Sciopero degli immigrati?
L'Unità del 29 dicembre 2009
In queste ore, alcuni rappresentanti degli immigrati, stanno conducendo un’iniziativa non violenta - uno sciopero della fame – per chiedere il rispetto della legalità in materia di titoli di soggiorno.
Ottenere cioè in tempi brevi il rilascio/rinnovo degli stessi. Infatti, senza una documentazione valida, non è possibile lavorare regolarmente, affittare o acquistare una casa, versare i contributi a fini pensionistici, prendere parte, quindi, alla vita economico-sociale del paese. Ma se invece di uno sciopero della fame – che può incontrare l’indifferenza dei più - gli immigrati tutti si fermassero, incrociassero le braccia, si astenessero cioè da attività produttive e di consumo, per un intero giorno? In Francia tutto ciò accadrà il 1 marzo 2010 perché un comitato di immigrati ha lanciato la giornata «24 ore senza di noi». Una simile iniziativa sarà, probabilmente, un salutare shock per la Francia e per gli altri eventuali paesi coinvolti poiché, come si legge nei numerosi dossier sul tema immigrazione-economia, gli stranieri costituiscono un valore aggiunto per la ricchezza nazionale più che uno svantaggio. Come dimostra un rapporto della Banca d'Italia sulle economie regionali relativo al 2008, negli ultimi anni la crescita del numero degli stranieri presenti in Italia "non si è riflessa in minori opportunità occupazionali per gli italiani". Secondo la Caritas sono 2milioni i lavoratori stranieri che sopperiscono alle carenze della forza-lavoro nazionale, con un reddito di circa l’11% inferiore a quello degli italiani. Il 48% degli immigrati (Unioncamere 2009) è impiegato in occupazioni non qualificate o semi-qualificate. Detto tutto ciò, ripensiamo all’idea di quello sciopero. Non male, vero?
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