Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

31 agosto 2011

 

Ma quale accoglienza può esserci nei centri dove si vive rinchiusi?
Osservatorio Italia-razzismo 30 agosto 2011
Il regime di Gheddafi ha usato il tema degli sbarchi per minacciare l’Italia. Così come alcuni politici hanno usato gli sbarchi per tenere sotto scacco gli italiani. O meglio: si sono dati da fare perché non ci fosse la minima razionalizzazione del fenomeno degli “sbarchi” e degli “sbarcati”. I numeri che ne descrivono l’entità, quando vengono elencati non sono quasi mai accompagnati da spiegazioni che ne dimostrino la governabilità. Ovvero la possibilità di una loro equilibrata distribuzione sul territorio. Le oltre 50mila persone arrivate sono state sistemate in centri, indicati con diversi acronimi che si sono moltiplicati negli ultimi mesi. Ciò ha fatto pensare a un sistema complesso di accoglienza in grado di assecondare la differente durata temporale della permanenza sul territorio, ma non è stato così. Non si vuole generalizzare, ma pare che le differenze tra i centri, si possano ridurre alla sigla, perché come è emerso dai numerosi dossier, le condizioni materiali e psicologiche in cui vivono le persone lì “ospitate”, sono disperate a prescindere dal nome del luogo. Il fatto che siano “rinchiusi” trasmette sicurezza maggiore di quella che si proverebbe se li si pensasse “liberi di muoversi”. Una paura che, come dimostrano altre vicende, ha poco a che vedere con la maggiore o minore familiarità col fenomeno. A Treviso, il comune si è rifiutato di concedere uno spazio ai musulmani bengalesi per i festeggiamenti della fine del Ramadan, costringendo i fedeli a riunirsi in un altro paese. Apparentemente la negazione di un diritto come quello alla professione della propria fede sembrerebbe non incidere sulla vita sociale e invece la somma di atti come questi, tanto più se frutto di decisioni istituzionali, influisce pesantemente sulla relazione tra vecchi e nuovi residenti.
 
 
 
Immigrazione, mini decreto flussi 10mila ingressi per formazione
VLADIMIRO POLCHI
la Repubblica 30 agosto 2011
L'Italia riapre le porte ai lavoratori stranieri. Non a tutti però: solo a diecimila fortunati, ammessi a seguire corsi di formazione professionali o tirocini. Il via libera arriva da un decreto firmato dal ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, l'11 luglio scorso e pubblicato ieri sulla Gazzetta ufficiale.
Il decreto flussi 2010. Nulla a che fare con la corsa alle quote dell'ultimo decreto flussi: una lotteria partita il 31 gennaio scorso e i cui lavori di smaltimento delle domande non si sono ancora esauriti. A vincere un "posto da regolare" sono stati allora solo i più veloci, vista la scarsità delle quote in palio (86.580 nuovi ingressi e 11.500 conversioni di permessi di soggiorno).
Basta pensare che solo nelle prima quattro ore i server del Viminale avevano registrato ben 300mila domande d'assunzione. Il nuovo decreto del ministro Sacconi non riguarda invece chi viene in Italia per lavorare, ma solo chi chiede di qualificarsi e imparare un mestiere. In palio, per capirsi, sono diecimila permessi di studio e non di lavoro. Le domande si presentano ai consolati italiani all'estero.
I nuovi ingressi. Ecco le quote: per il 2011 sono ammessi in Italia 5mila cittadini stranieri per frequentare corsi di formazione professionale di durata non superiore ai 24 mesi, organizzati da enti di formazione accreditati e altri 5mila stranieri per svolgere tirocini formativi e d'orientamento. Le quote vengono ripartite tra le Regioni. In testa, Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto.
 
 
 
Polonia: approvata la regolarizzazione per 300 mila immigrati.
Occorre dimostrare di essere presenti nel Paese dal 2007. Il provvedimento dovrebbe riguardare 300 mila persone, soprattutto ucraini e vietnamiti a cui è stato rifiutato l’asilo.
ImmigrazioneOggi  31 agosto 2011
Approvata ufficialmente una regolarizzazione per gli stranieri presenti in Polonia senza il permesso di residenza. Con la firma del presidente Bronislaw Komorowski il 26 agosto è ufficialmente a regime la nuova legge sull’immigrazione che entrerà in vigore dal 1 gennaio 2012.
La normativa prevede la regolarizzazione per tutti gli stranieri irregolari, che dimostrino la presenza nel paese dal 20 dicembre 2007 e comprovino la presenza anche al 1 gennaio 2010.
Si tratta del terzo provvedimento di regolarizzazione per la Polonia, dopo quelli varati nel 2003 e nel 2004, e secondo le stime delle organizzazioni umanitarie la nuova normativa riguarderebbe 300.000 persone, soprattutto ucraini e vietnamiti.
“Alla Polonia, Paese sviluppato sempre più attraente per gli stranieri, serve una politica dell'immigrazione ragionevole”, ha spiegato il presidente Komorowski sottoscrivendo la legge varata a fine luglio dal Parlamento.
(Red.)
 
 
IMMIGRAZIONE– FINE RAMADAN - PRES.NAPOLITANO: “DIALOGO TRA RELIGIONI INDISPENSABILE PRESUPPOSTO PER UNA SOCIETÀ PIÙ LIBERA, APERTA E GIUSTA"
Italian Network 30 agosto 2011 
Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in occasione della conclusione del mese islamico di Ramadan, ha rivolto "a tutti i cittadini italiani di fede islamica, così come ai numerosi mussulmani ospiti o residenti stabilmente nel nostro paese, i migliori e più cordiali auguri per questa festività. L'odierna ricorrenza è motivo di riflessione sull'importanza di un dialogo sincero e costruttivo tra le religioni e le culture, indispensabile presupposto affinchè la società italiana sappia interpretare le sfide del mondo contemporaneo e divenire sempre più libera, aperta e giusta".
 
 
 
Una preghiera collettiva per la fine del Ramadan
Gazzetta di Reggio 31 agosto 2011
Duemila e 500 i musulmani in preghiera per la fine del Ramadan, periodo nel quale i musulmani praticanti debbono astenersi - dall'alba al tramonto - dal bere, mangiare, fumare e dal praticare attività sessuali.
Terminato in questi giorni il mese del Ramadan, ieri si è svolta nel campo sportivo Don Bosco in via Adua la preghiera collettiva, che ha raggruppato i fedeli delle due moschee di via Flavio Gioia e via Monari. I fedeli hanno così festeggiato la fine del mese di digiuno, celebrazione che prende il nome di “Eid ul-Fitr”. Hanno partecipato circa 2500 fedeli.
Durante la funzione religiosa, erano presenti anche Emanuela Caselli, presidente del Consiglio comunale e Franco Corradini, assessore alla coesione e alla sicurezza sociale del Comune.
Il sermone dell’imam Abu Abdelrahman ha evidenziato l’importanza del dialogo e la convivenza civile, e che i musulmani sono chiamati a svolgere un ruolo attivo nella costruzione e nello sviluppo della città di Reggio. «Essere cittadini attivi – ha detto l’imam – significa essere coscenti che i doveri hanno la stessa importanza dei diritti». Infine, l’imam ha rivolto un ringraziamento alle autorità presenti e al clero che ha concesso lo spazio per pregare.
Alla cena di celebrazione della fine del Ramadan, che si è svolta nella sala del Circolo sociale culturale islamico di via Gioia, hanno partecipato anche il sindaco di Reggio Graziano Del Rio e l’assessore provinciale alla Sicurezza sociale Marco Fantini.
 
 
 
Islam: Ramadan, ma quanto mi costi?
30 Agosto 2011 
(ANSA) - DUBAI - Il Ramadan, con i suoi ritmi rallentati e gli orari ridotti, ha un costo per l'economia dei Paesi musulmani: per quelli del Golfo si tratta di circa 5,8 miliardi di dollari, secondo uno uno studio condotto dalla Productive Muslim con la Dinar Standards. Nei Paesi che riducono gli orari da otto a sei ore la perdita e' pari a una settimana di lavoro, in media il 7,7% del Pil. A guidare la classifica e' l'Arabia Saudita con 2,4 miliardi di dollari persi, seguita da Indonesia e Emirati.
 
 
 
La manovra economica e gli immigrati: attenti ai “colpi di sole”.
ImmigrazioneOggi  29 agosto 2011
Cari amici, riprendiamo il notiziario quotidiano di ImmigrazioneOggi dopo un periodo di tre settimane di ferie. Il mese di agosto, che in Italia è quello dedicato alle vacanze, è per i giornalisti il più problematico nel seguire la realtà quotidiana, per questo nei giornali trovano maggiore spazio inchieste, articoli di costume ed altri tipi di approfondimento. La nostra scelta di sospendere la pubblicazione quindi, oltre che per il meritato periodo di riposo, è scaturita anche dal minor flusso di notizie a disposizione. Questo non vuol dire che fatti ed avvenimenti siano completamente mancati, perciò cerchiamo di fare il punto su alcune questioni che meritano di essere riprese.
Anzitutto gli ultimi e recenti avvenimenti in Libia, che lasciano sperare in una soluzione della crisi degli sbarchi quantomeno con una diminuzione dei nuovi arrivi.
Per il ministro degli Esteri Franco Frattini, intervenuto al meeting di Comunione e Liberazione a Rimini, l’arrivo degli immigrati a Lampedusa era una strategia di Gheddafi per “trasformare Lampedusa in una sorta di inferno”. Per il titolare della Farnesina, ci sono “degli elementi raccolti dal Consiglio nazionale transitorio di Libia, di cui ho parlato con il primo ministro Jibril: sarà lui a renderli pubblici. Non li abbiamo raccolti noi, ma sono elementi importanti che confermano quello che non era un segreto: sapevamo tutti che questo stava accadendo”.
Secondo Frattini, “lo stesso Gheddafi aveva più volte minacciato di inviare un’invasione di profughi come arma di rappresaglia verso l’Europa e non solo verso l’Italia. Purtroppo lo ha fatto, purtroppo migliaia di profughi sono morti in mare: questo è sicuramente un capo di imputazione che gli dovrà essere contestato, siamo vicini ad un nuovo crimine verso l’umanità”.
Una versione confermata dall’ambasciatore libico in Italia, Abdulhafed Gaddur. Sull’immigrazione dalla Libia, ha detto, “comandava Gheddafi. Guidava lui l’immigrazione clandestina. Diceva di voler far diventare Lampedusa ‘nera’, piena di africani, ‘così gli italiani capiranno cosa vuol dire partecipare all’applicazione della no-fly zone’ ”.
Il Comitato nazionale degli insorti, ormai Governo provvisorio, ha inoltre confermato l’impegno a collaborare con l’Italia nelle operazioni di contrasto ai trafficanti. L’accordo, secondo il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, porterà a 30 mila espulsioni e rimpatri entro la fine dell’anno tra i 57 mila immigrati approdati a vario titolo nel corso del 2011.
A questo proposito, sono continuate le forme di protesta nei Centri di accoglienza per i richiedenti asilo e nei Centri di identificazione ed espulsione. Non con manifestazioni violente come a Bari e Crotone, ma comunque rimane alta la tensione tra le forze dell’ordine.
La crisi economica, il debito pubblico e la manovra straordinaria in discussione in Parlamento sono stati i protagonisti del dibattito pubblico agostano. Anche in questo caso non sono mancate, complici anche i “colpi di sole”, proposte che vedono gli immigrati come un “capitale” da sfruttare per far fronte alle necessità economiche.
In particolare sono due le iniziative, più boutade provocatorie, che hanno attirato l’attenzione. La prima è quella di una seconda regolarizzazione di lavoratori stranieri, stimati in 500 mila, che porterebbe alle casse statali oltre 3 miliardi di euro l’anno. Si tratta di una misura non percorribile, contro gli accordi comunitari e che avverrebbe a due anni dall’ultima regolarizzazione, quella per colf e badanti. Un provvedimento che, proprio in un periodo in cui si parla di recupero dell’evasione fiscale, a nostro parere farebbe passare ancora una volta un messaggio di scarsa attenzione e debolezza dello Stato nei segmenti più deboli del mercato del lavoro, in particolare quello dell’assistenza familiare, finora privo di controlli. Un messaggio che non avrebbe la sua ragione nell’affermazione dei diritti dei lavoratori ma soltanto in un’occasione per fare cassa. Con il rischio di creare nuove forme di precariato ed andare ad aumentare la fascia di immigrati “borderline” che entrano ed escono dall’irregolarità proprio con provvedimenti straordinari e le cui prospettive di integrazione sono assai problematiche.
La seconda provocazione, del quotidiano della Lega Nord La Padania, chiede invece che venga “assoggettato a prelievo fiscale ogni invio di somme di denaro con una trattenuta alla fonte da parte della banca o finanziaria che trasmette” in modo da “tassare le rimesse all’estero degli immigrati che evadono le tasse”.
Si tratta di una misura ingiusta e difficilmente applicabile. Basti ricordare che le rimesse, regolarmente inviate, sono flussi economici documentati e frutto di redditi già tassati alla fonte che, se così fosse, oltre agli alti costi di intermediazione dei money transfer e delle banche subirebbero un ulteriore ingiusto balzello.
Da ultimo, merita di essere ricordato lo sciopero dei braccianti stagionali a Nardò presso la Masseria Boncuri.
Dopo oltre una settimana in cui gli immigrati, più di 300, hanno incrociato le braccia contro i caporali e le basse paghe, i manifestanti appoggiati dalla Cgil sono stati ricevuti lo scorso 8 agosto dalla Provincia di Lecce dove si è insediato un tavolo tecnico. La situazione si è sbloccata con l’impegno di Provincia e Regione Puglia ad attuare “metodi per superare i meccanismi del caporalato con l'uso delle liste di prenotazione”; “sottrarre ai caporali il trasporto sui campi”, che sarà garantito con risorse destinate dai due enti al Comune di Nardò, e lo stanziamento di 15 mila euro che serviranno anche per garantire il servizio dell’acqua calda e di nuove docce nella Masseria Boncuri.
La vicenda ha avuto scarso risalto nei media, al contrario di quanto accadde lo scorso anno a Rosarno dove, per una protesta simile ma con episodi di violenza, i giornalisti si mobilitarono.
Da segnalare, tra gli interventi, l’editoriale di Carlo Petrini (Slow Food) su la Repubblica che ricorda la nascita del movimento sindacale italiano proprio tra i braccianti pugliesi.
Sempre sullo scioperò di Nardò, La Stampa ha intervistato uno dei protagonisti, il 26enne camerunense Ivan Sagnet. “Nei campi della Puglia – ha dichiarato Sagnet – ho ritrovato l’Africa. Le persone trattate come schiavi, macchine da lavoro senza diritti”. Il giovane, studente al Politecnico di Torino, lavorava come bracciante per pagarsi gli studi.
“Ogni cassone da 350 chili mi è stato pagato 3,50 euro. Totale 21 euro. Ma devi dare 8,50 al caporale per il trasporto nei campi e per un panino alla frittata. Quindi, per 15 ore di lavoro ho preso 12 euro e 50 centesimi: meno di 1 euro all’ora”. Lo sciopero è nato quando i caporali hanno chiesto ai giovani di fare un doppio lavoro. “Avremmo dovuto scegliere i pomodori più belli. Era troppo: strappare la pianta, scrollarla e riempire il cassone dopo la selezione. Abbiamo chiesto 7 euro. Sono arrivati ad offrircene 4,50 a cassone. Ci siamo rifiutati”.
 
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