIGLI IMMIGRATI

ASCA, 07-05-2010

Roma - ll Consiglio provinciale di Roma aderisce all'appello della Comunita' di Sant'Egidio per il diritto alla cittadinanza ai bambini nati in Italia, figli degli immigrati regolarmente residenti nel Paese. La mozione approvata oggi e' stata presentata da Paolo Bianchini, consigliere del Pd e impegna il presidente della Provincia a promuovere la sottoscrizione all'appello nei comuni del territorio e nelle altre Province.

''Lo scorso dicembre - spiega Bianchini - la comunita' di Sant'Egidio ha lanciato un appello a tutte le forze politiche, auspicando che il Parlamento promuova una legge giusta, lungimirante e irrimandabile che permetta ai bambini nati in Italia da cittadini stranieri regolari di acquisire la cittadinanza al momento della nascita. Solo nella Provincia di Roma - aggiunge - ci sono circa 70mila minori figli di immigrati, dei quali sette su dieci nati in Italia, di fatto inseriti nella societa' ma giuridicamente ancora 'esclusi', considerati italiani da tutti ma non ancora dallo Stato; una condizione che espone i minori a problemi di adattamento e vulnerabilita'. Questi bambini - sottolinea Bianchini - vanno a scuola con i nostri figli, con loro condividono impegni, sogni e gia' sviluppano sul piano pratico una co-tradizione culturale. La mancanza di un riconoscimento formale di una cittadinanza sostanziale finisce per creare senso d'esclusione, alimentare l'archetipo dello straniero, il pregiudizio del 'noi e loro', invece di porre su basi d'uguaglianza e d'incontro la convivenza tra identita' diverse ma non contrapposte, che - conclude - compongono il mondo di oggi e soprattutto quello futuro''.









I migranti preferiscono il centrosinistra ma quelli dell'Est guardano a destra

la Repubblica, 07-05-2010
VLADIMIRO POLCHI

ROMA — Se potessero, gli immigrati voterebbero centrosinistra. Il loro identikit? Uomini, africani, residenti in Italia da molti anni, con un basso reddito. Adestra, guardano invece soprattutto le donne, provenienti dall'Est Europa, cristiane e con redditi medio alti.
A fotografare gli orientamenti di voto dei "nuovi italiani" è un'indagine dell'Osservatorio regionale per l'integrazione e la multietnicità (Orim), svolta dalla fondazione Ismu. La ricerca raccoglie le opinioni di 9mila immigrati rappresentativi della popolazione straniera ultraquattordicenne, provenienti dai Paesi a forte pressione migratoria e presenti a qualunque titolo nel territorio lombardo.
Cosa ne emerge? «Nel 2009 -spiega il professore Gian Carlo Blangiardo, ricercatore delusimi - il 59,8% degli immigrati si è dichiarato interessato a partecipare alle elezioni. Le donne sono generalmente le meno partecipi». A mettersi in fila davanti alle urne sarebbero per primi i filippini (74%), seguiti da romeni (64%), marocchini (63%) e senegalesi (62%). I meno interessati al voto? Ucraini (43%) e soprattutto cinesi (solo il 30% di loro si recherebbe ai seggi). Molto dipende anche dagli anni di residenza: è interessato al voto il 71,3% di chi è in Italia da oltre dieci anni e solo il 47,3% di quanti sono arrivati da meno di due anni.E ancora:parteciperebbe alle elezioni l'84,2% di chi ha la cittadinanza italiana e il 67,6% dei titolari di carta di soggiorno. Percentuali che scendono al 56-57% per chi ha solo il permesso di soggiorno, calano al di sotto del 50% per chi non ha attualmente i documenti in regola e raggiungono appena il 40% per chi non li ha mai avuti.
Ma come voterebbero gli immigrati?Benil42,l% sceglierebbe la sinistra, contro il 28,8% che si dichiara di destra (il resto non ha chiari orientamenti di voto). A votare per il centrosinistra sono per lo più uomini (45,2% rispetto al 38,1% di donne), provenienti da Senegal (67,6%), Costa d'Avorio (56%) e Marocco (55,7%). Di destra si dichiarano in maggioranza i brasiliani (50,7%), i romeni (46,7%) e gli ucraini (41,5%). Tra le 19 principali nazionalità d'origine dei flussimigratori, in l4 prevale comunque l'orientamento a sinistra, solo in tre quello di destra.
Insomma, se gli extracomunitari voterebbero in gran parte a sinistra, va rilevato che i neo-comunitari (che già possono votare alle elezioni amministrative) preferirebbero invece la destra. E tra questi soprattutto i romeni, forti delle loro primato: 800mila presenze in ltalia,su 4.5 milioni di immigrati residenti.
E ancora: l'orientamento a sinistra è più marcato tra gli irregolari, tra chi non ha alcun titolo di studio, tra musulmani e copti, tra disoccupati e studenti lavoratori. A destra sono orientati soprattutto imprenditori, ortodossi o evangelici, e chi guadagna mensilmente almeno 2.500 euro netti.
Voterebbero, infine, a sinistra gli immigrati di lungo corso: la maggioranza di quelli che risiedono in Italia da almeno 10 anni.








Immigrazione e ricchezza.  Il  caso italiano

l'interprete, 07-05-2010
Valentina Cardinale

Immigrazione: un tema scomodo, al centro delle polemiche politiche degli ultimi mesi dentro e fuori la maggioranza. Da un lato Gianfranco Fini, che nell'ultimo anno ha portato avanti proposte di riflessione e di apertura sul versante dell'integrazione e dei diritti civili, dall'altro un insieme di atteggiamenti di intolleranza o di localismo poco lungimirante da parte della Lega. Ma parlare di immigrazione è davvero un tradimento dei "tradizionali" valori della destra? Può un argomento come questo essere etichettato di destra o di sinistra? Polemiche utili ed inutili che però nel loro stesso dispiegarsi affermano due cose importanti: la questione immigrazione è centrale per la politica e l'economia italiana; e soprattutto, non si tratta di un fenomeno transitorio, da affrontare per vie emergenziali, ma di una caratteristica strutturale della società e dell'economia italiana. Fuori da ogni dibattito e strumentalizzazione politica, cerchiamo di capire allora le caratteristiche del fenomeno. I12008 è stato il primo anno in cui l'Italia, per incidenza degli stranieri residenti sul totale della popolazione, (il 7,1%) si è col locata al di sopra della media europea e, seppure ancora lontana dalla Germania e dalla Spagna (in cui gli immigrati sono rispettivamente dell'8,2% e dell' 11,7%), ha superato la Gran Bretagna (6,3%). Nei Paesi di più antica tradizione migratoria, però, è molto più elevato il numero di cittadini nazionali di origine immigrata, essendo più agevole la normativa sull'accesso alla cittadinanza (in Francia ad esempio il 23% della popolazione ha genitori o nonni di origine immigrata). 11 contributo degli immigrati alla società italiana si rileva su diversi fronti, in primis la crescita demografica e il mercato del lavoro. Quanto al primo caso, seppur con una tendenza in decrescita, al declino di fecondità delle donne italiane, si associa un contributo alla natalità da parte delle donne immigrate: nel 2009 circa 94 mila nascite, pari al 16,5%) del totale, sono attribuibili a madri straniere (erano 29 mila nel 1999, e 92 mila nel 2008), di cui il 3,4%o con par-tner italiano e il restante 13% con partner straniero. Nel secondo caso, il contributo del lavoro immigrato al Pil si stima intorno al decimo di punto. Ma come e dove? 11 mercato del lavoro degli stranieri nell'ultimo trimestre 2009[1] presenta un tasso di occupazione del 64%o, più elevato nelle regioni del centro Nord, e più basso nel Sud, luogo dove si concentra tra l'altro la quota maggiore di occupazione non qualificata a livello nazionale. Quanto alla divisione per sesso, mentre l'occupazione femminile è quasi totalmente impegnata nel settore dei servizi, l'occupazione maschile si divide nell'ordine tra industria, servizi e settore delle costruzioni; nello specifico gli stranieri, ad oggi, rappresentano un quinto dell'occupazione nell'industria e sono più del doppio degli occupati italiani nel settore delle costruzioni. Tuttavia, in tutte le occupazioni, gli immigrati, al pari dei lavoratori italiani, scontano il rischio precarietà: oltre il 14% infatti lavora con contratti temporanei, in modo più rilevante nel Sud dove comunque i tassi di occupazione sono più bassi. Sul versante del lavoro indipendente, ben il 15%) delle imprese è a titolarità straniera nonostante le difficoltà della fase congiunturale, attualmente (dati Unioncamere) si contano 187.466 cittadini stranieri titolari di impresa, in prevalenza a carattere artigiano, eh garantiscono il lavoro a loro stessi e anche a diversi dipendenti. Da questo quadro emergono due elementi: primo, l'occupazione immigrata è più elevata nelle aree più sviluppate del paese, con caratteristiche diverse a seconda dei modelli produttivi. Vi è un zoccolo di lavoratori maschi concentrati nel settore industriale e nell'indotto del quadrante nordorientale; alcune realtà del Nord est con manodopera regolata e fortemente stagionalizzata - turismo e raccolta di frutta in AltoAdige; le metropoli, dove i settori di occupazione sono più ampi e dove le donne sono soprattutto impiegate come colf e badanti; il Mezzogiorno, dove prevale il lavoro temporaneo e stagionale, che si presenta come area di accoglienza e transito verso le regioni del Nord, e che ospita ampia fetta delle imprese di stranieri. Secondo elemento, il legame tra lavoro e status di immigrato è molto stringente: la migrazione rappresenta una scelta esistenziale forte oltreché un requisito per la permanenza legale. A ciò si associa una disponibilità a svolgere un'ampia gamma di lavori, e di qui l'alta concentrazione nei settori meno appetibili per gli italiani. Non esiste, pertanto, concorrenza tra italiani e immigrati sul mercato del lavoro. 11 mercato degli immigrati è ancora dominato dal modello delle tre D (lavori dirty, dangerous, demanding ossia sporchi, pericolosi, onerosi), che non attraggono italiani e che invece sfruttano la disponibilità degli stranieri e impiegarsi anche in mansioni e professioni più basse rispetto al proprio titolo di studio. Ad oggi infatti i tre quarti della forza lavoro straniera è occupata in professioni legate a basse qualifiche (73% contro il 32% degli italiani), nonostante più di un terzo abbia un titolo di studio equiparabile al diploma.-Esiste invece un legame tra lavoro irregolare ed economica sommersa. Le recenti stime Istat valutano l'incidenza del lavoro non regolare sul com¬plesso degli occupati superiore al 10%). Di questa cifra, più di un terzo si colloca nell'agricoltura - ambito caratterizzato da una forte stagionalità e flessibilità contrattuale, seguito dai servizi - settore ad alta concentrazione di occupazione straniera. Un investimento nella promozione della regolarità deve quindi tenere conto del complesso sistema di convenienze dei datori di lavoro a risparmiare sul costo del lavoro, attraverso manodopera immigrata "in nero", anche con il concorso delle reti di immigrati già presenti sul territorio, che sono spesso i principali promotori di questo tipo di "intermediazione". Uno scenario complesso e articolato, ma già parte integrante della nostra società ed economia. Impossibile trattarlo con sufficienza o con distanza. Sono il 7,1% di noi e il decimo del nostro PIL. [11 Istat RFCL 2009









Genova: false assunzioni per favorire immigrati clandestini, un arresto

Adnkronos,  07-05-2010

Faceva ottenere il permesso di soggiorno o il suo rinnovo a immigrati irregolari fingendo di assumerli nella ditta edile di cui era titolare, producendo falsi cud, buste paga e altra documentazione. E' la ricostruzione effettuata dalla Digos genovese che ha portato in carcere, su ordinanza di custodia cautelare, il sessantatreeenne Emilio Gandolfi, nato a Milano ma residente a Genova.

Secondo gli investigatori sono almeno 41 i casi accertati di equadoriani stabilitisi illegalmente in Italia grazie all'intervento di Gandolfi e della sua convivente Adelina Josefina Noles Pilcorema. Per ottenere la falsa documentazione gli extracomunitari pagavano da 3.000 a 4.500 euro a contratto e altri 1.500 euro per il versamento dei contributi, mai pagati dal finto datore di lavoro.

Gandolfi era da tempo nel mirino della polizia, che gia' nel 2008 aveva ottenuto dal magistrato un decreto di perquisizione e scoperto nell'abitazione dell'indagato numerosi documenti relativi all'emissione/rinnovo di permessi di soggiorno.








Immigrati truffati Corsi fasulli per i permessi

Il Giornale Di Vicenza, 07-05-2010

L'INDAGINE. Scoperta una presunta organizzazione di veneti e africani
Tra i 20 indagati c'è un vicentino Secondo la polizia promettevano assunzioni in cambio di denaro: un raggiro da 10 milioni di euro
Ingannavano gli immigrati, promettevano loro di coronare un sogno: vivere e lavorare regolarmente in Italia. Li attiravano in Veneto con il miraggio di corsi di formazione e assunzioni in aziende della regione, facendoli entrare nel Paese con permessi di soggiorno temporanei. In cambio, si facevano pagare somme tra i 5 e i 10 mila euro. «Quando avrai il lavoro, potrai ottenere il permesso di soggiorno definitivo», garantivano agli stranieri. Ma, secondo la polizia di Treviso che ha svolto l'indagine, questa era una truffa colossale, architettata da un'organizzazione ramificata: nella rete è caduto un migliaio di immigrati a caccia di un riscatto. Dalla ricostruzione, quei corsi di formazione, per quelle persone, erano fasulli; men che meno esistevano le assunzioni promesse. Il giro di affari, secondo quanto emerso dalla'indagine, ammonta a circa dieci milioni di euro.
UN VICENTINO. La questura di Treviso ha coordinato ieri mattina un maxi blitz con venti perquisizioni. Altrettanti sono gli indagati, uno dei quali è vicentino: si tratta di Giuseppe Lauricella, 52 anni, origini palermitane, residente a Vicenza. già noto alla polizia. La perquisizione nella sua abitazione è stata svolta dagli agenti della squadra mobile guidata dal vicequestore Marchese. I poliziotti hanno sequestrato una rubrica telefonica.
Degli altri indagati, otto sono originari di Treviso o Venzia, altri otto marocchini e gli altri di Pordenone, Verona e Roma. Al centro della presunta rete, una società di formazione, la Forcoop, con sede a San Donà. I venti indagati sono accusati di associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata dal carattere trans-nazionale, viste le ramificazioni in Marocco, e procurato ingresso illegale di immigrati.
«AZIENDE COMPIACENTI». Stando all'indagine, le centinaia di extracomunitari iscritti ai tirocini beneficiavano del visto d'ingresso e di un permesso di soggiorno temporaneo, legato allo stage. La presunta organizzazione, che si era fatta dare per l'iscrizione dai 5 ai 10 mila euro a persona, faceva credere agli immigrati che sarebbero stati assunti. Così facevano intendere anche le ditte che la polizia ritiene "compiacenti": le quali, in cambio, ricevevano una fetta della torta di questo enorme giro d'affari. In realtà, era tutto fasullo: sia lo stage, sia l'assunzione. Risultato: agli immigrati veniva revocato il permesso temporaneo e scattava l'espulsione. Fine del sogno. E per uno straniero irregolare è alquanto difficile difendersi.
Secondo la magistratura il sistema messo in atto era fatto per aggirare la legge Bossi Fini. Fondamentale per l'indagine, durata oltre un anno, è stato l'uso di intercettazioni telefoniche.
PERQUISIZIONI ALL'ALBA. Ieri, il culmine dell'operazione, con le venti perquisizioni all'alba. La polizia ha messo le mani su oltre un migliaio di pratiche di regolarizzazione passate attraverso questo sistema. Sarebbe simile a quello emerso in un'inchiesta di poco più di un anno fa, che aveva portato all'arresto di quattro persone. Le aziende presunte "compiacenti" operano in diversi settori merceologici, dal metalmeccanico al tessile-abbigliamento.
Il questore di Treviso, Carmine Damiano, annuncia «clamorosi sviluppi». Questa, dice, è «un'operazione molto importante che tocca un nervo delicato, quello dell'immigrazione»









Boom di iscrizioni di studenti stranieri all’Università di Modena e Reggio Emilia.
In aumento anche gli immigrati di seconda generazione, sono i due terzi del totale stranieri. I cinesi la comunità più rappresentata.

ImmigrazioneOggi, 07-05-2010

Cresce la presenza di stranieri all’Università di Modena e Reggio Emilia (Unimore) che supera il 5% dell’intera popolazione iscritta all’Ateneo emiliano.
Una nota dell’Ateneo informa che sono complessivamente 1.003 gli universitari di nazionalità straniera e rappresentano un universo multietnico di 82 differenti nazionalità con un aumento dell’11,7% rispetto al precedente anno accademico.
In aumento anche gli immigrati di seconda generazione, figli di cittadini stranieri che si sono diplomati in Italia, che risultano 638, i due terzi del totale (63,6%).
“I dati sugli studenti stranieri - afferma il prorettore Sergio Paba - sono particolarmente incoraggianti. Questi risultati premiano l’impegno che Unimore sta dedicando da qualche anno all’internazionalizzazione e i frutti si vedranno ancora più chiaramente in futuro. Un segnale lo si coglie già adesso: il forte incremento di studenti che provengono dalla Cina, dove si è concentrato in particolare l’interesse dell’Ateneo”.








Immigrazione, stasera un incontro col direttore di Migrantes

lamezia web, 07-05-2010     

Lamezia Terme - "L'immigrazione tra dialogo e sviluppo" è il tema che stasera tratterà Giancarlo Perego, docente di teologia alla Lumsa di Roma e direttore generale di Migrantes, l'organizzazione dei vescovi che si occupa degli immigrati. Monsignor Perego è ospite della Scuola di dottrina sociale della Chiesa. L'incontro previsto per le 19.30 vede la presenza del vescovo diocesano Luigi Cantafora e dei responsabili del corso, i sacerdoti Giacomo Panizza e Leonardo Diaco.
Perego ricorda che per Benedetto XVI «quello migratorio è un fenomeno che rappresenta un'esperienza nuova sul piano storico, sia nel contesto italiano che in quello europeo e mondiale». Un fenomeno complesso, quello della mobilità, alimentato dalla globalizzazione e dalla comunicazione, che interessa in prevalenza aree geografiche caratterizzate da risorse insufficienti e da economie in transizione e che, nel 2008, ultimo dato disponibile dell'Onu, ha visto interessati nel mondo un miliardo di persone: 800 milioni dei quali hanno mantenuto la propria mobilità all'interno del proprio Paese; 200 milioni hanno invece raggiunto altri paesi e continenti. Il doppio negli ultimi dieci anni.
Perego sottolinea che l'Italia, da un secolo e mezzo paese di emigrazione, a partire dagli anni Ottanta ha iniziato ad essere al centro del fenomeno dell'immigrazione. Secondo l'Istat nel 2009 gli immigrati regolari sono 4 milioni e 279 mila, cioè oltre il 7% della popolazione.








Il volto buono della Londra multietnica che fa paura

Terra, 07-05-2010
Susan Dabbous

Inghilterre A colloquio con Mona Siddiqui, direttrice del Center for the study of Islam. Pregiudizi
e tensioni sociali, nel segreto delle urne ha pesato anche l'insofferenza degli inglesi verso l'immigrazione
Il nuovo primo ministro della Gran Bretagna un problema ce l'ha già: l'immigrazione. Dopo decenni di manica larga oggi sembrerebbe giunto il momento di chiudere le frontiere, almeno questo è il parere del popolo inglese, crucciato per la crisi economica e la disoccupazione. Stando ai dati uf-ficiali dell'Office for national statistics, la popolazione musulmana, ad esempio, è cresciuta, in quattro anni, di 500mila persone, passando da 1.870.000 del 2004 ai 2.400.000 del 2008. Sempre secondo l'Ons i piccoli islamici nel Regno Unito affollano le aule scolastiche con un ritmo dieci volte superiore rispetto alle altre religioni, e nello stesso periodo il numero dei cristiani si è ridotto di 2 milioni di persone. La professoressa Mona Siddiqui lavora da molti anni al dialogo interreligioso, dirige il Center for the study of Islam dell'università di Glasgow ed è ospite abituale della Bbc come commentatore. A lei chiediamo, in qualità di musulmana pachistana oltre che di studiosa, come si inserisce la religione musulmana nel contesto socioculturale inglese.
Professoressa Siddiqui, la Gran Bretagna ha aperto già da diversi anni ai tribunali islamici dove si risolvono contenziosi in base alla sharia. Perché   cittadini  che vivono in un Paese occidentale  sentono   l'esigenza   di applicare le proprie leggi?
Innanzitutto occorre  chiarire il termine sharia, si tratta di una delle parole più abusate e incomprese, quando si fa riferimento all'Islam. La
sharia rappresenta l'insieme di regole presenti nel Corano che riguardano tante cose: il modo in cui si vive, si mangia, ci si sposa, si gestiscono i propri risparmi o le relazioni sociali. Anche gli ebrei hanno delle regole molto precise per il loro stile di vita. Il Regno Unito non ha alcun problema a riconoscere queste consuetudini, il problema sopraggiunge quando si invade il campo della legge ordinaria o dei diritti umani. In realtà si tratta di un falso problema, perché la sharia non è un'imposizione ma più un dettame etico, non è qualcosa di fisso bensì una scelta consapevole.
Perché negli ultimi venti anni è aumentato considerevolmente il fonda mentalismo religioso nei Paesi musulmani?
Non direi che è aumentato il fondamentalismo in generale, piuttosto si sono venuti a costituire diversi tipi di fondamentalismo. È indubbio  che  stiamo  assistendo a un aumento delle azioni dei gruppi armati e militanti, ma non credo che sia possibile trovare una facile risposta alle rgioni perché questo sia accaduto. Sinceramente non so perché questo stia accadendo, non credo alle facili risposte, ma di una cosa sono certa: se riduciamo tutto alla religione non ci potremmo mai avvicinare alla risoluzione del problema.
Chi governa guarda con preoccupazione anche ai gruppi integralisti che dilagano nelle periferie di grandi metropoli come Londra.
Anche in questo caso io invito sempre a osservare che alla base delle grandi semplificazioni, integralisti, non integralisti, si annidano grandi equivoci. A volte ci sono emarginati che vengono bollati come fanatici religiosi, terroristi, quando in realtà non sono neanche musulmani. Troppo spesso chi ci governa non ha interesse a entrare nel merito della questione, e anche la comunicazione tra politici e periferie è molto difficile.


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Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
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