Perché non sono stati chiesti i flussi annuali per i lavoratori stagionali?

Il Primo Maggio delle Confederazioni sindacali a Rosarno si annuncia di grande importanza. E' posto in luce, chiaramente, il diritto al lavoro legale per gli immigrati che, nella piana di Gioia Tauro, da decenni raccolgono frutta e ortaggi al di fuori di ogni regola.
Il fatto è noto alle organizzazioni sindacali, nazionali e locali. Però: come intervenire senza danneggiare i lavoratori e senza screditare la popolazione locale perbene?
I drammatici fatti del gennaio scorso con le sparatorie contro gli schiavi stranieri hanno tolto il coperchio a questo dramma. L'opinione pubblica ha condiviso la denuncia.
Storicamente le forze politiche e culturali democratiche si sono battute contro il latifondo e per la difesa dei braccianti agricoli italiani. Quanti lavoratori e quanti esponenti politici e sindacali – per questo - hanno perso la vita nel dopoguerra ? La letteratura italiana, ma anche internazionale, ha prodotto libri e studi avvincenti su quelle vicende. 
Da ieri, le forze dell'ordine di Reggio Calabria – dopo le indagini della magistratura di Palmi - stanno eseguendo 31 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di proprietari di terre italiani e di caporali stranieri.
La domanda è: come mai i flussi annuali per lavori stagionali in agricoltura, in quei territori non sono stati richiesti? A chi andavano le giornate di lavoro agricolo fatte dagli immigrati sfruttati?
Tutte le amministrazioni pubbliche locali devono rispondere a queste domande e i proprietari di terre, che per quelle coltivazioni hanno percepito gli aiuti economici della Comunità Europea, sono chiamati in causa.
Se non ci saranno risposte adeguate, il regime schiavistico a Rosarno e altrove è destinato a perpetuarsi.
l’Unità 27 aprile 2010
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