Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri
La storia di Edward K.
Dopo sette anni Edward K. riabbraccerà la madre. Tra gioia e lacrime. La gioia di rivedere l’unico genitore superstite alla guerra civile liberiana è frenata dalla consapevolezza della gravità della malattia della madre, profuga in Nigeria. Edward prima di essere un caso dello sportello diritti del circolo Arci Thomas Sankara di Messina è un socio, un compagno che dal 2002, anno di arrivo in Italia, ha ostinatamente rivendicato i propri diritti, quando la Commissione Centrale di Roma ha rigettato la sua richiesta d’asilo, e anche quando è stato picchiato da un gruppo di razzisti di un quartiere ad alta densità mafiosa della città. La sua storia ha a che vedere con il destino, la non certezza del diritto, la brutta storia postcoloniale africana, la falsa ideologia della razza. Edward viveva a Monrovia, era un imprenditore, attivista politico come il padre, militava in un’organizzazione “No more” per le libere elezioni e contro la violenza, una militanza difficile, dove il padre, leader riconosciuto nella regione, riusciva a stento a contrattaccare lo strapotere della corruzione e il predominio dei signori della guerra. L’uccisione del padre, della sorella, dei militanti a colpi di mitra, il suo salvataggio accidentale, la fuga, tutto si è svolto in uno scenario apocalittico, con bambini soldato che inseguivano i civili per violentare, uccidere, amputare gli arti. Ha bruciato la frontiera nel 2002, è stato poi recluso nel CPT di Lampedusa, poi a Crotone, dove ha conosciuto Samuel, connazionale e richiedente asilo. Edward ha attraversato, insieme a Samuel suo compagno di viaggi, lo Stretto di Messina richiamato dalla presenza di un pastore pentecostale. A Messina, è aiutato da una sorella nigeriana, Sandra, che lo indirizza al nostro circolo, dove, insieme a Samuel, impara la lingua italiana, si prepara all’audizione in Commissione, prova a superare l’esperienza traumatica. Gli incubi, però, non lo abbandonano anche perché è costretto a dormire insieme a bare lasciate dentro la Chiesa in attesa dei funerali, in una stanza che è diventata la sua casa. Il 3 dicembre 2003, accompagniamo Edward e Samuel alla stazione, in tasca i biglietti del treno , la piantina, l’indirizzo dove dormire a Roma insieme a quello della Commissione centrale.  L’indomani, il giorno tanto atteso dell’audizione, entra per primo Samuel, il suo colloquio è abbastanza breve, esce sorridente. Poi è la volta di Edward, si contraddice, e a un certo punto riaffiorano le paure, soprattutto quelle patite nel Canale di Sicilia, dove la sua barca gira per settimane senza vedere terra. Impaurito e disorientato Edward racconta di aver circumnavigato con un gommone l’oceano atlantico dalla Liberia a Gibilterra per poi dirigersi verso Lampedusa. Il suo racconto incredibile, provoca il rigetto della sua richiesta d’asilo, Samuel invece viene riconosciuto “meritevole” della protezione umanitaria. Inizia così una lunga battaglia legale per il riconoscimento del diritto di Edwurd a permanere in Italia conclusasi nel 2008 quando finalmente si riesce ad ottenere un provvedimento di protezione umanitaria. È un lieto fine? Non proprio. Edward dovrà superare lo scoglio del rinnovo del permesso di soggiorno per motivi umanitari e anche il razzismo del nostro bel paese. Uno screzio al semaforo, poche battute con una ragazza che taglia la strada ed Edward è inseguito da un gruppo di italiani, uno dei quali gli grida: “lascia stare le ragazze italiane”. Edward viene aggredito e picchiato in pieno centro, arriva la polizia municipale. I vigili invece di arrestare gli aggressori, sbattono contro il muro, Edward che riesce, fortunosamente, a contattare telefonicamente il suo legale. Sul posto l’avvocato deve fronteggiare i vigili convinti della colpa del “negro” ( così viene chiamato dalle forze dell’ordine) e decisi a portarlo in carcere. A stento si riesce a chiamare un’autoambulanza che trasporta Edward in ospedale. Gli vengono riscontrate ferite al capo, contusioni sul corpo e una frattura al dito; nell’androne del pronto soccorso si sentono le minacce del branco che ha duramente picchiato il “negro” e che nessuno ha fermato. Edward non ha paura e sporge denuncia: dovrà fare i conti sulla propria pelle con piccoli e grandi episodi di razzismo e intolleranza. Adesso però tornerà il Africa, è questa è un’altra storia.
Circolo Arci Thomas Sankara
Patrizia Maiorana

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Sportello legale a cura dell'Arci.

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