Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

Menù

 

"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

14 aprile 2014

La frenata delle rimesse: persi 1,3 miliardi di euro
il sole, 14-04-2014
La difficile situazione economica non fa sconti a nessuno e anche le rimesse degli stranieri soggiornanti in Italia segnano una brusca battuta d'arresto. Se si considerano gli ultimi sette anni, nel 2013 le somme che gli immigrati hanno inviato alle famiglie rimaste nel Paese d'origine hanno raggiunto il punto più basso, attestandosi compassivamente sui 5,5 miliardi di euro e registrando un calo di 1,3 miliardi (-20%). Ancora più netta la diminuzione se si considera il dato pro capite: circa 1.250 euro, il 25% in meno rispetto al 2012 (e 800 euro in meno che nel 2007 quando la cifra superava i 2mila euro). L'indicazione arriva dall'ultima indagine sulle rimesse degli stranieri in Italia realizzata dalla Fondazione Leone Moressa sulla base dei dati di Banca d'ltalia, Prometeia e Istat.
In termini macro economici - spiega lo studio - le rimesse dei migranti costituiscono un importante fattore di sviluppo e di cooperazione internazionale: possono infatti contribuire alla crescita delle economie più arretrate e hanno un impatto molto più immediate di altre iniziative, considerato il fatto che arrivano direttamente nelle mani delle famiglie che di quelle risorse hanno bisogno per vivere. Aumentando infatti il potere di acquisto di questi nuclei e lasciando loro la facoltà di scegliere come impiegare i "finanziamenti" in arrivo dai familiari migrati, si dà luogo a una forma di intervento anche più efficace dei tradizionali aiuti umanitari. Inoltre, su larga scala - precisa lo studio - l'afflusso delle rimesse rafforza la bilancia nazionale dei pagamenti e riduce la percentuale di debito da esportare: secondo alcune stime della Banca mondiale le rimesse ammontano a più del doppio del totale degli aiuti pubblici allo sviluppo e sono seconde solo agli investimenti diretti all'Estero.
Cina in ritirata
Ciò nonostante anche questo "tesoro" guadagnato sul campo e spedito a casa dagli stranieri che scelgono di trovare fortuna oltreconfine, sta rallentando il suo flusso finora in costante crescita (un leggero arretramento si era registrato solo nel 2010, seguito da una diminuzione più consistente lo scorso anno, limi- tata comunque a un -7,6%). «A pesare in maniera decisiva sul¬la contrazione è il fronte cinese - osserva Enrico Di Pasquale, ricercatore della Fondazione Moressa La Cina ha sempre rap- presentato il principale Paese di destinazione delle rimesse, ma se fino al 2012 contribuiva al 40% dell'importo complessiva- mente trasferito all'estero, quest'anno la quota si è ridotta al 20 per cento. Pur guidando ancora la classifica delle mete prevalenti, "soltanto" 1,1 miliardi di euro hanno preso la strada della Cina nel 2013, il 60% in meno rispetto all'anno precedente, quando ne erano stati trasferiti quasi 2,7 miliardi».
Altre comunità hanno in effetti ridotto gli invii in maniera molto più contenuta: i fïlippini del 7,3% (a 0,34 miliardi), ma-rocchini e peruviani di neppure l'1% (rispettivamente a 0,24 e 0,19 miliardi). «E alcune hanno addirittura incrementato di per- centuali a doppia cifra i soldi spediti a casa - commenta Di Pasquale -: in particolare le comunità asiatiche come quelle arrivate in Italia dal Bangladesh (+ 52%), dall'India (+ 22%) o dallo Sri Lanka (+ 62%), somme che pur modeste hanno parzialmente compensate la "stretta" di circa 1,6 miliardi da parte dei cinesi».
Sul territorio
Lo studio offre anche uno spaccato territoriale dei flussi: si osserva cosi che il Lazio è la regine che nel 2013 ha subito il più forte calo nelle rimesse (-48%), superando di poco il miliardo di euro e lasciando il primo posto della classifica alla Lombardia dove i trasferimenti (pur in calo del 19%) hanno sfiorato il tetto di 1,2 miliardi di euro. Toscana, Emilia Romagna e Veneto sono altre regioni importanti per l'economia degli extracomunitari con valori analoghi a quelli del 2012, mentre contrazioni significative (intorno al 20%) si rilevano in Campania e Sicilia (rispettivamente a 0,33 e 0,26 miliardi).
Infine il quadro provinciale: a spiccare è Roma con 965 milioni seguita da Milano (675 milioni) e Napoli (221 milioni). Ma se si guarda ai valori pro capite a battere tutti è Prato con 5.500 euro per ogni straniero e Catania con 4.300 euro.





Laboratori Catozzella
Nuovi europei/ Il coraggio di Samia raccontato agli studenti
Corriere.it, 14-04-14
Giulia Dessì
Samia Yusuf Omar nasce nel 1991 in Somalia, a poche settimane dallo scoppio della guerra civile, con un talento particolare: la corsa. Le sue gambe magrissime sono anche le più veloci. Il fondamentalismo islamico, la guerra, la povertà, l’assenza di un campo sportivo e di un allenatore professionista non sono barriere per chi ha sogni e determinazione come Samia. Si qualifica per i 200 metri alle Olimpiadi di Pechino, corre, e arriva ultima. Nove secondi dopo la prima. Samia è tanto amata dalle donne musulmane di tutto il mondo, quanto odiata dai fondamentalisti del suo Paese. Così decide di intraprendere il Viaggio verso l’Europa, verso le Olimpiadi di Londra 2012, attraverso l’Etiopia, il Sudan e la Libia. Dopo un anno e mezzo di situazioni al limite dell’umano, riesce a imbarcarsi, insieme a tanti altri, su una carretta diretta verso l’Italia. Ma Samia non ce la fa. Muore in mare, a 80 miglia dalla costa siciliana.
    “Colpisce il suo senso di libertà e di coraggio, il fatto che sia una ragazza che ha lottato tantissimo per realizzare il suo sogno”
ci spiega Giuseppe Catozzella , lo scrittore che ha raccolto le testimonianze della vita di Samia e ne ha scritto un romanzo, Non dirmi che hai paura , pubblicato da Giangiacomo Feltrinelli Editore  e candidato al Premio Strega. Catozzella si confronta ogni settimana con i ragazzi delle scuole di tutta Italia.
In Lombardia in particolare, oltre a presentare il libro e rispondere alle domande, lavora con gli studenti per realizzare un nuovo testo. Partendo dalle immagini che sono piaciute maggiormente, i ragazzi infatti compongono un nuovo racconto collettivo sul tema del viaggio, della migrazione o del sogno. Sono i laboratori del concorso “Non dirmi che hai paura Lab” , coordinato dall’associazione Il Razzismo è una brutta storia.
    “Dalla Val D’Aosta alla Sicilia, tutti i ragazzi si sono immedesimati nella vita di Samia”, ci racconta lo scrittore. “Le domande più ricorrenti riguardano la sua vita personale – la famiglia, l’amore, l’amicizia, il tradimento. Sono dettagli in cui i giovani si rispecchiano, perché nonostante Milano sia lontanissima da Mogadiscio, le emozioni di Samia sono le emozioni di tutti”.
“In Italia i modelli di coraggio per i più giovani esistono, ma non si vedono. Gli studenti raccontano di avere delle passioni, ma di non essere abbastanza determinati”, continua l’autore. “E Samia ha dato ad alcuni di loro l’energia per affrontare un momento difficile della loro vita”. Ed è proprio sull’immedesimazione che nei laboratori si lavora per parlare di migrazioni e razzismo. “La scrittura riesce a combattere le discriminazioni perché è attraverso le storie che ci si può immedesimare in qualcun altro” spiega Catozzella.
    “La letteratura genera un senso di comprensione profonda che scaturisce dall’immedesimazione del lettore nei protagonisti.”
Leggendo il romanzo i ragazzi si rendono conto di essere fortunati perché non sono costretti a fare un viaggio di 8000 chilometri attraverso il deserto e il mare per raggiungere una vita tranquilla.
    “Questa storia li porta a guardare con occhi diversi uomini e donne immigrati che incrociano per strada. Ora pensano che molti hanno dovuto affrontare un viaggio simile prima di arrivare in Italia” ci racconta lo scrittore.
Durante la discussione, inoltre, gli studenti non rifiutano di mettere in gioco le proprie opinioni: “mi colpisce la facilità con la quale abbandonano i loro piccoli pregiudizi. Gli adulti, invece, rimangono aggrappati alle loro idee. Questo fa ben sperare, vuol dire che gli incontri funzionano bene”.

La rubrica “Nuovi Europei” è parte del progetto OEOE: Our Elections Our Europe  che, in vista delle elezioni europee 2014, monitora la stampa e i discorsi dei politici e risponde in modo creativo a eventuali messaggi discriminatori. OEOE è realizzato dal Media Diversity Institute  in Inghilterra, Symbiosis in Grecia, il Center for Independent Journalism  e CivilMedia  in Ungheria e dall’associazione Il Razzismo è una brutta storia  del gruppo Feltrinelli in Italia, grazie al sostegno di Open Society Foundations . Seguite i “Nuovi Europei” su “La città nuova” ogni lunedì e su Facebook  e Twitter .



Mogherini: "Con Mare Nostrum salvati 12mila migranti"
"Il ministro degli Affari esteri: "I nostri sforzi da soli non sono sufficienti"
stranieriinitalia.it, 14-04-2014
Roma, 14 aprile 2014 - L'operazione Mare Nostrum ha consentito ''finora il salvataggio di 12mila migranti, ma i nostri sforzi da soli non sono sufficienti. Sul versante della sensibilizzazione dell'Europa, sulla necessita' di una presa in carico del problema, sono stati fatti passi avanti ma non sono esaurienti''.
A dirlo il ministro degli Affari esteri Federica Mogherini durante un'audizione sul tema delle politiche internazionali in materia di immigrazione davanti al Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attivita' di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione.
Una ''efficace gestione dei fenomeni migratori non puo' prescindere da un costante dialogo con i paesi terzi di origine e soprattutto di transito, per una collaborazione a tutto campo e la condivisione delle responsabilita'. E' chiaro all'Italia - ha detto Mogherini - e inizia ed essere chiaro anche all'Europa''. Particolare attenzione e' rivolta alle migrazioni dalla Libia. Per Mogherini ''l'area mediterranea e' una priorita' assoluta per tutta l'Unione europea, il nostro sforzo e' far comprendere ai partner europei che il tema e' comunitario''. ''Nel 2013 - ha proseguito il Ministro - il 70% dei fenomeni migratori si sono svolti sulla rotta del Mediterraneo centrale, con partenza da Libia e arrivo in Italia''.



Scola: «Immigrati, il futuro di Milano». La Lega insorge
l'Unità, 14-04-2014
PINO STOPPON
Non è la prima volta che la diocesi di Milano entra in contrasto contro la Lega Nord. Era già successo ai tempi del cardinale Martini, in quelli di Tettamanzi, e oggi il rituale sembra ripetersi.
Che cosa è successo? È successo chen il cardinale Angelo Scola durante la messa per la festività delle Palme ha parlato degli immigrati come degli artefici del «futuro» della città e della sua nuova fisionomia. Il cardinale si è rivolto anche a un gruppo di stranieri, da tempo residenti nel capoluogo lombardo, che hanno partecipato alla processione con gli ulivi dalla chiesa di Santa Maria Annunciata in Camposanto verso piazza Duomo. In un passaggio della sua omelia l’Arcivescovo, rivolgendosi
in particolare ai migranti che hanno animato il corteo, ha detto: «Guardando ai dolorosi conflitti e alle troppe forme
di violenza ancor oggi diffuse il nostro cuore è preso da sgomento.Etuttavia non perdiamo la speranza. Ne è segno
- ha sottolineato - il fatto che siamo convenuti qui in Duomo, provenienti dalle molte nazioni che abitano la metropoli
milanese e ne stanno costruendo il futuro e la nuova fisionomia, per affidare a Gesù la supplica per la pace.
Il ramo di ulivo o di palma che esporremo nelle nostre case e nei nostri ambienti di vita sarà un segno che vogliamo
essere autentici uomini di pace».
Le parole di Scola non sono piaciute al neo segretario della Lega Nord Matteo Salvini. «Chiederò un incontro al cardinal Scola per dirgli che il futuro della città di Milano è in mano in primo luogo ai milanesi, agli italiani e anche agli stranieri che però sono ospiti...» ha detto Salvini.
Calibrando anche le parole. Perché a Scola, tutto sommato, è andata bene. Nel dicembre del 2009, tanto per fare un esempio, il suo predecessore, Dionigi Tettamanzi fu insultato pesantemente dai leghisti per aver espresso vicinanza agli immigrati. Paragonato a un «imam» dalla Padania e a un «mafioso mandato in Sicilia» dal ministro leghista Roberto Calderoli, il porporato brianzolo che stava sullo stomaco alla Lega non arretrò di un millimetro dalla sua posizione. Del resto, disse durante la sua omelia per Sant’Ambrogio, i vescovi avevano il compito di «vigilare sul gregge e così di difenderlo dagli assalti delle bestie spirituali, ossia dagli errori di quei lupi rapaci che sono gli eretici».
Non era chiaro se i lupi di cui parlava l’arcivescovo avevano i lineamenti dei leghisti che lo avevano attaccato per aver difeso i 250 rom sgombrati in quel tempo a Milano. Ma contro la Lega e a difesa del cardinale si era mobilitato tutto il gregge dei cattolici in politica.
Destra e sinistra, non c’erano distinzioni di schieramento nella censura delle sparate del carroccio. I leghisti avevano offerto al cardinale un ramoscello d’ulivo. Lo stesso Matteo Salvini aveva chiesto, ma non ottenuto, un incontro natalizio per farsi gli auguri e avere un «chiarimento».
Ma che i rapporti tra gli Arcivescovi di Milano e i leghisti non siano mai stati idilliaci ce lo ricorda anche una celebre frase di Carlo Maria Martini. Nel 2002 al giornalista Marco Garzonio ne il libro «Il Cardinale» aveva risposto alla domanda su cosa avrebbe fatto se un giorno ci fosse stata la Padania separata: «Rimarrei al mio posto come Schuster è rimasto al suo posto quando ha dovuto reggere la diocesi praticamente separata dal resto d’Italia nel ’43, cercando di tenere saldi valori di ogni tipo: carità, solidarietà, onestà, di relazione con il resto del mondo». Un comportamento che anche Scolòa sembra onorare.



Immigrazione: in 249 a Porto Empedocle, neonati e 2 disabili
Giunti a bordo della nave Sirio, c'è anche donna incinta
(ANSA) - PALERMO, 13 APR - Si sono concluse da poco, a Porto Empedocle (Ag), le operazioni di sbarco dalla nave della marina militare 'Sirio' di 249 migranti, tra cui 43 minori e 36 donne. Il trasbordo dei migranti dall'unità navale alla banchina Todaro, coordinato dalla sala operativa della Capitaneria di Porto di Porto Empedocle, è stato effettuato dalle motovedette CP 819 e CP 2093 della Guardia Costiera. Le persone soccorse sono in prevalenza di nazionalità siriana e nigeriana: tra di loro anche una donna incinta e alcuni neonati, oltre a due persone disabili (uno dei quali in carrozzina).
    Prima di mezzanotte è previsto l'arrivo a Porto Empedocle della 'European Voyager', in servizio di linea con le isole Pelagie, con a bordo altri 12 migranti recuperati la scorsa notte dalle unità di soccorso nei pressi di Lampedusa e successivamente trasbordati sulla nave passeggeri per il trasferimento a terra.
    Quello di oggi è il terzo sbarco di migranti coordinato, in soli quattro giorni, dalla Capitaneria di porto di Porto Empedocle. (ANSA).
   


Ha la famiglia in Italia, ma deve tornare in Albania. Storia di Ronny
Parla il ragazzo di seconda generazione rinchiuso nel Cie di Bari: “Ho tutta la famiglia in Italia non posso essere rimpatriato in Albania”. Cresciuto qui dall’età di tre anni, deve essere ancora “identificato” dalla polizia
Redattore sociale, 12-04-2014
ROMA - L’assurda macchina dei Cie. Nei centri di identificazione e di espulsione vengono rinchiusi anche italiani di fatto, insieme ai migranti irregolari in attesa di rimpatrio. E’ il caso di Ronny, 21 anni, cresciuto in Italia dall’età di tre anni, che parla con l’accento toscano e ha tutta la famiglia nel nostro paese. A causa dei precedenti penali e della legge sulla cittadinanza, la polizia ritiene che il ragazzo debba essere rispedito in Albania, anche dopo aver vissuto praticamente tutta la sua vita in Italia. Ma Ronny è rinchiuso nel Cie di Bari anche perché deve essere “identificato”, come se fosse un immigrato irregolare di cui non si conosce l’identità.
Guarda l'intervista a Ronny
Ronny per video interna
La burocrazia dell’identificazione può essere molto lenta (fino a 18 mesi). In pratica il ragazzo è rinchiuso in una struttura di detenzione amministrativa, non penale, perché le autorità italiane non sanno chi è e ritengono che l’Albania sia lo Stato in cui il ragazzo deve vivere. Ma il giovane non può rispettare l’ordine della polizia di lasciare Lucca perché tutta la sua famiglia si trova in Toscana e suo fratello è cittadino italiano.
“E’ possibile che dando un’interpretazione restrittiva della norma, ad esempio se la persona non ha rispettato l’ordine di lasciare il territorio nazionale, la polizia possa affermare in questo caso di avere rispettato le regole trattenendo il ragazzo – spiega l’avvocato Salvatore Fachile, esperto di immigrazione – ma l’applicazione della legge deve anche essere ragionevole e in questo caso è chiaro che non lo è. Dentro i Cie non possono stare persone che hanno forti radici in Italia, questo è assurdo, per quanto potrebbe essere legale”. (Raffaella Cosentino)



Il viaggio di Alì, prigioniero del traghetto tra l’Italia e la Tunisia
Non è riuscito a rinnovare il permesso di soggiorno perché non ha più un lavoro. Da una settimana viaggia tra Palermo e Civitavecchia: la Polizia non lo fa scendere in attesa che la nave cambi rotta e lo riporti in patria
stranieriinitalia.it, 11-04-2014
Roma – 11 aprile 2014 - Da domenica scorsa, Mohmoudi Alì è costretto a vivere sulla motonave Fantastic GNV che fa la spola tra Palermo e Civitavecchia. Non può scendere a terra, ma deve aspettare che lo stesso traghetto cambi rotta e lo porti in Tunisia. Un’ odissea reale nella burocrazia dell’immigrazione.
L’uomo è un cittadino tunisino di trentacinque anni, dieci dei quali passati in Italia. Viveva a Marano sul Panaro, in provincia di Modena, insieme al fratello. Dopo aver perso il lavoro aveva ottenuto un permesso di soggiorno per attesa occupazione scaduto lo scorso 17 agosto 2013. La richiesta di rinnovo è stata respinta dalla Questura di Modena, che però ha concesso ad Alì 15 giorni dalla notifica dell'atto per lasciare l'Italia.
Il problema è che il foglio di via è stato notificato ad Alì dalla Polizia di Frontiera il 6 aprile mentre cercava di sbarcare a Palermo dalla Fantastic GNV dopo un suo soggiorno in patria. Il traghetto infatti, nei week end, è utilizzato per la tratta Palermo-Tunisi. Gli agenti lo hanno fatto tornare a bordo, con il divieto di mettere piede in Italia e l’ordine di tornare in patria. Però intanto la Fantastic Gnv ha iniziato la sua tratta “feriale” tra Palermo e Civitavecchia e solo domani sera ripartirà per Tunisi.
E il 15 giorni di tempo concessi ad Alì dal Questore? “La Polizia sostiene che lui avrebbe diritto a quei giorni solo se mettesse piede in territorio italiano. Ma siccome sta sulla nave non ne ha diritto. Impedirgli di fare rientro in Italia, fosse pure per 15 giorni, comporta che non possa avere modo di organizzare la partenza in maniera dignitosa” ha spiegato l’avvocato Rosa Ugolini, che insieme alla collega  Elisa Sforza sta seguendo il caso.
Il garante dei Garante dei Detenuti del Lazio, Angiolo Marroni, parla di "paradosso burocratico" e ha inviato una nota urgente al Ministero dell'Interno, al Dipartimento per le liberta' civili e l'immigrazione, alla questura di Palermo e di Roma.
"Dal punto di vista giuridico – denuncia il Garante - quest'uomo si trova in una condizione di limitazione della libertà personale senza aver commesso reati e senza che la misura sia stata stabilita da un organo giudiziario, circostanza che potenzialmente viola la riserva di giurisdizione affermata dall'art. 13 della Costituzione''. Al di là della violazione ''delle norme e del buonsenso'', secondo il Marroni la vicenda insegna ''che e' necessaria una profonda opera di sburocratizzazione dell'ordinamento, che rimetta al centro di tutto la persona''.
Intanto, Alì continua a solcare il mare a bordo del traghetto. Senza sapere se, dopo una settimana di viaggio, arriverà in Italia o in Tunisia.
EP

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Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
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