Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

18 novembre 2011

 

Oggi le Acli delle domestiche si incontrano a Roma per raccontare i 150 anni del lavoro in casa Sono le ultime due decadi a far segnare il grande cambiamento in Italia con l'arrivo delle immigrate
Colf Balie, tate e badanti "Così siamo cambiate dall'Unità a oggi"
la Repubblica, 18-11-2011
VLADIMIRO POLCHI
ROMA Non ci sono domestici in casa   Garibaldi, tutti si servono e si aiutano reciprocamente». Così scriveva da Caprera il dottor Timoteo Riboli, dopo aver fatto visita all'eroe dei due mondi nel gennaio del 1861. In verità ai tempi dell'Unità d'Italia i domestici erano tutt'altro che scomparsi, anzi il primo censimento nazionale ne contò oltre 473mila,pari al 3,4% della popolazione attiva: una percentuale destinata a calare lentamente col tempo, fino al «revival del lavoro domestico» scatenato negli ultimi vent'anni dall'arrivo delle lavoratrici immigrate.
Dalle cameriere alle colf, dalle balie alle badanti, le Acli Colf si danno appuntamento oggi a Roma per raccontare il 50anni del lavoro domestico in Italia. Cosa emerge? Stando alla ricerca di Raffaella Sarti dell'università di Urbino, a partire dalla fine dell'Ottocento si assiste a una «crisi delle domestiche»: dal 1881 al 1901 scendono dal 4,1 al 3% degli attivi. Il lavoro in fabbrica comincia ad attirare le ragazze, non perché meno duro ma perché un'operaia finita la giornata è «padrona di sé», mentre la domestica resta 24 ore al giorno a disposizione dei padroni. Un'inversione di tendenza si ha solo negli anni del fascismo: tra il 1921 e il '36 i domestici aumentano di 200mila unità, sono per lo più (95%) donne che lasciano la famiglia per andare a servizio in città. In questi anni le colf mancano ancora di una vera disciplina legislativa, sono le associazioni cattoliche a occuparsi di loro, a dare un senso religioso ai loro sacrifici e a usarle come alleate nella lotta contro la secolarizzazione delle famiglie.
L'esperienza migratoria, pur con le sue sofferenze, cambia profondamente chi l'affronta. «Chi l'aveva mai visto il telefono», scrive nelle sue memorie Bruna, domestica a Firenze dal 1938. Per molte lasciare il paese d'origine diventa così una scelta di libertà.
Il lavoro domestico continua però a essere luogo di sfruttamento. Solo il codice civile del 1942 introduce le ferie retribuite e, in casi circoscritti, l'indennità di fine rapporto. Nulla più. Si pensa infatti che un rapporto di lavoro tutt'interno alle pareti domestiche venga meglio regolato tra i privati. Bisogna aspettare il 1958 per vedere approvata la prima (e finora unica) legge organica sul lavoro domestico. Una legge che non garantisce ancora appieno i diritti delle colf, ma già fa infuriare i benpensanti: «Le sembra giusto che le cameriere debbano ottenere la libera uscita tutte le domeniche, oltre che tutte le feste infrasettimanali?» scrive nel '58 un lettore all' allora direttore di "Epoca", Enzo Biagi.
Nel frattempo il lavoro domestico cambia volto: dalle lavoratrici coresidenti coi padroni si passa alle donne delle pulizie a servizio per più famiglie. La modernizzazione prosegue con la sentenza della Consulta del 1969 che apre la strada al primo contratto collettivo.
Bisogna arrivare infine agli anni nostri per vedere arrestarsi la fuga dei domestici. E l'arrivo degli immigrati, che aumenta l'offerta e abbassa i costi. Sea questo si aggiunge l'insufficienza del welfare italiano, ecco spiegato il revival in corso del lavoro domestico. Nasce anche una figura professionale in parte nuova: la badante. Basta uno sguardo ai dati Inps per trovare conferma: i lavoratori domestici stranieri sono il 16% del totale nel '91, il 50% nel '96 e l'82% nel 2010. Per non parlare delle sacche di lavoro nero, invisibili alle statistiche.
«Ricordare il contributo silenzioso di quelle donne e uomini che hanno partecipato e partecipano tutt'ora alla costruzione della nazione -spiega Raffaella Maioni, responsabile nazionale Acli Colf- sarà il nostro modo di celebrare i 150 anni dell'Unità».
 
 
 
Tumori, gli immigrati muoiono più degli italiani
La denuncia degli oncologi:«Diagnosi tardive e sono più esposti ai rischi, come alcol e fumo»
Corriere della sera, 18-11-2011
Vera Martinella (Fondazione Veronesi)
MILANO – Sono più di quattro milioni e mezzo gli stranieri che risiedono nel nostro Paese, il 7,5 per cento della popolazione. Mediamente più giovani e più sani degli italiani, sono però maggiormente esposti al pericolo di malattie sessualmente trasmissibili e di tumore. Seguono, infatti, stili di vita più a rischio (fumo, abuso di alcol, alimentazione povera di frutta e verdura ma ricca di grassi) e, soprattutto, partecipano molto poco agli screening oncologici di prevenzione, anche se hanno regolarmente accesso al Servizio sanitario nazionale. Un fatto che si traduce, già oggi, in diagnosi tardive, che giungono quando il tumore è in fase avanzata e dunque non più guaribile. La denuncia arriva dal convegno dell’Associazione italiana di oncologia medica, tenutosi nei giorni scorsi a Bologna: «Gli extracomunitari colpiti dal cancro muoiono più degli italiani. Non perché la malattia sia più aggressiva ma perché viene scoperta in ritardo» ha detto Carmelo Iacono, presidente uscente dell’associazione.
TARDI IN OSPEDALE - «Lo riscontriamo nella nostra pratica clinica – ha spiegato Marco Venturini, nuovo presidente Aiom -: gli immigrati arrivano troppo spesso a scoprire la malattia in ritardo. E le neoplasie di cui soffrono sono proprio quelle più direttamente correlate a stili di vita errati (polmone, testa-collo, colon-retto, stomaco) e alla mancanza di prevenzione secondaria (collo dell’utero, seno e ancora colon retto)». C’è poi fra gli stranieri una maggiore incidenza di tumori del fegato, in gran parte conseguenza dei casi da cirrosi legate a forme di epatite B cronica: una forma di cancro che è quindi particolarmente frequente in popolazioni che non hanno ricevuto la vaccinazione contro questo virus, che hanno vissuto in ambienti che possono facilitarne lo sviluppo o che presentano altri fattori predisponenti (come rapporti sessuali non protetti e abuso di alcol). «Di fronte a questo scenario, con numeri in evidente crescita nei reparti di oncologia – ha aggiunto Venturini, che è anche direttore dell’Oncologia all’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negar (Verona) - emerge la necessità di interventi specifici, non più rinviabili: serve soprattutto fare prevenzione primaria e secondaria, in particolare attraverso il coinvolgimento delle “seconde generazioni”».
PUNTARE SUI RAGAZZI PER ARRIVARE AGLI ADULTI - Aiom ha così deciso di realizzare opuscoli informativi multi-etnici, tradotti nelle principali lingue e adeguati alle diverse culture, da diffondere in collaborazione con altre società scientifiche per raggiungere il numero maggiore possibile di stranieri. Per coinvolgere gli adulti, poi, molto di può fare puntando sui ragazzi: i minorenni stranieri nel nostro paese sono 932.675, di cui 572.720 nati in Italia. «Parlano la nostra lingua e frequentano le nostre scuole; fanno da tramite per la traduzione, la comunicazione, l’informazione e rappresentano una risorsa insostituibile perché sono i fautori del cambiamento culturale all’interno del nucleo familiare» ha sottolineato Iacono, annunciando un apposita sezione per i giovani sul sito dell’associazione.L’obiettivo? Far capire che per il peso degli stili di vita è determinante per godere di buona salute: oltre il 30 per cento dei tumori è direttamente collegato a una dieta scorretta e un uomo che fuma ha 23 volte più probabilità di ammalarsi di cancro al polmone rispetto a chi non lo fa. «Ma l’adesione agli screening è altrettanto importante – ha concluso Iacono, primario di oncologia a Ragusa –. Sappiamo ad esempio che la mammografia, da sola, può ridurre del 25 per cento la mortalità per cancro al seno, ma l’accesso a questo esame è ancora insufficiente nel nostro Paese: solo una donna su 2 accetta l’invito a sottoporsi allo screening (55 per cento), con un divario tra Centro-Nord e Sud (dove i livelli di adesione calano al 40 per cento). E elle donne straniere il dato è ancora fortemente inferiore». Senza contare il dramma dell’immigrazione irregolare, che sfugge ai controlli e che non accede ad alcun tipo di esame preventivo.  
 
 
 
IMMIGRATI: ASSOCIAZIONI, SABATO RACCOLTA FIRME PER CITTADINANZA E VOTO
(ASCA) - Roma, 17 nov - Sabato prossimo i promotori della campagna 'L'Italia sono anch'io' organizzano la seconda giornata nazionale di raccolte firme a sostegno dei due progetti di legge di iniziativa popolare sul tema dei diritti di cittadinanza e del diritto di voto alle elezioni amministrative per i cittadini di origine straniera.
Un appuntamento, spiegano gli organizzatori, che ''assume un peso ancor piu' rilevante alla luce delle parole pronunciate martedi' scorso dal Presidente della Repubblica che si e' detto convinto di come i ragazzi venuti con l'immigrazione facciano parte integrante del nostro paese e rappresentino un motivo di speranza per il futuro di tutti.
Un incoraggiamento per i promotori della campagna a continuare con rinnovato slancio nel loro impegno''.
Sabato a Roma, Milano, Bologna, Caserta, Lecce, Palermo, Sassari e in tante altre citta' si promuoveranno iniziative di presentazione della campagna e di raccolte delle firme, per ''avvicinarci all'obiettivo delle 50 mila necessarie per depositare le proposte di legge in Parlamento''.
Tra le tante iniziative, gli organizzatori segnalano quella che si svolgera' a Reggio Emilia dove, dalle 10.30 e per tutto il giorno, si raccoglieranno le firme davanti alla biblioteca di quartiere San Pellegrino Marco Gerra con letture e spettacoli a cura del Teatro dell'Orsa.
A Firenze i banchetti verranno allestiti in 3 piazze cittadine di grande affluenza, ma anche al Salone San Frediano, dove si svolgera' la manifestazione 'GenerAzione Intercultura' con lo spettacolo per bambini 'Il pifferaio dei diritti', e all'Aula Magna della Facolta' di Scienze della Formazione dell'Universita' di Firenze in occasione della proiezione del film '18 jus soli', alla presenza del regista Fred Kuwornu.
La campagna e' promossa tra le altre da Acli, Arci, Caritas Italiana, Centro Astalli, Cgil, Cnca-Coordinamento nazionale delle comunita' d'accoglienza, Federazione Chiese Evangeliche In Italia, Fondazione Migrantes e Libera.
 
 
 
Immigrazione, “Memoria e Migrazioni”: i messaggi di Napolitano e Fini
Genova24.it, 18-11-2011
Genova. E’ stata inaugurata ieri la mostra “Memoria e Migrazioni” e anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e quello della Camera Gianfranco Fini hanno voluto idealmente essere presenti. In nome e per conto del presidente Napolitano, il prefetto di Genova, Francesco Musolino, ha consegnato agli organizzatori una targa della presidenza della Repubblica. Fini invece ha inviato un messaggio in cui sottolinea come la mostra, organizzata nell’ambito del 150/mo dell’unità d’Italia, “possa contribuire a diffondere i valori dell’accoglienza e della solidarietà, anche in nome dei nostri emigranti”.
La mostra propone infatti un percorso che collega, anche visivamente, l’esperienza di un secolo fa vissuta dagli emigranti italiani verso New York, Buenos Aires, San Paolo, con quella degli emigranti del Marocco, della Tunisia, del Senegal, che oggi giungono in Italia.
“Proprio i barconi sono la cosa più straordinaria di questa mostra – ha detto il sindaco di Genova, Marta Vincenzi, applaudita dai presenti -. Spero che chi entra qui, esca con una consapevolezza diversa su ciò che significa emigrazione”. Il presidente della Regione Liguria, a sua volta applaudito, ha ricordato come anche i suoi nonni siano partiti da Genova per approdare, come tanti altri italiani, ad Ellis Island, New York. “Chissà se su questi stessi barconi qui esposti ci sono stati ragazzi che qui oggi ci ascoltano” ha detto rivolgendosi ai tanti immigrati presenti. “Questa mostra è in primo luogo per loro, e per far vedere, da Genova, che è solo con la cultura dell’accoglienza e della solidarietà che si può affrontare il problema dell’immigrazione. Credo che da Genova oggi si alzi un bel segnale a tutta l’Italia
 
 
 
Carpi, Consulta degli immigrati, Russo (PDL): “Solo uno spreco di denaro che non serve all’integrazione”
Sassuolo2000, 18-11-2011
“Il consiglio di Unione Terre d’argine ha istituito il regolamento della futura consulta degli immigrati, con lo scopo di favorire l’integrazione, ma sarà soltanto l’ennesimo flop creato da chi non pensa ai diritti degli Italiani ma si occupa di istituire consulte perstranieri.
Prendiamo atto con grande rammarico che ancora una volta siamo costretti a perdere tempo in Consiglio per cose che non solo non serviranno a niente ma che tolgo spazio a quelli che sono i reali problemi dei cittadini.
Siamo pronti a scommettere che questa consulta non porterà nessun risultato positivo. Le Consulte di questo tipo infatti hanno l’unica caratteristica di costare troppo, non essere utili per nessuno, non interessare agli immigrati per le quali sono nate e non creare integrazione“.
Così Antonio Russo, Capogruppo PDL Unione Terre D’argine, Responsabile Giovane Italia Carpi, in merito all’istituzione della Consulta.    
 
 
IMMIGRATI: IN UN LIBRO STORIE MAI RACCONTATE DI LAMPEDUSA
(AGI) - Milano, 17 nov. - "Le cronache da Lampedusa ci hanno abituato a una cronologia di numeri, di barconi carichi di migranti che scappavano dalle guerre del Maghreb, ma raramente i giornalisti hanno avuto la calma di capire le storie che c'erano dietro quella disperazione". Spiega cosi' Tommaso Della Longa, portavoce della Croce rossa italiana, l'idea alla base del libro "Lampedusa. Cronache dell'isola che non c'e'", da lui scritto assieme a Laura Bastianetto, volontaria della Croce rossa. A raccontare, quindici protagonisti dell'emergenza: dal migrante ghanese al comandante della Capitaneria, dalla tabaccaia di Lampedua al medico, all'anarchico di Lecco trapiantato nell'isola. Il quadro disegnato da queste voci e' un caleidoscopio di emozioni vissute da quanti hanno lavorato, aiutato, offerto cibo a chi scappava dalle repressione dei regimi e dalle guerre. Il libro sara' presentato sabato alle 17,30 nella libreria bistrot del tempo ritrovato in via Vincezo Foppa, 4 nell'ambito della Fiera della piccola e media editoria 'Un libro a Milano'. (AGI) 
 
 
 
Il ministro per i "migranti" e il ministro contro i "nepotismi"
l'Unità, 16-11-2011
Jolanda Bufalini
Il Ciampi “boy” e lo storico fondatore di Sant'Egidio. Fabrizio Barca e Andrea Riccardi.
Andrea Riccardi è storico nel doppio significato, è fra i “ padri fondatori” della comunità romana, insieme a Vincenzo Paglia, Matteo Zuppi, Andrea Marazziti, che ha messo al centro della propria azione il disagio declinato in tutte le sue forme, dagli immigrati ai rom, ai disabili, ai poveri ma ha anche coniugato questo forte impegno sociale con l'attività diplomatica, fino ad essere considerata, negli anni Novanta, una sorta di succursale informale della Farnesina.
Per questo è interessante la definizione dell'incarico affidatogli da Mario Monti, cooperazione internazionale e integrazione: esprime la coscienza dell'importanza del sud del mondo, a cominciare dalle primavere arabe e dell'intreccio che questa grande questione geopolitica ha con la condizione dei migranti, con i flussi migratori, con l'integrazione e la democrazia, lo sviluppo economico di tutto il bacino del Mediterraneo, come ha recentemente illustrato in un recente e bellissimo articolo apparso su Repubblica l'ambasciatore Ferdinando Salleo.
La straordinaria attività sociale di Sant'Egidio è nota, soprattutto ai romani. I rappresentanti della Comunità non hanno avuto timore di contrastare le scelte dei sindaci, soprattutto quando la politica di spostamento dei campi rom ha assunto caratteristiche persecutorie per lo smantellamento delle baracche, delle vite stesse delle famiglie, i cui bambini sono stati allontanati dalle loro scuole, per i rischi per la vita e la salute, come è avvenuto almeno due volte negli ultimi anni a Roma, quando il rogo delle baracche ha ucciso ragazzi e bambini.
Nell'attività saggistica di Andrea Riccardi, oltre alla biografia di Giovanni Paolo II, segnaliamo “Convivere”, un piccolo libro uscito alcuni anni fa per Laterza, in cui l'attuale ministro discute le diversità, umane, politiche, etniche, cercando il filo che unisce e consente di sviluppare la possibilità di convivenza e di democrazia. Quanto alla attività diplomatica di Sant'Egidio, ha avuto momenti più fortunati ed altri di minor successo. L'evento che lanciò la comunità romana nell'olimpo della diplomazia fu l'accordo per la pace in Mozambico (dove la comunità è presente con programmi per la lotta all'Aids) nel 1992.
Meno felice fu il tentativo di trovare un accordo nell'Algeria insanguinata dalla guerra civile che coinvolgeva regime e fondamentalismo islamico. Nel paese arabo, orgoglioso della propria indipendenza nazionale, una parte percepì l'interessamento della comunità cattolica come una intromissione di tipo confessionale.
Nel binomio programmatico “sacrifici ed equità “ enunciato da Mario Monti, il nome – uscito a sorpresa – di Fabrizio Barca dovrebbe rappresentare il corno dell'equità. Dietro quella parola un po' oscura ai profani, “coesione” si nasconde, infatti, un concetto economico-sociale per il quale è coesa un'area nella quale si lavora a ridurre le disparità di partenza che producono le diseguaglianze.
Coesione, dunque, in Europa, significa individuare le cause di arretratezza e cercare di rimuoverle attraverso gli obiettivi definiti nella Carta di Nizza. Fabrizio Barca ha iniziato a lavorare su questi temi nell'ufficio Studi della Banca d'Italia, andò poi al Tesoro con Carlo Azeglio Ciampi, dove ha diretto il dipartimento per le politiche territoriali di sviluppo. I rapporti sulla coesione usciti dai suoi uffici sono radiografie importanti della società italiana e delle ragioni dell'arretratezza di alcune realtà, dall'assenza di asili nido, alla disoccupazione femminile, al nepotismo che paralizza la mobilità bloccando sviluppo e ascensori sociali nel paese.
Fabrizio Barca, giovanissimo, era impegnato nella Fgci, la federazione giovanile del Pci, suo padre, Luciano, partigiano, è stato direttore de l'Unità e di Rinascita. Laureato in Statistica, Fabrizio ha completato la sua formazione Cambridge, è stato visiting professor al Mit e Stanford negli Usa, collegamenti internazionali che lo hanno messo in rapporto con i maggiori economisti soprattutto di ispirazione keynesiana, come il premio Nobel Amarthya Sen.         
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