Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

25 ottobre 2011

 

I ragazzi di Caserta che aiutano i migranti
Corriere della sera, 25-10-2011
Dacia Maraini 
Di Castel Volturno si raccontano cose inquietanti: sul degrado territoriale, sulla massiccia presenza dei clandestini, sulla soggezione della città alla Camorra. Nessuno racconta la parte sana, reattiva e combattiva della città. Nessuno racconta di quei cittadini che da anni fanno un lavoro di resistenza alla camorra, di aiuto agli immigrati, di difesa del territorio. E invece vale davvero la pena di conoscerli questi ragazzi (ma ci sono dentro uomini e donne di tutte le età) del Centro sociale Ex Canapificio di Caserta. 
Essi non si limitano alla mera protesta. Prima viene l'analisi della situazione, precisa e razionale, per niente ideologica e poi le proposte concrete. La Bossi-Fini, dicono, è risultata fallimentare. Scopo della legge era il rimpatrio dei clandestini. Per questo la legge stabilisce che chi non dispone di un contratto di lavoro non può rimanere in Italia. Ma non hanno fatto i conti con la prassi del lavoro nero. Risultato: niente contratto, niente permesso, e niente permesso niente contratto. «Manovali, braccianti agricoli od operai, lavorano in media 10/12 ore al giorno e percepiscono una paga quotidiana non superiore ai 25/30 euro». Non disponendo di un permesso di soggiorno non possono nemmeno affittare regolarmente una casa. Di ciò approfittano gli usurai per fare pagare da 400 a 600 euro al mese una stanza in periferia. Per saldare la cifra assurda i clandestini sono costretti a pigiarsi in dieci, venti dentro quella misera stanza, in condizioni igieniche disastrose.
Ma la legge è inefficace anche per un'altra ragione: il diritto internazionale vieta il rimpatrio se l'Ambasciata del Paese di origine non collabora con l'Italia per l'identificazione del cittadino. «Pertanto, esclusi gli sporadici permessi concessi alle colf e alle badanti, si è creato un limbo giuridico per migliaia di immigrati che non possono essere rimpatriati e che al tempo stesso nel nostro Paese lavorano, anche se in condizioni durissime, supportando la nostra sempre più debole economia», come scrivono con logica saggezza i cittadini del Centro sociale. Essendo in nero, fra l'altro, i migranti non pagano tasse. «Eppure solo nel 2009, per la sanatoria di colf e badanti sono state presentate 300 mila domande (fonte ministero dell'Interno) e ciascuno ha pagato 500 euro. Pensiamo a quanti fondi potrebbe ricavare lo Stato da una sanatoria generalizzata, senza contare il successivo versamento di contributi! La regolarizzazione potrebbe costituire un "tesoretto" non indifferente». 
Questa l'analisi. Seguono le proposte che per ragioni di spazio sono costretta a sintetizzare: 1) introduzione di canali di ingresso regolari per ricerca di lavoro. 2) Visto di ingresso valido un anno con cauzione. 3) Regolarizzazione graduale ad personam, e decrescita fino alla scomparsa dell'immigrazione irregolare. 4) Garanzia di giusto diritto di asilo e di accoglienza. 5) Riforma del diritto di cittadinanza. 6) Rafforzamento di politiche attente ai ricongiungimenti familiari e alla possibilità che i bambini nati in Italia ottengano la cittadinanza.
 
 
 
Il radar MIGRANTE
il Manifesto, 25-10-2011 
Antonio Mazzeo
Il primo dei nuovi radar anti-migranti della Guardia di finanza era stato installato segretamente lo scorso mese di febbraio nella penisola della Maddalena (Siracusa), una delle aree più importanti della Sicilia sotto il profilo ambientale, paesaggistico ed archeologico. Le vibrate proteste dei residenti e delle associazioni ambientaliste avevano però costretto il Comando delle fiamme gialle prima a sospendere l'attivazione degli impianti, successivamente a individuare un altro sito per reinstallare il traliccio di 36 metri e i pericolosi sensori del sistema di sorveglianza costiera. I militari sono stati di parola e da un paio di giorni i tecnici di AlmavivA Spa di Roma, la società che ha ottenuto l'appalto per l'installazione e la manutenzione dei radar in sud Italia e Sardegna, hanno iniziatole operazioni di smontaggio dell'impianto.
Ad annunciare ufficialmente il dietro front della Guardia di finanza, la ministra dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo, siracusana. «Lo spostamento del radar da una zona sottoposta a vincolo paesaggistico e dall'alto valore naturalistico, prospiciente l'Area Marina protetta del Plemmirio, è un risultato importante per tutta la cittadinanza», ha commentato. «Un grazie particolare va alla Guardia di Finanza, che si è dimostrata particolarmente sensibile verso le istanze che stavano alla base della richiesta di spostamento del radar, ed ha cooperato con noi per il raggiungimento di questo risultato». La ministra aveva ripetutamente fatto pesare tutto il suo potere politico per ottenere la rimozione del sistema di rilevamento. In una nota al quotidiano La Sicilia del 27 febbraio 2011, Stefania Prestigiacomo aveva definito un «errore a cui va posto rimedio» la scelta di installare il radar al Plemmirio. «La costruzione di una struttura tanto ingombrante lungo il litorale di un'area marina protetta, che nella stagione estiva è densamente popolata, doveva essere evitata». Parole sacrosante, peccato che la ministra non ha sentito il dovere di pronunciarle pure per i radar d'identica tipologia che la Guardia di finanza chiede d'installare all'interno dei parchi e delle riserve naturali di Puglia e Sardegna. Pugliesi e sardi, figli di un dio minore, hanno dovuto presidiare e bloccare gli ingressi delle aree prescelte ed appellarsi ai tribunali amministrativi per impedire la trasformazione dei territori in orrende postazioni elettromagnetiche per la guerra alle migrazioni. «Possiamo rassicurare tutti che il nuovo impianto sarà realizzato all'esterno del comune di Siracusa», hanno annunciato amministratori e fiamme gialle.
Top secret il luogo dove risorgerà il traliccio radar. Negli ultimi mesi sono state fatte alcune ipotesi. L'Associazione degli industriali di Siracusa ha avuto l'ardire di proporre l'utilizzo di un camino o una torre nella zona industriale e del petrolchimico di Augusta-Priolo (una delle aree più inquinate di tutto il Mediterraneo), per poi scoprire che le emissioni elettromagnetiche del radar avrebbero potuto avere pericolose conseguenze per le strumentazioni di controllo degli impianti ospitati. Sempre la ministra Prestigiacomo si era detta disponibile ad offrire l'area della Ved (Vetroresina Engineering Development di Melilli), l'azienda di famiglia produttrice di tubi e cavi sottomarini. E probabile, però, che alla fine il nuovo sensore della Guardia di finanza verrà installato in una delle tante aree sottoposte a servitù militare della fascia costiera sud-orientale compresa tra il Golfo d'Augusta, Pachino e Capo Passero.
«Piena soddisfazione» per l'avvio delle procedure di rimozione del radar è stata espressa da Alessandro Acquaviva, coordinatore del circolo Sel di Siracusa. «Tale risultato è il frutto di una lunga mobilitazione della cittadinanza, delle associazioni ambientaliste, di quelle forze politiche che hanno sostenuto sin dall'inizio la protesta dell'associazione Plemmiryon che si è sviluppata attraverso sit-in, presidi, volantinaggi e assemblee». Secondo Acquaviva, «a condizionare la decisione di rimuovere il radar è stato anche l'esito favorevole dei recenti ricorsi presentati dai cornitati civici della Puglia e della Sardegna contro l'installazioni di radar nei rispettivi territori». L'associazione Plemmyrion di Siracusa aveva evidenziato in particolare la «sorprendente velocità» con cui gli enti preposti avevano consentito l'istallazione di «un mostro ad altissima frequenza con onde elettromagnetiche che attraverseranno tutto il territorio della Penisola Maddalena, di Ortigia, cuore della città di Siracusa, delle zone residenziali di Fanusa, Arenella e Ognina». L'ex presidente Marcello Lo Iacono aveva rilevato che la Sai 8, consegnataria per la gestione del pubblico acquedotto di Siracusa, aveva autorizzato le fiamme gialle a costruire la stazione di rilevamento in un «luogo difforme alla convenzione del Comune che invece faceva riferimento all'impianto di sollevamento fognario di Capo Murro di Porco, distante 2 km. Il radar è stato realizzato non rispettando né l'area stabilita di 88 mq né le distanze dai confini riscontrabili sulla pianta del progetto». L'installazione è poi avvenuta senza che il progetto fosse sottoposto a valutazione dell'incidenza ambientale, come invece previsto dalla direttiva 92/43/CEE del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e della flora e della fàuna selvatiche. «Manca inoltre uno studdio sull'impatto elettromagnetico», aggiùnge Lo Iacono. «L'amministrazione militare si è limitata a presentare una dichiarazione di conformità redatta dall'ingegnere Gianpaolo Macigno di Siracusa, consulente tecnico della società appaltatrice, che ha tratto delle conclusioni manifestamente insufficienti a comprovare la non pericolosità delle radiazioni emesse dal radar. Peraltro le asserite misurazioni sono state effettuate prima ancora che esso venisse attivato. Lo stesso consulente precisa che si tratta di mere simulazioni numeriche e che solo a radar attivo si potrà valutare la reale situazione e accertare la conformità ai parametri di legge».
I dispositivi radar per la rete di rilevamento antimigranti sono stati prodotti da Elta Systems, società interamente controllata dal colosso industriale militare ed aerospaziale israeliano Iai. Codificati come EL/M-2226 ACSR (Advanced Coastal Surveillance Radar), fanno parte della fami¬glia di trasmettitori in X-band (dagli 8 ai 12.5 GHz di frequenza), che operano emettendo un'onda continua sinusoidale (CW Continuous Wawe), di cui può variare sia la frequenza che l'ampiezza. A rilevare la pericolosità e alcune incongruenze tecniche degli apparati è stato il professore Massimo Coraddu, ricercatore dell'Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn), dopo uno studio dettagliato delle analisi d'impatto elettromagnetico presentate dalla società Almaviva per gli impianti di Siracusa e Gagliano del Capo (Lecce). «Esistono notevoli incertezze riguardo all'esatta modalità di funzionamento del radar, dovute all'incompletezza delle analisi e a incoerenza con quanto riportato dal costruttore», afferma Coraddu. «Gravi incongruenze si rilevano nella documentazione riguardo l'ampiezza verticale del fascio e il guadagno d'antenna. La mancata conoscenza del diagramma radiante dell'antenna e della sua esatta forma fisica, non consente una preccisa valutazione numerica delle emissioni, né in condizioni di campo vicino, né nell'approssimazione di campo lontano». «Elta Systems specifica che rimpianto consente la sorveglianza dello spazio marino antistante, che viene esplorato sistematicamente, individuando eventuali bersagli e risolvendoli con grande precisione spaziale e temporale», aggiunge il fisico. «Tali caratteristiche sembrano in contrasto con quanto dichiarato nella relazione dell'ing. Macigno, dove la velocità di rotazione è considerata costante e dove l'angolo d'inclinazione del radar rispetto alla superficie del mare è posto pari a 0°. Per il fatto che quest'angolo sia fissato sull'orizzonte e tenendo conto che si trova ad un'altezza maggiore di 100 metri, si viene a creare una zona d'ombra che non permetterebbe d'ispezionare la porzione di superficie marina più vicina alla costa che, secondo la diversa altezza delle sorgenti, può variare dai 200 ai 2.300 metri di distanza dal radar». A Coraddu, poi, sembra poco probabile che il radar possa valutare direzione, velocità e numero di persone a bordo di una piccola imbarcazione a 20 km di distanza, come invece assicura la società produttrice, «scansionando semplicemente a velocità di rotazione costante il tratto di mare antistante». «È verosimile invece che la velocità sia costante solo in fase di sorveglianza, mentre nel momento in cui un bersaglio viene individuato, il dispositivo possa essere bloccato e il fascio puntato e mantenuto sul target per tutto il tempo necessario alla sua completa definizione. Per tutto questo tempo il bersaglio sarà irraggiato con continuità e questa durata è quindi fondamentale per determinare la dose assorbita. Questo caso, nella valutazione del possibile danno alle persone, deve essere individuato come peggior incidente possibile». Massimo Coraddu denuncia come le misurazioni dei campi elettromagnetici siano state effettuate utilizzando la sonda isotropa EP330, fabbricata dalla Narda Sri, che registra campi sino alla frequenza massima di 3 GHz, mentre il radar è programmato per emettere a frequenze molto superiori. «Non si è tenuto conto di tutti i contributi alle emissioni, nonostante le normative prevedano che le valutazioni vadano effettuate con tutte le sorgenti in funzione alla massima potenza», aggiunge Coraddu. «Le stazioni di sorveglianza prevedono anche un dispositivo di telecomunicazione, un ponte radio, per inviare i dati in tempo reale al centro di comando, controllo, comunicazioni, computing ed informazioni C4I del Comparto aeronavale della Guardia di finanza. Le emissioni di questo sistema Tlc devono quindi essere valutate e sommate a quelle del radar vero e proprio. In entrambe le analisi di impatto elettromagnetico non si è tenuto conto in alcun modo del contributo del ponte radio per le telecomunicazioni». Radar anti-migranti dall'insostenibile impatto elettromagnetico, dunque, pericolosissimi per la salute dell'uomo e per le specie vegetali e animali.
Ulteriori ombre sulla nuova rete di sorveglianza costiera della Guardia di finanza sono state paventate da alcuni parlamentari del Pd. Con un'interrogazione presentata lo scorso 7 marzo alla Camera, prima firmataria l'on. Elisabetta Zamparutti,  si sottolinea come l'asse del Pon 1 con cui la Comunità europea ha finanziato l'acquisto dei radar in Israele «prevede indicazioni di sostenibilità ambientale« e «riguarda la sicurezza in termini di inclusione sociale, di lotta alla criminalità organizzata che sfrutta il lavoro nero a danno degli immigrati, ecc. e non in termini di priorità di tipo militare». «Parlare di difesa nazionale per il monitoraggio degli sbarchi clandestini sembra incongruente», affermano gli interroganti. «Chiediamo se non si ritenga di bloccare i fondi per la realizzazione di un'opera il cui affidamento è avvenuto in contrasto con la normativa europea che prevede un bando pubblico di gara per affrontare i problemi legati all'immigrazione secondo una logica inclusiva e non di difesa militare».
 
 
 
Immigrazione: rimpatrio 70 egiziani su charter Bari-Il Cairo 
68 connazionali minorenni smistati in centri Campania e Sicilia
(ANSA) - BARI, 25 OTT - Sono stati rimpatriati stamattina, con un volo charter partito dall'aeroporto Bari Palese diretto al Cairo, i 70 cittadini egiziani maggiorenni clandestini bloccati ieri dalla guardia di finanza su un peschereccio al largo di Bari. I 68 connazionali minorenni che erano sull'imbarcazione su disposizione del Tribunale per i minorenni sono stati smistati in centri di accoglienza per minori di Campania e Sicilia. I 13 uomini di equipaggio sono stati arrestati dalla polizia con l'accusa per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e resistenza a nave da guerra.
 
 
 
Alla GDF due imbarcazioni utilizzate dai migranti
Agrigentoweb.it, 25-10-2011
Nella giornata di ieri, nell’isola di Lampedusa, con una cerimonia tenutasi  presso gli uffici comunali, si è ufficializzata la consegna al “Galata – museo del mare” di Genova, di due imbarcazioni, utilizzate dai migranti per compiere la traversata del canale di Sicilia, verso le coste italiane.
Si tratta delle prime imbarcazioni poste sotto sequestro dalla guardia di finanza, agli inizi del fenomeno migratorio proveniente dal nord-Africa, che dalla seconda metà del mese di gennaio del corrente anno ha interessato l’arcipelago delle pelagie ed in particolare l’isola di Lampedusa.
All’evento erano presenti, rappresentanti del corpo della guardia di finanza, dell’arma dei carabinieri e della guardia costiera, autorità comunali dell’isola di Lampedusa, la presidente del museo del mare dott.ssa Maria Paola Profumo, il direttore del museo dott. Pier Angelo Campodonico ed, in rappresentanza della regione Sicilia, la dott.ssa Alessandra Russo, dirigente regionale della regione siciliana  dipartimento del lavoro ed emigrazione.
Nel corso della cerimonia e’ stato sottoscritto l’atto di consegna delle barche,  dal comune di Lampedusa al  “Galata – museo del mare” di Genova, maggior museo marittimo italiano, impegnato nella realizzazione di un padiglione permanente denominato “MEM – memoria e immigrazioni” proprio per rappresentare le significative vicende storiche dell’immigrazione via mare, sia con riferimento a quella italiana del secolo precedente, che al fenomeno attuale che vede il nostro paese come punto di riferimento di enormi flussi migratori provenienti soprattutto dai paesi africani.
Le imbarcazioni consegnate saranno trasportate nella giornata di domani a Genova, mediante l’uso di un mezzo speciale, giunto appositamente da Formia, in dotazione al reparto navale del corpo della guardia di finanza, che in considerazione del valore civile e culturale di questa iniziativa ha fattivamente collaborato con il predetto museo.
 
 
 
Emergenza immigrati al porto di Bari
Vendola denuncia la grave situazione e apre le porte ai rifugiati
BariLive.it, 25-10-2011
Ilaria Discornia
All’indomani dello sbarco di 151 clandestini nel porto di Bari, ecco prontamente le prime dichiarazioni politiche con cui si richiede il massimo rispetto dei diritti umani. E le parole di sconcerto arrivano proprio dal Presidente della Regione Nichi Vendola, il quale in una nota rilasciato nella serata di ieri ha chiesto "che non vengano effettuati rimpatri forzati".
"Da ormai quasi 24 ore – prosegue il Governatore della Puglia - 150 immigrati, di cui 61 minori, sono rinchiusi nella stazione marittima del Porto di Bari. Nonostante l'insistenza, è stato più volte negato l'accesso a Save The Children e all'UNHCR, è stato impedito ogni accesso anche al mio Assessore all'Immigrazione. Un atteggiamento molto grave. Chiedo che non vengano effettuati rimpatri forzati, per di più in assenza di una corretta informativa legale".
E tutto ciò accade proprio nel bel mezzo di un percorso di programmazione partecipata per la redazione del Piano triennale Regionale per l'Immigrazione attraverso il quale la Regione Puglia desidera raccogliere le reali esigenze del territorio pugliese, dando voce a tutti i possibili contributi e suggerimenti da parte delle associazioni, delle autonomie locali e dei servizi regionali interessati. Al centro del dibattito di ieri, moderato proprio dall’Assessore Regionale alle Politiche giovanili e cittadinanza sociale Nicola Fratoianni, due tematiche: “Soggetti vulnerabili” e “Diritto d'asilo”. Una vera coincidenza considerando i fatti verificatisi nella notte scorsa.
A questo punto ai politici regionali non resta che chiedersi quali siano i reali effetti positivi che si possono raggiungere perseguendo questo genere di approccio al problema immigrazione in Puglia e quali risultati si possano ottenere nel breve periodo attraverso continue operazioni di condivisione di idee e buone prassi, se poi non c’è il tempo di metterle in pratica.
 
 
 
Prodi: "Immigrazione risorsa straordinaria, la sfida è integrare"
Il Professore agli studenti dell’università di Bologna: "Percezione errata di immigrati è dovuta alla velocità con cui sono arrivati. La generazione successiva deve diventare una generazione di italiani" 
Stranieri in italia, 25-10-2011
Roma – 25 ottobre 2011 -  "La percezione e' che gli immigrati siano molti di piu' di quelli che sono. Innanzitutto per la velocita' con cui sono arrivati. E' vero che gli stranieri in Italia sono meno che in Francia e Germania, ma sono arrivati velocissimi negli ultimi anni perche' la nostra societa' si e' trasformata piu' recentemente ma piu' in fretta".
Così Romano Prodi nella puntata de “Il mondo che verrà” che andrà in onda stasera su La7. Il terzo e ultimo incontro tra il Professore e una classe di studenti italiani e stranieri dell'Università di Bologna, è dedicato alla Paura, tema affrontato parlando della concorrenza internazionale, del futuro dei nostri figli e, appunto, dell’immigrazione.
"Uno dei nostri problemi che dobbiamo curare -osserva l’ex presidente del Consiglio – è l'integrazione, e' capire che riceviamo delle risorse potenzialmente straordinarie e, adagio adagio, devono essere integrate. La generazione successiva deve diventare una generazione di italiani. Questa e' la grande sfida dell'immigrazione"
 
 
 
Boom di immigrati, molti dall'Est Europa
Arrivano perché la città offre opportunità altrove sconosciute
"L’attenzione va posta su politiche che favoriscano integrazione linguistica, sociale e culturale, sempre nel rispetto delle regole e tradizioni del paese ospitante"
il Resto del carlino, 25-10-2011
Michele Mastrangelo
Civitanova, 25 ottobre 2011 - A Civitanova vivono 3.086 cittadini stranieri. Il dato è contenuto in un rapporto su immigrazione ed emigrazione stilato in questi giorni dai tecnici comunali. Ne parliamo con l’assessore ai servizi sociali Fabrizio Ciarapica 
Cosa caratterizza il flusso migratorio a Civitanova?
«Il flusso è in aumento e la provenienza è per lo più quella dall’Est Europa: Romania, Russia, Ucraina e Polonia. Si tratta di persone che vanno o andranno a soddisfare la crescente richiesta di badanti e assistenti, considerato che l’età media si è fortemente alzata e con essa sono cresciuti i problemi legati alla vecchiaia. Fino a qualche anno fa invece risultavano maggioritari i flussi da Algeria, Tunisia e Marocco per l’impiego nella pesca, settore che oggi invece attraversa un periodo di profonda crisi».
Perché scelgono Civitanova?
«Perché questa è una città aperta, che offre opportunità di vita e di lavoro che altri territori non danno: una città che non ha solo industria, ma anche commercio, turismo e terzo settore. L’accoglienza è sicuramente salvaguardata, tanto che proprio sotto Palazzo Sforza è attivo lo sportello immigrati, gestito in convenzione con l’Anolf, per fornire consulenza e sostegno gratuito alle persone provenienti da altri paesi».
Dove puntare l’attenzione?
«Anche alla luce dei fatti che hanno coinvolto in questi ultimi periodi paesi come Egitto, Siria e Libia, immagino per il futuro un territorio che cresce demograficamente ma con un’incidenza maggiore degli immigrati rispetto al 7.5% di oggi. L’attenzione va quindi posta su politiche che favoriscano integrazione linguistica, sociale e culturale, sempre nel rispetto delle regole e tradizioni del paese ospitante».
Questa però non è solo terra d’immigrati, ma anche di emigrati...
«Proprio così. Dallo studio del Comune risulta che nel 1992 i civitanovesi all’estero erano 1.550, di cui 625 in Argentina. Nei vent’anni successivi, fino ai giorni nostri, gli emigranti sono saliti a 2.549, di cui 1.396: un aumento davvero considerevole su cui riflettere».
Come favorire il ritorno in città dei nostri concittadini all’estero?
«Civitanova accoglie più di quanti se ne vadano e questo dimostra la capacità del territorio di accogliere e integrarsi con le tante etnie presenti. Politiche per far tornare gli emigrati non penso ce ne siano. Tanto più che molti di quelli che sono espatriati se ne sono andati tanti anni e nel frattempo di sono costruiti una famiglia e un lavoro: una vita nuova, insomma. La stessa cosa di tanti immigrati perfettamente integratisia a Civitanova che non intendono tornare nel loro paese di origine»
 
 
 
NATI NEL NOSTRO PAESE, RESTANO STRANIERI L'INGIUSTIZIA DELLA CITTADINANZA NEGATA
Corriere della Sera, 25-10-2011 
Gianpiero Dalla Zuanna
Con grande puntualità, il ministero dell'Istruzione e la Fondazione Ismu (Iniziative e studi sulla multietnicità) hanno diffuso i dati sugli alunni stranieri nella scuola italiana per l'anno 2010-11. Fra le scuole elementari e le superiori, un milione di giovani studenti —con almeno un genitore di origine straniera — cercano ogni giorno nella scuola italiana gli strumenti per migliorare la loro condizione sociale. Molti ragazzi ci riescono, fanno brillanti carriere scolastiche, frequentano con successo le facoltà universitarie più difficili e vanno a fare lavori prestigiosi e ben pagati. Purtroppo—però — si tratta di eccezioni. Gran parte dei ragazzi stranieri — anche se nati in Italia — a scuola fanno fatica: l'anno scorso alle superiori il 30% di loro non è stato promosso, contro il 15% dei figli degli italiani.
Il problema è che — oggi come ai tempi di don Milani — la scuola italiana favorisce i ragazzi delle famiglie più fornite di cultura scolastica. I ragazzi stranieri sono penalizzati perché molto raramente possono venire aiutati dai loro parenti nel fare i compiti a casa. Quindi, la ricetta per migliorare le performance scolastiche dei ragazzi stranieri (e dei ragazzi italiani delle famiglie meno istruite) è molto banale: doposcuola, aiuto nei compiti a casa: insomma, più scuola a chi ne ha più bisogno, per colmare uno svantaggio che non dipende da lui. Davanti a numeri così imponenti, dovrebbe mutare anche la prospettiva con cui l'Italia considera i minori stranieri.
E giunto il momento di modificare una legge obsoleta, che impedisce di fatto la cittadinanza e quindi il pieno godimento dei diritti civili a bambini e ragazzi nati in Italia — o ivi giunti in tenera età — che spesso non sanno più nemmeno la lingua del Paese dei loro genitori. Seguiamo l'esempio dei grandi Paesi di immigrazione,  come gli Usa, l'Argentina e il Brasile, adottando lo ius soli, ossia dando automaticamente la cittadinanza a chi nasce in Italia, e rendendone semplice l'acquisizione per i bambini che — pur nati all'estero — sono in Italia da un certo numero di anni. Perché questi giovani per l'Italia possono essere una grande risorsa, che va riconosciuta, tutelata e fatta fruttare.
 
 
 
RAPPORTO MIUR-ISMU. TANTE LE DIFFICOLTÀ CHE INCONTRANO TRA I BANCHI
Immigrati, 711 mila alunni stranieri (8%)
Vivono al Nord e scelgono le professionali. In media, i bocciati sono il doppio degli italiani
Corriere della sera, 24-10-2011
MILANO - Sono sempre più numerosi gli stranieri tra i banchi delle scuole italiane, anche se la crescita rallenta un po' rispetto agli anni scorsi. Ma fanno la fatica di sempre, pur orientandosi, per lo più, verso scuole «più facili», o quelle che i loro coetanei del Belpaese snobbano un po'. Scuole pubbliche, naturalmente (85,8%), eccetto che per le materne (nelle private se ne contano 135.632, pari al 35,3% di tutti i bambini stranieri da 3 a 6 anni; sono solo il 4,2% alle elementari, il 3,3% alle medie, il 3,9% alle superiori). E il divario si fa più evidente nella scuola secondaria, dove i bocciati sono il doppio degli italiani.
IL RAPPORTO - Questo il quadro tratteggiato nel rapporto «Alunni con cittadinanza non italiana 2010-2011» presentato a Milano dal Ministero dell'Istruzione e dalla fondazione Ismu (Iniziative e Studi sulla Multietnicità): sono 711mila gli alunni stranieri in Italia, pari al 7,9% di tutti gli studenti, dalla scuola d'infanzia fino ai licei e agli istituti tecnici. In tutto, sono 37.454 in più rispetto all'anno scolastico precedente. Ma si tratta di una crescita più contenuta rispetto al passato: fino al 2009 c'erano incrementi doppi, circa 60/70mila alunni all'anno. Aumenta invece sensibilmente il numero degli studenti di cittadinanza straniera nati in Italia, i cosiddetti «G2»: nell'anno scolastico 2009/2010 sono 263.524, pari al 39,12% di tutti gli studenti stranieri con un aumento del 13,1% rispetto all'anno precedente. Scuola dell'infanzia ed elementari accolgono la stragrande maggioranza dei G2: circa l'80%. La popolazione scolastica straniera sta diventando quindi sempre più «made in Italy», soprattutto nella scuola dell'infanzia e alle elementari, dove nel 2009/2010 i nuovi entrati sono 44.232, di cui soltanto 13.711 provenienti direttamente dall'estero.
UNO SU TRE ALLE ELEMENTARI - I numeri: nelle scuole primarie siedono in 254.644, pari al 35,8% del totale. Il 22,3% si trova alle medie, il 21,6 alle superiori e il 20,3 nelle scuole materne. Degno di nota le differenze con l'anno scolastico precedente per quanto riguarda le elementari, quando erano ben il 42,8%, e alle superiori dove raggiungevano appena il 14%. Arrivati alle scuole secondarie di secondo grado (nel 2010/2011 sono 153.513) scelgono gli istituti professionali il 40,4%, i tecnici il 38%, i licei il 18,7% e gli artistici il 2,9%. Poco più delle metà (50,3%) sono femmine, con punte del 70% nei licei.
ROMENI IN TESTA - Per quanto riguarda le nazionalità degli alunni, i romeni si confermano, per il quinto anno consecutivo il gruppo più numeroso nelle scuole italiane (126.452); seguono gli albanesi (99.205) e i marocchini (92.542). Tra le novità più rilevanti c'è l'incremento degli alunni provenienti dalla Moldavia che passano da 12.543 nel 2007/08 agli attuali 20.580. Rilevanti anche gli incrementi di alunni dall'India e dell'Ucraina.
La regione con più alunni stranieri in valori assoluti è la Lombardia, con il 24,3% del totale di studenti (173.051) con cittadinanza non italiana; seguono il Veneto, con l'11,9% (84.914 studenti), e l'Emilia Romagna con l'11,6% (82.634). Le province che accolgono il maggior numero di studenti stranieri sono: Milano (64.934), Roma (52.599), Torino (33.920), Brescia (30.605), Bergamo (20.961).
TECNICI E PROFESSIONALI - Il rapporto completo sarà disponibile a partire dalla fine di novembre. Tra i dati più interessanti resi disponibili ci sono quelli relativi alla scelta dell'indirizzo scolastico, gli stranieri guardano con più favore degli autoctoni gli Istituti professionali e tecnici: se ne contano 153.513 (mentre gli italiani sono 2.510.171), 10.289 in più rispetto all'anno scolastico precedente, con un'incidenza sul totale degli studenti del 5,8%. Di questi 153.513, ben 62.080 frequentano un istituto professionale, 58.340 un istituto tecnico e soltanto 28.675 siede sul banco di un liceo e ancor meno (4.418) si è rivolto alla formazione artistica. Di tutt'altro segno, ovviamente, la scelta degli italiani che prediligono i licei (43,9% contro il 18,7% degli stranieri), in secondo luogo gli istituti tecnici (33,2% contro 38%) e soltanto in ultimo i professionali (19,2% contro il 40,4% degli stranieri). Se si approfondisce, però, il dato degli stranieri che si rivolge all'istruzione liceale, si scopre che di quei 28.675 ben il 70,3% è costituito da ragazze e il 12,2% da nati in Italia; percentuali che si ripresentano nell'istruzione artistica con il 66,7% di ragazze e l'11,6% di nati in Italia.
PIÙ BOCCIATI - Non poche le difficoltà che i ragazzi venuti da fuori incontrano tra i banchi: nell'anno scolastico 2009-2010 il 12,2% è stato bocciato (contro il 4% dei compagni italiani) alle medie mentre nelle superiori stessa sorte è toccata al 30% (14,1% tra gli italiani) con punte del 37,5% in prima. Risultato: nelle scuole secondarie di primo grado gli alunni stranieri in ritardo con gli anni sono il 49,1% e in quelle di secondo grado sono addirittura il 71,3%. Ed è proprio negli istituti professionali che si concentrano i problemi: nel 2010/2011 gli alunni stranieri iscritti erano 62.080 e i bocciati raggiungono il 34,2% contro il 24,6% dei coetanei italiani. Tra i banchi dei professionali, inoltre, siedono 8.100 studenti stranieri che hanno dai 20 anni in su, segno delle difficoltà che hanno incontrato nella loro vita scolastica. Va un po' meglio negli istituti tecnici, dove gli iscritti stranieri sono 58.340 e i bocciati arrivano al 29,9%. La «strage» di studenti stranieri avviene soprattutto nelle classi prime. Alle medie (anno scolastico 2009/2010) il 14,7% ha dovuto ripetere l'anno contro il 4,6% dei compagni italiani. Alle superiori si arriva al 37,5% contro il 15%.
 
 
 
Il presidio dei nomadi a Palazzo Marino
"Vogliamo una moratoria sugli sgomberi"
la Repubblica, 25-10-2011
Anche se è cambiata la giunta che governa Milano, le richieste della comunità nomade in città non cambiano: moratoria per gli sgomberi dei campi almeno per l'inverno e avvio d'un dialogo con l'amministrazione. L'appello dei rom e sinti, riuniti in presidio davanti a Palazzo Marino, si è reso ancora più pressante dal momento che la giunta di Giuliano Pisapia aveva mostrato fin dal suo insediamento un'apertura al confronto. "Dopo l'incontro avuto i primi di luglio con il sindaco e il presidente del consiglio comunale - ha detto Dijana Pavlovic, portavoce della Consulta rom e sinti di Milano - non abbiamo avuto più nessuna convocazione. Chiediamo al Comune di aprire un tavolo di confronto, dal momento che finora l'unica cosa che continua a succedere sono gli sgomberi". Il gruppo di nomadi rha chiesto a gran voce una moratoria degli sgomberi, almeno nei mesi invernali, visto che, secondo un autocensimento, sarebbero quasi un migliaio i nomadi che ancora vivono in baracche e accampamenti di fortuna
 
 
 
Immigrazione:fuoco a centro accoglienza,arrestati 3 tunisini
Nel Catanese, aggredito anche operatore, denunciati 2 minorenni
(ANSA) - CATANIA, 24 OTT - Tre giovani tunisini, che hanno aggredito un educatore di un centro del Catanese che ospita richiedenti asilo e appiccato il fuoco a suppellettili della struttura, sono stati arrestati da carabinieri di Paterno'.
Altri due loro connazionali, minorenni, sono stati denunciati.
Per tutti il reato ipotizzato e' di incendio doloso e lesioni personali. I cinque protestavano contro il ritardo nel riconoscimento di rifugiato politico. L'educatore ha riportato lesioni a due costole. (ANSA).
 
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