La lettera di un lettore

Cari amici di "Italia-razzismo",
apprezzo i vostri articoli che tengono sempre la
"guardia alta" nei confronti di un fenomeno sempre più
dilagante che come una pandemia diffonde il "virus" (del razzismo)
nei luoghi (comuni) e negli aggregati (sociali) a me vicini.
In "sintonia" con quello che avete scritto ieri sull' Unità, in merito al becero razzismo
negli stadi, vorrei proseguire nella lista (visto che sono anche “di moda”) dei "siti" in cui puoi essere contagiato da questo flagello dell' umanità: lo puoi incontrare (a me è capitato) nelle forme
più svariate, da quello soft (razzismo latente) a quello duro e puro (xenofobia)
passando per le molte sfumature. Lo puoi incontrare ovunque: negli stadi
per l' appunto, tra gli amici, nei posti di lavoro, nelle scuole, nei supermercati,
nei bar e nelle osterie, nell’ informazione locale e nazionale, camminando per strada,
in chiesa (ebbene sì, ahimè), negli autobus, in treno, dal barbiere, in prefettura, in famiglia.
La pandemia indotta dal culturame celodurista ha diffuso
il suo virus con effetti devastanti. Urge trovarne il “vaccino” perché citando uno slogan famoso: "il razzismo,
è una brutta storia: dillo a tutti." Ringrazio voi per la costante opera di "terapia" (di civiltà)
nei confronti di una società sempre più intollerante. Ringrazio anche l’ unità sempre molto attenta su questi temi.

Cordiali saluti
Menin Rudi



p.s. particolarmente fastidio mi ha dato riscontrare un certo razzismo istituzionale
visto quello che è successo a mia moglie (non direttamente) in prefettura per la cittadinanza.
La quale prefettura, in qualche modo, ha cercato di scusarsi ma questo la
dice lunga sulla presenza e sull' attecchimento del "virus" in questione...
Chissà che il ministro dell' interno dai roboanti annunci sui risultati
dell' antimafia dei fatti non possa un giorno vantarsi anche di una politica
che si traduca nell' antirazzismo dei fatti anche se non sono particolarmente
ottimista...

Vi riporto la mail inviata all’ ufficio di prefettura dopo l' inqualificabile episodio razzista accaduto alla quale mi è stata data, ad onor del vero, una risposta di scuse tra il formale e l’imbarazzato.



Gentile prefettura,
ieri mia moglie è stata testimone di un episodio increscioso indegno, a mio avviso, di un paese civile: recatasi presso i vostri uffici per le pratiche di cittadinanza nello sportello accanto a quello dove lei stava inoltrando i propri documenti, un cittadino migrante residente in Italia da molti anni per lavoro, quindi titolato per poter richiedere la cittadinanza, è stato insultato ed umiliato da una vostra operatrice.
Mentre stava togliendo la documentazione dalla busta, infatti, veniva intimato a non compiere tale gesto in quanto foriero di malattie che quelli come lui importano ed hanno importato nel nostro belpaese. Il tutto con voce alterata, ripetuto più volte, dai toni decisamente arroganti. Trattato come un appestato il cittadino migrante in questione ha subito questa umiliazione senza dire niente. Come, purtroppo, spesso capita. Mia moglie, di riflesso, si è sentita umiliata anche se lei non ha avuto nessun problema. Anzi: la persona con la quale ha avuto a che fare mostrava un certo disagio per l’ atteggiamento della sua collega. D’impulso avrei voluto scrivere agli organi di stampa ma, eventualmente, prima di farlo, avendo comunque fiducia nelle istituzioni, vorrei avere, se possibile, una vostra risposta. Premesso che mia moglie è stata trattata sempre civilmente dal vostro personale, nonostante le leggi abbiano fatto del loro “meglio” per metterle il bastone tra le ruote (ma questo non è a voi ascrivibile); che anch’ io, nelle poche occasioni in cui vi ho contattato (sia telefonicamente che via mail) ho sempre riscontrato disponibilità e gentilezza, vi chiedo spiegazioni sul come è possibile che accadano episodi del genere. In attesa di una vostra risposta vi porgo i miei saluti.


Menin Rudi
Oriago di Mira (VE)
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