Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

Menù

 

"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

17 gennaio 2012

Viaggio nel Cie di Ponte Galeria: la struttura per immigrati
Ospiti vengono trattenuti per essere identificati e poi espulsi
TM News, 17-01-2012
Il Cie - Centro di identificazione ed espulsione - apre le porte ai giornalisti. La decisione è arrivata con l'insediamento del nuovo esecutivo guidato da Mario Monti. TMNews ha visitato il centro di Ponte Galeria, sulla via Portuense vicino Roma che attualmente ospita 67 donne e 130 uomini.Qui vengono trattenuti gli immigrati trovati senza documento o senza permesso di soggiorno. Arrivano da ogni dove: ci sono maghrebini, tunisini, cinesi, romeni.L'impatto è forte. Tecnicamente la struttura è un centro di trattenimento, ma complessivamente l'idea del carcere non sembra essere lontana. Inferriate alte metri e metri, cancelli blindati, controlli di sicurezza, telecamere attive in ogni angolo.All'interno del centro gli ospiti hanno libertà di movimento. Ci sono varie attività sportive: campo di calcetto per gli uomini, campo di pallavolo per le donne; barbiere e parrucchiera, arteterapia e biblioteca, stanza per la tv, e l'infermeria. E anche una moschea e una cappella per chi vuole pregare.La struttura è gestita dalla cooperativa Auxilium. Il direttore, Giuseppe Di Sangiuliano, illustra la loro attività. "Ci occupiamo di prestazione di servizi, principalmente assistenza sanitaria".Gli uomini risultano generalmente più violenti e spesso arrivano al Cie dopo la scarcerazione. È anche per questo che i cancelli sono più alti. Non sono infatti mancati tentativi di 'fuga' nel passato.Gli ospiti, così vengono chiamati, possono restare al Cie al massimo per 18 mesi, durante il quale si provvede all'identificazione e successivamente all'espulsione e al rimpatrio nel loro paese di origine.Ogni stanza, per sei persone, è dotata di televisione. E nella mensa la tv satellitare consente agli ospiti di tenersi informati sui paesi di origine.



La Lega Nord: “Rimandare i profughi in Libia”
Una mozione del capogruppo alla Camera Reguzzoni chiede la governo di definire le condizioni di rimpatrio dei 28 mila arrivati in Italia durante il conflitto. “Monti ne parli subito con le autorità di Tripoli, non possono pesare ancora sui bilanci regionali”
Stranieri in Italia, 16-01-2012
Roma – 16 gennaio 2012 – L’anno scorso, mentre la Libia era sconvolta dalla guerra civile, migliaia di persone sono partite dalle sue coste per cercare la salvezza in Italia. Molti erano immigrati subsahariani che lavoravano nel Paese di Gheddafi, diventati bersaglio di un’indiscriminata caccia allo straniero, spesso perché scambiati per mercenari.
La Lega Nord è probabilmente convinta che oggi la Libia sia un Paese sicuro, tanto che chiede al governo di rimandarli indietro, riprendendo una prassi che era in voga quando a Tripoli governava ancora il Colonnello.  È quanto si legge in una mozione presentata dal capogruppo leghista alla Camera Marco Reguzzoni arrivata oggi in Aula a Montecitorio.
Reguzzoni ripercorre le fasi dell’emergenza sbarchi, assicurando che a suo tempo “l'azione del Governo è stata tempestiva” e chissà quanto conta in questa valutazione il fatto che allora al governo c’era anche la Lega. Acqua passata, ora il problema è che fare dei “28.000 immigrati giunti dalla Libia nel corso del 2011” che sono stati distribuiti tra le varie regioni secondo il piano di accoglienza gestito dalla protezione civile.
“Molti di questi sono fuggiti – spiega il leghista  - perché hanno perso il lavoro e non avranno probabilmente diritto all'asilo, ma sono comunque assistiti dalle regioni e dai comuni. Rischia, pertanto, di crearsi un «limbo» giuridico, nel quale non è chiaro né quale sia il loro titolo di soggiorno, né quale debba essere l'obiettivo della loro permanenza nelle strutture messe a disposizione, né come e quando possano trovare una sistemazione definitiva con il rimpatrio o l'asilo. Si pone, inoltre, un notevole e ricorrente problema di rifinanziamento del fondo destinato a coprire le spese di sostentamento, che non devono in alcun modo ricadere sui già sofferenti bilanci regionali”.
Che fare? Reguzzoni si appella al Trattato di amicizia italo-libico firmato da Berlusconi e Gheddafi nel 2008, quello che diede il via ai tanto discussi respingimenti in mare. Sospeso durante la guerra, “risulta essere stato ripristinato nei suoi effetti il 15 dicembre 2011, a seguito della decisione in tal senso assunta nel corso di un incontro a palazzo Chigi tra il presidente del Consiglio dei ministri Mario Monti e il Presidente libico Mustafà Abdul Jalil”.
“Sebbene i trattati bilaterali siano stati ripristinati e possa ora riprendere l'azione di contrasto all'immigrazione dalla Libia, nulla sembra si stia facendo in tal senso” lamenta il leghista. Di qui la richiesta al governo di “risolvere, nel più breve tempo possibile, la questione delle migliaia di cittadini extracomunitari giunti in Italia durante il recente conflitto in Libia e temporaneamente presi in carico dalle diverse regioni italiane, definendone le condizioni per il rimpatrio con la controparte libica, a partire dal prossimo viaggio a Tripoli del 21 gennaio 2012 del Presidente del Consiglio dei ministri”.



Casa e immigrati: vivono in centro e pagano affitti alti
Oggi presentazione dello studio della Fondazione Del Monte «Nuove costruzioni? Per gli stranieri non servirebbero»
Gazzette di Modena, 17-01-2012
Evaristo Sparvier
Come vivono, dove trovano casa, quali pregiudizi incontrano e come influiscono sul mercato. Sono alcuni aspetti illustrati in “Il problema abitativo di fronte al fenomeno migratorio”, indagine coordinata da Paola Bertolini dell’Ateneo di Modena, a cura della fondazione “Mario Del Monte”.
Lo studio sarà presentato questa mattina nell’ambito del convegno “Immigrare e abitare nell’area vasta modenese”, in programma dalle 9 alle 13 nell’aula magna della “Marco Biagi”: un incontro in collaborazione con il Centro delle Analisi delle Politiche Pubbliche, nel quale si farà il punto su integrazione, accoglienza e accesso alla casa, in città e nell’area vasta, per trovare soluzioni e strategie da mettere in campo di fronte alle ondate migratorie. Un’indagine – illustrata in anteprima dalla Gazzetta – che parte dall’analisi dei fenomeni migratori e dalla mobilità interna alla nostra città, dove risulta «che non ci sono significativi fenomeni di isolamento». In sostanza, nessuna ghettizzazione per gli immigrati, sebbene si siano insediati soprattutto in alcune aree della città «in particolare il centro storico, che sollecita azioni di riqualificazione delle strutture abitative». Lo studio, in questo caso, è stato condotto a partire dalla presenza di immigrati nelle 50 parrocchie cittadine: in centro (via Ganaceto, Pomposa, Canalchiaro e Gallucci), nella zona musicisti, a Canaletto e alla Sacca, l’incidenza degli stranieri supera del 25% quella del resto delle aree comunali. Ma la popolazione straniera, per lo più in affitto, rispetto a quella italiana complessivamente «testimonia anche una maggiore mobilità». E riempie spazi abitativi solitamente lasciati liberi dai modenesi. Per queste ragioni, «non sembrano avere particolare rilevanza politiche volte alla costruzione di nuove aree residenziali». Politiche alternative sarebbero comunque da inserire in un contesto «in cui è innegabile lo spiccato aumento delle disponibilità di abitazioni» nonostante la crisi del mercato immobiliare, su cui lo studio si sofferma in più occasioni. Tra le analisi condotte, anche i prezzi nelle compravendite per metro quadro, con variazioni che oscillano tra i 1.102 euro/mq di Mirandola e i 1.738 euro di Modena, «vero centro ordinatore della rendita immobiliare provinciale». E se nel resto d’Italia la domanda di casa dei migranti farebbe aumentare i prezzi al pari di qualunque altro fatto, lo stesso non varrebbe per la nostra provincia, «sebbene la riduzione venga compensata dalla scelta della popolazione non immigrata di rivolgere la domanda abitativa nei quartieri dove l’incidenza straniera è minore». Quanto alle condizioni abitative in cui vivono gli stranieri presenti nel Modenese, la maggior parte degli «immigrati sembrano essere esposti a canoni più alti»: più del 40% delle famiglie in affitto provenienti dai Paesi poveri destina il 30% del reddito al pagamento della locazione. Percentuale che scende a meno del 20% per la metà dei modenesi. Su una scala da uno a dieci, tra le problematiche percepite dalla convivenza in quartieri con la presenza di immigrati, nello studio emergono soprattutto fenomeni come tempi di attesa nella sanità, situazione economica generale, traffico, inquinamento e maleducazione. Mentre risulta tra i meno urgenti un fenomeno come la criminalità. Con uno studio su un campione di 92 agenzie immobiliari (di cui 40 modenesi), inoltre, sono state sondate anche le caratteristiche della clientela straniera, pari all’80,8% del totale. L’incidenza di affari portati a termine risulta «ridotta»: prossima al 20% per gli affitti. Appena del 5% per gli acquisti. Prevalgono le famiglie, che chiedono bilocali (90% dei casi) con clienti tipo rappresentati da «nuclei già domiciliati in cerca di una nuova sistemazione». Scarseggiano, al contrario, i nuovi immigrati in cerca di una prima casa.



Bergamo
Il vescovo firma per il voto agli immigrati
Corriere della sera, 16-01-2012
Durante la Messa le letture, le preghiere e i canti erano in sette lingue diverse. Il vescovo di Bergamo Francesco Beschi ha firmato l' iniziativa delle Acli «L' Italia sono anch' io» per sostenere due proposte di legge di iniziativa popolare per riconoscere la cittadinanza italiana a chi nasce in Italia e il diritto di voto ai cittadini immigrati che risiedano in Italia da almeno 5 anni. Lo ha fatto poco prima della Messa e della concelebrazione eucaristica diocesana che ha caratterizzato sempre nella giornata di ieri a Seriate l' appuntamento annuale dedicato in tutto il mondo agli immigrati e ai rifugiati.



Rivolta in via Corelli In manette 26 immigrati
Dopo un controllo, appiccato il fuoco per ritorsione
Corriere della sera, 16-01-2012
Giuzzi Cesare
Il settore «E» ribolle per quasi un' ora. Dentro ci sono i poliziotti mandati dalla Questura. «Controlli di routine», sostengono in via Fatebenefratelli. L' obiettivo è cercate rasoi, lamette, bulloni di ferro, batterie, tutti oggetti spesso usati per «atti di autolesionismo»: tentativi di suicidio, ferimenti, malori per trasformare «il soggiorno» nel centro d' identificazione in un letto d' ospedale. Quando gli agenti lasciano la struttura, la protesta esplode. Materassi e lenzuola bruciati, fumo nero che costringe ad evacuare il settore, mobili sfasciati e cinque stanze, tutte quelle del settore, inagibili. In manette sono finiti in 26. Sono tutti nordafricani. Tutti uomini in Italia senza documenti e in attesa d' espulsione. Quando nel tardo pomeriggio vengono portati a San Vittore, scortati dalla polizia sembra di assistere ad una vecchia retata. Invece tutto è successo quasi per caso nel primo pomeriggio della prima, autentica, fredda domenica d' inverno. Ma il clima nella struttura, con una capienza di 132 posti, era caldo da giorni. E la tensione dura da mesi tra proteste clamorose (tre casi nel 2011), «evasioni» e tentativi di suicido quasi settimanali. L' effetto della decisione del ministro dell' Interno Annamaria Cancellieri di aprire le porte dei centri d' identificazione agli organi di stampa è presto svanito. Difficile però inquadrare la protesta di ieri che ha portato ai 26 arresti, un vero record per la struttura di via Corelli. Un' azione «organizzata» o il semplice sfogo di chi, in una situazione controversa è costretto a vivere? Il sospetto è che i disordini siano però una diretta risposta al controllo delle forze dell' ordine. Ieri gli agenti hanno trovato e sequestrato diversi pezzi di metallo pronti per essere utilizzati come coltelli rudimentali, batterie di cellulari (che vengono anche ingerite per provocarsi malori), e bulloni di ferro. Tutti oggetti nascosti e che non dovevano trovarsi nella struttura, spiegano dalla Questura. Intorno alle 13,20, dopo l' uscita dei poliziotti dalla struttura, il via ai disordini con i 26 ospiti del settore «E» che ammassano i materassi e gli danno fuoco. «Non c' è mai stato contatto tra le forze dell' ordine e gli ospiti del settore «E», non ci sono stati feriti e questo è il dato più importante. Purtroppo episodi simili sono nella storia di questa struttura», spiega Alberto Bruno della Croce rossa italiana. Buona parte dei 26 nordafricani erano arrivati in via Corelli direttamente dai penitenziari milanesi dopo la scarcerazione in attesa di essere espulsi. E forse anche questo particolare, oltre alle prove evidenti dei disordini, ha portato la polizia e il magistrato di turno a decidere per l' arresto di tutti i 26 «ribelli» con l' accusa di incendio doloso e devastazione. L' ex vicesindaco Riccardo De Corato ha chiesto con un' interrogazione al ministro Cancellieri di spiegare che fine abbia fatto il cosiddetto «piano Maroni» per i centri d' identificazione ed espulsione: «Via Corelli non basta, subito un Cie a Malpensa, nonostante il veto della Lega». Cesare Giuzzi RIPRODUZIONE RISERVATA **** La scheda I disordini Sono 26 gli immigrati arrestati ieri dopo una rivolta nel Cie di via Corelli. I disordini al termine di un controllo nel settore «E» I precedenti A settembre erano stati arrestati due tunisini di 23 e 32 anni dopo un tentativo di rivolta. Mentre a maggio un gruppo di magrebini aveva dato fuoco ad alcuni materassi e infranto le finestre delle stanze. A fine marzo 2011 in cinque avevano, invece, tentatoil suicidio



Arruolato per errore, fa il servizio di leva obbligatorio, ma dopo dieci anni aspetta ancora la cittadinanza.
La paradossale vicenda di un marocchino che, dopo dieci anni e il rischio di un espulsione, ancora aspetta di diventare italiano.
Immigrazione oggi, 17-01-2012
Chiamato a fare il militare per errore, come risarcimento gli viene promessa la cittadinanza italiana e paradossalmente rischia anche l’espulsione quando rimane disoccupato.
È la storia di un giovane marocchino, Mohamed Jelloul ora 32enne, che, nel 1999, quando ancora esisteva la leva obbligatoria, prestò servizio militare in Italia perché nel 1998 per errore gli venne mandata la cartolina di arruolamento nonostante avesse cittadinanza straniera.
L’anno dopo, a 19 anni, Mohamed giurò fedeltà al tricolore, fece il “car” a Orvieto e il servizio militare a Montebello. Nel 2000 è stato congedato. Sei anni dopo perse il lavoro e rischiò di essere espulso in quanto clandestino.
La sua storia è stata resa nota dall’avvocato che lo assiste, Maria Grazia Criscione, perché benché a Mohamed sia stata promessa ufficialmente la cittadinanza italiana, ancora non vi è stato alcuna notizia in merito. Il giovane marocchino, che ormai vive in Italia da quasi venti anni, lavora attualmente come muratore.



E' Sahab Uddin il nuovo consigliere aggiunto per l' immigrazione
il Quotidiano.it, 17-01-2012
San Benedetto del Tronto | Il rappresentante degli extracomunitari è di origini bangladeshi, vive da 6 anni in Italia e parteciperà ai lavori dell' assise
E' stato eletto nella giornata di ieri il nuovo consigliere aggiunto per l'immigrazione. E' Sahab Uddin il rappresentante degli immigrati extracomunitari che avrà il diritto di partecipare ai lavori della massima assise cittadina senza diritto di voto e con facoltà di intervento e di interrogazione sulle materie attinenti l'immigrazione e le condizioni degli immigrati nel territorio comunale.
Uddin, nato nel 1980, è originario della città di Comilla in Bangladesh, vive in Italia da sei anni, dal 2007 è residente a San Benedetto del Tronto dove attualmente gestisce un negozio che offre servizi di telefonia e connessione Internet e ha una figlia di sei mesi.
Si sono recati alle urne 46 extracomunitari, Uddin ha ottenuto 30 voti, mentre l'unico altro candidato, Md. Ruhul Amin, presentatosi nella stessa lista del neo-consigliere "Solidarietà e partecipazione", ha ottenuto 9 voti. Sono state 5 le schede nulle e 2 le bianche.
Il consigliere aggiunto per l'immigrazione, come da "Regolamento per il funzionamento del Consiglio Comunale", resterà in carica per tutta la durata del consiglio comunale, avrà il compito di rappresentare le cittadine e i cittadini immigrati non appartenenti ad uno Stato dell'Unione Europea ed apolidi che risiedono legalmente nel territorio comunale oltre ad essere organo di raccordo tra la Consulta Comunale per l'Immigrazione ed il Consiglio Comunale e rappresenta in Consiglio le istanze e le problematiche della Consulta. Per questo è anche componente di diritto dell'Assemblea Generale della Consulta Comunale per l'Immigrazione e del relativo Comitato Direttivo.

 

Il Brasile vuole favorire gli immigrati specializzati
La norma autorizzerà l'ingresso di 400.000 professionisti: «Dal momento che il Brasile è oggi un'isola di ricchezza nel mondo, c'è molta gente qualificata che vorrebbe lavorare qui»
Diario del Web, 17-01-2012
BRASILIA - Il Brasile si prepara a srotolare il tappeto rosso di benvenuto a migliaia di lavoratori stranieri specializzati. Stando a quanto riferisce oggi El Pais, Brasilia sta infatti mettendo a punto, su ordine del Presidente Dilma Rousseff, «una nuova politica sull'immigrazione» che autorizzerà l'ingresso di 400.000 professionisti nelle imprese brasiliane.
Governo: C'è molta gente che vorrebbe lavorare qui - «Dal momento che il Brasile è oggi un'isola di ricchezza nel mondo, c'è molta gente qualificata che vorrebbe lavorare qui», ha spiegato Ricardo Paes de Barros, coordinatore del progetto allo studio del governo. La nuova legge dovrebbe essere pronta nell'arco di due mesi e aprirà una nuova fase di immigrazione nel Paese, dopo 20 anni segnati soprattutto dall'emigrazione.
Negli ultimi quattro anni sono stati soprattutto gli spagnoli a emigrare in Brasile alla ricerca di un lavoro, con un incremento del 45%. Complessivamente, il numero di stranieri arrivati nel Paese sudamericano è cresciuto del 52,4% nel primo semestre del 20111. Secondo il sito di reclutamento on line Monster, lo scorso anno circa 80.000 professionisti hanno pubblicato il loro curriculum per trovare un lavoro in Brasile. Complessivamente sono 400.000 quelli che hanno oggi gli occhi puntati sul Paese.



Germania: dopo 8 anni torna a crescere la popolazione grazie all’immigrazione.
Nel 2011 oltre 250 mila immigrati dai Paesi dell’est europeo comunitario. I polacchi il gruppo più numeroso.
Immigrazione Oggi, 17-01-2012
In Germania la popolazione riprende a crescere dopo 8 anni, grazie all’arrivo degli immigrati, soprattutto dai Paesi dell’est europeo. Lo rivela l’Ufficio statistico federale, secondo il quale nel 2011 la popolazione tedesca ha raggiunto gli 81,80 milioni di persone, 50mila in più rispetto all’anno precedente.
Secondo le prime stime, nel 2011 sono nati tra 660mila e 680mila bambini, a fronte di una mortalità compresa tra 835mila e 850mila unità. Il saldo negativo tra morti e nascite persone è stato compensato dalle migrazioni, con i nuovi arrivati che hanno superato il numero di tedeschi trasferitisi all’estero di 240mila unità. Nel 2010 il numero corrispondente in eccesso tra immigrati ed emigrati era stato di 128mila unità. Gli arrivi più massicci nel 2011 hanno riguardato i cittadini dei Paesi dell’est europeo entrati a far parte dell’Ue. Particolarmente cospicuo è il numero dei polacchi arrivati in Germania.
(Red.)

Share/Save/Bookmark
 


 

Perchè Italia-Razzismo 


SPORTELLO LEGALE PER RIFUGIATI E RICHIEDENTI ASILO

 

 


 

SOS diritti.
Sportello legale a cura dell'Arci.

Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
leggi tutto>

Mappamondo
>Parole
>Numeri

Microfono,
la notizia che non c'è.

leggi tutto>

Nero lavoro nero.
leggi tutto>

Leggi razziali.
leggi tutto>

Extra-
comunicare

leggi tutto>

All'ultimo
stadio

leggi tutto>

L'ombelico-
del mondo

Contatti


Links