Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

17 maggio 2011

«Migranti oppressi». Soprattutto quelli senza il permesso...
Italia-Razzismo di ItaliaRazzismo.it 1
7 maggio 2011
Papa Benedetto XVI lancia l’allarme riportando un’equazione difficile da negare: l’aumento «dei poveri, degli emigranti, degli oppressi» porta alla nascita di «nuove schiavitù». Smontare quella equazione e rompere il rapporto di causa-effetto, sarebbe possibile se la condizione del migrante non fosse associata esclusivamente alla categoria dei “casi umani”. Come mai infatti non stupisce che tra i termini utilizzati dal Papa, «poveri» e «oppressi», ci sia quello di «emigranti»? Non stupisce e non colpisce perché riprende un pensiero comune assai diffuso e, spesso, confermato nei fatti.
Nei giorni scorsi per esempio alcuni quotidiani hanno ripreso la notizia che, in un paese del Nord d’Italia, un gruppo di indiani sfruttava persone immigrate senza permesso di soggiorno. L’aspetto sconcertante è che venivano utilizzati dei collari elettronici per evitare la fuga dei prigionieri. Un vero e proprio meccanismo schiavista basato su processi di reificazione (rendere cosa) messi in atto da alcune persone su altre persone. Ma qual è la differenza tra le prime e le seconde? A distinguere i padroni dagli schiavi è spesso la condizione giuridica (i primi titolari di un permesso, gli altri no). È proprio questa a diventare arma di ricatto.
E così, a perdere ogni caratteristica umana, sono persone già costrette in ambiti marginali della società a causa del loro status giuridico di irregolari. E per quanto riguarda i regolari? Come fare a sottrarli al marchio di “sfigati”? Si potrebbe cominciare analizzando questa macro categoria che risulterebbe molto variegata al suo interno e non solo disperata. Insomma, c’è anche chi lavora, chi studia, chi dona il sangue, chi si sposa, chi fa figli, chi dipinge, chi fa le maratone.



Immigrazione: giunti a Cagliari 86 profughi da Lampedusa
Ansa 1
7 maggio 2011
1
7 MAG - Sono sbarcati questa mattina poco prima delle 9:30 al Porto canale di Cagliari 86 profughi partiti ieri mattina con la nave Excelsior da Lampedusa. Vi sono anche donne e bambini nel gruppo di migranti giunti in Sardegna dopo circa dodici ore di viaggio. La maggior parte di loro rimarra' nel circondario di Cagliari. Un nucleo di 6 extracomunitari andra' a Macomer, 7 a Villacidro, mentre 24 persone dovrebbero essere ospitate a Villanovaforru. Tutti arrivano da Paesi del Centro Africa. Poco dopo l'arrivo e' scattata l'organizzazione dell'accoglienza con Caritas e Protezione civile.



Immigrazione e salute. Con il “mediatore” calano gli aborti tra le donne straniere
Quotidianosanità.it 1
7 maggio 2011
“Negli ultimi anni abbiamo assistito alla progressiva diminuzione del tasso di abortività tra le donne italiane a fronte della crescita del ricorso all’IVG tra le straniere. Ebbene i dati più recenti ci mostrano che anche tra le donne immigrate comincia a calare il tasso di abortività e questo soprattutto in quelle regioni dove sono più avanzati i programmi e le politiche di integrazione, compresi quelli interni al sistema sanitario che prevedono precisi interventi di mediazione linguistica e culturale”.  E’ Angela Spinelli, il direttore del Reparto salute della donna dell’Istituto superiore di sanità, a fornire il dato che conferma come il lavoro di queste figure professionali vada ben oltre quella visione volontaristica e ancellare che in molti si ostinano ad avere nei confronti dei circa 4.000 operatori della mediazione sanitaria che operano nel nostro Paese.
Ma non basta. La mediazione fa anche risparmiare risorse, come ha sottolineato Daniela Donetti, responsabile del controllo di gestione del San Camillo-Forlanini che, dati alla mano, ha provato come grazie alla mediazione si possano abbattere inappropriatezza prescrittive e terapeutiche a tutto vantaggio delle casse del Ssn (vedi approfondimento).
Insomma la mediazione sanitaria non è un “peso” da pagare all’immigrazione ma un’opportunità da cogliere per ammodernare il sistema sanitario anche in questa fase di forti flussi immigratori che richiedono risposte certe e stabili, fuori dalla logica emergenziale.
Una strategia che è l’obiettivo principale dell’Associazione nazionale dei mediatori transculturali in ambito sanitario, presieduta da Sandrine Sieyadji, che chiede da tempo una legge nazionale per il riconoscimento della figura professionale del mediatore e per la razionalizzazione dell’iter formativo, così da superare l’attuale giungla che vede corsi che offrono attestati anche con sole 50 di lezione a fronte delle 400 previste da una direttiva del 2009 del Ministero del Lavoro, ma che conta anche l’esistenza di corsi di laurea ad hoc.
 “L’idea del convegno – ci spiega Maura Cossutta – nasce anche dalla contingenza della prossima scadenza della nostra convenzione con una cooperativa di servizi che ci ha garantito la mediazione linguistica e culturale negli ultimi due anni. Ma abbiamo l’ambizione di portare il tema a livello nazionale per far emergere la necessità di una regolamentazione di queste figure professionali”.
E infatti al convegno romano hanno partecipato anche Giovanni Ascone del Ministero della Salute e Stefania Congia del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali che, a diverso titolo, hanno convenuto sull’opportunità di regole nazionali,  pur sottolineando la competenza delle Regioni per l’avvio dei servizi di mediazione.
E le Regioni, in effetti, si sono già mosse ma come spesso capita in sanità, in modo diverso tra loro. Sia dal punto di vista formativo, avviando corsi con monte ore e caratteristiche diversi, sia dal punto di vista organizzativo. Una diversità da salvaguardare per le specificità dei bisogni e dei territori ma sulla quale, ha convenuto anche Elisabetta Confaloni della Toscana, nulla osta a una normativa nazionale che fissi i paletti di orientamento per formazione, ruolo e competenze di questi operatori.
Ma un nodo irrisolto restano le risorse economiche da assicurare stabilmente. Una richiesta di cui più di altri si è fatta carico Maria Edoarda Trillò direttore del Dipartimento materno infantile dell’Asl RMC, ma che è stata in ogni caso il leit motiv della giornata. Perché il servizio di mediazione – ha spiegato Cossutta – “non deve essere un servizio somma di singole prestazioni (del singolo mediatore, al singolo paziente, nel singolo reparto), ma un servizio integrato con le attività di tutte le unità operative, coordinato centralmente, all'interno di un modello generale di cambiamento del setting ospedaliero, secondo il progetto 'ospedale culturalmente competente' adottato dalla nostra azienda nel 2009”. E per fare questo servono appunto norme chiare e uniformi, ma anche finanziamenti stabili e adeguati.
 Importante anche la testimonianza di Paola Scardella, dell’Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti ed il contrasto delle malattie della Povertà, diretto fino a poco mesi fa dall’attuale direttore generale del San Camillo-Forlanini, Antonio Morrone, che ha fatto della mediazione sanitaria una delle sue attività primarie con 35 mediatori stabilizzati che costituiscono il nerbo dell’approccio di accoglienza e gestione dei pazienti che si rivolgono al centro ospitato nell’antico ospedale San Gallicano a Roma.
E del fatto che sia ormai tempo di rompere gli indugi e assorbire stabilmente nel Ssn la figura del mediatore, si dice convinta Giulia Rodano, vice presidente della Commissione sanità del Consiglio regionale del Lazio. “Basta coi progetti e le sperimentazioni – ha detto – abbiamo tutti gli elementi per fare di queste figure una presenza garantita in tutte le strutture sanitarie pubbliche. E per farlo, non servirebbe neanche una legge, basterebbe la volontà delle amministrazioni regionali e delle Asl, anche se dubito che in questa fase e in questa congiuntura politica esista tale volontà”.

 

 


«Devono andarsene dall'ex Gabelli»
il Mattino di Padova 1
7 maggio 2011
Paolo Baron
l prefetto di Padova Ennio Mario Sodano si schiera contro i «furbetti del permesso di soggiorno». Quelli che hanno occupato la scuola ex Gabelli, struttura che venerdì dovrà ospitare i profughi in arrivo dalla Libia. Una faccenda complicata. E strumentalizzata. Che per il prefetto può essere risolta in modo semplice: «Da lì se ne devo andare».
PREFETTO DISPIACIUTO. Ennio Mario Sodano non nasconde di essere seccato e dispiaciuto per la vicenda dell'ex scuola Gabelli. «Se si fa di testa propria non si può poi pretendere di essere aiutati prima degli altri - spiega - i migranti lì non possono rimanere». Secondo i dati a disposizione della Prefettura dei 20 tunisini presenti nell'ex scuola, solo 5 sono stati regolarizzati dalla questura di Padova. Gli altri arrivano da Taranto, Brindisi, Catania e Roma. «I cinque regolarizzati a Padova già nelle prossime ore verranno sistemati in qualche struttura - aggiunge il prefetto - per gli altri, il mio consiglio è che ritornino nelle province dove hanno ottenuto il permesso di soggiorno».
Il prefetto Sodano non ha nemmeno gradito il clamore nato attorno alla vicenda. E bacchetta senza nominarli i volontari delle Brigate di solidarietà attiva e Rifondazione comunista: «Raccattare gente in giro e poi dire che nessuno dà loro assistenza non è serio - ha criticato - Non è strumentalizzazione questa? Lo dico con dispiacere: ora pagheranno le conseguenze». Conseguenze che si traducono nell'aver perso il diritto all'accoglienza diretta. Il ragionamento del prefetto è limpido: «Se uno vuole conseguire la patente, deve fare domanda, e superare l'esame. Qui mi sembra che ci siano persone che arrivano e vogliono subito la patente. Le regole devono essere rispettate da tutti».
NUOVI PROFUGHI. «Entro venerdì dobbiamo liberare l'ex scuola destinata ad ospitare i profughi previsti dalla Libia». Parola dell'assessore alle Politiche sociali Fabio Verlato: «Abbiamo un impegno precedente con la Prefettura - continua Verlato - ho già contattato la cooperativa Cosep e da venerdì saranno operativi». Verlato, allo stesso tempo, si sta anche occupando di trovare una soluzione appropriata per i tunisini.
RUFFINI E IL SILENZIO. Non ci sta invece la presidente del consiglio comunale Daniela Ruffini. «La situazione dei profughi tunisini è paradossale - spiega - c'è un rimpallo di responsabilità. Invece, chi siede ai tavoli istituzionali dovrebbe agire. Ricordo come la città di Padova abbia saputo gestire, in passato, emergenze legate all'immigrazione. Il silenzio di questi giorni è assordante: mi auguro non sia indifferenza. La mancata assistenza a questi profughi crea rischi di insicurezza: quando hai fame diventi preda facile della criminalità organizzata».
CONTE CONTRO IL SINDACO. All'ex scuola abbiamo assistito ad una prova di alto dilettantismo da parte del sindaco Zanonato - ha detto l'assessore regionale leghista Maurizio Conte - il quale dopo mesi di impegno profuso nello screditare e ridicolizzare l'operato del ministro Maroni nel trattare il flusso umano dal nord Africa lascia al caos e al caso la permanenza degli immigrati nella sua città».


30 nuovi arrivi in Toscana, anche 3 bimbi
Blitzquotidiano 1
7 maggio 2011
Ci sono anche dei tre bambini, di cui uno di appena due mesi, tra i 30 extracomunitari giunti in Toscana nel tardo pomeriggio di ieri in pullman: si tratta di un gruppo di richiedenti asilo provenienti da Manduria dopo essere sbarcati a Lampedusa. Arrivati ad Arezzo i migranti sono stati trasferiti su bus messi a disposizione dalla Regione Toscana e poi accompagnati nelle strutture di Dicomano, Borgo San Lorenzo ed Empoli (Firenze) e Massa Marittima (Grosseto). I trenta, si spiega in una nota della Regione, provengono dalla Libia ma i Paesi di origine sono Nigeria, Mali, Senegal e Bangladesh. Tra di loro, una donna nigeriana con un bambino appunto di appena due mesi: mamma e figlio sono stati accolti nella casa accoglienza di Contea, a Dicomano. Ospitati a Borgo San Lorenzo un uomo nigeriano con i due figli, una bambina di quattro anni e un maschio di un anno e mezzo. A Massa Marittima invece e' stato accolto un intero nucleo familiare nigeriano.



Il vescovo di Los Angeles: la legge sull’immigrazione rispetti l'unità delle famiglie
Radio Vaticana 1
7 maggio 2011
“Bisogna che il presidente degli Stati Uniti e i membri del Congresso lavorino insieme, per poter finalmente rendere esecutiva la nuova legislazione sull’immigrazione”.
Lo ha dichiarato, martedì scorso, il vescovo coadiutore di Los Angeles, mons. Josè Horacio Gomez, facendo riferimento al discorso pronunciato dal presidente Barack Obama a El Paso, in Texas, di fronte alla frontiera fortificata tra Stati Uniti e Messico. “La mancata attuazione della nuova legge provoca il moltiplicarsi di regolamentazioni da parte delle autorità locali”, ha continuato il presule, presidente del Comitato sulle migrazioni della Conferenza episcopale degli Stati Uniti (Usccb). “Questa precaria situazione – ha ricordato- produce maggiori ingiustizie e anche abusi sia verso i cittadini degli Stati Uniti sia, soprattutto, nei riguardi della comunità degli immigrati. In questa riforma bisognerà prevedere delle norme che rafforzino e salvaguardino l’unità delle famiglie degli immigrati”, ha dichiarato inoltre mons. Gomez, con riferimento anche a chi oggi risiede illegalmente negli Stati Uniti. Il vescovo ha anche citato “ il rispetto della dignità e il diritto al lavoro dei nostri fratelli e sorelle immigrati”, ricordando che “questi valori sono parte integrante della cultura americana, di una società che si è sempre definita ospitale e orgogliosa della propria storia nei confronti dell’immigrazione”. Concetto, quest’ultimo, ribadito anche dal presidente Obama a El Paso. Le dichiarazioni del presidente dell’Usccb, seguono altri appelli e iniziative di mobilitazione sullo stesso tema promosse dall’episcopato statunitense. In questi stessi giorni i senatori democratici Harry Reid, Dick Durbin e Bob Menendez hanno annunciato di voler sottoporre di nuovo all’assemblea il Dream Act, progetto di legge in favore della progressiva regolarizzazione degli immigrati minorenni. Il testo era stato approvato nel 2010 dalla Camera dei Rappresentanti, ma bocciato, per soli cinque voti, dal Senato.

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