Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

10 aprile 2012

Non solo Lampedusa: violati anche a Venezia i diritti dei migranti
l'Unità, 07-04-2012
Italia-razzismo
L’osservatorio veneziano contro le discriminazioni razziali, qualche giorno fa ha denunciato numerosi casi di violazioni dei diritti umani nei confronti dei migranti irregolari arrivati dalla Grecia nel porto di Venezia. L’Osservatorio – coordinato dall’associazione SOS diritti, è nato dall’accordo tra il Comune di Venezia e l’Ufficio nazionale antidiscriminazione – tra il 2010 e il 2011, con l’aiuto della Prefettura della città e del Cir, ha raccolto i dati sugli arrivi e i rimpatri dal porto lagunare. È certo, come sostiene la responsabile dell’Osservatorio, Alessandra Sciurba, che nel 2010 «perlomeno 419 persone sono state respinte con la prassi dell’affido al comandante della nave senza aver avuto modo prima di esporre la propria situazione al personale competente, per inoltrare una formale domanda di asilo».
Questo dato non racconta un fenomeno nuovo. L’aspetto che però stupisce è che, di ciò che accadeva al porto di Venezia, poco o nulla si sapeva. Infatti, nell’ultimo anno, l’attenzione dei media si è incentrata su Lampedusa e zone limitrofe, denunciando sia come la frontiera più a sud dell’Europa avesse bisogno di rinforzi, sia come l’arrivo di quei rinforzi, determinato dall’“emergenza”, giustificasse le pratiche poco ortodosse nei confronti di chi tentava lo sbarco. Insomma, parrebbe che in molte zone del nostro Paese, siano in vigore dei taciti regolamenti che fanno dell’utilizzo delle maniere forti il loro principio fondante. In violazione di quella direttiva europea, recepita dall’ordinamento italiano, basata sul principio del non refoulement. Essa non prevede che una persona sia rispedita da dove è venuta senza che le ragioni della sua partenza (e spesso si tratta di gravi violazioni dei diritti umani) siano state valutate da una commissione competente.



Rifiuta il caffè a un nordafricano, barista denunciato per razzismo
L'uomo aveva imposto ai dipendenti di non servire consumazioni a causa di una lite avvenuta la sera prima fra magrebini. L'immigrato ha chiamato i carabinieri
Corriere della sera, 10-04-2012
PADOVA - Rifiuta per due volte di servire un caffè a un nordafricano, esasperato per l'ennesima rissa tra immigrati nel suo locale, ma viene denunciato dal cliente ai carabinieri per atti di razzismo. L'episodio, riportato dalla stampa locale, è avvenuto il giorno di Pasqua nel Centro ricreativo comunale di Abano Terme, gestito da alcuni anni da una cooperativa sociale. Un uomo di 47 anni di origini marocchine si è recato al mattino nel locale per consumare un caffè ma si è visto opporre un rifiuto dal barista in servizio. Il gestore del bar aveva infatti imposto ai dipendenti di non servire consumazioni agli avventori nordafricani a causa di una lite particolarmente accesa avvenuta la sera prima proprio tra due magrebini nel locale. Pensando che si trattasse di uno scherzo, il cliente si è allontanato dal bar senza protestare, per farvi ritorno però nel pomeriggio insieme a tre amici. Di fronte al nuovo rifiuto di un caffè, l'uomo ha chiamato i carabinieri, ai quali il gestore ha confermato l'intenzione di non voler servire i clienti nordafricani. Il titolare del bar si è detto esasperato per i continui problemi causati nel locale, frequentato da anziani e famiglie, da gruppi di immigrati ubriachi. Per il responsabile del bar è scattata una sanzione amministrativa e la denuncia per atti di razzismo. (Ansa)



Arriva il nuovo permesso elettronico
Il documento di soggiorno (Pse) sarà gratuito per i minori sotto i 12 anni
il sole, 10-04-2012
Marco Ludovico
ROMA -Dirittura d'arrivo per il nuovo permesso di soggiorno elettronico (Pse). Lo schema di decreto interministeriale giungerà nelle prossime settimane sul tavolo del ministro dell'Interno, Anna Maria Cancellieri. Sarà firmato di concerto con il titolare della Pubblica amministrazione, Filippo Patroni Griffi, e dell'Economia (interim del presidente del Consiglio Mario Monti). Si definiscono, come recita il titolo del provvedimento, le «Regole tecniche e di sicur ezza relative al permesso di soggiorno» in conformità all'Unione europea. Il gruppo tecnico interministeriale ha ultimato la redazione dell'articolato. Oltre a quello principale ci sono tre «decreti direttoriali» per indicare («Procedure e processi» di rilascio del permesso, «Infrastrutture di sicurezza» e «Biometrie». La fase di elaborazione tecnica era cominciata già nella prima metà del 2009. In questi giorni è arrivato anche il parere (tecnico) favorevole del dicastero dell'Economia e manca soltanto un passaggio all'Authority per la privacy. Secondo i programmi del Vimínale tutto dovrebbe chiudersi a maggio, con la firma del ministro dell'Interno e l'avvio di una fase sperimentale che interesserà la provincia di Viterbo. Si ipotizza, inoltre, che il rila- scio del Pse sarà esteso a tutti gli immigrati minori compresi per qualunque fascia d'età, e per i bambini con meno di 12 anni sarà gratuito. Il Pse è a tutti gli effetti una card di plastica dove viene inserito un microprocessore in tecnologia "Rf' (radiofrequenze) in cui sono inseriti e memorizzati una serie di dati dello straniero, comprese foto e impronte digitali dell'indice sinistro e destro. La foto è anche visibile nella card. È il Poligrafico dello Stato a produrre il permesso elettronico e il decreto prevede anche la nomina di una commissione interministeriale «di coordinamento per il monitoraggio e l'aggiornamento tecnologico» del Pse. Va notato che le strutture dello Stato coinvolte nell'operazione sono una serie numerosa. Le questure sono ufficialmente responsabili del procedimento di rilascio. Gli uffici immigrazione delle stesse questure devono identificare e rilevare, attraverso i controlli nelle banche dati, se ci sono motivi di ostacolo al rilascio del Pse. La Polizia scientifica è responsabile dei relievi delle impronte digitali. Tutti i dati confluiranno al Cen (centro elettronico nazionale) del ministero dell'Interno. Oltre al Poligrafico in campo ci sono le Poste, il dipartimento Libertà civili dei Viminale e il ministero dell'Economia, che vigila sulla produzione delle carte valori.
Una delle novità piú radicale rispetto alla prima versione del Pse è la scelta finora assunta dal dipartimento di Pubblica sicurezza di rinunciar e alla banda ottica, adottata fin dal 1999 dall'Italia. Si tratta di una fasciâ d'argento incisa al laser con i dati dello straniero e la foto è riprodotta con un ologramma nella stessa fascia. È ancora utilizzata nella carta d'identità elettronica (Cie), finora sono stati stampati cinque milioni di Cie e tre milioni di Pse. Per il gruppo tecnico interministeriale la banda ottica - inserita nell'elenco ufficiale dell'Unione europea tra gli ele- mentidi sicurezza «opzionali» - ha un rapporto costi/benefici troppo elevato.La questione è rimasta ristretta a pochi addetti ai lavori ma in realtà è un tema nient'affattosecondario.Laban- da ottica è una tecnologia proprietaria, cioè al mondo prodot- ta soltanto dalla Lasercard, azienda americana acquisita l'anno scorso da Hid, multinazionale europea con oltre cinque miliardi di fatturato. Riconoscibile a vista, la banda non è mai stata contraffatta tanto che nel 2010 gli Stati Uniti dopo 13 anni l'hanno riconfermata nella Green card, il documento di soggiorno Usa rilasciato sinora in trenta milioni di copie. E in Italia è presente, tra l'altro, nei documenti di identificazione adottati dall'Arma per i carabinieri (oltre 100mila militari). Al ministero dell'Interno,però, da un certo momento in poi questo elemento di sicurezza non è sembrato più necessario. L'ambasciatore degli Stati Uniti in Italia, David Thome, ha scritto due volte all'allora ministro Roberto Maroni senza ottenere risposta.
Di certo non ci sono stati esempi di contraffazione del Pse italiani con banda ottica mentre - da quando è stata provisoriamente eliminata - c'è stato almeno un caso di falsificazione. La questione sollevata dai tecnici attiene ai costi: si parla di circa sette euro in piü a permesso con la banda Ma c'è anche chi dice che sono solo un euro e mezzo, al massimo. Cifre, comunque, che non spostano più di tanto un prezzo, quello del permesso, in assoluto molto alto: può arrivare fino a 200 euro, a seconda della durata. Resta poi incomprensibile il fatto che sia il ministero dell'Interno a sollevare un pre- giudizio finanziario anzichè privilegiare il criterio della sicurezza. Ma su questo l'ultima parola spetterà al ministro Cancellieri.



Il 5,5% del Pil dalle imprese degli immigrati
Il maggior contributo arriva dall’edilizia. I ricercatori della Fondazione Leone Moressa: “Assumono personale, pagano le imposte, contribuiscono alla crescita complessiva del sistema nazionale, anche in periodo di crisi”
Stranieri in italia, 10-04-2012
Roma – 10 aprile 2012- Le 454mila imprese gestite da stranieri producono quasi 76 miliardi di €, pari al 5,5% dell’intera ricchezza prodotta a livello nazionale. L’edilizia è il settore che tra tutti mostra un maggior peso della componente straniera nella creazione del valore aggiunto (il 13,8%) e la Toscana è la prima regione in cui il valore aggiunto prodotto da aziende gestite da stranieri è più elevato che da altre parti (7,7%).
Questi alcune stime realizzate dalla Fondazione Leone Moressa sull’apporto economico delle attività imprenditoriali condotte dagli stranieri in Italia.
Per regione. In Italia le 454mila imprese condotte da stranieri contribuiscono alla creazione del 5,5% del valore aggiunto nazionale. A livello territoriale si possono identificare delle regioni che più di altre mostrano un “contributo straniero” alla ricchezza prodotta più elevato: si tratta della Toscana con il 7,7% del valore aggiunto prodotto da imprese a conduzione straniera, seguita da Emilia Romagna (6,7%) e Friuli Venezia Giulia (6,4%). Ad eccezione dell’Abruzzo che si colloca in questa classifica al quarto posto a livello nazionale, l’Italia si divide in due: al Centro e al Nord dove il contributo degli immigrati si fa più forte, e al Sud dove l’incidenza del lavoro straniero si arriva appena al 2,5% in regioni quali la Campania e la Basilicata.
Complessivamente le imprese condotte da stranieri concorrono alla creazione di un valore aggiunto che si aggira attorno al 76 miliardi di €. Tra tutte le regioni la Lombardia è quella in cui la componente straniera produce in assoluto la maggiore ricchezza in termini di valore aggiunto superando i 18 miliardi di € (quasi un quarto del totale del valore aggiunto prodotto in Italia dalle imprese condotte da stranieri). Segue a ruota il Lazio (con 9 miliardi di €), il Veneto (10,8%) e l’Emilia Romagna (10,7%).
Per settore di attività. Tra i diversi settori di attività, quello delle costruzioni mostra un maggior contributo degli immigrati alla produzione di valore aggiunto: si tratta del 13,8% di tutta la ricchezza creata dal settore. Segue a ruota il comparto del commercio (con il 10,1% della produzione complessiva), la manifattura (6,6%) e i servizi alle persone (6,3%). Ma sono le aziende che operano nei servizi alle imprese che nel complesso concorrono alla creazione della maggiore ricchezza in termini assoluti: infatti si tratta di quasi 21 miliardi di € (il 27,6% del totale), seguito dai servizi alle persone con 19,7 miliardi di € (26,1%).
Per settore di attività e regione. L’apporto delle imprese condotte da stranieri in termini di creazione di valore aggiunto si differenziano tra regione e regione e tra settore e settore. Si può osservare come nelle aree del Nord gli stranieri siano più attivi nel comparto delle costruzioni, mentre nelle aree meridionali si tratta del commercio. Nello specifico le regioni che mostrano il maggior contributo straniero alla creazione di valore aggiunto nell’edilizia sono la Liguria (21,5%), la Toscana (21,3%) e l’Emilia Romagna (21,1%). Per quel che riguarda il commercio è la Calabria la regione in cui il contributo straniero si fa più evidente seguito dalla Sardegna (12,5%). La Toscana si differenzia inoltre per la maggiore partecipazione straniera nella manifattura (15,2%), mentre la Lombardia per i servizi alle imprese (5,9%) e alle persone (9,3%).
“L’iniziativa imprenditoriale degli stranieri” affermano i ricercatori della Fondazione Leone Moressa “ricopre un ruolo fondamentale nella creazione della ricchezza nazionale. Le imprese gestite da stranieri assumono personale, pagano le imposte, contribuiscono alla crescita complessiva del sistema nazionale, anche in periodo di crisi. La loro sempre maggiore vivacità fa riflettere sul grado di integrazione degli stranieri nel tessuto economico e sociale, ma deve nel contempo porre l’attenzione sulla necessità di governare adeguatamente il fenomeno: non solo consentendo agli immigrati i medesimi strumenti offerti agli italiani, ma garantendo una concorrenza realmente reale tra tutti i soggetto che operano nel mercato nazionale.”

 

Weekend di paura afroamericani
Tre neri uccisi a Tulsa. L’America riscopre la violenza razziale
Presi i due killer che giravano per le strade sparando a passanti di colore
La Stampa, 10-04-2012
Glauco Maggi
Un tragico weekend di fuoco a Tulsa, in Oklahoma, ha lasciato sul terreno tre cadaveri, tutti afro-americani, mentre due altre persone sono rimaste ferite. Su indicazioni anonime la polizia ha arrestato sabato mattina i presunti colpevoli, che venerdì avevano battuto le strade del quartiere a Nord della città, a popolazione prevalentemente di colore, sparando all’impazzata sui passanti da un furgoncino bianco, rintracciato poi semibruciato. I due, Jake England, 19 anni, americano nativo Cherokee, e Alvin Watts, 32 anni, bianco, vivevano insieme in una casa prefabbricata nella campagna di Tulsa e sono già apparsi in tribunale ieri mattina, senza avvocati e con una cauzione fissata per entrambi a 9,2 milioni di dollari.
Sulla loro colpevolezza non ci sarebbero dubbi, anche se non si sa se abbiano confessato e accettato di collaborare con lo sceriffo Shannon Clark e gli agenti Fbi che stanno conducendo l’inchiesta balistica per ricostruire la dinamica dei fatti e capire se la coppia abbia agito da sola o con dei complici.
Sui due, oltre alla incriminazione per i tre omicidi di primo grado e per i due tentati omicidi, pesa il sospetto d’aver agito per motivi di odio razziale. L’agente speciale dell’Fbi che guida l’inchiesta, James Finch, ha dichiarato però che «è molto prematuro parlare di crimine basato sull’odio. Ci sono troppe domande senza risposta a questo stadio dell’indagine, e troppe prove ancora da analizzare».
Sicuramente, il punto di partenza è ciò che lo stesso England ha messo su Facebook giovedì scorso, il giorno prima della follia assassina. «Oggi sono due anni che mio padre se n’è andato», ha scritto esprimendo dolore e rabbia in riferimento alla morte del papà, Carl, ucciso il 5 aprile 2010. Un afro-americano, Pernell Jefferson, 39 anni, indicato come persona di interesse nel caso, è ora in una galera di Stato. Per descriverlo, nel suo messaggio England ha usato un epiteto razzista. Suo padre era stato colpito da uno sparo a poca distanza da dove è stata ritrovata una vittima del venerdì di fuoco. Jefferson non è mai stato accusato di averlo ucciso, anche se ha ammesso di aver avuto con lui un diverbio quella stessa sera. «E’ dura non uscire di testa pensando a questo e a Sheran», ha continuato a scrivere il killer, alludendo al recente suicidio della sua fidanzata Sheran Hart Wilde, 24 anni.
Le tre vittime Dannaer Fields, 49 anni, Bobby Clark, 54, e William Allen, 31, non si conoscevano tra di loro e non avevano mai avuto nulla a che spartire con i loro giustizieri; il loro unico punto in comune era il colore della pelle. Quando venerdì, a Tulsa, si sono propagate in pochi attimi le drammatiche notizie, nella comunità di colore, 62 mila persone su 392mila abitanti, è scoppiato il panico. Un consigliere comunale afroamericano, Jack Henderson, ha raccontato di aver ricevuto molte telefonate dalla gente che aveva paura a uscire di casa. «Ora, con questi due in custodia, tutta la città si sente più al sicuro».

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