Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

15 aprile 2015

GLI SBARCHI NON SI FERMANO
Strage senza fine nel Canale di Sicilia
Morti altri 400 migranti a poche miglia al largo delle coste libiche
IL SOLE 24 ORE, 15-04-2015
Marco Ludovico
IL bollettino macabro dei naufraghi nel canale di Sicilia peggiora ogni giorno che passa. Gli ultimi migranti soccorsi ieri parlano di 400 morti inghiottiti dal mare apoche miglia allargo delle coste libiche. C`è stato il secondo caso di spari - il primo, un paio di mesi fa - di scafisti contro un`imbarcazione italiana. Il cadavere di un povero immigrato deceduto durante il tragitto sarebbe stato, secondo il racconto dei superstiti, gettato in pasto agli squali. Oltre l`orrore della cronaca, troppi fronti aperti. La Libia, intanto, sorgente inarrestabile e incontenibile di sbarchi. Se ne parlerà insieme ad altri temi nella riunione del Consiglio supremo dí difesa convocato dal presidente della repubblica, Sergio Mattarella, il 21 aprile. Tema arduo e irrisolto se è vero, come disse già nel 2012 la relazione del Dis - ieri è stato inaugurato l`anno accademico che «l`inasprirsi della recessione economica che ha interessato l`euro-zona, specie nella sua periferia meridionale, su una critica cintura di faglia con l`area di instabilità geopolitica africana e mediorientale, ha posto all`attenzione» si legge nella relazione «le diversificate implicazioni di rischio sulla sicurezza del sistema Italia». C`è poi un fronte organizzativo, di accoglienza di coloro che in stragrande maggioranza sono richiedenti asilo, vicino al dramma. Perchè ai limiti fisiologici, legati ai centri già pieni e a strutture da mettere in piedi in fretta e furia, si mescola, ambigua e diabolica, la convenienza politica a prestare o meno, disponibilità alle nuove ondate di migranti. La scadenza delle elezioni regionali, il 31 maggio, rischia davanti al calcolo politico di fermare o rallentare iniziative umanitarie indispensabili. La circolare appena inviata ai prefetti di Mario Morcone, numero uno del dipartimento Libertà civili del ministero guidato da Angelino Alfano, lo dimostra: davanti ai flussi incessanti di arrivi Morcone dice ai colleghi di intervenire «nel prudente apprezzamento» della necessità di ricorrere anche alle requisizioni di locali, se occorre. 
I prefetti, insomma, rischiano di doversi sostituire agli amministratori più riottosi o indifferenti all`emergenza accoglienza: atteggiamenti non di ieri, visto che la conferenza unificata del io luglio 2014- sancisce la partecipazione e la risposta di tutti gli enti territoriali all`asssistenza agli immigrati - non è mai rispettata da tutti, nonostante tutti l`abbiano votata. Un esempio, il Veneto: «Qui i posti a disposizione sono zero» dice il governatore Luca Zaia (Lega Nord). Il suo leader, Matteo Salvini, va ben oltre e annuncia l`occupazione di «ogni albergo, ostello, scuola o caserma destinati ai presunti profughi». Certo è che mentre la politica si avvita - o si nasconde - dietro le polemiche, i numeri e i flussi di vite umane viaggiano inesorabili. Alcune cifre, poco note ma impressionanti, sono state messe in evidenza dalla fondazione Leone Moressa. Raccontano il fenomeno in crescita esponenziale dei cosiddetti «dublinati»: sono i richiedenti asilo giunti in altri stati d`Europa dall`Italia, dove erano sbarcati, che gli stessistati chiedono di riportare in Italia. Nel 2013 abbiamo dovuto riprendere, per così dire, oltre 15mila migranti. I dati 2014 non sono ancora tutti disponibili ma le stime della fondazione Moressa parlano, per la sola Germania, di circa 9mila persone che potrebbero rientrare sul nostro territorio, oltre il doppio dell`anno prima. Un meccanismo previsto dal trattato di Dublino: accordo che ogni ministro italiano dell`Interno dei tempi recenti ha sempre invocato a più riprese di voler far modificare, abrogare, migliorare. Invocazioni finora rivelatesi sempre del tutto vane.
 
 
 
Morti in 400". La Lega contro il governo
Tragedia in mare, il racconto dei sopravvissuti. Scafisti libici sparano per riprendersi l`imbarcazione Regioni in rivolta sull`accoglienza. Salvini: "Occupiamo gli alberghi". Maroni e Zaia: da noi non c`è posto
la Repubblica, 15-04-2015
FRANCESCO VIVIANO
LAMPEDUSA. Erano in 550, ma vivi, a Reggio Calabria, ne sono arrivati solo 150. Gli altri 400 sono morti, annegati tra la Libia e la Sicilia, e tra loro tante donne e bambini. È la strage raccontata dai superstiti soccorsi dalla nave della Marina Militare italiana "Orione", barcati ieri nel porto di Reggio Calabria. Il Mediterraneo con l`estate alle porte è già un inferno. I migranti arrivano a migliaia (più di 8 mila negli ultimi tre giorni) , le sale operative di Marina militare e Capitanerie di Porto non hanno tregua. Il ministero dell`Interno chiede alle prefetture di tutta Italia di trovare posti nuovi per ospitare questa nazione senza confini che si sposta dalle coste nord africane verso l`Europa, il centro di accoglienza dell`isola di Lampedusa che può accogliere 250 persone sta scoppiando, con i suoi 1.400 disperati arrivati nelle ultime ore. Ma la richiesta scatena la polemica della Lega Nord. Matteo Salvini invita gli amministratori «a dire no, con ogni mezzo, a ogni nuovo arrivo, siamo pronti a occupare ogni albergo, ostello, scuola o caserma destinati a presunti profughi. Alfano fa l`affittacamere per i clandestini». Gli fanno eco i governatori di Veneto e Lombardia. «Leggo che il Veneto dovrebbe mettere a disposizione altri 700 posti- afferma Luca Zaia - e rispondo che i posti a disposizione sono zero». Per Roberto Maroni, «il governo deve convocare le Regioni». Renzi replica e attacca «l`industria della superficialità e del pressapochismo che parla di immigrazione per vincere le elezioni». Il commissario Ue Avramopoulos, atteso in Sicilia nei prossimi giorni, dichiara: «L`Italia è sotto pressione, dobbiamo sostenerla». Save the children denuncia: «Sempre più minori rischiano di morire nel canale di Sicilia». 
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha convocato per i1 21 aprile il Consiglio Supremo di Difesa, anche per affrontare il tema sull`impennata dei flussi migratori. I trafficanti di esseri umani non esitano a sparare colpi di mitragliatrice per recuperare i barconi appena soccorsi dalle nostre navi e riportarli in Libia, per riempirli nuovamente di uomini, donne, bambini. Come è accaduto l`altro ieri, subito dopo che il rimorchiatore italiano "Asso 21" che aveva appena soccorso oltre 250 migranti a bordo di un barcone che stava per affondare, è stato preso di mira da un barchino di trafficanti, armati di mitragliatrici, che hanno sparato diverse raffiche per recuperare il barcone vuoto. Sono stati momenti carichi di paura. Il rimorchiatore italiano "Asso  21" che era stato inviato sul posto dalla centrale operativa della Guardia Costiera Italiana coordinata dall`ammiraglio Giovanni Pettorine, aveva appena recuperato 250 persone ed era stata affiancato per supporto dalla motovedetta "Tyr" della Guardia Costiera islandese ( che fa parte dell`Operazione Triton) che aveva a bordo già 350 naufraghi. A quel punto sono cominciati gli spari. Perché quel barcone, che in tempi normali vale pochissimo, in questo momento vale tanto oro quanto pesa: i trafficanti libici ed egiziani hanno ormai pochissimi mezzi per continuare il loro business sulla pelle dei disperati. La motovedetta islandese non ha risposto al fuoco anche per evitare di mettere a repentaglio la vita di quelle centinaia di migranti, e tra questi tante donne e bambini, che avevano appena soccorso, molti dei quali erano in acqua e rischiavano di annegare. E mentre era in corso questa ennesima emergenza, da un`altra parte del Mediterraneo, vicino alle coste ragusane, sbarcavano altri sopravvissuti soccorsi a bordo di un gommone. Quello che hanno raccontato è agghiacciante: un loro compagno di viaggio, morto durante il viaggio, è stato buttato in mare dallo scafista e sbranato dagli squali appena finito in mare. Lo scafista poi è stato arrestato dagli uomini della squadra mobile di Ragusa.
 
 
 
I sommersi, gli scampati e i signori (libici) degli sbarchi
UN 2015 PEGGIO DEL 2014. COME FUNZIONA LA CATENA DI SALVATAGGIO. COSA PUÃ’ FARE LA POLIZIA (POCO). LE NUOVE ROTTE
Il Foglio, 15-04-2015
CRISTINA GIUDICI
Milano. L`ultimo a essere fermato, sabato scorso, è stato uno scafista tunisino, con molti, troppi, alias e un lungo curriculum di attività criminali in Italia, fra cui una rapina in un hotel della riviera romagnola. Quando è stato arrestato, nel porto di Augusta, ha reagito con disinvoltura: "Non chiamate l`interprete", ha detto, "parlo benissimo italiano". Sono tornati. Dopo una breve pausa, dovuta al maltempo e agli scontri con le milizie dell`Isis in Libia, i trafficanti di esseri umani hanno ripreso le rotte del loro proficuo commercio, che ora pare essere controllato in parte anche dai tagliagole dello Stato islamico. Così due giorni fa nel Canale di Sicilia hanno inviato una bomba umanitaria: quasi quattromila migranti in un giorno solo. Per il Viminale è già emergenza: servono nuove strutture di accoglienza, i comuni si preparino a fare la loro parte (dichiarazioni di Matteo Salvini e tutto quanto fa cinico o umanitario spettacolo). Per il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni "il problema immigrazione va risolto alla radice". 
Nei giorni scorsi sono state 27 le richieste di soccorso lanciate con i telefoni satellitari dalle carrette fatiscenti e 22 i cadaveri (per gli ultimi` numeri vedi il box in pagina). Dopo un breve armistizio, le milizie dei trafficanti hanno lanciato una nuova offensiva. Che per la prima volta, dopo un anno, ha travolto anche Palermo. Il capo del dipartimento dell`Immigrazione del Viminale, il prefetto Mario Morcone, aveva già detto pochi giorni fa: "Ci aspetta un`estate preoccupante, dal gennaio 2015, nonostante la flessione di marzo, sono sbarcati quasi 12 mila migranti". Chi lavora, con pochi mezzi e molta fantasia, nel backstage dei porti orientali della Sicilia, non si fa molte illusioni. Il 2015 sarà identico, se non peggiore del 2014. Con meno mezzi e meno finanziamenti, si continuerà a soccorrere migranti nel Canale di Sicilia, ad arrestare scafisti, ad accogliere i salvati, a seppellire i morti. E si continuerà a fare indagini sui trafficanti libici collegati ai basisti in Italia, che prima arrivano come profughi e poi si organizzano per lucrare sui viaggi di terra e permettere a chi è sbarcato di raggiungere il nord Europa. Per le squadre di soccorso e di investigatori che sin dall`inizio delle primavere arabe affrontano la "guerra umanitaria" a mani nude, nella trincea mobile dei porti della Sicilia orientale, la conclusione di Mare Nostrum nel dicembre scorso, missione coordinata dalla marina militare e il varo di quella europea Triton non hanno cambiato nulla. Ora la regia è passata alla Guardia costiera, coadiuviata dalla Marina militare, che discretamente sorveglia le coste libiche con qualche fregata, i sommergibili e gli elicotteri, ufficialmente per una missione di addestramento: Mare Aperto. 
Rispetto ai primi quattro mesi del 2014 il numero delle persone soccorse è aumentato e le rotte si sono diversificate: carrette e gommoni approdano anche in Puglia e in Calabria (670 profughi dell`Africa subsahariana l`ultimo arrivo), spesso alla spicciolata, senza chiedere soccorsi. In piccoli comuni, che fino a ora non erano stati meta di approdo degli sbarchi. E per la prima volta fra somali, siriani, eritrei, iracheni, palestinesi, pachistani, sono arrivati anche dei libici. Come è successo prima di Pasqua in Calabria, dove i carabinieri hanno fermato un gruppo di libici sbarcati sulle coste italiane senza chiedere soccorso. Un evento a margine, esterno alla catena di montaggio organizzata in Sicilia, che suscita inquietudine fra gli investigatori: si temono infiltrazioni di islamisti. Nell`ultimo rapporto redatto dopo Pasqua dal Gicic, il Gruppo di intelligente interforze di contrasto all`immigrazione clandestina creato all`interno della procura di Siracusa nel 2006, si descrive un`operazione congiunta di marina militare e guardia costiera che hanno individuato, inseguito e fermato una barca con un gruppo di trafficanti a bordo. Fra loro c`era anche un libico, Amran Dahan, di Zuwarah, ora nel carcere di Siracusa, che desta preoccupazione per via dei numerosi contatti in Italia, individuati nella sua rubrica telefonica. Ed erano libici i trafficanti che la notte scorsa hanno sparato alla Guardia costiera, per riprendersi il loro barcone sequestrato. 
La macchina di soccorso-controllo ha un copione fisso. La Guardia costiera segnala l`arrivo dei barconi soccorsi, che vengono distribuiti fra diversi porti, sempre più numerosi: Porto Empedocle, Pozzallo, Augusta, Catania, Palermo. Ovunque c`è un piccolo team di poliziotti, di carabinieri, della Guardia di Finanza, affiancati da operatori sanitari e da volontari di associazioni umanitarie, che si recano al porto di competenza per dividere i profughi dai migranti. E con il supporto di interpreti arabi, africani, asiatici, cominciano a fare le indagini. I profughi, rifocillati e assistiti, vengono trasferiti nei centri di accoglienza, che scoppiano, mentre i migranti, che non scappano dalle guerre, vengono rimpatriati. Ma negli uffici della capitaneria di porto, quelli che vogliono collaborare vengono separati dagli altri sbarcati per farli deporre e poi, eventualmente, testimoniare ai processi. In cambio di un migliore trattamento e di qualche facilitazione per restare in Italia. Sono sempre più numerosi quelli che ac- cettano. Per vendicarsi, anche, dei torti subiti: i maltrattamenti durante il viaggio le sevizie fisiche e psicologiche da parte dei libici che li hanno tenuti prigionieri per mesi prima della partenza, a volte legati come bestie nei magazzini vicini alla costa. Dopo viaggi durati anni, durante i quali sono stati venduti a diverse bande di trafficanti. Oppure obbligati a salire su carrette fatiscenti, con bastoni e armi, anche con il mare in tempesta, sapendo di andare incontro alla morte. Dietro le quinte, i protagonisti sono gli interpreti, che spesso operano ufficiosamente come investigatori. Traducono le testimonianze, annusano la sete di vendetta dei profughi e tastano il terreno per capire chi può essere reclutato come confidente per infiltrarsi nelle organizzazioni di trafficanti. Se c`è il tempo, vengono avviate indagini per cercare di smantellare le cellule dei basisti in Italia. Ma questo si può fare se non si deve affrontare uno sbarco ogni due giorni. Durante i soccorsi in mare, ufficiali della guardia costiera o della marina militare possono raccogliere i primi dati investigativi. Altrimenti si prende lo scafista di turno, che magari è solo uno scafista per caso e lo si mette in carcere. Dove poi patteggia la pena, viene rimpatriato e ricomincia da capo. Se invece ci sono i morti da identificare o un naufragio - qualche volta organizzato dagli stessi trafficanti dopo aver incassato la somma del viaggio per impedire che la barca venga sequestrata e demolita dalle autorità italiane - allora le squadre miste di carabinieri e poliziotti si trasformano in un ufficio persone scomparse. Si contattano i parenti in Europa, grazie ai social network, per identificarli grazie a un oggetto, un lembo di una vestito. Oppure si consegnano alle famiglie gli effetti personali rimasti in una borsa: un documento strappato, una lettera, qualche banconota logora. Più spesso, quegli oggetti rimangono come feticci chiusi in qualche scatola, in qualche questura, come traccia di una memoria dispersa nel Canale di Sicilia, diventato Mare Monstrum. La sede del Gicic di Siracusa, unica squadra di intelligente creata dieci anni fa per combattere l`immigrazione clandestina, è da tempo una specie di macabro museo dell`immigrazione clandestina. "Abbiamo persino un angolo dedicato agli scomparsi, l`abbiamo ribattezzato monumento ai caduti", è l`ironia amara del coordinatore del Gicic, il commissario Carlo Panini, che nel 2014 ha coordinato oltre 200 sbarchi di 45 mila migranti. Nel porto di Pozzallo, più a oriente, dove lavora la squadra mobile di Ragusa, guidata dal commissario Antonino Ciavola - 28 mila sbarchi nel 2014 - ci si affida alla tecnologia. Si ricostruiscono le tappe del viaggio dalla Libia e delle stragi avvenute su video 3D, gra- zie all`apporto della scientifica. Così nelle questure e nelle procure della Sicilia, dopo ogni sbarco, si può assistere a un diverso traffico di immigrati: interpreti, collaboratori di giustizia, confidenti, testimoni, vittime, famiglie in cerca di parenti. Tutte le informazioni rilevanti che possono servire a risalire la filiera dei trafficanti, e a configurare il reato associativo, confluiscono alla procura di Catania, dove esiste una sezione di Direzione distrettuale antimafia e nel 2013 è stato creato un pool dedicato all`immigrazione clandestina guidato dal procuratore aggiunto, Carmelo Zuccaro. 
Nei centri di accoglienza, dove funzionari di Frontex e del Viminale fanno mille interviste per cercare di individuare qualche linea retta nel magma dell`esodo umanitario, c`è sempre un profugo che ha pregato di non essere identificato, per non essere costretto a chiedere asilo o rifugio in Italia, come previsto dalla Convenzione di Dublino, e raggiungere la famiglia in Olanda, in Francia, in Germania, in Norvegia. E c`è sempre un falso profugo che esce dai centri di accoglienza con l`elenco dei nomi degli sbarcati per avvisare l`organizzazione in Libia, in un quartiere di Tripoli, che il carico è arrivato a destinazione. Per poi aiutarle a fuggire, non identificate, verso nord. Così, mentre tutti puntano occhi e riflettori sui porti, si dà poca attenzione al lavoro di questi "militi ignoti" che inseguono chi scappa dai centri, per separare i buoni dai cattivi. E per liberare i profughi sbarcati che vengono sequestrati dai basisti dentro serre, appartamenti, tonnare abbandonate. In attesa di ricevere altri soldi dalle famiglie. La verità è la seguente: su 170 mila migranti sbarcati nel 2014, solo la metà ha chiesto asilo in Italia. Gli altri sono scappati, non si sa come. E i poliziotti non possono controllare che una piccola parte del passaggio dalla Libia. La loro storia, sintetizzata nei verbali, racconta solo un tassello del puzzle. Su cui ora aleggia la nuova paura dei libici, che hanno cominciato ad arrivare sulle nostre coste, senza chiedere soccorsi. A fare cosa, ancora non si sa. 
 
 
 
Lo sfregio di quel corpo gettato in pasto agli squali
Corriere della sera, 15-04-2015
Paolo Di Stefano
Non c`è fine allo strazio. Quello quotidiano lo conosciamo al punto da esserne assuefatti. È la morte dei migranti partiti su barconi fatiscenti con la speranza di approdare in Italia, Pozzallo, Palermo, Trapani, Lampedusa, Reggio Calabria, migliaia di profughi scampati, la contabilità dei cadaveri affioranti e chissà quanti altri affondati nel fondo del Mediterraneo, che ormai è un cimitero subacqueo di uomini, donne, bambini di cui non sapremo mai il nome. Cinquecento nei primi cento giorni dell`anno sarebbero cinque al giorno se non ci fossero gli altri dí cui non si sa niente. I sommersi e i salvati. Numeri che si ripetono, immagini che scorrono, la Guardia Costiera che si mobilita, le banchine che si affollano, le tende della Croce Rossa che si aprono, le sedi della Caritas che offrono ospitalità, i politici che parlano di emergenza come se l`emergenza potesse essere normalità per anni, gli appelli all`Europa e l`Europa che non risponde. Tutto già visto e sentito. Vita cercata, morte trovata, i sommersi e i salvati. La giovane donna incinta che muore con il bambino nel ventre; quella che riesce a partorire in extremis. Dare alla luce del mondo, cioè al buio della notte. Luce e oscurità che cercano di scavalcarsi come in un dipinto di Caravaggio. Ha scritto Haruld Murakami: «Stando al buio, il buio diventa la condizione normale, è la luce che  finisce per sembrarci innaturale». Poi scopri le sfumature di nero. Nero su nero. Il racconto più macabro: quello dell`ennesimo corpo che uno scafista ha gettato nel mare e che questa volta non viene inghiottito dall`acqua ma lacerato dagli squali in divorante attesa. E la metafora incarnata: ora sappiamo che ci sono due tipi di squali che si nutrono delle speranze naufragate di uomini e donne con i loro bambini. Avevamo sottovalutato i pescecani in senso proprio, che hanno deciso di allearsi con i loro simili umani. O forse ne hanno abbastanza di sentirsi usurpati della loro voracità.
 
 
 
Il vero business dell`accoglienza
Napoli, il business accoglienza: niente strutture, soldi agli hotel
Si attendono 700 nuovi arrivi già stanziati diciotto milioni 58 spesi tra il 2011 e il 2013
il Mattino, 15-04-2015
Daniela De Crescenzo
Per dare un tetto e la necessaria assistenza a 2180 stranieri dal primo maggio al 31 dicembre del 2015, calcolando, quindi, circa 700 posti in più di quelli utilizzati nel corso dell`inverno. Il che vuol dire che sono prevedibili centinaia di nuovi arrivi. Spesa prevista 18 milioni e 693 milioni. Proprio in queste ore si stanno esaminando le offerte: toccherà alle onlus, alle associazioni, cooperative sociali o società (purché abbiano già lavorato nel settore) che partecipano proporre dei ribassi. Ma questa volta non vincerà necessariamente l`offerta con il massimo risparmio: come previsto dall`Autority anticorruzione, saranno valutati anche i servizi offerti. 
I diciotto milioni attualmente sul piatto si vanno ad aggiungere ai 58 milioni di euro sborsati tra il 2011 e il 2013 dall`assessorato regionale alla Protezione Civile e alla ventina pagati dalla Prefettura nel 2014. Quasi cento milioni che sono finiti nelle tasche di enti, associazioni, albergatori e (in piccolissima misura) immigrati, senza produrre alcun risultato. 
Dei 2500 migranti arrivati in Campania nel 2011 praticamente tutti (tra ricorsi e contro ricorsi) hanno ottenuto il permesso umanitario e sono quindi partiti per altri lidi o hanno trovato una sistemazione propria in città. A carico della prefettura di quel blocco restano solo due malati che non hanno alcuna possibilità di movimento. In sostanza si sono spesi cento milioni per valutare lo status dei migranti e concludere che nessuno poteva essere rimpatriato. «Il sistema mostra tutte le sue crepe - sostiene il il responsabile della sezione immigrati della Camera del Lavoro, Jamal Quaddorahm - sarebbe meglio dare subito i permessi umanitari e permettere ai migranti di essere autonomi, come successe nel 2012 su decisione del ministro Cancellieri». Trovare sistemazioni adeguate per chi arriva dal mare si è rivelato difficile, anzi difficilissimo. I primi migranti arrivati nel 2011 furono sistemati a Napoli dalla Protezione Civile negli hotel della zona della stazione centrale trasformati seduta stante in Cara. Una soluzione che suscitò infinite polemiche tanto che nel 2014 si decise di far gestire gli stranieri dalle Prefetture. 
L`ufficio di governo di Napoli invertì la rotta organizzando tredici bandi diretti alle associazioni capaci di assicurare agli stranieri non solo un tetto, ma anche l` assistenza. L`importo a base di gara fu di 35 euro al giorno per ogni migrante (in precedenza erano previsti 40 euro). La parte del leone la fecero le associazioni Family e New Family, collegate anche in associazione temporanea d`impresa, che avevano già lavorato con la Regione Campania per la precedente emergenza Nord Africa. Le due società provvedono attualmente a 624 immigrati incassando quasi ventimila euro al giorno e distribuendo gli stranieri in tante e diverse strutture: hotel, affittacamere, case d`accoglienza. Agli altri provvedono una serie di società e associazioni: il Pioppo, Less, l`Istituto Santa Croce, l`hotel il Rosone, Litus, Demetra, Crescere insieme, Arci Ala di riserva, Virtus Italia Onlus, Croce rossa, Ltm. In alcuni casi si tratta di associazioni di volontariato in altri di vere e proprie imprese. Anche questa volta non sono mancate le proteste: proprio in questi giorni molti immigrati manifestano perché il cosiddetto pocket money, due eruo e mezzo al giorno a persona, tarda ad arrivare.
Il nuovo bando prevede gli stessi 35 euro da corrispondere per ogni migrante, ma questa volta saranno assegnati 40 punti per l`offerta economica e sessanta per quella tecnica. Nella speranza questa volta possa andare meglio.
 
 
 
INTERVISTA • Valerio Neri, direttore di Save the Children
«Violenze terribili dei trafficanti contro uomini e donne in fuga»
il manifesto, 15-04-2015
Luca Fazio
Forse quattrocento? Più che una voce è un grido sordo che dovrebbe scuotere l`umanità. Ma nessuno risponde. Potrebbero esserci altri morti, moltissimi. Un`altra ecatombe, ancora nel nostro mare, a pochi chilometri dalla nostre coste. Sono voci che se confermate raccontano il (nuovo) più grande naufragio della storia del Mediterraneo. Le hanno raccolte i volontari di Save the Children ascoltando quei 150 superstiti che sono appena sbarcati a Reggio Calabria dopo essere naufragati al largo della Libia. Valerio Neri, direttore di Save the Children, è sconvolto. Crede al racconto dei naufraghi.
Sulla base di quali elementi lei ritiene credibili le testimonianze che avete raccolto a Reggio Calabria? Dopo circa otto anni di assistenza abbiamo sviluppato una notevole capacità di ascolto. L`esperienza ci dice che tutte le volte che abbiamo registrato testimonianze di questo tipo il naufragio, in seguito, è stato confermato da riscontri concreti. Inoltre, anche questa volta, abbiamo incrociato le testimonianze e molti racconti coincidono nei particolari. 
Quindi un`imbarcazione sarebbe stata Inghiottita dal mare. 
I superstiti hanno parlato di due gommoni e di un numero molto alto di passeggeri scomparsi in mare in seguito al naufragio. Tra le vittime potrebbero esserci molti ragazzi giovani e molti bambini. 
Quattrocento morti è una cifra spaventosa. 
Al momento è impossibile sbilanciarsi su un numero preciso con certezza, ma anche se fossero morte meno persone la sostanza non cambierebbe, si tratterebbe comunque dell`ennesima strage nel Mediterraneo. Siamo solo all`inizio della primavera. L`Europa e l`Italia non possono ignorare queste tragedie. La cosa che più mi ha impressionato sono i racconti su ciò che succede ai migranti in Libia, prima di imbarcarsi. 
Violenze, brutalità. Altre tragedie che non scandalizzano nessuno. 
Di più. Abbiamo ascoltato racconti inusuali. Se possibile, ci troviamo di fronte a un incattivimento dei trafficanti che ha dell`incredibile. Ci hanno raccontato che usano i cellulari per far telefonare a casa alle famiglie. Quando prende la linea e dall`altra parte si sentono le voci, i trafficanti si accaniscono sui ragazzi con dei bastoni, li picchiano per far sentire le urla ai familiari. In questo modo cercano di farsi spedire altri soldi. Sono torture. E poi i viaggi nel deserto. Per farti morire basta abbandonarti al tuo destino, invece oggi si accaniscono sulle persone con sadismo. Un ragazzino ci ha raccontato che danno fuoco alle persone per il gusto di farlo. Probabilmente i trafficanti sono sotto l`effetto di sostanze. 
I migranti stanno arrivando a migliaia sulle nostre coste. Cosa bisogna fare nell`immediato per gestire l`assistenza? 
Mi chiedo come l`Italia possa essere ancora così impreparata. Constato che solo adesso i prefetti sono stati incaricati di trovare delle strutture sul territorio per ospitare i migranti. Ma è incredibile: davvero c`è qualcuno che può dirsi sorpreso per questi sbarchi dopo quello che abbiamo visto in questi anni? Come si fa ad agire come se fossimo davanti a un`emergenza? O forse c`è qualcuno che oggi si augura che ne arrivino meno? 
Con l`operazione Triton probabilmente andrà a finire così. 
Per questo noi come Save the Children chiediamo al governo italiano il ripristino immediato dell`operazione Mare Nostrum. Grazie all`impegno della nostra marina l`anno scorso abbiamo salvato centinaia di migliaia di esseri umani. 
 
 
 
Sbarchi, Gentiloni: l'Ue faccia di più 
Avvenire, 15-04-2015
Ancora polemiche sugli sbarchi che in questi giorni si stanno succedendo a ritmo elevato sulle nostre coste. Il problema dell'immigrazione "va risolto alla radice", stabilizzando la Libia ha detto il ministro degli esteri, Paolo Gentiloni a Radio24. "È un pò poco che una superpotenza economica come l'Ue spenda 3 milioni al mese", ha aggiunto ribadendo che vanno colpite "le organizzazioni che fanno questo traffico e stabilizzare la Libia".
L'Italia si trova "in questo momento sotto pressione" per l'aumento dei flussi migratori provenienti dal Nord Africa per questo "dobbiamo sostenerla e aiutarla": a dirlo è il commissario Ue agli Affari Interni e all'Immigrazione Dimitris Avramopoulos, che a margine di un'audizione all'Europarlamento ha annunciato la sua visita in Sicilia con il ministro dell'Interno Alfano la prossima settimana.
Gentiloni: risolvere problema alla radice. "L'anno scorso abbiamo avuto 170mila sbarchi", ha ricordato Gentiloni, affermando che un aumento quest'anno "sarebbe assolutamente più difficile da gestire: non dobbiamo però seminare il panico - ha sottolineato -. Abbiamo gestito la situazione l'anno scorso. Dobbiamo risolvere il problema alla radice, che è la stabilizzazione della Libia. Tra questi (migranti) che vengono dalla Libia quasi nessuno è libico, la Libia è una porta aperta". Triton, ha proseguito il ministro, "non è una soluzione adeguata e francamente che una superpotenza economica come l'Europa spenda tre milioni al mese su questa emergenza è un pò poco".
Salvini attacca Alfano: affittacamere ai clandestini. A gettare benzina sul fuoco come al solito è la Lega. "Alfano sta facendo l'affittacamere per i clandestini". Lo ha detto il segretario della Lega Nord Matteo Salvini a margine di una manifestazione davanti al centro direzionale di Mps a Siena. "Sta cercando 6.500 posti letto per i clandestini: io pensavo di avere un ministro dell'Interno non un affittacamere di alberghi ad ore". Poi Salvini ha detto di aver chiesto a tutti gli amministratori della Lega di dire no, con ogni mezzo possibile, all'arrivo di queste persone. Poi l'appello agli amministratori a dire di no all'accoglienza. "Chiedo ai governatori, ai sindaci, agli assessori e ai consiglieri della Lega di dire no, con ogni mezzo, a ogni nuovo arrivo. Come Lega siamo pronti a occupare ogni albergo, ostello, scuola o caserma destinati ai presunti profughi" dice Salvini.
Gasparri: serve blocco navale. "Il blocco navale sarebbe una scelta non solo più rispettosa dei nostri diritti ma eviterebbe questo autentico massacro messo in piedi da organizzazioni criminali provenienti dagli stessi fondamentalisti che stanno cercando di mettere sotto controllo la Libia". Lo afferma il senatore di Fi Maurizio Gasparri, chiedendo anche "un urgente confronto parlamentare sulle bugie dette dal governo Renzi in materia di immigrazione". "Per quello che ci riguarda, stiamo valutando la possibilità di non garantire come Comune nessuna assistenza a terra per le previste operazioni di sbarco e accoglienza dei migranti. Corigliano e la Sibaritide non sono assolutamente in grado di poter sopportare, da nessun punto di vista, ulteriori sbarchi di migranti".
Il sindaco di Corigliano Calabro: valutiamo mancata accoglienza. Lo afferma in una nota il sindaco di Corigliano Calabro, Giuseppe Geraci, circa lo sbarco di migranti previsto per domani, alla vigilia dell'approdo turistico di Costa Crociere. "È una situazione che abbiamo già spiegato - ha aggiunto Geraci - in occasione dei due precedenti sbarchi". Dal sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, è invece arrivata la disponibilità ad ospitare Sulla possibilità che alcuni immigrati possano essere accolti a Milano il sindaco ha precisato che si tratta "di una valutazione che deve fare il prefetto. Milano quando le è stato chiesto ha accolto e ha dato ospitalità".
 
 
 
"Ho visto annegare tra le onde anche decine di bambini mentre il barcone affondava"
IL RACCONTO
la Repubblica. 15-05-2015
ALESSANDRA ZINITI
UN GIORNO e una notte in mare, in 550, ammassati uno sull`altro, nel vecchio barcone che ondeggiava paurosamente ad ogni minimo movimento. Le donne stringevano al seno i neonati e per mano i bambini. «Ce n`erano tantissimi», dice in lacrime una ragazza appena sbarcata a Reggio Calabria dalla nave Orione che l`ha raccolta insieme a circa 150 dei suoi compagni di viaggio. «Ma eravamo molti ma molti di più. Su quella barca ci hanno fatto salire in 550 e quasi nessuno sapeva nuotare. Quando hanno visto arrivare i soccorsi hanno cominciato ad agitarsi, gridavamo di stare fermi ma la gente era disperata, senza acqua, senza cibo. La barca si è rovesciata non c`è stato scampo. Ho visto bambini scomparire tra le onde, madri annegare nel tentativo di salvarli». 
Sono testimonianze atroci quelle raccolte dagli investigatori della squadra mobile di Reggio Calabria e dagli operatoridi Savethe Children, testimonianze che- se confermate - racconterebbero la più grave strage del mare, persino peggiore dei due naufragi di Lampedusa di ottobre 2013. I volontari dell`organizzazione che da tempo rilancia l`allarme sulle migliaia di minori non accompagnati che affrontano i viaggi nel Canale di Sicilia confermano: «I superstiti ci hanno raccontato di 400 morti annegati, dispersi in acqua al momento del naufragio al largo delle coste libiche. E tra loro ci sarebbero moltissimi ragazzi bambini- dice Carlotta Bellini - . Impossibile per loro salvarsi quando l`imbarcazione si è rovesciata. una situazione gravissima". Sono racconti dell`orrore quelli dei sopravvissuti di quest`ennesima strage, avvenuta domenica mattina mentre come purtroppo spesso accade - il peschereccio era stato avvistato da un mercantile. «Quelli che stavano sotto premevano per uscire, in tanti hanno cominciato a sbracciarsi per richiamare l`attenzione della nave e la barca ha cominciato a inclinarsi. A quel punto hanno iniziato a muoversi tutti per cercare di non cadere in mare e l`imbarcazione si è sbilanciata, imbarcava acqua, si è ribaltata in pochi istanti», racconta un altro giovane sopravvissuto. Il naufragio sarebbe avvenuto a poca distanza dal mercantile che era stato dirottato sul posto in cui era stata segnalata la presenza dell`imbarcazione instabile sotto quel carico disumano di migranti. E nel giro di pochi minuti il mare si è trasformato in una distesa di braccia levate a chiedere aiuto, disperati che si aggrappavano gli uni agli altri, e si contendevano qualsiasi oggetto galleggiante. E poi, purtroppo, anche di corpi senza vita. Sette quelli recuperati e poi sbarcati a Trapani. E ora a Reggio c`è anche chi cerca disperatamente sorelle, fratelli, figli, genitori. 
Sono racconti, quelli dei sopravvissuti, che - oltre al dramma del naufragio - aprono squarci drammatici sulle torture che i profughi sono costretti a subire nei mesi di prigionia in Libia prima di affrontare il mare. 
«Nei pressi di Tripoli abbiamo vissuto per 4 mesi in una vecchia fabbrica di sardine. Eravamo più di 1.000 persone. Mangiavamo una sola volta al giorno e non potevamo fare nulla. Se qualcuno parlava con un amico o un vicino, veniva picchiato. Tutto questo per estorcere altri soldi. Ti facevano chiamare a casa, dicendo che stavi per morire, e nel frattempo ti picchiavano così i tuoi familiari sentivano le tue urla», racconta Bherane, di 17 anni. È un ragazzo dell`Africa subsahariana come gli altri sopravvissuti che la scorsa notte, ancora sotto shock per il naufragio, sulla nave Orione hanno alternato preghiere di ringraziamento per la nascita di una neonata partorita da una giovane eritrea alle lacrime per la morte di una loro compagna di viaggio, anche lei incinta che non ce l`ha fatta a sopravvivere.  
Trai profughi che ce l`hanno fatta sono molti, ancora una volta i minori non accompagnati: solo nello scorso weekend 317 dei circa 450 bambini sbarcatitraSicilia, Calabria ePugliaerano da soli.  
«Molti di loro hanno vissuto esperienze atroci di violenza subita e assistita, e hanno perso amici, parenti o i genitori, anche negli ultimi naufragi - dice Valerio Neri direttore generale di Save the Children- . Secondo i racconti, la situazione in Libia è sempre più fuori controllo, einaudita la violenza ancheper le strade».
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