Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

L’EMERGERE DELLE NUOVE IDENTITA’ IN MIGRANTI, DONNE E ARTISTI

Shukri Said, Segretaria e Portavoce dell’Associazione Migrare
Si è concluso  presso l’Istituto Superiore Antincendi (ISA) di Roma il dibattito intitolato “Emergenze di identità” organizzato dall’Associazione ComunicAzioni sul tema "migranti, donne e artisti" con il patrocinio della Provincia di Roma e del Municipio XI in collaborazione, tra gli altri, con le Associazioni A Buon Diritto e Migrare oltre al sostegno dell’Università Roma Tre, dell’Istituto di Studi Orientali de La Sapienza ed al CNA.

L’evento, tra il 17 e il 25 settembre, si è articolato in incontri, mostre d’arte, letture e performance con due momenti focali nel dibattito della prima giornata e l’incontro con gli autori del cinema della seconda.
Dopo i saluti di Carla Di Veroli, Assessore alle Politiche culturali del Municipio XI e di Maria Cavaliere in rappresentanza dell’Istituto Superiore Antincendi, nella prima giornata sono stati individuati e dibattuti tre temi: “L’immigrazione come opportunità: gli aspetti sociali ed economici”; “L’arte dell’integrazione e la logica del respingimento” e “L’identità umana e la realtà della politica”.
E’ stata la prima iniziativa che ha affrontato i temi dell’immigrazione, delle donne e degli artisti quali vittime di un medesimo carnefice a forma di tenaglia: da un parte il pensiero razionale e dall’altra il pensiero religioso, entrambi impegnati in una volontà negazionista, come ha affermato Pino Di Maula, secondo cui la tesi di fondo dell’iniziativa è che nella migrazione non c’è solo uno spostamento nello spazio, ma un movimento di identità così come, nelle donne che si emancipano da casalinghe, non c’è solo un bisogno di soldi, ma la ricerca di una nuova identità. Allo stesso modo gli artisti, fuori dal ciclo produttivo, sanno entrare nell’irrazionale interpretando il senso più vero e profondo all’identità umana.
Ecco dunque l’emergere di nuove identità che, anziché trovare accoglienza e tutela, trovano tentativi di occultamento o di sopportazione quando non di aggressione.
Nella seconda giornata, moderata da Massimo D’Orzi sotto l’insegna “Suk di voci e di immagini”, si è invece tenuto l’incontro con gli autori di cinema che hanno affrontato l’immigrazione in modo originale e spesso spiazzante rispetto alle cronache. Autori che hanno raccontato il più grande mutamento culturale nella storia italiana dagli anni del boom economico e che, a fronte di una politica che insulta e inneggia al razzismo, ne hanno dato una lettura contraria ed estremamente interessante, anticipando il multiculturalismo esistente ormai nel nostro paese, fotografando la realtà negata da altri e auspicando la nascita di un’umanità diversa.
Ne è emerso che film come Saimir, La giusta distanza, Lettere dal Sahara, L’orchestra di Piazza Vittorio, Le ferie di Licu, Sognavo le nuvole colorate, Adisa o la storia dei mille anni, Come un uomo sulla terra hanno cambiato la percezione dell’immigrazione restituendo umanità a uomini e donne spesso ferocemente aggrediti.
Si è discusso come raccontare una storia di migranti e sotto quali aspetti culturali e razziali, con quali differenze tra le migrazioni dei nostri padri ed i flussi migratori attuali e quali cambiamenti ha subito il fenomeno migratorio dopo la caduta del muro di Berlino.
Il dibattito, tuttavia, ha permesso anche l’approfondimento di alcuni temi politici come i ritardi della sinistra nell’affrontare l’immigrazione (D’Orzi), le contraddizioni e sottovalutazioni del trattato italolibico (Melis), la necessità del riconoscimento della globalizzazione dei diritti individuali (Mecacci), i meccanismi della comunicazione con i ruoli di supplenza dei narratori (documentaristi e scrittori) rispetto alla cronaca e alla politica (Bellu). Menconi ha psicanalizzato i soggetti più deboli ed esposti che vivono l’immigrazione ora perplessi, poi ansiosi, quindi intolleranti ed infine scivolano nel razzismo invocando politiche mediatrici per sciogliere il nodo sociale.
Ruffini ha commosso la platea con l’esperienza dell’avvocato che cerca la giustizia nelle aule in cui si processano gli immigrati sottolineando che l’immigrazione non deve suscitare buonismo ma rispetto dei diritti.
Il merito dell’iniziativa è stato soprattutto quello di aver concentrato in due giornate di lavori il meglio della società civile per l’apporto di contributi ai temi dell’immigrazione e dell’integrazione, superando la contingenza della cronaca ed individuando un percorso comune e trasversale tra le varie discipline che ha esaltato gli aspetti positivi della diversità come nuove identità emergenti.
Tutti gli interventi sono stati registrati e sono reperibili su RadioRadicale tra i “dibattiti”.
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