Vince il calcio multietnico e sentimentale
Saleh Zaghloul
In tempi di migrazione consistente e di fronte ad un paese di fatto già multietnico il calcio italiano è in ritardo così come la politica e l’informazione: il commissario tecnico della nazionale italiana di calcio ha solennemente dichiarato qualche mese fa: "È bellissimo lo spirito di questi giocatori con il doppio passaporto che avvertono questo richiamo verso la maglia azzurra, ma non vogliamo fare una Nazionale con tantissimi elementi con queste caratteristiche".
In tempi di migrazione consistente e di fronte ad un paese di fatto già multietnico il calcio italiano è in ritardo così come la politica e l’informazione: il commissario tecnico della nazionale italiana di calcio ha solennemente dichiarato qualche mese fa: "È bellissimo lo spirito di questi giocatori con il doppio passaporto che avvertono questo richiamo verso la maglia azzurra, ma non vogliamo fare una Nazionale con tantissimi elementi con queste caratteristiche".
E recentemente parlando dell’Inter, Lippi ha detto che è una “grandissima squadra, ma non è italiana”.
Malgrado la chiusura e il “nazionalismo” del calcio italiano e di chi lo governa, malgrado un ambiente ostile e qualche volta corrotto (vedi calciopoli), l’Inter non ha rinunciato al suo carattere multietnico: giocatori italiani e di tante altre nazionalità (argentina, brasiliana, romena, serba, olandese, colombiana, ecc.), africani, zingari (Ibrahimovic) e musulmani (prima di Muntari c’è stato l’algerino Madjer (*) il “Tacco di Allah”). Squadra vincente e piena di “stranieri”, squadra lombarda e “padana”, esempio della forza vincente dell’integrazione e della convivenza multietnica è una presenza che, in modo naturale ma molto efficace, rende felici gli antirazzisti e disturba, sconcerta e da fastidio a nazionalisti, xenofobi e razzisti.
Non occorreva la vittoria in Champions, la tripletta o i cinque scudetti vinti di fila per capire la grandezza dell’Inter. Da piccoli ci insegnavano che nello sport, come nella vita, è importante la partecipazione e non la vittoria sempre ed a qualunque costo. Rispetto alle altre squadre c’è qualcosa di diverso nell’Inter, un qualcosa che rende più umano un calcio degenerato: qualcosa di sentimentale, di gentile, di rispettoso, di generoso e di sportivo ed è rappresentato da Massimo Moratti. Una figura unica nel calcio italiano, c’era soltanto un altro che gli assomigliava: Paolo Mantovani il presidente della Sampdoria che ha vinto lo scudetto.
* Nella stagione 1988/89, l'acquisto di Rabah Madjer, è ufficiale, con tanto di presentazione alla stampa e foto ricordo. Ma dalle visite mediche emerge un infortunio grave che fa saltare l'ingaggio.
Malgrado la chiusura e il “nazionalismo” del calcio italiano e di chi lo governa, malgrado un ambiente ostile e qualche volta corrotto (vedi calciopoli), l’Inter non ha rinunciato al suo carattere multietnico: giocatori italiani e di tante altre nazionalità (argentina, brasiliana, romena, serba, olandese, colombiana, ecc.), africani, zingari (Ibrahimovic) e musulmani (prima di Muntari c’è stato l’algerino Madjer (*) il “Tacco di Allah”). Squadra vincente e piena di “stranieri”, squadra lombarda e “padana”, esempio della forza vincente dell’integrazione e della convivenza multietnica è una presenza che, in modo naturale ma molto efficace, rende felici gli antirazzisti e disturba, sconcerta e da fastidio a nazionalisti, xenofobi e razzisti.
Non occorreva la vittoria in Champions, la tripletta o i cinque scudetti vinti di fila per capire la grandezza dell’Inter. Da piccoli ci insegnavano che nello sport, come nella vita, è importante la partecipazione e non la vittoria sempre ed a qualunque costo. Rispetto alle altre squadre c’è qualcosa di diverso nell’Inter, un qualcosa che rende più umano un calcio degenerato: qualcosa di sentimentale, di gentile, di rispettoso, di generoso e di sportivo ed è rappresentato da Massimo Moratti. Una figura unica nel calcio italiano, c’era soltanto un altro che gli assomigliava: Paolo Mantovani il presidente della Sampdoria che ha vinto lo scudetto.
* Nella stagione 1988/89, l'acquisto di Rabah Madjer, è ufficiale, con tanto di presentazione alla stampa e foto ricordo. Ma dalle visite mediche emerge un infortunio grave che fa saltare l'ingaggio.