Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

04 ottobre 2010

Mons Tettamanzi:
«Immigrati, nessuno strumentalizzi»
Il Messaggero, 04-10-2010
MILANO - Un invito all'integrazione ma anche al rispetto della legalità. «Non siete invasori armati. Avete solo desiderio di lavoro, di un futuro migliore, di ricongiungervi con i vostri cari che sono arrivati qui prima di voi». E il compito più importante «dovrebbe essere il nostro, che italiani lo siamo da tanto tempo o da sempre». E' un messaggio pacificatore quello che l'arcivescovo di Milano, il cardinale Dionigi Tettamanzi, rivolge ai circa cinquemila immigranti provenienti da tutto il mondo che ieri hanno partecipato all'annuale pellegrinaggio al Duomo di Milano. Ma è anche un richiamo al nostri Paese, perché «a nessuno è concesso di strumentalizzare il tema dell'immigrazione».
«A nessuno - in particolar modo a chi si dice cristiano -è concesso di strumentalizzare il te-ma dell'immigra-zione per finalità non rispettose della verità e della dignità di queste perso¬ne e insieme del doveroso cammino che ci è affidato di perseguire sempre il bene comune, di tutti e di ciascuno», afferma l'arcivescovo nella sua omelia. Parole rivolte a chi viene da lontano affinché si apra al Paese che lo accoglie, per farsi conoscere e non far «germogliare l'illegalità». Ciò che il cardinale Tettamanzi chiede a tutti i migranti presenti in Duomo è che siano parte attiva nella società, ricordando che le istituzioni, soprattutto quelle locali? hanno bisogno di loro: «Non lasciate che l'illegalità germogli dentro le vostre comunità etniche». E per combattere risolamento, l'antidoto è farsi conoscere. «Aiutateci - dice - a superare la paura che non poche volte si impossessa di noi davanti all'immigrato, allo straniero. Forse dovremmo essere noi in grado di accorgerci quanto non sia una minaccia, bensì una risorsa e un servizio prezioso, quel lavoro paziente e instancabile che svolgete verso i nostri anziani, nelle nostre case, in tanti lavori umili e faticosi». Perciò ripete a chi arriva in un Paese straniero a non chiudersi «nei gruppi etnici di appartenenza». Ma richiama anche lo sforzo che deve essere fatto da chi è italiano da più tempo, perché nell'integrazione «il compito più grande dovrebbe essere il nostro». A volte complicato. «Noi lo dobbiamo riconoscere - spiega - fatichiamo ad aprirvi la porta, non siamo facili a comprendere come questa accoglienza sia la strada promettente per assicurare un futuro alla nostra società».




Il commento Ora i buonisti non parlino di caso isolato

il Giornale, 04-10-2010
Paolo Granzotto
Ora gli apostoli dell'integrazione, della società multiculturale e multireligiosa non potranno dire che quello di Novi è un caso isolato. Fa infatti seguito a quelli recenti e avvenuti in Italia di Hina Salem e di Saana Dafani. Fa seguito alle centinaia di esecuzioni che hanno insanguinato e seguitano a insanguinare l'Europa: figlie sgozzate dal padre, ammazzate dibotte o a colpi d'arma da fuoco in nome dell'islam. Non dell'islam fondamentalista, non dell'islam "cattivo": dell'islam. La giovane pakistana di Novi che versa in fin di vita, la madre uccisa a colpi di pietra non sono vittime di una follia o di una visione arcaica della fede in Allah. Come ogni islamico, il padre e marito considerava un sacro diritto e anche un dovere sociale togliere la vita a chi infrange i dettami della sharia, la violenta, sanguinaria, misogina e maschilista legge islamica. E la colpa della giovane Pakistana di Novi era semplicemente quella di rifiutare il matrimonio
combinato. Per l'islam si può - si deve - morire anche per meno. Morsal Obeidi, undicenne che risiedeva in Germania, è stata massacrata dal padre "perché voleva essere troppo indipendente". "Troppo occidentale" risultò invece agli occhi del padre la francese Sohane Benziane, morta bruciata dopo esser stata selvaggiamente picchiata. La stessa fine della giovane  Maja Bradaric, sorpresa dal padre a chattare su Internet con un ragazzo cattolico.
Fino a quando non cesserà  l'ubriacatura buonista e islamicamente corretta, fino a quando in nome della tolleranza universale e della integrazione costi quel che costi si seguiterà a chiudere gli occhi sul lato buio della religione islamica, quello che nega il valore e l'inalienabilità della vita e il rispetto della dignità della persona, episodi come quello di Novi seguiteranno a ripetersi. Per evitarlo, va finalmente preso atto che l'Islam è una religione intrinsecamente violenta, che predica e istiga all'odio. Va preso atto che non esiste un islam tollerante e pacifico che si contrappone a un islam ancestrale, ferino e aggressivo. L'islam è quello che è, lo stesso che ha armato la mano del pakistano di Novi. E non ammette, non ammette, che la donna possa emanciparsi integrandosi in una società di fede e cultura diversa dall'islam. E' prendendo atto della realtà che forse sarà possibile maturare quel processo di integrazione da tutti auspicato ma sempre disatteso nei fatti. Affrontando per prima l'esigenza del rispetto dei diritti umani, mancando il quale non si può parlare di integrazione e di società multietnica o multiculturale. Il rispetto dei diritti umani deve essere un punto fermo anche per chi ritiene per fede che la sharia sia superiore a qualsiasi legge, umana o divina. Sull'argomento non è possibile un dialogo con i rappresentanti della comunità islamica in Italia, se dialogo significa, come significa, compromesso. Prendere o lasciare. Sono infatti i compromessi, sono le ipocrisie, l'ideologia del politicamente corretto e le disonestà intellettuali che consentono il perdurare della mattanza di giovani donne nel nome di Allah, grande e misericordioso



Modena, difende figlia da nozze combinate: pakistana lapidata dal marito

donna fanpage, 04-10-2010
Raimonda Granato
Una madre pakistana muore per difendere la figlia 20enne da un matrimonio combinato. Succede a Novi, in provincia di Modena, e dopo la lapidazione della donna, hanno preso a sprangate la figlia. Barbarie non ammissibili nella civiltà
La libertà è nella testa, non nella bandiera sotto cui si vive. Perchè se così non fosse, non sarebbe successo che una donna pakistana avrebbe perso la vita per difendere la figlia da una matrimonio combinato. Non sarebbe successo che il marito le avrebbe scagliato contro una pietra per zittirla, uccidendola. Invece è successo, perchè gli immigrati in Italia portano con sè tutto il carico di oppressione che nel loro Paese è norma. A Novi, in provincia di Modena, ieri pomeriggio si è consumata una tragedia che ha molte similitudini con quella di Hina, 21enne pakistana sgozzata dal padre perchè voleva vivere all’occidentale. Nosheen Butt ha 20 anni e si è ribellata ad un matrimonio combinato dal padre, Butthamad Kahn, 53 anni, con un altro connazionale. Chissà se sua madre, appoggiando le rimostranze della ragazza, immaginava che ne sarebbe scaturita una lapidazione in piena regola.
E invece, dopo aver tramortito a sprangate la 20enne, con l’aiuto del figlio Humair Butt di 19 anni, Butthamad Kahn ha raccolto una pietra e l’ha scagliata contro la moglie e madre dei suoi 5 figli. C’è qualcosa di civile in questo? Che umanità è quella che lapida una donna anche solo perchè è stata vista passeggiare accanto ad un uomo? Se ricordiamo la vicenda di Hina uccisa nel 2006, ci rendiamo conto che fin dal primo momento la madre si chiuse in un silenzio di approvazione verso le azione del marito-padrone. La madre di Nosheen non ha fatto altrettanto, pagando la sua ribellione con la morte. Ora la ragazza è in gravissime condizioni all’ospedale di Baggiovara, ma i medici dicono che non è in pericolo di vita. Al suo risveglio, però, si troverà sola, senza l’unica persona che ha dato la vita per difenderla.
Probabilmente non siamo in grado di comprendere pienamente cosa spinge un padre ad agire così. Più di tutto non capiamo come possa un giovane di 19 anni compiere una violenza simile nei confronti della sorella. E mentre il mondo ancora si batte per Sakineh, in Italia c’è stata questa esecuzione senza processo. Questa famiglia pakistana vive da anni nel nostro Paese, padre e figlio lavorano come operai, i figli più piccoli probabilmente frequentano la scuola insieme a bambini che, pur essendo simili a loro, non hanno gli stessi imperativi familiari. Questa vicenda dimostra che questi uomini non hanno mai imparato nemmeno un pò del rispetto che è dovuto alle donne, di ogni latitudine e religione.



IMMIGRATI: TRAGEDIA NEL MODENESE. ERRANI, NON ACCETTIAMO VIOLENZA

(ASCA) - Roma, 4 ott - ''Siamo consapevoli delle difficolta' che si incontrano quando si vive a cavallo tra diverse usanze e culture, ma non possiamo accettare che la violenza prenda il posto delle parole, mai'': lo ribadisce oggi il presidente della Regione Emilia Romagna, Vasco Errani, parlando della tragedia consumatasi ieri nel pomeriggio in una casa di Novi, nel modenese, dove una donna pakistana di 46 anni e madre di cinque figli e' stata lapidata dal marito perche' aveva deciso di prendere le difese di una delle figlie, Nosheen Butt, che si era ribellata a un matrimonio combinato dal padre con un pakistano sconosciuto. La figlia e' stata colpita a sprangate dal fratello minore di 19 anni.
Ora padre e figlio sono stati arrestati, Nosheen Butt e' all'ospedale, ma non e' in gravi condizioni, mentre la madre e' morta.
''Non lasceremo sola Nosheen Butt'', avverte Errani da Roma, mentre gli assessori Carlo Lusenti e Teresa Marzocchi si recheranno in giornata all'ospedale di Baggiovara - dove la giovane e' ricoverata dalla notte scorsa - per stare vicino alla ragazza e portarle la solidarieta' e il cordoglio, da parte del presidente e di tutta la Giunta dell'Emilia-Romagna, per la perdita della madre Begm Shnez.
''Alle seconde generazioni, ai tanti giovani che sono nati o cresciuti qui - aggiunge Errani - , voglio far sapere che i diritti e le liberta' di cui parla la nostra Costituzione sono patrimonio universale, che appartiene a tutti noi. Da qui si puo' partire, insieme, per costruire una societa' piu' giusta. Per chi non riesce a rispettare il prossimo, per chi picchia una donna c'e' la giustizia italiana. Anch'essa vale per tutti. A Nosheen Butt voglio dire fin da ora che non sara' lasciata sola''.



ISLAM/MODENA: TURCO, DURA CONDANNA MATRIMONI COMBINATI E VIOLENZA

(ASCA) - Roma, 4 ott - ''I fatti tragici di Novi nel modenese rappresentano una vicenda che va condannata con tutte le nostre forze. I matrimoni combinati e la violenza contro le donne in Italia non hanno cittadinanza. Chiunque compie tali pratiche medievali, in nome di qualsivoglia tradizione etnica o altro, deve essere immediatamente perseguito dalla legge''.
Con queste parole, Livia Turco, parlamentare e presidente del Forum immigrazione del Partito Democratico ha stigmatizzato l'omicidio della donna pakistana da parte del marito perche' aveva deciso di prendere le difese di una delle figlie, Nosheen Butt, che si era ribellata a un matrimonio combinato.
''Occorre -prosegue Livia Turco- dare un segnale chiaro a tutte le donne e le ragazze di origine straniera residenti oggi in Italia. Chiunque compia reati, tanto piu' l'omicidio e la violenza sulle donne, deve sapere che cio' comporta l'immediata sospensione del permesso di soggiorno''.
''Siamo vicini a Nosheen Butt - ha dichiarato Khalid Chaouki, responsabile seconda generazione dei Giovani PD - e nei prossimi giorni incontreremo le associazioni pakistane per discutere insieme di progetti di promozione delle donne e campagne contro la piaga dei matrimoni combinati, rilanciando la necessita' di velocizzare il percorso di ottenimento della cittadinanza per i figli di immigrati nati o cresciuti in Italia''.



Francia Pronto il sistema per raccogliere le impronte digitali dei rom espulsi

il Giornale, 04-10-2010
Entrata in vigore in Francia lo schedario biometrico «Oscar», che prenderà fra l'altro le impronte digitali dei Rom espulsi dal paese per impedire loro di rientrare poco dopo e di ricevere così, più di una volta, i rimborsi messi a disposizione dallo Stato.
Creato con decreto del 26 ottobre 2009, «Oscar», l'acronimo del dispositivo (Strumento semplificato di controllo degli aiuti al rientro), è considerato dalle autorità francesi uno strumento anti-frode, in particolare rispetto ai Rom, sospettati di fare «andata-ritorno» sotto falsa identità per ottenere più di una volta il sussidio di rimpatrio volonta¬rio. Il problema dovrebbe risolversi con la versione biometrica di «Oscar», già in uso da un anno per i dati legati all'identità degli stranieri espulsi con sussidio. Nel 2009 sono stati distribuiti 15.236 sussidi di questo tipo, pari a nove milioni di euro, come nel 2008. Si tratta di 300 euro ad adulto e di 100 euro a bambino. In una recente intervista il ministro dell'Immigrazione, Eric Besson, aveva puntato molto sul dispositivo che metterà fine, diceva, «al ciclo delle andate e dei ritorni».



IL PRESIDENTE PROGRESSISTA
E ora Obama vuole schedare gli immigrati
il Giornale, 04-10-2010
Marcello Foa
Sarà testato in via sperimentale in Texas il controllo dell'iride È un metodo che è stato usato in Irak per «catalogare» i sovversivi
E ora che diranno di Obama? Che è ancora un progressista, un difensore dei deboli e degli oppressi? O scriveranno che si comporta come un bieco reazionario? Più probabilmente non diranno nulla. Opteranno per il silenzio lasciando che una rivoluzione prenda avvio. Non a favore, ma contro l'immigrazione, adottando una misura che Hollywood aveva già previsto, nel film Minority Report, ambientato nel 2054.
Siamo nel 2010 e la realtà supera la fiction. E che realtà! Il presidente che solo due anni fa accendeva le speranze del mondo è costretto, di fatto, a rinnegare i valori per i quali si è sempre battuto e che rappresentano un aspetto fondamentale della sua identità. Il primo presidente nero e figlio di padre kenyota, ha deciso di schedare gli immigrati usando l'unico metodo di riconoscimento che gli esperti considerano infallibile: il controllo dell'iride.
Fino a oggi i clandestini di tutto il mondo potevano facilmente cancellare o comunque cambiare la propria identità. Le impronte digitali si cancellano, i passaporti si taroccano, l'aspetto fisico può essere camuffato. Un irregolare arrestato ed espulso può facilmente riprovarci creandosi una nuova identità.
Ma se l'iride è stato fotografato, qualunque travestimento diventa inutile. Questa parte dell'occhio rimane immutata fino alla morte. Rappresenta l'identikit perfetto, supportato da tecnologie sempre più precise, che consentono registrazioni persino a due metri di distanza. Una volta che i dati di una persona sono immessi nel cervellone elettronico, questa è schedata per sempre.
Il provvedimento verrà provato in via sperimentale in Texas per un paio di settimane e se darà risultati positivi, come in Irak, dove è stato perfezionato su migliaia di potenziali sovversivi, verrà esteso a tutto il Paese.
E forse verrà ampliata anche «l'Operazione Streamline». Non ne avete mai sentito parlare? Ovvio, è un'altra notizia, che come capita sovente, è ignorata benché molto significativa. Trattasi di un provvedimento che consente di pro-
cessare e condannare m giornata i clandestini catturati al confine. Processi sommari, quasi di massa. Per ora la media è di 700 al giorno, ma il Dipartimento della Homelande Security, ovvero il ministero dell'Interno statunitense, vorrebbe che salissero a mille.
La regola è chiaramente anticostituzionale, ma l'America che apriva le braccia del suo mondo ai diseredati dando una seconda chance a tutti, l'America dove lo stato di diritto era sacro, se ne infischia. E tira dritto. Anche se la Casa Bianca non è più abitata dal conservatore Bush, ma dal progressista Obama; il quale non lo proclama perché non sta bene; è politicamente scorretto. Malo fa, eccome se lo fa.
Solo una certa sinistra italiana ed europea, continua a credere al mito di una società, bella, buona, giusta e multietnica e multiculturale. Il loro idolo, Obama, promuove politiche che, a ben vedere, non sono molto diverse da quelle di un Maroni o di un Sarkozy; a riprova del fallimento di tutti i modelli di integrazione da quello francese a quello britannico, da quello olandese a quello americano. E a conferma dell'esasperazione della società civile, in Europa come in America, che non sopporta più l'impatto disgregante sul tessuto sociale, di un'immigrazione ormai fuori controllo.
Così fan tutti, ormai. La differenza è di forma. La destra lo urla e scoppiano le polemiche. Obama lo sussurra e, grazie alla compiacenza della grande stampa, la fa franca. Ma ha capito che per vincere deve dichiararsi di sinistra, ma poi attuare politiche di destra. Clinton, Schroeder, Blair erano maestri in quest'arte. L'importante è calibrare bene il messaggio, salvando le apparenze. Al resto pensano gli spin doctor ovvero i grandi manipolatori dell'opinione pubblica.
Magari anche a camuffare l'inquietante rischio insito nel controllo con l'iride, che oggi è applicato ai clandestini e domani, magari, a tutti i cittadini; i quali potrebbero essere controllati nella vita di tutti i giorni, con l'ausilio di semplici telecamere, destinate a diventare sempre più sofisticate. Un moderno, orwelliano Grande Fratello, come nel film Minority Report. E proprio con la primogenitura di colui che prometteva un mondo migliore, trasparente e più giusto. Alleluia.



Mercato immobiliare. La stretta sui mutui secondo Scenari Immobiliari proseguirà nel 2010, mentre resta elevato il nero nelle locazioni
Per gli stranieri meno rogiti e più affitti
il Sole, 04-10-2010
Andrea Curiat
Gli acquisti di case sono scesi da 135mila del 2007 a 56mila - Ridotto anche il valore medio
Meno case acquistate e più appartamenti in affitto per gli stranieri residenti in Italia. Secondo i dati di Scenari Immobiliari, a fine 2010 il numero di abitazioni acquistate da immigrati sarà diminuito del 25% rispetto al 2009. A causa della crisi, le compravendite annue sono scese dalle 135mila del 2007 (per un fatturato totale di 16,8 miliardi) alle 56mila del 2010 (stime a fine anno), con una perdita per il mercato di oltre 10 miliardi di euro.
Gli immobili compravenduti sono poi di minor valore: la spesa media per l'abitazione si è ridotta dai 124mila euro del 2007 al 105mila odierni, con un calo del 4,5% negli ultimi 12 mesi. Nello stesso arco di tempo la dimensione media delle case acquistate è passata da 51 a 42 metri quadri, in due terzi dei casi da ristrutturare.
«I più penalizzati dalla crisi -spiegano da Scenari Immobiliari - sono stati proprio gli immigrati. Per loro le procedure di accesso al credito sono più rigide, le pratiche possono durare molti mesi e non sempre la risposta è positiva». Inoltre, i mutui che venivano concessi nel periodo del boom delle com-pravendite, quasi sempre a copertura ampia della cifra d'acquisto, «sono una condizione ormai raramente accolta dalle banche. L'acquirente immigrato ha di solito risparmi limitati e non è supportato, come nel caso delle giovani coppie italiane, dalle famiglie di origine».
Il risultato è che moltissimi lavoratori stranieri rinunciano all'acquisto di un'abitazione per ripiegare sull'affitto. Una recente analisi del Sunia evidenzia come le soluzioni trovate siano quasi sempre costose e poco soddisfacenti, con una maggiorazione degli affitti pari al 30-50% rispetto a quelli ordinari. Stando all'indagine, aggiornata al 30 giugno 2010, le case in affitto per stranieri sono 600mila in tutta Italia. Quasi l'8o% delle famiglie immigrate condivide l'alloggio con uno o più nuclei e appena il 21,8% ha un appartamento per sé. Il 39% dei contratti è ancora in nero e il 46,2% è registrato per una cifra inferiore di circa un terzo a quella reale. In questo modo, sfuggono al Fisco circa 3,5 miliardi di imponibile ogni anno. Il canone medio dichiarato oscilla tra i 740 e i 940 euro mensili, ma quello realmente pagato è più alto e raggiunge anche gli 800-900 euro a famiglia per le abitazioni in condivisione. I singoli posti letto, poi, possono raggiungere i 500 euro mensili.
«Servirebbe un intervento deciso delle istituzioni con il recupero di immobili da immettere sul mercato a canoni calmierati e una nuova politica di edilizia sociale» afferma Laura Mariani, segretario nazionale del Sunia.
Nonostante i canoni elevati, comunque, le dinamiche di mercato sono veloci. Osserva Alessandro Ghisolfi, direttore dell'ufficio studi di Ubh: «L'85% di appartamenti in offerta viene agevolmente affittato a stranieri nel giro di appena 2-3 mesi. Nello stesso periodo di tempo, il mercato è in grado di soddisfare il 60-70% della richiesta da parte di immigrati in cerca di casa». Fabio Guglielmi, presidente di Professione-casa, aggiunge: «Il numero di locazioni regolari a stranieri è aumentato del 10% circa nell'ultimo anno, a fronte di un calo dei mutui e delle compravendite. La presenza di extracomunitari nelle grandi città non è localizzata nelle periferie più estreme, ma nelle aree di seconda cerchia ben collegate con i mezzi di trasporto pubblici. Molti stranieri pagano un affitto un po' più alto pur di risparmiare su auto e tempi di spostamento».
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