Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

16 aprile 2013

Cie, ecco il piano del Viminale più centri, e celle di isolamento
Mentre aumentano gli appelli per la chiusura dei centri di detenzione per immigrati, il documento programmatico stilato dagli esperti del ministero degli Interni punta nella direzione opposta
la  Repubblica, 16-04-2013
LORENZA PLEUTERI
Locali di contenimento separati per le persone più problematiche, gabbie nelle gabbie, eufemisticamente chiamate "moduli idonei a ospitare persone dall’indole non pacifica". Poteri speciali ai prefetti, ai questori o a commissioni miste di disciplina, in una sorta di Guantanamo all’italiana. L’introduzione di una aggravante specifica per i reati commessi all’interno delle strutture, quelle che qualcuno chiama "lager" e "porcili".
Altro che chiusura definitiva dei Cie, i centri di identificazione ed espulsione per stranieri irregolari contestati da associazioni di base, parlamentari, giuristi, osservatori. Macché riforma radicale della legge Bossi-Fini e della macchina delle espulsioni. Sette tra prefetti e alti dirigenti del Viminale, quelli che stanno nei posti chiave dell’apparato e hanno ispezionato le 13 strutture italiane, pensano ad altro, in direzione contraria.
I desiderata dei funzionari romani emergono dal Documento programmatico sui Cie commissionato nel 2012 dal ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri e diffuso in anteprima dalla parlamentare bolognese del Pd Sandra Zampa, preoccupata e critica sui contenuti. "Alcune conclusioni che emergono dal dossier - dice l’onorevole - fanno rabbrividire e dovrebbero interrogare tutti".
"La totale assenza di attività all’interno dei centri - ammettono e scrivono gli autori del Documento, coordinati dal sottosegretario Saverio Ruperto - comporta una aumento
di aggressività e malessere, che si traduce in un aumento di episodi di tensione tra immigrati trattenuti e forze dell’ordine".
Ma la soluzione proposta viene ritenuta inaccettabile da Zampa: "Anziché prevenire le cause di frustrazioni e aggressività, dovute anche alle condizioni di trattenimento, non umane, si inventano le celle di isolamento". Non solo. La task force della Cancellieri pensa anche all’introduzione di un aggravante specifica per i reati commessi all’interno dei Cie, e attribuzione di poteri speciali a prefetti e questori o a "consigli di disciplina creati ad hoc".
Sandra Zampa mette criticamente l’accento anche su un’altra questione delicata. La gestione delle strutture. "Abbiamo visto i guai fatti dal consorzio l’Oasi nei Cie di Bologna e di Modena, e gli effetti negativi pesanti provocati dalla drastica riduzione delle rette giornaliere, crollate da quasi 70 euro a 28-29 euro per trattenuto: azzeramento dei servizi, mancato rispetto dei capitolati d’appalto, persone tenute in condizioni non umane, carenza di tutto". I big del Viminale, nell’ottica dell’efficienza e del risparmio, virano verso l’idea di un solo gestore nazionale per le 13 strutture. Sottosegretario e consiglieri ritengono "ragionevole una modifica normativa che riduca il tempo massimo di permanenza a dodici mesi", al posto degli attuali 18 mesi, "sempre troppi" per la parlamentare. Il motivo? La constatazione che "è trascurabile il numero di stranieri identificati dopo un anno di permanenza".
A possibili tagli dei centri, dai quali si riescono effettivamente a espellere metà dei trattenuti, non si fa cenno esplicito. Anzi. La task force propone la revisione della loro dislocazione sul territorio, la "eventuale creazione di nuove strutture" e "la concentrazione nelle città in cui ci sono ambasciate e consolati maggiormente interessati al fenomeno migratorio".



Ignazio Marino e gli zingari
Il fatto quotidiano, 16-04-2013  
CARO COLOMBO, sono stupita e disorientata per le critiche fatte a Marino. Avrebbe vinto le primarie. Nientemeno che con il voto dei rom, Strano che qualcuno abbia considerato deprecabile il fatto nuovo, che invece va celebrato: finalmente i rom votano come Cittadini. Mi sembra un merito del candidato Marino e una ragione di più per congratularci della sua Vittoria.
Stefania
ANCH'IO vorrei dire bravo e mandare un augurio a Ignazio Marino e congratularmi per avere ottenuto la partecipazione alle primarie del Pd di cittadini nomadi di Roma e delle tristi periferie dove i nomadi vengono prima confinati e poi scacciati a cura del sindaco Ale- manno. Mi è sembrata razzista la insinuazione secondo cui i rom avrebbero votato per danaro. Corrisponde alle superstizioni di chi continua a credere che siano ladri di bambini e che i loro insediamenti siano pericolosi per chi abita vicino. A questi pregiudizi, che macchiano la vita e la storia europea, si aggiungono due brutte esperienze tutte italiane: il fascismo (che è ancora presente in alcune situazioni comunali italiane, come Roma e il sud del Lazio), e l'infatuazione leghista per una presunta razza pura del Nord, che ha imperversato in Italia sotto l'egida e la protezione di Berlusconi (non in quanto lombardo ma in quanto imputato). L'alleanza di ferro con la Lega (al punto da affidare a Maroni, leader secessionista, il ministero dell'Interno e dunque il controllo della polizia) serviva a Berlusconi per assicurare la maggioranza alle sue leggi "ad personam ". In cambio si è potuto votare alla Camera e al Senato italiani di imporre le impronte digitali ai bambini nomadi e immigrati, una vergogna che deturpa l'immagine italiana e per la quäle l'allora prefetto di Roma, Mosca, ha abbandonato il suo posto pur di non obbedire. Non so quanti siano stati i rom che hanno potuto partecipare alle primarie Pd. Immagino pochi. Ma la loro presenza non può che essere la risposta all'attenzione di Marino, che vuol dire visite, contatti, dialoghi. Vuol dire la nascita di una civiltà nuova, nel Paese e nella città dove gli sgomberi dei campi nomadi si fanno alle tre del mattino terrorizzando i bambini e distruggendo i miseri averi di quelle famiglie, ma senza avere altri luoghi o destinazioni a cui avviare coloro che vengono scacciati. Adesso molta gente di una città maltrattata come Roma ha una ragione in più per votare Ignazio Marino. Un patto di civiltà. E spero che nessuno lo dimentichi.
Furio Colombo - II Fatto Quotidiano
00193 Roma, via Valadier n. 42 Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.



Migranti, attacco alla Bossi-Fini Due leggi e due referendum
Le richieste firmate già da migliaia di cittadini, diciotto testi di riforma presentati in Parlamento e due consultazioni dirette abrogative. Si moltiplicano le iniziative contro le vecchie politiche sull'immigrazione. Un assedio attorno al  "fortino" della Bossi-Fini, del pacchetto sicurezza (col reato di clandestinità) e della legge sulla cittadinanza (inchiodata allo ius sanguinis). Iniziativa dei Radicali italiani
la Repubblica.it, 16-04-2013
VLADIMIRO POLCHI
ROMA - Due leggi d'iniziativa popolare, petizioni firmate da migliaia di cittadini, diciotto testi di riforma presentati in Parlamento e due referendum abrogativi. Si moltiplicano gli "attacchi" alle vecchie politiche sull'immigrazione. Un assedio che vede però ancora inespugnato il fortino della Bossi-Fini, del pacchetto sicurezza (col reato di clandestinità) e della legge sulla cittadinanza (inchiodata allo ius sanguinis). L'ultimo tentativo di rivoluzionare il pianeta immigrazione cammina sulle gambe di due referendum abrogativi appena depositati in Cassazione.
I due referendum sull'immigrazione. Il 10 aprile scorso, su iniziativa dei Radicali italiani, sono stati depositati in Cassazione sei quesiti referendari. "In queste settimane - scrivono i promotori - prima di partire con la raccolta delle 500mila firme necessarie, vogliamo allargare il fronte alle forze sociali, politiche e ai cittadini". Due dei sei quesiti referendari colpiscono le politiche migratorie: uno modifica le regole sulla permanenza nei Cie, l'altro interviene sulle norme che "incidono sulla precarizzazione dei lavoratori migranti". Ecco il link.
I Cie come extrema ratio. Il primo quesito mira a ridurre a 60 giorni i tempi di trattenimento nei centri di identificazione ed espulsione (Cie). Si vuole infatti cancellare "la parte della normativa che determina una inutile logica detentiva degli immigrati, con costi enormi per lo Stato (18 milioni e 607mila euro nel 2012, per coprire unicamente i costi di servizi all'interno dei centri, con risultati fallimentari e violazione di diritti umani), in quanto dispone la possibilità di prorogare il trattenimento degli immigrati irregolari nei Cie oltre il termine di 60 giorni, sufficienti nella maggior parte dei casi a comprendere se l'identificazione è realmente possibile. Questo in contrasto con la direttiva comunitaria 2008/115/CE sui rimpatri, che prevede solo in casi particolari la proroga del trattenimento fino a 18 mesi".
 Stop al ricatto dei "padroncini". Il secondo quesito referendario abroga quelle norme che "costringono centinaia di migliaia di migranti al ricatto continuo dei datori di lavoro (creando l'effetto concorrenza sleale con i lavoratori italiani) oppure che li obbliga al lavoro nero o a servizio della microcriminalità. Il referendum infatti prevede l'abrogazione degli articoli 4 bis e 5 bis del Testo unico immigrazione, entrambi incidenti sul permesso di soggiorno perché legano indissolubilmente la possibilità di restare nel nostro Paese  -  anche di cittadini da anni in Italia  -  alla stipula di un contratto di lavoro".
 Meno irregolari, più tasse. Per i Radicali, "si tratta in sostanza di eliminare le due norme più restrittive che hanno caratterizzato il pacchetto sicurezza del 2009 fortemente voluto da Maroni e la legge Bossi-Fini del 2002, per ritornare a un regime simile a quello introdotto dalla legge Turco-Napolitano del 1998. Secondo il Dossier Caritas 2012, nell'ultimo anno i permessi di soggiorno non rinnovati sono stati 263mila. La maggioranza di queste persone non avrà rinunciato alla speranza che li ha fatti partire, ma sarà rimasta in Italia, alimentando l'area dell'irregolarità e le perdite anche economiche del mancato introito fiscale. È la Fondazione ISMU a stimare che ogni immigrato regolare versa in media quasi seimila euro l'anno tra tasse e contributi. La regolarizzazione di almeno 500mila lavoratori stranieri senza permesso di soggiorno già attivi in Italia porterebbe nelle casse dello Stato tre miliardi di euro ogni anno di sole tasse".
"Inseguendo l'ideologia leghista". "In questi anni - sostiene Mario Staderini, segretario dei Radicali - inseguendo l'ideologia leghista ci si è illusi di gestire un fenomeno sociale proibendo e criminalizzando. Ora il tema è perfino scomparso dall'agenda politica, mentre serve far comprendere che l'immigrazione è un'opportunità. Il referendum vuole riformare attraverso la legalità e consentire al Paese un dibattito oggi precluso, fatte salve le meritorie campagne L'italia sono anch'io e Lasciatecientrare".



Il permesso di soggiorno per attesa occupazione
Scheda pratica a cura di Melting Pot Europa
Melting Pot Europa, 16-04-2013
Quando viene rilasciato?
Il permesso di soggiorno per attesa occupazione viene rilasciato quando, al momento del rinnovo del permesso di soggiorno per motivi di lavoro subordinato, il lavoratore non sia titolare di un contratto di lavoro ma risulti invece iscritto nelle liste di collocamento.
Quindi, la perdita del posto di lavoro non costituisce motivo di revoca del permesso di soggiorno nei confronti del lavoratore extracomunitario e dei suoi familiari legalmente soggiornanti.
Cosa deve fare lo straniero?
Lo straniero che perde il posto di lavoro in seguito a licenziamento o dimissioni, deve presentarsi, entro 40 giorni dalla data di cessazione del rapporto di lavoro, presso il Centro per l’impiego e rendere dichiarazione che attesti l’attività lavorativa precedentemente svolta e l’immediata disponibilità allo svolgimento di attività lavorativa.
Lo straniero che perde il posto di lavoro potrà essere iscritto alle liste di collocamento presso il Centro per l’Impiego per il periodo di residua validità del permesso di soggiorno e, comunque, ad esclusione del lavoratore stagionale, per un periodo complessivo non inferiore ad un anno o in ogni caso per tutta la durata delle prestazioni di sostegno al reddito, durante il quale potrà cercare una nuova occupazione.
L’erogazione di prestazioni di sostegno al reddito
Alle condizioni previste, lo straniero iscritto nell’elenco anagrafico del centro per l’Impiego potrà usufruire dell’indennità di disoccupazione e delle altre prestazioni di sostegno al reddito previste alla pari dei cittadini italiani e comunitari.
Scheda pratica - L’indennità di disoccupazione ASPI
Il soggiorno in Italia
Il lavoratore straniero iscritto nell’elenco anagrafico del Centro per l’impiego ha diritto a rimanere in Italia oltre il termine fissato dal permesso di soggiorno per motivi di lavoro.
Durata
La Questura competente, alla scadenza del permesso di soggiorno, rilascia un permesso per attesa occupazione per una durata non inferiore ad un anno.
Le modifiche ontrodotte dalla legge 28 giugno 2012, n. 92 che ha portato ad un anno la durata del permesso per attesa occupazione (in precedenza la durata era di 6 mesi) ha introdotto anche una disposizione secondo cui "decorso il termine di cui al secondo periodo, trovano applicazione i requisiti reddituali di cui all’articolo 29, comma 3, lettera b) .
In ogni caso, quando alla scadenza il lavoratore sia titolare di un nuovo contratto di lavoro subordinato, troveranno applicazione le disposizioni relative al rinnovo del permesso di soggiorno così come intepretate dalla giurisprudenza. Anche in sede di rinnovo, una volta scaduta la validità del permesso per attesa occupazione, non sarà possibile fissare un importo minimo di reddito così come previsto dall’art 29, comma 3, lettera b). Il riferimento a tale requisito infatti è possibile solo in caso di richieste di ricongiungimento familiare o di permesso di soggiorno CE di lungo periodo.
Di contro, la nuova formulazione dell’art. 22, comma 11, del TUI, apre ad una possibile interpretazione estensiva nella valutazione delle condizioni per il rinnovo del titolo di soggiorno che, quantomeno in sede di giudizio, potrebbe far leva sul possesso di risorse economiche dimostrabili, riferibili all’importo annuo dell’assegno sociale, anche in assenza di un contratto di lavoro.
In ogni caso eventuali periodi di occupazione lavorativa intrapresi nel corso della durata del permesso per attesa occupazione, con la conseguente cancellazione dai registri del Centro per l’Impiego e l’eventuale successiva reiscrizione nelle liste, interrompono il termine di durata di un anno.
La durata del permesso di soggiorno per attesa occupazione dovrà quindi essere prorogata fino al raggiungimento di un anno a partire dalla nuova iscrizione al Centro per l’Impiego.
La domanda di rilascio del permesso di soggiorno per attesa occupazione deve essere inoltrata attraverso la compilazione del Kit Postale (Mod 209)
Documenti da presentare:
[ Scarica la lista in formato .pdf ]
- Modelli 1 e 2 (Kit postale);
- fotocopia delle pagine del passaporto riportanti i dati anagrafici, i timbri di rinnovo, i visti;
- Copia dell’iscrizione nelle liste di collocamento o nell’elenco anagrafico finalizzata al collocamento del lavoratore licenziato, dimesso o invalido, istituiti presso il Centro per l’Impiego.
- Copia del permesso di soggiorno in possesso
Saranno poi necessari:
- il pagamento di un contributo di 80,00 euro (dal 30 gennaio 2012);
- marca da bollo da euro 14,62;
-  ricevuta del versamento di euro 27,50 per il rilascio dei titoli di soggiorno in formato elettronico;
-  pagamento di euro 30,00 allo sportello postale per le spese di spedizione.
Il permesso di soggiorno per attesa occupazione non è rinnovabile in via generale.
Al termine della validità del permesso il lavoratore:
- Potrà richiedere un permesso di soggiorno per lavoro subordinato nel caso in cui trovi una nuova occupazione (inviando allo Sportello Unico il contratto di soggiorno o presentando alla Questura una lettera di disponibilità di assunzione da parte di un datore di lavoro).
- Nel caso in cui non trovi un nuovo lavoro e non possa comunque dimostrare risorse economiche sufficienti, nella misura prevista dall’art 29 del TU, dovrà lasciare il territorio nazionale.
Lo straniero che, al momento della scadenza del permesso di soggiorno, sia iscritto da oltre un anno al Centro per l’Impiego, potrà comunque tentare di far valere la disponibilità di risorse economiche sufficienti al fine di prolungare il suo soggiorno oltre il termine di un anno. A tal proposito dovrebbero essere prese in considerazione la disponibilità di indennità di mobilità, la disponibilità di indennità di disoccupazione, la mobilità in deroga, la disponibilità del Trattamento di Fine Rapporto, di eventuali risparmi, di arretrati, la presenza di eventuali cause intentate nei confronti del precedente datore di lavoro (che potrebbero sfociare in sentenze di riammissione o in risarcimenti del danno).
- Il viaggio di rientro nel Paese di provenienza dovrebbe essere a carico dell’ultimo datore di lavoro.
I titolari di permesso di soggiorno per attesa occupazione hanno diritto a:
- stipulare contratti di affitto
- stipulare contratti di assicurazione
- accedere all’assistenza santiaria a parità di trattamento con i lavoratori (anche medico di base)
- mantenere l’iscrizione anagrafica
- presentare domanda di rilascio del Permesso ce di Lungo periodo nel caso in cui stipulino un contratto di lavoro e siano in possesso dei requisiti richiesti previsti dall’art 9 del Testo Unico.
Consigli utili
Presentare richiesta di permesso di soggiorno per attesa occupazione anche se l’iscrizione alle liste del centro per l’Impiego è avvenuta oltre i 40 giorni previsti.
Il permesso di soggiorno per attesa occupazione è rilasciato anche nel caso di sopravvenuta indisponibilità del datore di lavoro nell’ambito delle procedure di ingresso per motivi di lavoro

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Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
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