Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

03 giugno 2014

DIRITTO D`ASILO E RAGIONEVOLEZZA
la Repubblica, 03-06-14
TITO BOERI
Nei primi 5 mesi del 2014 abbiamo già raggiunto il numero di sbarchi di migranti sulle coste della Sicilia di tutto il 2013. Continua purtroppo a salire anche la conta di chi ha perso la vita nell`attraversamento del Canale di Sicilia, in cerca di asilo. Secondo Fortress Europe a metà maggio eravamo a 6828 persone scomparse negli ultimi 10 anni, quasi due morti al giorno.
Come previsto a novembre su queste colonne, l`operazione "Mare nostrum" ha finito per «moltiplicare il numero di persone che si mettono in mare su imbarcazioni di fortuna con il rischio, alla fine, di aumentare il numero dei morti anziché ridurlo». Da allora i flussi sono decuplicati e si ha notizia di almeno 56 persone scomparse nell`attraversamento. Il mare sarà più sicuro, ma è anche più affollato e non sempre purtroppo si riesce a prestare i soccorsi col tempismo che sarebbe necessario perché il
monitoraggio, per quanto accurato, non riesce a identificare piccole imbarcazioni alla deriva, specie quando il mare è agitato.
Il problema delle stragi di migranti nel Mediterraneo non può essere affrontato solo con i controlli e i pattugliamenti. L`aiuto dell`Europa nel finanziare le operazioni di soccorso, invocato ancora da Renzi al festival dell`economia, è senz`altro importante ed è giusto mettere tutti i Paesi dell`Unione di fronte alla responsabilità di gestire le frontiere comuni. Ma un finanziamento più equo di Mare nostrum non risolve certo il problema della moltiplicazione dei flussi. C`è bisogno di un ripensamento delle politiche d`asilo, a un mese dall`inizio della presidenza italiana della Ue.
Oggi queste politiche si reggono su due principi. Il primo è quello di concedere un diritto soggettivo d`asilo a chiunque metta piede sulterritorio dell`Unione fuggendo da una zona di gúerra. Questo spinge i disperati a mettersi in viaggio a qualsiasi condizione, pur di arrivare da noi. Il secondo principio, sancito dal Regolamento di Dublino, è che la responsabilità di accogliere il rifugiato spetti al Paese di primo ingresso (anche se diverso da quello incui la domanda d`asilo è stata presentata), se nen sono trascorsi più di 12 mesi dall`arrivo. Questo può spingere Paesi come l`Italia a trattenere i richiedenti asilo per lungo tempo ìn centri di fortuna ( come a Lampedusa), senza identificarli, onde non dover oro riconoscere lo statuto di rifugiato in Italia, sapendo che molti di loro preferirebbero non rimanere da noi.
Questi due principi erano stati introdotti pensando ai piccoli numeri dei rifugiati politici, non ai milioni di persone che hanno la sfortuna di vivere in aree in conflitto. Non reggono di fronte alla dimensione della popolazione dei potenziali richiedenti asilo, che si avvicina oggi ai 2 milioni, data l`estensione del conflitto in Eritrea e in Siria.
Bisogna allora permettere di formulare domanda di asilo ancora prima di mettersi in viaggio verso l`Unione. Questo darebbe modo a molti di viaggiare in condizioni più sicure: oggi il viaggio in aereo viene reso impossibile non tanto dai costi (i sopravvissuti raccontano di 1.500o 2.000 euro pagati per salire sulle navi delle morte, molto di più di quanto costerebbe un regolare biglietto d`aereo ) , ma dal fatto che le compagnie aree si rifiutano di accogliere a bordo chi non ha un visto per paura di incorrere in sanzioni e oneri di rimpatrio.
Al tempo stesso non si può non porre dei limiti alle domande di asilo che possono essere accolte e stabilire dei meccanismi di selezione, ad esempio in base alla gravità del conflitto, alla presenza di bambini o anziani fra i richiedenti.
Bene in questo prendere atto, senza ipocrisie, del fatto che c`è un limite alla nostra capacità d accoglienza e porvi rimedio prima che venga del tutto annullato il diritto d`asilo per via delle reazioni dell`opinione pubblica, come avvenuto in Germania con la cancellazione di norme costituzionali dopo l`arrivo di 500.000 rifugiati bosniaci. Anche le politiche attuali, dopotutto, selezionano i richiedenti asilo, concedendolo solo a chi rischia la vita per venire da noi e poi aspetta a lungo in centri le cui condizioni disumane sono state ampiamente documentate.
Perché chiedere questa prova estrema a persone che hanno la sfortuna di vivere in zone di conflitto?
È ipocrita garantire diritti inalienabili se non si mettono le persone in condizioni di esercitarli senza rischiare la propria vita. Se fosse poi l`Unione nel suo complesso a prendersi l`impegno di accogliere i richiedenti asilo, creando un fondo per la gestione di un`evacuazione graduale dalle zone di guerra, il tetto potrebbe essere relativamente elevato, garantendo l`accesso sicuro, senza rischi, a molte più persone di quelle che arrivano oggi. Inoltre, se chi arriva ha già acquisito lo status di rifugiato, non avrebbe più senso impedirgli di lavorare come avviene per coloro che rimangono a lungo sul territorio dell`Unione in attesa della decisione circa lo statuto di rifugiato. L`opinione pubblica europea vede con grande ostilità questi immigrati che vengono "mantenuti" dallo Stato non lavorando. In epoca di consolidamento fiscale, è proprio questo costo fiscale dell`immigrazione ciò che alimenta di più le tensioni nei confronti dei nuovi arrivati. Lo sanno bene i populisti di tutta Europa che costruiscono le loro fortune lanciando strali contro gli immigrati che abusano dei nostri sistemi di protezione sociale.
Mettendo i rifugiati in condizione di lavorare fin da subito, dando loro ospitalità sul territorio dell`Unione con criteri che tengano contodelle condizioni del mercato del lavoro neí diversi Paesi, il populismo di chi predica l`odio controle "spugne del welfare" avrebbe molte meno frecce al suo arco.



SBARCHI IN SICILIA
Un migliaio di immigrati fermi nel porto di Augusta
il sole 24 ore, 03-06-14
M. Lud.
ROMA - Allarme al ministero dell`Interno per l`ultimo sbarco di immigrati, circa 1.300 persone soccorse sabato dalla motonave Asso 25 della Marina militare e giunte nel porto di Augusta (Sr). Le forze dell`ordine hanno intanto individuato quattro tunisini accusati di essere gli scafisti autori dello sbarco. Ma è sulla capacità di.accoglienza dei migranti - quasi tutti eritrei e del Centro Africa - che il Viminale si trova questavolta in difficoltà maggiori.
L`unità della Marina militare utilizzata in questa vicenda è un rimorchiatore, non una delle navi di solito attrezzate per il soccorso, come la San Giorgio. Sull`imbarcazione militare i profughi sono rimasti per circa un paio di giorni e l`assistenza medica è potuta intervenire in modo massiccio soprattutto quando la nave ha attraccato ad Augusta. I migranti non possono essere trasferíti nel centro di assistenza di Mineo (Ct) perché con 4mila presenze è ormai stracolmo. Dovranno essere dunque portati negli altri centri di accoglienza sparsi sul territorio nazionale.
Ma qui sorge la difficoltà maggiore visto che tutte le pratiche sanitarie necessarie dovranno essere svolte prima della partenza, pena il rifiuto del decollo da parte dei piloti. Pratiche in questo caso più accurate visti i giorni di permanenza in mare. Il dicastero guidato da Angelino Alfano eriuscito finora a trasferire un paio di centinaia di persane ma il resto - circa un migliaio - si trova in condizioni di grande precarietà. Il tema dell`accoglienza sarà discusso oggi alla Camera dei deputati in un dibattito organizzato dall`Anfaci, l`associazione del personale prefettizio.
 


Mare Nostrum. 3500 persone soccorse nel fine settimana
I salvatagi nello stretto di Sicilia. I migranti sono stati trasportati a Porto Empedocle, Lampedusa e Pozzallo. Ponte aereo per decongestionare i centri siciliani
stranieriinitalia.it, 03-06-14
Roma  -3 giugno 2014 - Sono 3.517 i migranti soccorsi dai mezzi interforze impiegati nel dispositivo "Mare Nostrum" durante questo fine settimana nelle acque dello Stretto di Sicilia. Lo rende noto lo Stato maggiore della Marina Militare.  
Questi, nel dettaglio, i vari interventi. Nella giornata di sabato 31 maggio, a Porto Empedocle, la Fregata Euro e Nave Peluso hanno sbarcato 838 persone; a Lampedusa una motovedetta delle capitanerie di porto ha sbarcato 275 persone; a Pozzallo due motovedette della Guardia costiera hanno sbarcato 210 persone individuate da una motovedetta maltese.    
Domenica 1 giugno, a Pozzallo, sono state sbarcate 720 persone recuperate da nave Libra e dal mercantile North Guardian (personale recuperato e trasbordato da Nave San Giorgio); a Catania sono state sbarcate 147 persone dal mercantile Amina H, recuperate da nave San Giorgio in due interventi di soccorso precedenti; ad Augusta il rimorchiatore Asso 25  è giunto in porto scortato da Nave Chimera e da due motovedette della Guardia costiera per sbarcare 1.325 migranti.
Per decongestionare i centri di accoglienza dell'isola è stato predisposto un ponte aereo, I migranti sono stati trasfriti in altre strutture sulla penisola
 


Migranti, il tariffario della vergogna. "Duecento dollari per un salvagente"
L'ultimo ricatto svelato da uno scafista. "Anche l'acqua è un optional da pagare". Ogni traversata rende fino a un milione. Si lucra su tutto: a cominciare dal posto assegnato
la Repubblica.it, 03-06-14
ALESSANDRA ZINITI
POZZALLO - Se vuoi il salvagente devi pagarlo a parte, 200 dollari. E adesso anche l'acqua, e persino un tozzo di pane o una scatoletta di tonno. Si paga per avere un telefono satellitare a disposizione e per scegliere il posto. E per proseguire il viaggio verso la meta finale una volta arrivati in Italia.
Ora anche sulle carrette che attraversano il Canale di Sicilia si può viaggiare "in prima classe" con le dotazioni di sicurezza o accontentarsi della "terza classe", nel vano stretto a contatto con la sala motori, senza aria e inalando i vapori tossici della benzina. Chi ha soldi paga, chi non ne ha più si accontenta. E i trafficanti di uomini, che ormai contano su tragitti molto più brevi e sicuri, andando incontro alle navi di Mare nostrum il cui baricentro è sempre più spostato in avanti, ormai fin dentro le acque territoriali libiche, hanno scoperto come lucrare sugli "optional" della traversata. Le stime fatte dagli inquirenti, grazie alle testimonianze dei migranti soccorsi, parlano di cifre esorbitanti: per ogni viaggio le organizzazioni criminali riescono a guadagnare da un minimo di 400.000 euro fino ad un milione di euro. E rischiando pochissimo visto che, sempre più spesso, come scafisti vengono utilizzati, in cambio di un passaggio gratuito o di un piccolo compenso, passeggeri che hanno qualche nozione di mare.
Come Karim El Hamdi, 33enne tunisino, il primo scafista "pentito" che - vistosi identificato al suo arrivo a Pozzallo dagli uomini della squadra mobile di Ragusa diretti da Antonino Ciavola - è crollato indicando gli altri componenti dell'equipaggio e dicendo: "Sono io il comandante di questo barcone, vi racconto tutto ma voglio uno sconto di pena. Sono un pescatore, dovevo imbarcarmi anch'io, i libici mi hanno proposto di pagarmi 1.500 dollari se avessi condotto il peschereccio".
È stato lui a ricostruire il prezziario degli optional del viaggio, a cominciare dal più odioso: i 200 dollari per ottenere un salvagente, senza eccezioni per nessuno, neanche per bambini e donne incinte. Tra tutti, i siriani sono quelli che lo "comprano" sempre: hanno più disponibilità economica e viaggiano con le famiglie al seguito. Pagano il viaggio molto di più degli altri, fino a 2.500 euro invece dei 1.500 standard, anche se spesso riescono a strappare uno sconto-famiglia. Loro possono scegliere sul peschereccio i posti migliori. Come su un aereo di una linea low cost: chi vuole viaggiare all'aperto e in posti più riparati paga fino a 200 euro in più di chi invece accetta di farsi stipare sotto coperta, viaggiando in piedi, senza potersi muovere e a contatto diretto con il motore in un'aria irrespirabile. Il barcone affidato allo scafista pentito solo per miracolo non si è rovesciato, visto che i passeggeri che stavano sottocoperta, ormai con difficoltà di respirazione, hanno cominciato a muoversi rischiando di sbilanciare l'imbarcazione a bordo della quale viaggiavano in 266. "Durante tutto il viaggio - ha raccontato un giovanissimo eritreo che non aveva soldi per il sovrapprezzo - non ci hanno dato né da mangiare né da bere. Molti bambini sono arrivati in condizioni pietose, così anche le donne e qualcuna, incinta, si è sentita male".
A caro prezzo, da due a trecento euro, si paga la disponibilità di un Thuraya, i telefoni satellitari che prima di partire i trafficanti offrono di solito ai siriani sia per comunicare con chi li attende o con chi è rimasto a casa, ma anche per utilizzare il gps e stabilire le coordinate in mare.
Ormai, chi affronta la traversata, è costretto a pagare due o tre volte. Da 1.500 a 2.000 euro per arrivare in Libia via terra, i siriani attraverso l'Egitto e gli eritrei attraverso il Sudan. La stessa cifra viene richiesta prima di salire sui gommoni che li porteranno sui pescherecci a bordo dei quali, di norma, si rimane per giorni in attesa di raggiungere il più alto numero possibile di passeggeri. E poi, in tanti, pagano anche in Italia per il "transfer"
verso la destinazione finale quando l'organizzazione li ricontatta dopo la fuga dai centri di accoglienza per portarli il più delle volte oltreconfine. Anche Samir, un bimbo di 11 anni, arrivato da solo la scorsa settimana, sapeva di dover attendere "qualcuno". "Sono l'unico maschio di casa, ho sette sorelle, i miei genitori hanno pagato per me. Mi hanno detto: ti faranno andare a scuola, impara la lingua, poi trovati un lavoro e manda i soldi a casa".



Sull'immigrazione parte il ricatto all'Europa
Renzi gioca col fuoco: si oppone alla chiusura delle frontiere e si fa portavoce della cultura dell'accoglienza. Ma le porte aperte agli stranieri potrebbero trasformarsi in una vera e propria Caporetto del premier
il Giornale, 03-06-14
Gian Maria De Francesco
Roma - Matteo Renzi sta giocando con il fuoco. La sua partita personale con l'Unione Europea rischia di scottarlo se le congiunture astrali non gli saranno favorevoli, ma soprattutto rischia di produrre conseguenze negative per la cittadinanza italiana.
Il dossier più caldo, come vi ha documentato ieri il Giornale, è quello dell'immigrazione. Al festival dell'Economia di Trento, il premier ha scompaginato le certezze di Bruxelles e di Berlino in materia di immigrazione. «Non è accettabile l'idea di Farage e Sarkozy, con buona pace degli alleati di casa nostra», ha dichiarato. La chiusura delle frontiere non gli garba affatto e, criticando i due «santoni» della vigilanza contro l'invasione di massa del territorio europeo, il presidente del Consiglio ha pensato bene di prendere due piccioni con una fava. In primo luogo, si è riappropriato di una bandiera propria della sinistra, cioè quella della cultura dell'accoglienza «senza se e senza ma».
Dall'altro, ed è questo ciò che più conta, ha pensato di usare il jolly degli immigrati contro gli euroburocrati. Un avviso non troppo bonario alla classe dirigente di stanza presso la Commissione i cui contenuti possono essere sintetizzati più o meno in questo modo: «Se continuerete a lasciare l'Italia da sola, noi non potremo far altro che spalancare le frontiere e i derelitti che provengono dall'Africa non saranno più solo un nostro problema, giacché molti sbarcano sulle nostre coste per emigrare verso i Paesi nordici più ricchi, Germania in primis». Un ragionamento che, apparentemente, non fa una grinza e che è in linea con la filosofia renziana, poco incline alle diplomazie e ai tatticismi.
Renzi, infatti, sta puntando il bersaglio grosso: ottenere regole di bilancio più lasche per Paesi in debito d'ossigeno come il nostro, utilizzando lo spauracchio dell'accesso indiscriminato di extracomunitari. Il problema, però, sono i numeri. I numeri dell'immigrazione: dall'inizio dell'anno sono sbarcati in Sicilia oltre 43mila migranti (secondo il sindacato di polizia Lisipo), i Cie sono stracolmi e le ricadute sulla criminalità (micro e macro) cominciano a essere evidenti. Sono cifre che preoccupano se si pensa che ogni anno in Italia, a guardare le statistiche Istat e Ocse, arrivano almeno 350mila immigrati regolari la cui gestione viene resa difficile dalla crisi. Le porte aperte agli stranieri potrebbero trasformarsi in una vera e propria Caporetto del premier.
Tanto più che la Germania di Angela Merkel non sembra proprio propensa a fare sconti in materia economica all'Italia e il tema-immigrazione non le provoca il benché minimo spavento (più si abbassa il costo della manodopera più le imprese tedesche aumentano i profitti). Senza restrizioni ai flussi migratori, perciò, l'Italia rischia solo un peggioramento dell'ordine pubblico e nessun beneficio. Un po' come il marito che si tagliò gli zebedei per far dispetto alla propria moglie.



2 giugno, a Roma flash mob per la cittadinanza
In occasione della celebrazione della Repubblica, manifestazione di fronte al Pantheon di Oim e Comitato 3 ottobre. Di Giacomo: "Fotografare un'Italia che già c'è e che noi vorremmo diventasse anche legge"
Redattore sociale, 02-06-14
ROMA - Magliette bianche e in mano la costituzione. Mentre in cielo si sentono passare le frecce tricolore, un gruppo di bambini e adulti di diverse nazionalità, anche italiana, si ritrovano per far sentire la loro voce sul diritto alla cittadinanza. Un flash mob organizzato dal Comitato 3 ottobre e dall'OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) proprio nel giorno in cui gli italiani sfoderano i loro sentimenti patriottici e considerano l'appartenenza alla propria nazione ancora più forte. A volere la cittadinanza sono i ragazzi che vivono da anni in Italia, quelli che parlano in dialetto romano e si sentono italiani fra i loro compagni di scuola; sono anche i genitori di bambini nati qui, per assicurare loro un futuro migliore. I doveri sono già tanti, queste mamme e papà pagano regolarmente le tasse per esempio. Con questo flash mob, come con altre iniziative, vengono richiesti i diritti per gli stranieri.
Alle 11.30, tra i palloncini colorati e gli sguardi curiosi dei turisti, il gruppo si raduna proprio davanti all'entrata del Pantheon. “Vogliamo che il 2 giugno diventi una giornata importante anche per queste persone, che non sentano più il rischio quotidiano di essere bollate come irregolari” dice Tareke Brhane, ragazzo immigrato 7 anni fa in Italia, ora a capo del Comitato 3 ottobre.
Alcuni giochi di sguardi per darsi il via, e inizia il flash mob: tutti insieme gridano “Vogliamo l'uguaglianza, la cittadinanza!”. La parola cittadinanza, ripetuta per cinque volte, riecheggia a Piazza della Rotonda e i partecipanti all'iniziativa sperano riecheggi anche nel resto d'Italia. L'Oim è sempre presente quando si tratta di eventi di sensibilizzazione ma “questa volta non si intende spingere per una modifica della realtà, ma si vuole fotografare un'Italia che già c'è e che noi vorremmo diventasse anche legge” dichiara Flavio Di Giacomo.  
Quindi il flah mob non ha avuto la presunzione di prendere una decisione politica sullo ius soli (temperato o culturae che sia) ma è stato solo un'iniziativa tesa a rivendicare la cittadinanza e a cercare un modello di accoglienza da seguire, che per ora l'Italia non ha. Per il momento, si sono succedute solo molte promesse sullo Ius Soli, ma ancora nessun accordo. Nè sull'età in cui si possa far richiesta per la cittadinanza, né sull'iter o le regole per quanto riguarda gli anni di residenza dei genitori.
Marco, un ragazzo di 14 anni, ha già la cittadinanza ma si batte per gli altri perché pensa sia un diritto essenziale. Lo dice a parole sue, ma con un gran cuore pronuncia anche lui lo slogan del flah mob. “I ragazzi recepiscono tutte le integrazioni come naturali, assorbono, interagiscono. Per questo si deve iniziare dalle seconde generazioni, le G2, nelle scuole” continua Flavio Di Giacomo. “E' proprio nelle scuole che, insieme al Comitato 3 ottobre, organizzeremo i prossimi eventi a favore del diritto per la cittadinanza”. (Veronica Di Benedetto Montaccini)

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Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
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