Futuro da clandestini per i minori migranti arrivati a Lampedusa

Italia-Razzismo
In poche settimane, a partire dal 10 febbraio a Lampedusa sono sbarcati 700 minori non accompagnati. Persone con un’età inferiore a 18 anni (per lo più 15-17enni) che si allontanano dalla loro terra d’origine da soli, senza genitori e senza un tutore legale.

Quei 700 approdati negli ultimi mesi non sono un fenomeno né raro né nuovo. Ogni anno al Comitato per i minori stranieri (organo istituito presso il ministero del Lavoro) arrivano tra le 7 e le 8mila segnalazioni. Si tratta di un dato approssimativo in quanto non tutti gli arrivi vengono registrati a causa delle reti criminali che li gestiscono, e anche quando la registrazione avviene è forte il rischio di una fuga successiva. Infatti, l’Italia non è considerata generalmente la meta finale ma una via di transito verso altri paesi come la Svezia o la Norvegia. Chi rimane ha diritto a un permesso di soggiorno per «minore età» valido fino al compimento dei 18 anni e non può essere espulso, come stabilito dall’articolo 19 del testo Unico sull’immigrazione. E sempre entro i 18 anni chi è stato affidato a un parente può richiedere un permesso di soggiorno per motivi di famiglia. E poi? Ecco che emerge la prima criticità: se non si dimostra di aver compiuto un «percorso di integrazione» di almeno due anni e di essere in Italia da almeno tre, non si avrà la possibilità di continuare a essere regolari. Ovvero il «titolo di soggiorno per minore età» non può essere convertito in uno per «lavoro» o per «studio». Ma se il requisito fondamentale sono quei due e tre anni, quanti saranno, tra i 700 minori tunisini sbarcati a Lampedusa, quelli che a 18 anni dovranno nascondersi in quanto «clandestini»?
l'Unità, 16-04-2011

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