Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

02 ottobre 2012

Riccardi: niente proroga per la regolarizzazione degli immigrati
il sole, 02-10-2012
Francesca Milano e Karima Moual
Il tempo stringe e non ci sarà nessuna proroga per la regolarizzazione dei lavoratori immigrati. A dirlo è stato, ieri, il ministro della Cooperazione internazionale Andrea Riccardi, a Milano per il Forum della Cooperazione Internazionale.
A 15 giorni dalla scadenza dei termini per presentare l'istanza di emersione, sono 44.159 le domande pervenute al ministero dell'Interno. Di queste 38.994 riguardano i lavoratori domestici.
Nonostante lo scarso afflusso di istanze, Riccardi ha sottolineato che «abbiamo dato agli italiani questa finestra di un mese. Abbiamo fatto una campagna di informazione. È un'opportunità: se vogliono utilizzarla, possono farlo per altri 15 giorni».
È probabile che l'afflusso di richieste possa aumentare una volta chiariti i dubbi sugli organismi pubblici che possono certificare la presenza in Italia dello straniero almeno dal 31 dicembre 2011. I chiarimenti arriveranno in questi giorni, dopo che l'Avvocatura dello Stato espirmerà il proprio parere su quanto stabilito dai ministeri interessati. «I parametri – spiega infatti Riccardi lasciando intendere che l'argomento stato motivo di dibattiti – sono stati frutto della contrattazione tra le diverse forze politiche che sostengono questo governo dove ci sono opinioni differenti».
Le istruzioni attese dovranno definire una volta per tutte con quali documenti lo straniero potrà provare la presenza in Italia: secondo il prefetto Mario Morcone, «quegli organismi non possono limitarsi alla sola amministrazione pubblica. Personalmente penso che i biglietti di viaggio su Trenitalia ma anche gli abbonamenti sui mezzi pubblici possano valere». In attesa che questa «apertura» diventi ufficiale, però, i datori di lavoro non regolarizzano il proprio dipendente.
Ma la regolarizzazione non serve solo allo straniero per uscire dalla clandestinità: è necessaria anche al datore di lavoro, che finito questo periodo transitorio andrà incontro alle sanzioni previste dal decreto legislativo 109/2012.
Fino ad oggi, la domanda di emersione riguardano cittadini di 128 Paesi: in testa c'è il Bangladesh, con 6.034 istanze, seguito da Marocco (5.817), India (5.464), Egitto (4.552), Ucraina (3.666) e Cina (3.580).
Sul fronte dei datori di lavoro, spiccano le grandi città: la maggior parte delle istanze proviene da Milano (6.637), Roma (4.912) e Napoli (4.299), seguite da Brescia (1.937), Bergamo (1.356) e Torino (1.319).
A chi lamenta di un costo troppo elevato per la sanatoria, il ministro Riccardi ieri ha risposto così: «È una penale che va pagata, anche perché in questo modo non si premia un comportamento che non è stato, diciamo, legale».
Riccardi ha poi invitato i datori che danno lavoro a immigrati irregolari a cogliere questa occasione: «Sono convinto – ha detto – che è un'occasione che non si ripeterà». Quella in corso potrebbe, dunque, essere l'ultima regolarizzazione. Chi non partecipa rischia – oltre alle sanzioni – di lasciare il proprio lavoratore in clandestinità.



Economia: con la crisi economica aumentano gli immigrati disoccupati e cresce l’etnicizzazione delle professioni.
Studio della Fondazione Leone Moressa: 2,2 milioni gli stranieri occupati, 310mila i disoccupati.
Immigrazioneoggi, 02-10-2102
In Italia nel 2011 si contano complessivamente 2,2 milioni di occupati stranieri, il 9,8% di tutti i lavoratori. La nazionalità più rappresentata tra i lavoratori stranieri è la Romania con oltre mezzo milione di soggetti, un quarto di tutta la manodopera straniera. Seguono albanesi (232 mila) marocchini (147 mila) e ucraini (132 mila). A fronte di questi 2,2 milioni, 310 mila stranieri sono disoccupati, vale a dire il 12,1% di tutta la popolazione straniera. Tale disoccupazione ha conosciuto un incremento quasi del 50% dal 2008 al 2011.
È quanto emerge da uno studio della Fondazione Leone Moressa che evidenza come gli stranieri siano generalmente occupati in mansioni umili, come dimostra il fatto che più della metà degli uomini (54,0%) e oltre i tre quarti delle donne (77,5%) ricoprono mansioni dalla bassa qualifica.
Tra gli uomini, le professioni più diffuse sono legate all’ambito delle costruzioni (15,7%), quindi muratori, carpentieri e ponteggiatori, a seguire facchini, magazzinieri e addetti alle consegne (5,4%) e esercenti o addetti nelle attività di ristorazione (5,3%). La metà delle donne è impegnata in lavori di cura o di assistenza, di cui il 30,6% non richiede nessuna qualifica. L’8,2% delle donne è occupato come esercente o addetto alle attività di ristorazione e il 7,2% nelle pulizie come personale non qualificato.
In generale gli stranieri provenienti da alcuni Paesi dell’Est Europa (come rumeni, albanesi) sono occupati in mansioni legate in prevalenza al settore delle costruzioni, mentre altri cittadini dell’Europa nord orientale (come ucraini, moldavi, polacchi) mostrano delle specializzazioni maggiori nei settori dei servizi alla persona e domiciliari, siano esse professioni qualificate e non. Anche per filippini, indiani o per alcuni stranieri provenienti dall’America Latina (come peruviani o ecuadoregni) l’assistenza alla persona è la professione più ricoperta.
“I dati – scrivono i ricercatori – mostrano come la crisi abbia ingrossato anche le fila dei disoccupati stranieri. Il peso che gli immigrati hanno tra i nuovi disoccupati risulta consistente al di là delle differenze regionali. Gli stranieri che riescono a fronteggiare la crisi, lo fanno in virtù delle nicchie professionali in cui ormai sembrano essersi stabilizzati e su cui si concentrano in base a genere e nazionalità”.



L’immigrato copy editor
Internazionale, 02-10-2012
Jose Antonio Vargas è un giornalista statunitense nato nelle Filippine. A giugno del 2011, in un articolo uscito sul New York Times Magazine e poi pubblicato da Internazionale (n. 912), ha confessato di essere un immigrato irregolare e di aver falsificato i suoi documenti. E ora ha lanciato una campagna contro l’uso dell’espressione illegal immigrant, immigrato illegale.
“È una definizione che disumanizza ed emargina le persone”, ha spiegato durante una conferenza a San Francisco. Vargas propone di sostituirla con undocumented worker, lavoratore senza documenti. Il New York Times e l’agenzia di stampa Associated Press, i due bersagli dichiarati della campagna di Vargas, hanno risposto che l’espressione illegal immigrant è corretta e neutra: si limita a rispecchiare una condizione di fatto. Ma si può dire che una persona è fuorilegge solo perché è entrata in un paese senza documenti?
Potrebbe essere un rifugiato o la vittima di una tratta o avere i requisiti per fare richiesta di asilo. Per questo a Internazionale ci sforziamo di evitare termini come “clandestino”, ormai diventato quasi sinonimo di immigrato, e “illegale”. Semmai preferiamo parlare di immigrati irregolari. Anche perché, come ha detto Vargas, “illegali sono le azioni, non le persone, mai”.
Internazionale, numero 968, 28 settembre 2012



Alleanza per l’inclusione dei Rom: accordo raggiunto a Strasburgo tra città e regioni per nuovi progetti di integrazione dei Rom, in ambito di occupazione, accesso al sistema abitativo e scolastico.
I piani di attuazione dell’Alleanza europea di città e regioni per l’inclusione dei Rom ottengono il pieno sostegno internazionale al meeting di Strasburgo.
Immigrazioneoggi, 02-10-2012
Rappresentanti di città e regioni europee, istituzioni Ue, reti internazionali di Rom e ONG si sono riuniti il 25 settembre al quartier generale del Consiglio europeo per un meeting di consultazioni volto a discutere i futuri progetti dell’Alleanza europea di città e regioni per l’inclusione dei Rom.
All’apertura del meeting, il segretario generale del Congresso delle autorità locali e regionali d’Europa, Andreas Kiefer, ha enfatizzato il ruolo cruciale dei governi locali, sottolineando che “c’è bisogno di una cornice paneuropea per perseguire la cooperazione tra Comuni e Regioni in sostegno dell’integrazione dei Rom”.
Il meeting ha offerto ai partecipanti l’opportunità di scambiarsi esperienze e di discutere proposte di cooperazione per incrementare la partecipazione dei Rom nelle società. Sono stati presentati alcuni modelli di politiche di inclusione dei Rom a livello locale che hanno trovato grande sostegno, come l’ innovativo progetto nel campo dell’occupazione della città austriaca di Ganz, il progetto di reinsediamento abitativo di Torino e della regione di Madrid, in Spagna, e il progetto di Lione, in Francia, che prevede la promozione dell’accesso nelle scuole di bambini Rom.
“Tutte queste politiche locali sono ora in connessione reciproca, in maniera intelligente. Il nostro obiettivo comune è aumentarne le capacità e migliorare la situazione alla radice”, ha sottolineato Andreas Kiefer. “L’accesso ai servizi sociali e sanitari e decenti condizioni di vita sono diritti di ogni cittadino, inclusi i Rom, e promuovere specifiche azioni per questa parte vulnerabile della popolazione non deve essere considerato un privilegio. Le autorità locali hanno il dovere di ridurre l’emarginazione dei Rom integrandoli nella società”, dichiara Jeroen Schokkenbroek, rappresentante speciale del Consiglio europeo.
In un comunicato stampa dell’Alleanza si legge: “L’Alleanza redigerà ora il programma delle prossime attività basate sugli esiti positivi del meeting e considererà le aspettative, i bisogni e le priorità espresse, così come le risorse a disposizione”.
(Samantha Falciatori)

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