Il padre che non può riconoscere il figlio nel Paese respingente

Il padre che non può riconoscere il figlio nel paese respingente
di Sergio Briguglio
l'Unità del 21.05.2009

Tra le disposizioni contenute nel ddl sicurezza, ce n'è una che modifica il Testo unico sull'immigrazione imponendo l'esibizione del permesso di soggiorno anche per il perfezionamento degli atti di stato civile; in particolare, per la registrazione della nascita e per il riconoscimento del figlio naturale.
La maggioranza di governo sostiene che questa modifica non ostacolerà affatto registrazioni e riconoscimenti dei figli di stranieri irregolari, dal momento che la normativa prevede (art. 28 del DPR 394/1999) il rilascio di un permesso di soggiorno alla donna incinta o che abbia partorito da meno di sei mesi e (per la sentenza 376/2000 della Corte Costituzionale) al marito di lei. Si ostina a non tener conto però, quella maggioranza, del fatto che l'art. 9 dello stesso DPR impone per il rilascio di ogni permesso di soggiorno (salvi i pochi casi tassativamente elencati) che lo straniero sia in possesso di passaporto. I genitori irregolari privi di passaporto non avranno quindi modo di registrare la nascita all'ufficio di stato civile né davanti al direttore sanitario (che agisce, ai fini della registrazione, proprio da ufficiale di stato civile). Quando poi lo straniero irregolare sia solo padre naturale del neonato, la normativa non prevede alcuna chance di regolarizzazione (e la Corte Costituzionale ha dichiarato legittima tale esclusione con l'ordinanza 192/2006) né, quindi, alcuna possibilità di riconoscere il figlio. Si pensi allora al figlio di padre naturale irregolare nel caso in cui la madre muoia di parto: chi impedirà, nei fatti, che venga dichiarato adottabile? La maggioranza, se ha a cuore i diritti dei nascituri stranieri, si adoperi per correggere in Senato le norme appena approvate dalla Camera. In caso contrario, ci risparmi almeno l'esibizione della propria marmorea incompetenza.
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