Il voto agli immigrati non favorirà certo la sinistra

 

l'Unità 1 Ottobre 2009

Al solito, è stato Silvio Berlusconi a dire chiaramente ciò che altri si limitavano a sottintendere: col voto agli immigrati si vuole rovesciare la scelta elettorale degli italiani. L'argomento è suggestivo ed ha una indubbia efficacia. Non solo: c'è da pensare che Berlusconi e migliaia di militanti del PdL e della Lega ci credano davvero. Credono, cioè, che l'eventuale voto amministrativo (di questo si tratta) riconosciuto ai regolari possa alterare i risultati elettorali e assegnare al centro sinistra i consensi che i cittadini italiani, quelli nati qui, non sono più disposti ad attribuirgli. Le cose non stanno così e, se è sempre sbagliato dare dell'ignorante all'avversario, in questo caso la tentazione è irCresistibile. Basta infatti  disaggregare i dati della presenza straniera in Italia per accorgersi che il probabile orientamento di voto potrebbe riservare molte sorprese. Dai dati statistici emerge che la religione di gran lunga prevalente è quella cristiana, nelle sue varie confessioni: e a professarla sono, per il 74.7%, fedeli provenienti dall'Europa e i musulmani sono un po' più della metà. La combinazione tra i due dati (paese d'origine e confessione religiosa) indica che gran parte degli stranieri non ha in alcun modo - per tradizione culturale e valori di riferimento -  una "propensione per la sinistra". Ovviamente, non c'è nulla di automatico, ma è probabile che oggi un generalizzato voto politico degli stranieri riprodurrebbe, grosso modo, quello degli italiani, a favore del centro destra. Al massimo si può dire, a consolazione della sinistra, che la partita si potrebbe riaprire. In ogni caso, il riconoscimento del diritto di voto agli stranieri è così cruciale che vale la pena correre un simile rischio.
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