A che cosa servono i Cie? La campagna per chiuderli

 

Osservatorio Italia-razzismo
In Italia esistono istituti destinati alla privazione della libertà dove i diritti umani vengono  negati e mortificati ancor più di quanto avvenga nelle carceri. Si tratta dei Cie (Centri di identificazione ed espulsione) all'interno dei quali sono trattenuti gli stranieri da espellere solo ed esclusivamente perché responsabili di aver violato le regole in materia di ingresso e permanenza sul territorio italiano. In questi centri, spesso, le condizioni di vita sono spaventosamente incivili. La mancata tutela dei diritti e delle garanzie si intreccia a gravissime carenze organizzative e amministrative. Per rendere l’idea, basta un solo esempio, tra i più recenti. 
Nel Cie di Ponte Galeria, a meno di 25 km da Roma, l'ente gestore, che attualmente è la cooperativa Auxilium, sta per essere cambiato. Lo scorso 15 marzo è scaduto il termine utile per partecipare alla gara per la gestione del centro. In una voce del bando si legge che il prezzo "pro-capite, pro-die per la fornitura dei beni e per l'espletamento dei servizi" è pari a 30€ più iva. Una spesa, questa, ridotta di un terzo rispetto al bando precedente quando, per gli stessi servizi, la somma prevista per ogni persona era di 44€. L'attuale previsione di spesa è a dir poco oltraggiosa, per le leggi dell'economia e per il semplice buon senso. In quei 30€ dovrebbero rientrare, infatti, i costi della struttura, del vitto e dell'alloggio e quelli del personale (operatori, poliziotti, medici e psicologi...). L'immediato effetto di un taglio del genere sarà il peggioramento delle condizioni di vita all'interno del centro. Come stupirsi, poi, se lo scorso 18 febbraio all'interno del Cie si sono verificate violente proteste? La vicenda dei Cie in Italia è seguita e monitorata dal coordinamento LasciateCientrare. Una rete di associazioni, giornalisti, avvocati costituitasi a seguito della circolare n.1305 del 2011 con cui veniva vietato l’ingresso alla stampa nei centri. Gli effetti della circolare furono immediati perché improvvisamente venne a mancare un’attività di monitoraggio delle condizioni di vita all’interno di quei centri. Il lavoro della rete da subito fu di far presente quell’assenza sia alle istituzioni che all’opinione pubblica portando avanti una campagna di sensibilizzazione, chiamata appunto Laciatecientrare, che ottenne il primo risultato dopo un anno, con l’emanazione della circolare del ministro Annamaria Cancellieri che sospendeva il divieto di ingresso nei Cie per i giornalisti. Nonostante quel risultato sia stato raggiunto, il lavoro di LasciateCientrare prosegue con un obiettivo ancora più ambizioso: la chiusura definitiva dei Cie. Un proposito condivisibile se, oltretutto, si considera il fatto che, come era stato evidenziato dal dossier Lampedusa non è un’isola, la funzione di espulsione viene esercitata solo in una minoranza di casi.
l'Unità 28 marzo 2013
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