Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

19 giugno 2013

Unhcr, il rapporto 2013 sui rifugiati: nessuna invasione dell'Italia
Nel 2012 le richieste di asilo nel nostro Paese sono state 17.352, la metà rispetto al 2011. Per numero di profughi ospitati siamo al sesto posto in Europa, ben lontani da Germania e Francia. In tutto il mondo l'anno scorso oltre 45 milioni di persone costrette a migrare
la Repubblica, 19-06-2013
GIAMPAOLO CADALANU
C'è una foto significativa nelle prime pagine del rapporto 2013 sui rifugiati curato dall'Alto commissariato delle Nazioni Unite. Ritrae la famiglia di una ragazzina fuggita dal Mali durante la guerra fra integralisti islamici e soldati governativi e accolta in un campo profughi in Burkina Faso. Si chiama Aminata, è una madre giovanissima, e accanto a lei dorme un fagottino di due mesi, sua figlia Aichatou. Aminata indossa una maglietta nera un po' sbiadita, su cui campeggia questa frase, in italiano: "La mamma non ti ha detto niente?". No, che non le aveva detto niente, quanto meno nulla che bastasse a evitare il destino della diseredata, sotto il sole, nella polvere, a dipendere dalla carità degli altri.
È una coincidenza curiosa che la frase sia in italiano, una lingua diventata ormai, nei codici globali, il simbolo dell'abbigliamento. Chissà se nel sogno della ragazzina maliana senza tetto c'è anche un'idea del nostro Paese, che visto dall'Africa sembra la porta dell'Europa e dunque la strada principale per il benessere. Fra le cose che la mamma non ha detto ad Aminata, c'è anche la paura italiana dell'invasione, l'allarme tsunami, come lo chiamarono pochi mesi fa i politici intenzionati a usarlo. E invece la tendenza delineata dal rapporto dell'Unhcr è proprio in senso contrario. Macché invasione, altro che tsunami: le carrette dei mari stracariche di disperati e dirette a Lampedusa sono in calo netto, dice l'Alto commissariato.
Nel 2012 le domande di asilo presentate in Italia sono state 17.352, la metà rispetto all'anno precedente. Nel nostro Paese a dicembre i rifugiati erano 64.779: una cifra sicuramente significativa ma ben lontana dalle immagini catastrofiche proposte negli anni scorsi. In realtà l'Italia è al sesto posto fra gli Stati europei, ben lontana dalla Germania, che ha accolto 589.737 rifugiati, e dalla Francia, che ne ospita 217.865. Anche il Regno Unito (con 149.765), la Svezia (92.872) e la piccola Olanda (74.598) hanno fatto di più, aprendo le porte a perseguitati e fuggiaschi. Niente a che vedere, s'intende, con le emergenze che devono fronteggiare Paesi molto più deboli finanziariamente delle nazioni d'Europa: il Pakistan, per esempio, ha accolto 1,64 milioni di afgani, e la repubblica islamica d'Iran 862 mila.
A ridurre la corrente verso l'Italia, sostiene l'Unhcr, è stata la fine della fase più drammatica delle violenze in Nord Africa. Ma se le rivolte della Primavera araba attraversano una fase meno convulsa e la guerra in Libia, al di là delle scosse di assestamento, è comunque finita, le tendenze globali sono preoccupanti. La cifra complessiva di rifugiati e sfollati ha raggiunto livelli che non erano sfiorati dal 1994. Secondo l'Alto commissariato, le persone coinvolte in migrazioni forzate alla fine del 2011 erano 42,5 milioni e nel 2012 hanno raggiunto quota 45,1 milioni. Oltre 15 milioni erano rifugiati propriamente detti, quasi un milione i richiedenti asilo, e gli altri - circa 28,8 milioni - erano sfollati, persone costrette a lasciare la casa ma rimaste nel proprio Paese.
A provocare le migrazioni è soprattutto l'incubo della guerra. Lo dimostra il fatto che 55 rifugiati su cento vengono da cinque Paesi coinvolti nei conflitti: Afghanistan, Somalia, Iraq, Siria, Sudan. Altri flussi "importanti" sono quelli dei fuggiaschi dal Mali e dal Congo RDC. Ma quello che spesso sfugge è la distribuzione dei fuggiaschi. Le tabelle dell'Onu parlano chiaro e smentiscono una volta per tutte i luoghi comuni. Ben 81 rifugiati su cento sono ospitati da Paesi in via di sviluppo. E persino i più poveri fanno la loro parte in maniera consistente: 2,5 milioni di rifugiati (cioè il 24 per cento del totale) vivono nei 49 Stati meno sviluppati del pianeta. Insomma, c'è solo la fuga dall'orrore e dalla morte, il presunto assedio alla cittadella dei ricchi è semplicemente una bugia.



Domani la Giornata del rifugiato: per andare oltre l'emergenza
Avvenire, 19-06-2013
Si celebra domani la Giornata mondiale del rifugiato. E sono tante le iniziative promosse su tutto i territorio italiano. L'appuntamento è stato istituito nel 2000 per ricordare la condizione di milioni di persone costrette a fuggire dai loro Paesi a causa di persecuzioni, torture, violazioni di diritti umani, conflitti.
Quest'anno la Giornata arriva in un momento particolarmente drammatico per queste persone che vivono in condizioni disperate. A Lampedusa sono ripresi gli sbarchi di migranti che spesso fuggono da situazioni di guerra. "Mille persone sono arrivate sulle coste siciliane in pochi giorni - afferma monsignor Giancarlo Perego, Direttore Generale Migrantes -. La morte di migranti aggrappati a una rete per la pesca del tonno allunga la schiera dei 20.000 morti nel Mediterraneo, il ritorno dell'emergenza a Lampedusa". Allargando lo sguardo oltre i confini nazionali le condizioni sono ancora più difficili. "La situazione dei rifugiati in Italia, già difficile per il nostro Paese, che comunque ha una rete di accoglienza, diventa drammatica nei Paesi segnati dalla guerra o per i Paesi confinanti - prosegue Perego - Penso in particolare alla Siria e al Libano, alla Giordania o ai campi del Nord-Centro Africa o della Somalia ed Eritrea».
Ogni anno cresce il numero di rifugiati e richiedenti asilo e cresce anche la consapevolezza di nuovi e allargati strumenti di protezione internazionale che sappiano rispondere a una situazione sempre più complessa. «Misure di sola repressione e reclusione o solo emergenziali, soprattutto nel contesto europeo dove oltre 330.000 persone nel 2012 sono rifugiate, non bastano», aggiunge mosnignor Perego.
Domani tra le tante iniziative spicca la veglia di preghiera in memoria delle vittime dei 'viaggi della speranzà verso l'Europa. In occasione della Giornata mondiale del rifugiato, la Comunità di Sant'Egidio, l'Associazione Centro Astalli, la Caritas Italiana, la Fondazione Migrantes, la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia e le Acli organizzano - per il sesto anno consecutivo - una veglia di preghiera in memoria delle vittime dei viaggi verso l'Europa, a cui partecipano comunità e associazioni di immigrati, rifugiati e organizzazioni di volontariato. La veglia, in programma domani alle 18, sarà presieduta dal cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti. Alle 17.30, sempre a Santa Maria in Trastevere, ci saranno alcuni sopravvissuti.



Migrantes: "20 mila i morti in fondo al Mediterraneo"
La Giornata mondiale del rifugiato, che si celebra domani 20 giugno, coincide con giorni drammatici con la morte di migranti aggrappati ad una rete per la pesca del tonno, che allungano la schiera delle decine di migliaia annegati nel Mare Nostrum. Le parole di Mons. Giancarlo Perego, Direttore Generale Migrantes
la Repubblica, 19-06-2013
ROMA - "Quest'anno la Giornata mondiale del rifugiato, che si celebra domani 20 giugno, coincide con giorni drammatici che hanno coinvolto molte persone in fuga: mille persone arrivate sulle coste siciliane in pochi giorni, la morte di migranti aggrappati a una rete per la pesca del tonno, che allungano la schiera dei 20.000 morti nel Mediterraneo, il ritorno dell'emergenza a Lampedusa". Lo afferma Mons. Giancarlo Perego, Direttore Generale Migrantes.
Il vero volto dell'Europa. "Il Sistema Europeo Comune di Asilo, approvato dal Parlamento europeo e che entrerà in vigore nel 2015, sarà - dice Perego - una cartina di tornasole per misurare il volto sociale dell'Europa, la capacità del nostro Continente di trovare risposte nuove per la tutela dei diritti dei rifugiati, ma anche per costruire una nuova, più efficace rete sociale: una rete europea che guardi veramente al valore della cooperazione internazionale come strumento non solo economico, ma anche sociale. Protezione e cooperazione sono le parole che dovrebbero sostituire espulsione e reclusione nella politica migratoria europea verso i rifugiati e richiedenti asilo. La Migrantes si augura che anche questa annuale Giornata mondiale del rifugiato possa diventare occasione per allargare la conoscenza del mondo dei rifugiati e richiedenti asilo nelle nostre comunità, così da far crescere il numero degli 'operatori di pacè che "hanno riconosciuto il volto di Gesù Cristo in quello di migliaia di persone forzatamente sradicate, dando loro i mezzi per perseverare e confermare la loro dignità".
La consapevolezza degli strumenti. Monsignor Perego prosegue: "La situazione dei rifugiati in Italia, già difficile per il nostro Paese, che comunque ha una rete di accoglienza, diventa drammatica nei Paesi segnati dalla guerra o per i Paesi confinanti: penso in particolare alla Siria e al Libano, alla Giordania o ai campi del Nord-Centro Africa o della Somalia ed Eritrea. Ogni anno cresce il numero di rifugiati e richiedenti asilo e cresce anche la consapevolezza di nuovi e allargati strumenti di protezione internazionale che sappiano rispondere a una situazione sempre più complessa. Misure di sola repressione e reclusione o solo emergenziali, soprattutto nel contesto europeo dove oltre 330.000 persone nel 2012 sono rifugiate, non bastano. Misure solo attente alle persone e non alle famiglie risultano insufficienti e inefficaci. Misure che creano un continuo spostamento delle persone da un Paese all'altro facendo aumentare il disagio sociale".(AGI)



La leghista di Monza: "Immigrati annegati? Un motivo in più per non mangiare il tonno"
Bufera per un post di Anna Giulia Giovacchini, non eletta per pochi voti in consiglio comunale, su Facebook. Il sindaco pd Scanagatti le ha revocato l'incarico di presidente della commissione Tutela animali
la Repubblica, 19-06-2013
GABRIELE CEREDA
“Quindi le gabbie dei tonni non solo uccidono i poveri pesci, ma danneggiano direttamente anche gli italiani, vegetariani o onnivori! Un motivo in più per non mangiare tonno!" Con questo post apparso sulla propria pagina Facebook la leghista Anna Giulia Giovacchini, a capo della commissione Tutela animali del Comune di Monza, ha commentato la tragedia nel Canale di Sicilia, dove alcuni migranti sono annegati tentavano di aggrapparsi a una gabbia per l'allevamento dei tonni. Candidata del Carroccio per un posto in consiglio comunale, Giovacchini non era stata eletta per un pugno di voti.
A trasferire il caso dal web al dibattito politico è stato Paolo Piffer, consigliere comunale di CambiaMonza, che parla di “frase stupida e razzista” e commenta così il caso: “Sulla rete ognuno è libero di scrivere ciò che vuole, ma se ne assume tutte le responsabilità; esattamente come accade nella vita”. Il sindaco pd di Monza, Roberto Scanagatti, ha subito preso provvedimenti e sollevato dall'incarico la leghista: “Quando ho visto quello che c'era scritto sul post, non ho avuto il minimo dubbio. Una persona che esprime quei concetti
non può ricoprire alcun incarico nell'amministrazione che rappresento”.
Quello di Giovacchini non è il primo caso in cui esponenti della Lega a Monza e circondario si lasciano andare ad atteggiamenti di questo genere. Nel settembre del 2012 il segretario del Carroccio di Bovisio Masciago si rammaricava che non fossero morti cinesi nell'incendio scoppiato in una magazzino di Monza. E nel novembre dello stesso anno una consigliera provinciale della Lega aveva incitato i vulcani del Sud Italia a spazzare via quella parte d'Italia.

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