Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

18 dicembre 2014

Oggi è la Giornata Internazionale del Migrante
Si ricorda l’adozione di una Convenzione Internazionale che però l’Italia non ha ratificato. Tutto iniziò con una tragedia dell'immigrazione...
strtanieriinitalia.it, 18-12-2014
Roma – 18 dicembre 2014 –  Si celebra oggi, in Italia e nel mondo, la Giornata Internazionale del Migrante. La data non è casuale. Il 18 dicembre del 1990, al termine di un percorso quasi ventennale, l’assemblea generazione delle Nazioni Unite adottò infatti la “Convenzione Internazionale sulla Protezione dei Diritti dei Lavoratori Migranti e dei Membri delle loro Famiglie” .
Fu una tragedia dell’immigrazione, verificatasi nel 1972, a spingere la comunità internazionale ad avviare un confronto che avrebbe portato all’adozione di questo strumento giuridico, per  tutelare quanti hanno lasciato il loro Paese d’origine per costruirsi altrove un futuro migliore. Un camion che ufficialmente doveva trasportare macchine da cucire ebbe un incidente all’interno del tunnel del Monte Bianco, morirono ventotto lavoratori originari del Mali che, nascosti nel rimorchio, cercavano di raggiungere la Francia.
I novantatre articoli della Convenzione, tra le altre cose, vietano le discriminazioni, i trattamenti disumani e lo sfruttamento, e sanciscono una lunga serie di diritti indipendenti dallo status legale dei lavoratori migranti. Parlano ad esempio di accesso alle cure essenziali, di libertà di espressione, religione o associazione, garantiscono l’istruzione di base per i loro figli, combattono gli arresti arbitrari e le espulsioni collettive.
I migranti regolari hanno naturalmente diritti aggiuntivi, come quello alla parità di trattamento con gli autoctoni nell’accesso all’istruzione, all’orientamento e alla formazione professionale, agli alloggi anche popolari, ai servizi sociali e sanitari. Dovrebbero inoltre essere coinvolti nelle decisioni che riguardano la vita e l’amministrazione delle comunità locali. Si tutela poi la famiglia, favorendo i ricongiungimenti ed estendendo molti dei diritti del lavoratore migrante ai suoi familiari.
Quel testo ha ormai ventiquatto anni, ma finora l’hanno ratificato meno di cinquanta Stati . Si tratta per lo più di Paesi del cosiddetto “sud del mondo”, mentre mancano all’appello quelli dell’Europa e del Nord America che pure oggi sono la terra promessa per tanti lavoratori migranti.
Tra gli assenti, c’è anche l’Italia. La nostra legislazione, va sottolineato, è già ampiamente coerente con la Convenzione. Una situazione che rende ancora meno giustificabile il ritardo nel fare nostro il testo adottato dall’Onu, un passo per ribadire che l’immigrazione è un tema globale e globale deve essere la difesa dei diritti dei suoi protagonisti.
 
 
 
«Terroristi tra i migranti», è allarme Isis 
Dopo quella di Catania anche la Procura di Palermo apre un`indagine per le infiltrazioni sui barconi arrivati in Sicilia
I Servizi segreti hanno anche fornito una lista di sospettati  è caccia aperta a quelli che sarebbero ancora in Italia 
Il Messaggero, 18-12-2014
Lucio Galluzzo 
IL CASO 
PALERMO Terroristi dell`Isis - di  origine libica e siriana, potrebbero  essere sbarcati ín Sicilia,  confusi tra i 194 mila migranti  approdati in Sicilia sulle carrette  del mare assistite dall`operazione  Mare Nostrum. L`ipotesi è  contenuta in informazioni trasmesse  alla Procura di Palermo  dai Servizi segreti. L`allarme ha  provocato a Palazzo di Giustizia  l`apertura di un fascicolo di indagine  al quale lavora il pool antiterrorismo,  coordinato dal procuratore  ad interim Leonardo  Agueci e dai sostituti Gery Ferrara,  Sergio Barbiera ed Emanuele  Ravaglioli. Una indagine analoga  è pendente già da tre mesi a  Catania, sulla base di prime indagini  svolte dalla Procura di  Ragusa sugli sbarchi avvenuti a  Pozzallo. 
L`allarme ha dunque dato corpo  a quanto, ad agosto scorso,  aveva anticipato il ministro dell`Interno  Angelino Alfano. E tutto  ciò avviene mentre la strage  in Pakistan, che oggi sta vivendo  un proprio "11 settembre" per la  strage degli innocenti, e il terrore  seminato a Sydney dal "santone"  iraniano documentano l`impossibilità  di sentirsi al sicuro in  qualsivoglia luogo del pianeta. 
Cinque mesi, anche sulla base  delle valutazioni dei vertici del  Viminale, il responsabile del Viminale  affermò che la situazione di allerta in Italia deve permanere «massima», in quanto «centro  della cristianità», respingendo  tuttavia la «simmetria tra immigrazione  e terrorismo», ma  sottolineando anche che è impossibile «escludere singole infiltrazioni». La provocazione dei 
capi dell`Isis di colpire direttamente  il Papa a Roma aveva comunque  fatto innalzare nei mesi scorsi il livello di allerta. Nel frattempo  fatti e indizi raccolti sia  dai Servizi che da singole Procure  - nel contesto delle inchieste  sui trafficanti di esseri umani hanno  cominciato a far maturare  le analisi dell`intelligente. C`è  dunque una rosa di sospettati alcuni  dei quali si sarebbero "diluiti"  in Europa mentre altri hanno  avrebbero perdere le tracce  pur restando in Italia.  Significativi appaiono gli elementi raccolti dal Pm di Ragusa  e trasmessi a ottobre a Catania  relativi a tre scafisti egiziani arrestati  dopo l`approdo a Pozzallo.  Nei loro smartphone erano  registrate tre foto identiche riproducenti  un mitra kalashnikov.  Per gli analisti dei Servizi  quelle immagini potrebbero costituire  una «tessera» di riconoscimento per gli appartenenti a  una stessa cellula dell`estremismo  islamico. 
IL VERTICE 
Come primo atto dell`inchiesta  la Procura di Palermo ha convocato  un vertice al quale hanno 
partecipato 1` aggiunto Maurizio  Scalia e il sostituto Gery Ferrara  oltre ai dirigenti della Polizia di  Frontiera, Carabinieri, Guardia  di Finanza e delle capitaneria di  Porto di Palermo, Agrigento e  Trapani. Lo scambio di informazioni  e le connesse analisi hanno  riguardato anche le nuove  strategie di contrasto alle associazioni  criminali che speculano  facendo larghi profitti sui viaggi dall`Africa verso la Sicilia.  Ma, soprattutto è stato messo a  punto un piano di capillare indagine  per individuare l`ingresso in Europa, e segnatamente la  permanenza in Italia, di elementi  in contatto con l`Isis, lo stato  islamico di Iraq e Siria, e cioè  quel sedicente califfato di Abu  Bakr Al Baghdadi che persegue  con la decapitazione degli ostaggi  occidentali e le sistematiche  
stragi di cristiani l`imposizione  di una propria vulgata della legge  coranica ovunque trovi un  humus culturale e sociale disposto  alr ascolto. 
 
 
 
Business immigrati: posti letto abusivi per 150 euro al mese
Decine di appartamenti trasformati in dormitori da proprietari italiani e stranieri che lucrano sul disagio degli stranieri
Perché questa inchiesta: l'editoriale del direttore
Gazzetta di Reggio, 18-12-2014
Enrico Tidona
REGGIO EMILIA. Posto letto in stanza disadorna, senza luce, né gas o contratto. Costo 150 euro al mese brevi manu e senza alcuna scocciatura. L’annuncio che circola di bocca in bocca in zona stazione è questo, tariffe incluse, offerte da veri e propri imprenditori che fanno leva sul disagio degli stranieri in arrivo a Reggio, e che lucrano subaffittando decine di appartamenti in zona stazione. Non si tratta solo di affaristi stranieri: dentro il calderone ci sono anche molti proprietari reggiani, che incassano le pigioni sfruttando ogni centimetro quadrato delle abitazioni per sistemare il più alto numero possibile di inquilini.
Gli affittuari sono per lo più uomini, in buona parte stranieri, alcuni con problemi relativi al permesso di soggiorno, giunti a Reggio per cercare un’occupazione e, soprattutto, un posto dove dormire. Per loro l’offerta abitativa in città è assai ampia data la presenza di dormitori abusivi portati alla luce dalle recenti operazioni di polizia nel quadrante che va da via Turri fino a Porta Santa Croce. Appartamenti trasformati in ostelli improvvisati con lettighe, acqua e poco altro. «Bastano 150 euro al mese, secondo quanto ci raccontano gli stessi inquilini, e ti assicuri un posto letto in un appartamento senza avere troppe scocciature» racconta Cecilia Simonazzi, membro del comitato di cittadini Reggio Est, che collaborano gomito a gomito con la questura per tentare di arginare il fenomeno.
La luce e il gas, spesso, sono optional non richiesti, soppiantati da candele e stufe. «È pieno di dormitori abusivi, noi ne abbiamo individuato uno in un palazzo di Piazzale Marconi - afferma Corrado Galeotti, amministratore di condominio della zona - Abbiamo inquilini che ci hanno segnalato un via vai assolutamente anomalo di persone che entrano ed escono dal palazzo sempre con le valige in mano. Una presenza continua che è chiaramente riconducibile ad attività non conformi ai regolamenti condominiali».
Il condominio è riuscito ad ottenere anche dall’ufficio residenze del Comune il numero di occupanti di un appartamento: «C’erano registrate 14 persone - dice Galeotti - Ben di più di quanto ci sia aspetti in condizioni normali. In via Turri 19, all’angolo con via Vecchi, ci sono 70 appartamenti abitati anche da molti stranieri, in prevalenza cinesi. Ci sono i soliti problemi con le spese condominiali che non vengono pagate. Abbiamo fatto pochi giorni fa un incontro con Iren insieme agli altri colleghi amministratori di condominio per tentare di risolvere la questione a ma la soluzione non è certo facile».
Anche dalla questura hanno confermato l’esistenza di un giro di posti letto abusivi che configura un sistema affaristico creato sottotraccia e in grado di speculare sulle persone più povere e non in grado di sostenere affitti a prezzi di mercato.
Gli esempi si sprecano, come confermano le segnalazioni inviata dal comitato Reggio Est. Non mancano certo le difficoltà nel monitoraggio degli appartamenti. Gli stessi agenti di polizia non possono entrare senza un motivo preciso nelle abitazioni. La nuova strategia messa in atto dalla questura, però, prevede l’impiego congiunto di tutte le forze dell’ordine - polizia municipale compresa - insieme all’Ausl e ufficiali del comune, con i quali sono stati messi a segno blitz che hanno già cambiato in parte il volto del quartiere della Stazione.
«Ci vuole la volontà politica per cambiare le cose - sottolinea però Cecilia Simonazzi - Non è possibile che ci siano decine di residenti in un solo appartamento. Io ho cambiato casa due volte e i vigili sono sempre venuti a effettuare il controllo. Una prassi che non credo venga seguita sempre, altrimenti il problema sarebbe già stato arginato».
 
 
 
San Cesario, tensione al centro immigrati: gli ospiti sequestrano gli operatori
Quotidiano di Puglia, 18-12-2014
di E.M.
SAN CESARIO DI LECCE - «I fondi sono finiti». E scoppia la rivolta nella comunità educativa per minori “Antonio e Giuseppina Reggio” di San Cesario. Ieri sera otto operatori sono rimasti chiusi nella struttura per due ore e mezzo perché gli ospiti hanno formato un cordone fra i due cancelli d’uscita che affacciano sulla circonvallazione. Ospiti che dovrebbero avere fra i 16 ed i 17 anni, anche se sull’età non c’è nessuna certezza perché non avevano documenti quando sbarcarono in Sicilia dieci mesi fa e vennero trasferiti nella comunità di San Cesario. Otto di loro hanno messo in atto la protesta ieri sera mentre nel centro di accoglienza era in corso una riunione. Una protesta dura, durissima: il sequestro di chi ci lavora. E solo l’intervento dei carabinieri della stazione di San Cesario e della compagnia di Lecce, insieme alla polizia municipale, ha riportato il confronto sul piano della ragione.
Ora gli ospiti rischiano la denuncia per violenza privata. Il maggiore dei carabinieri, Pasquale Carnevale, è rimasto in contatto con il pubblico ministero di turno della Procura per i minorenni, Imerio Tramis. E fatto un sopralluogo nei locali del centro, ha individuato una possibile via di fuga. Circostanza che al momento ha fatto escludere che si fosse trattato di un sequestro di persona.
Se e quale seguito avrà questa vicenda sotto il profilo giudiziario lo stabilirà il magistrato nelle prossime ore. Resta il problema di come far funzionare ancora questo centro che ospita i minori che sbarcano sulle coste italiane. Porta anche il nome di “Solidarietà Salento” questa comunità, ma negli ultimi tempi è diventato sempre più difficile attuare questa solidarietà: le risorse finanziarie si sono esaurite. Martedì, ad esempio, è stata tagliata la linea telefonica.
La contrazione della spesa è stata evidente anche in altri settori. E gli ospiti hanno cominciato a temere che prima o poi il centro chiudesse. Ma è vero anche - dicono alcuni operatori - che avessero cominciato a pretendere di avere la disponibilità di denaro, di selezionare con attenzione l’abbigliamento ed il cibo, ma anche di poter telefonare a piacimento alle loro famiglie di origine. Ieri sera hanno colto al balzo l’occasione della riunione per schierarsi davanti ai cancelli in segno di protesta. Dentro c’erano il presidente Massimo Orgiato, il suo vice, cinque operatori e la coordinatrice. Per quest’ultima c’è stato bisogno dell’intervento di un’ambulanza del 118 perché incinta ed è stato necessario verificare semmai le emozioni forti o la paura potessero avere conseguenze sulla gravidanza.
E prima ancora di richiedere la presenza dei carabinieri c’è stato qualche tentativo di convincere i ragazzi a tornare alla vita di tutti i giorni: nelle loro stanze doppie, allo studio ed alle attività di svago che comprendono anche la frequentazione di una palestra. Ma ogni mediazione è naufragata fino all’arrivo dei carabinieri e del sindaco Andrea Romano. Verso le nove e mezzo i cancelli sono stati liberati: ma sul futuro del centro, degli ospiti e degli operatori resta un grosso punto interrogativo.
(F.S.) - La paura, le minacce, l’incubo. «Sapevo che se fossi uscito, avrei avuto uno scontro fisico con qualcuno di loro. Ed è per questo che sono rimasto all’interno del centro di accoglienza, in attesa che si calmassero gli animi». A parlare è Massimo Orgiato, presidente della cooperativa che gestisce la comunità per minori. Gli ospiti hanno deciso di bloccare le uscite esterne dell’edificio, mentre gli educatori e il consiglio di amministrazione della cooperativa si trovava impegnato in una riunione. Una delle tante che periodicamente vengono fatte in strutture di questo tipo e in cui si parla dei problemi che affliggono i ragazzi, quali ad esempio la loro permanenza, il loro comportamento e le attività che quotidianamente vengono svolte all’interno della struttura stessa.
«Noi eravamo nella sala, tutti insieme e stavamo discutendo – racconta Orgiato – ad un certo punto uno degli ospiti ha fatto irruzione interrompendo la nostra riunione. Si è fatto portavoce degli altri ospiti e ci ha detto n maniera poco educata e con modi piuttosto agitati che loro avrebbero voluto parlare con tutto il personale. Non abbiamo neanche fatto in tempo ad accettare o meno la sua richiesta di dialogo che subito il minore è uscito dalla stanza, sbattendo la porta e dichiarando che dalla struttura non sarebbe più uscito nessuno». 
Parole pronunciate con impeto e rabbia. Una minaccia, una sorta di avvertimento. È così che sono state interpretate dagli operatori. Nessuna possibilità di aprire un confronto. «Dopo qualche minuto – spiega Orgiato - abbiamo effettivamente capito quello che avevano fatto». Alcuni componenti dello staff della comunità hanno cercato di mediare e di dialogare con i giovani stranieri, ma senza alcun risultato, quindi hanno chiamato le forze dell’ordine e richiesto il loro intervento.
Nonostante il gruppo non fosse chiuso in una stanza, ma avesse la possibilità di movimento all’interno della struttura, quelle ore trascorse in un clima di reclusione sono sembrate decisamente lunghe. Un’operatrice incinta ha avuto un lieve malore e per questo è stato necessario l’intervento di un’ambulanza, che poi l’ha trasportata presso il “Vito Fazzi” di Lecce e sottoposta a dei controlli.
Tutti hanno cercato di mantenere la calma, sperando nel tempestivo intervento dei carabinieri. Sono stati proprio i militari di San Cesario di Lecce i primi a giungere sul posto, a togliere il filo di ferro che teneva bloccati il cancello e il portoncino d’ingresso. Gli operatori, per oltre due ore, sono rimasti chiusi all’interno della struttura in attesa che gli animi si calmassero. 
Non solo. La presenza del maggiore dei carabinieri Pasquale Carnevale, del sindaco di San Cesario, Andrea Romano, e il costante contatto telefonico con il vice prefetto Guido Aprea e il magistrato di turno sono stati necessari per capire i motivi che hanno portato gli otto minori a inscenare questo “sequestro” e soprattutto a decidere il da farsi per le prossime ore. Nel frattempo, all’esterno della struttura, i ragazzi continuavano a gridare e a giustificare il loro gesto, ascoltati da altri militari che stazionavano fuori.
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