Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

09 luglio 2014

I ministri Ue prendono tempo sugli immigrati 
La Stampa, 09-07-14
FRANCESCO GRIGNETTI 
MILANO -Molte parole, qualche vaga promessa, nessuna decisione. Anzi. «L`obiettivo è chiaro: noi lavoriamo - dice il ministro dell`Interno, Angelino Alfano - perchè l`agenzia europea Frontex subentri a Mare nostrum. Speriamo di raggiungere l`obiettivo il più presto possibile». I suoi colleghi europei hanno concesso ad Alfano che Mare nostrum è una splendida iniziativa, ma non è ancora il momento di far subentrare l`Europa. E` un problema di spesa, ma anche di principio. Alla commissaria uscente Cecilia Malmstrom il compito di preparare una sorta di studio preventivo. «Ci metteremo con Alfano alla scrivania e vedremo quanti elicotteri, navi e uomini occorrono. Ma sia chiaro: Mare nostrum è una missione molto costosa, l`Agenzia Frontex è piccolina. Occorrerà l`impegno di tutti gli Stati membri». 
Riunione informale, a porte chiuse, dei ministri Ue dell`Interno, a Milano. La prima a guida italiana. Si parla finalmente della grande marea urbana che preme dall`Africa. I 27 vogliono rilanciare sulla cooperazione. Alfano però incalza i partner, richiamandoli ai 40 punti dell`impegno della Mediterranean Task-Force e incassa la promessa che in futuro Frontex si occuperà dell`intero Mediterraneo. Ma i tempi non saranno brevi. Per dirla col diplomatico linguaggio della Malstrom: «Abbiamo avviato una discussione su come far sì che Mare nostrum diventi un`operazione più europea attraverso il contributo degli Stati». 
Anche in tema di immigrazione, i tedeschi si dimostrano i mastini d`Europa. Non soltanto il loro ministro dell`Interno Thomas De Maiziere ci ha invitati ad accogliere più rifugiati politici sul nostro territorio, dicendo che «la distribuzione dopo l`accoglienza nell`Unione europea non può.rimanere in tre-quattro Stati, soprattutto Germania, Svezia, Austria e Svizzera», ma ha anche infierito: «L`Italia come Paese di prima accoglienza sente la fatica di accogliere tanti rifugiati. Ma i paesi di seconda accoglienza sentono l`ancor più grande fatica dell`integrazione». E ha concluso: «Abbiamo bisogno di una migliore solidarietà con altri Stati e di questo abbiamo parlato». De Maiziere ha comunque concesso ad Alfano che la Germania «se ci sarà un intervento a tempo nel Mediterraneo» è disponibile a partecipare. Da notare la sottolineatura sull`impegno «a tempo». 
 
 
 
Morti 12 migranti al largo della Libia su Mare Nostrum polemica Alfano-Ue 
la Repubblica, 09-07-14
ROMA.Nuova tragedia dei migranti. I corpi di 12 persone sono stati ritrovati lunedì dalla guardia costiera libica, su un barcone al largo della costa di Tripoli. Tra loro anche una donna con due bimbi. Il barcone poteva trasportare circa duecento passeggeri, quindi è facile ipotizzare che a partire fossero stati molti di più, fa sapere l`Alto commissariato per i rifugiati. Con questa sciagura il totale delle vittime nell`anno sale a 217. 
«Frontex deve subentrare a Mare Nostrum, che diventa un`operazione europea», ha chiesto Angelino Alfano al primo vertice informale dei ministri dell`Interno del semestre italiano di presidenza Ue. Pronta la replica del commissario degli Affari interni, Cecilia Malmstrom, che ha messo un freno con parole chiarissime: «Mare Nostrum è vasta e costosa e Frontex è una piccola agenzia che non può subentrare». Continua così a rimanere lontana quella strada comune, invocata da molti, per arrivare a una condivisione, tra i Paesi dell`Unione, dell`emergenza migranti. Quelli arrivati in Italia, in questa prima metà del 2014, sono stati via mare circa 70 mila. Intanto la guardia costiera è alla ricerca di altri possibili dispersi dell`ultimo barcone. 
 
 
 
A Lampedusa (almeno) un'emergenza è risolta
Avvenire, 09-07-14
Paolo Lambruschi
Per un giorno a Lampedusa è tornata l’emergenza, ma stavolta il governo è riuscito a risolverla in nemmeno 24 ore. Lunedì scorso oltre 800 migranti, tra i quali 50 bambini, sono arrivati a più riprese nell’isola. Perlopiù africani, quasi tutti di nazionalità eritrea, stremati da due giorni senza cibo e acqua, circa la metà è sbarcata in due riprese direttamente sulla più grande delle Pelagie, mentre il resto è stato salvato dalle navi militari italiane nel Canale di Sicilia. Le parti accessibili del centro di primo soccorso e accoglienza di Contrada Imbriacola sono state aperte d’urgenza, ma 300 persone sono rimaste bloccate in serata sul molo Favarolo, primo approdo della Fortezza Europa per i viaggiatori della speranza, sferzato dal vento. La Caritas diocesana di Agrigento, presente a Lampedusa per celebrare l’anniversario della visita di papa Francesco, riusciva a organizzare al volo una distribuzione di abiti di ricambio e di coperte a donne e bambini. Mentre i primi 100 richiedenti asilo venivano trasportati in Sicilia e altrettanti si preparavano a partire, circa 300 venivano sistemati nel centro, ma si profilava seriamente il rischio che gli altri dovessero trascorrere la notte al porto dopo 48 ore di stenti. A questo punto possiamo svelare un piccolo retroscena. Monsignor Giancarlo Perego, presidente della Fondazione Migrantes, venuto a conoscenza della situazione, si è attivato per favorire una soluzione il più possibile rapida e ha contattato anche Avvenire domandandone la collaborazione. Il direttore Marco Tarquinio ha inviato un messaggio al presidente del Consiglio per informarlo della situazione dei 300 profughi, «bloccati sul molo in condizioni pessime» e chiedendo di accelerarne il trasferimento. La risposta di Renzi è arrivata prima della mezzanotte: «Notte tempo partono con quattro voli e quelli che rimangono possono essere ospitati nel centro che è parzialmente agibile». Così è stato e ieri mattina la situazione era tornata sotto controllo.
 
 
 
Immigrati. Ancora arrivi di migranti in Sicilia, 663 sbarcati in vari porti
Internazionale, 09-07-14
Palermo, 9 lug. (TMNews) – Proseguono in Sicilia gli arrivi di migranti salvati con varie operazioni nel Canale di Sicilia. In totale sono 663 i profughi sbarcati sull’isola nelle ultime ore.
Stamani al porto di Palermo sono giunte le due navi con a bordo complessivamente 328 extracomunitari di origine subsahariana soccorsi nelle scorse ore dai mezzi della Marina Militare impegnati nell’ambito del dispositivo “Mare Nostrum”. Tra loro c’erano 237 uomini, 44 donne e 47 minori. Ieri pomeriggio nel capoluogo siciliano si è svolto un vertice tra l’Azienda sanitaria locale 6, la Caritas, la prefettura e le forze dell’ordine per stabilire in quali centri saranno accolti i migranti. Come ormai consuetudine, l’arrivo delle navi è stato atteso sul molo commerciale di Palermo dai volontari della Croce Rossa, dagli operatori dell’Asp, nonché dal Prefetto Francesca Cannizzo e dal sindaco Leoluca Orlando.
Sul versante orientale della Sicilia, ad Augusta, la nave militare “Chimera” ha sbarcato i 228 profughi soccorsi ieri nel Canale di Sicilia. Tra loro 39 donne e 56 minori. Nel porto di Pozzallo, in provincia di Ragusa, è invece arrivato il barcone con 107 migranti provenienti dalla zona subsahariana, intercettato ieri da un mercantile. Sul molo soccorritori e forze dell’ordine hanno avviato l’iter d’identificazione e la ricerca degli scafisti.
Intanto nella notte tra lunedì e martedì un ponte aereo organizzato dall’Aeronautica Militare ha trasferito da Lampedusa verso i centri d’accoglienza siciliani i 500 migranti giunti nella maggiore delle Pelagie nei giorni scorsi. Lo scorso fine settimana sono stati oltre 2.600 i migranti soccorsi nell’ambito dell’operazione “Mare Nostrum”.
Questa è una notizia dell’agenzia TMNews.
 
 
 
Ecuador/A ROMA, UNA DELEGAZIONE UFFICIALE DEL GOVERNO  
«Non togliete i bambini ai migranti, date lavoro ai padri disoccupati» 
il manifesto, 09-07-14
Geraldina Colotti 
Troppi bambini ecuadoriani vengono tolti alle loro famiglie. Siamo qui per difendere i diritti dei nostri cittadini». Così dice alla stampa la viceministra ecuadoriana della Mobilità umana, Maria Landazuri. de Mora. All`Istituto italo-latinoamericano (Ila) di Roma, è presente una delegazione ufficiale di alto livello, inviata dal presidente dell`Ecuador, Rafael Correa. Con voce gentile, ma ferma, Landazuri illustra i dati di una situazione «delicata e allarmante»: in tutta Italia, vi sarebbero «30.000 minori, italiani e stranieri, allontanati dalle loro famiglie senza sufficiente motivazione». Tra questi, bambini, bambine e adolescenti ecuadoriani «separati dai propri genitori». Mantenere i 
minori presso famiglie affidatarie o nelle comunità protette, costerebbe allo stato «circa 1,5 miliardi all`anno». 
I dati - precisa l`ambasciatore ecuadoriano ìn Italia, Juan Holguin -, provengono »da associazioni della società civile e sono in attesa di un riscontro ufficiale. Di sicuro, c`è che per ogni bambino assistito lo stato spende tra i 100 e i 150 euro al giorno». Inoltre, in base alle segnalazioni inviate ai consolati dalle mamme ecuadoriane private dei loro bambini, i motivi dell`allontanamento paiono essere prevalentemente di natura economica. E allora, perché non intervenire sull`origine del disagio, aiutando le famiglie a risolvere i problemi? Già a fine aprile, Correa era andato diritto al punto, chiedendo all`Italia di «rivedere le norme che tolgono alle coppie migranti la custodia dei loro figli quando sono disoccupati». Pur precisando di essere «molto rispettoso della sovranità e delle leggi italiane», Correa 
aveva chiesto al governo di destinare i soldi, anziché alla custodia dei bambini allontanati, a fornire un lavoro al loro padre disoccupato. 
Circa due milioni di ecuadoriani sono immigrati negli Stati uniti, in Spagna e in Italia, principalmente alla fine degli anni `90, per via della grave crisi economica, moltiplicata da quella finanziaria. In Italia ve ne sono circa 200.000. Fin dal suo arrivo al potere, nel 2007, Correa ha cercato di invertire la tendenza, sviluppando possibilità di rientro per i migranti all`interno della revolución ciudadana. Un governo basato su una più equa ridistribuzione delle risorse e sul «risarcimento del debito» nei confronti delle popolazioni indigene e dei migranti. 
Con lo stesso spirito, la delegazione è ora in Italia per incontrare rappresentanti del governo, avvocati e operatori sociali. A loro, i ministri ecuadoriani chiedono più attenzione e dialogo nell`esaminare i minori in difficoltà, e per questo hanno coinvolto anche i rappresentanti dell`Alba in Europa. «All`origine - afferma Nadia Ruiz, viceministra per la Giustizia, i diritti umani e di culto - vi sono anche differenze culturali: certe manifestazioni e comportamenti da noi sono normali, qui vengono considerati motivo di allontanamento». Le prime due giornate sono state incoraggianti. Insieme a Mario Giro, viceministro Esteri per l`America latina, la delegazione ha cercato di individuare i problemi e di proporre soluzioni, «trovando sintonia nell`approccio del governo ai diritti umani». Secondo la costituzione ecuadoriana «anche i diritti di un solo cittadino ci riguardano», aggiunge Ruiz. Per questo, la sua omologa Landazuri volerà in Messico: una dodicenne è stata violentata e uccisa dopo essere stata fermata mentre cercava di passare clandestinamente la frontiera per raggiungere il padre negli Usa. 
E Giovanni Impagliazzo, a nome del comune di Roma loda l`attitudine dell`Ecuador: «Magari i governi avessero la stessa sollecitudine nei confronti dei propri migranti», afferma illustrando le cifre del lavoro di tutela dei minori in difficoltà. Le cifre dell`Ecuador, dicono però che anche a Roma il problema sì pone. Per valutare i risultati, la delegazione tornerà in Italia a settembre. 
 
 
 
Le mille contraddizioni del Cara di Mineo
Avvenire, 09-07-14
Claudio Monici
Ore tredici, cuore di questa Sicilia bruciata dal sole e dagli incendi criminali che divorano incuria e discariche abusive. Alcune persone, col cappuccio della felpa calato fino sotto al naso nonostante i 35 gradi di temperatura, scalzano le maglie della recinzione e, una dopo l’altra, strisciano fuori dal Residence degli aranci.
I casi sono due. O non vogliono far sapere che stanno uscendo, oppure nessuno sa che là dentro ci stanno anche loro. Già, perché gli ospiti del “residence”, quelli che sono ufficialmente registrati, possono entrare ed uscire liberamente: per questo hanno ricevuto un documento elettronico plastificato, che non serve solo a monitorare i loro movimenti, ma anche a garantire loro il percorso burocratico per l’asilo politico e l’accredito, per ogni giorno di permanenza, di una paghetta di 2,50 euro che, alla fine della loro permanenza verrà monetizzata, se non è stata spesa prima. Dunque perché questi africani fuggono di soppiatto? E se questo fuggi-fuggi avviene in pieno sole, accanto alla portineria pattugliata da militari armati e poliziotti, anche di notte ci sarà lo stesso viavai? L’unico divieto è per chi sta fuori, come noi. Per entrare serve il nullaosta dell’Interno.
Residence degli Aranci, quattromila persone e una infilata di padelle bianche che captano la tv satellitare: 400 villette color pastello, a due piani, di 160 mq. Fornite di tre bagni e aria condizionata e riscaldamento, con una media di 10, 12 ospiti per ogni casa, single e famiglie, diffuse sulla piana dove s’affaccia la città di Mineo acquattata sulla collina.
Per un breve tempo, questo è stato un villaggio residenziale per i marines della base di Sigonella, e le loro famiglie. Le grigliate innaffiate da casse di birre smettono di allietare i sabati americani, molto prima del 2011. Quando, in piena emergenza immigrazione, il governo Berlusconi (ministro Maroni) “inaugura” Mineo. Questo Centro di accoglienza richiedenti asilo (Cara) è il più grande d’Europa, sempre al limite della capienza: 3mila il numero ideale di ospiti – più degli abitanti dello stesso paese – quasi mai rispettato. La discrezione degli operatori e delle forze dell’ordine si ferma sulla soglia delle villette, che sono state arredate di tutto punto dagli ospiti. Aiutati da piccoli scambi interni, piccoli commerci esterni, la paghetta. E forse anche da qualcosa d’altro.
È un paese, con i suoi viali e i lampioni, la mensa che può assicurare 10mila pasti al giorno, nel rispetto delle tradizioni culinarie e religiose degli ospiti. I luoghi dove celebrare il proprio culto e le feste, l’area sportiva e quella ludica, le scuole per imparare l’italiano, chi lo vuole. L’ambulatorio sanitario specializzato, il servizio di psichiatria, l’Internet point, un bazar per piccoli acquisti, un servizio di trasferimento di soldi all’estero. Lo “sportello” legale, un servizio di sostegno per i soggetti più vulnerabili, le vittime degli abusi sessuali e di violenza, i disabili e per gli anziani soli. Una squadra di calcio che sta spopolando in un campionato minore.
A sostenere lo sforzo è un Consorzio di cooperative sociali: «Cerchiamo di sviluppare un percorso per un futuro oltre l’emergenza. Li aiutiamo a vivere questo momento cercando di non farli cedere all’idea che questo luogo, per loro di attesa, sia solo un giaciglio», osserva il nostro accompagnatore. Il Consorzio percepisce 34 euro a ospite, che devono garantire pasti, vestiti, prodotti per l’igiene personale, ma anche costi di affitto, utenze e manutenzione.
Dal 2011 al maggio di quest’anno, qui sono passati più di 12mila richiedenti asilo, provenienti da circa 47 nazionalità e di oltre 200 etnie. «Dobbiamo considerare questo luogo come un paese, dove, inevitabile, si riproducono le dinamiche sociali di un paese. Ci sono stati episodi spiacevoli. Ci sono le persone buone, la maggior parte, e quelle che si comportano un po’meno bene – osserva la nostra fonte –. E per tanti motivi, non solo culturali. L’attesa è snervante per chiunque. Nonostante tutto e le tante diversità etniche, il Cara di Mineo è un esempio di convivenza pacifica.
E pensare che abbiamo ospiti che vengono da nazioni che sono in guerra tra di loro». Ma la strada per lo status di rifugiato è lunga, anche anni. E la pazienza cede, si fa nervosismo e a volte sassaiole. Non sempre va a buon fine. C’è una ospite che è qui dal 2011. La sua richiesta è stata respinta, ha fatto ricorso, aspetterà la legge italiana. È la Commissione territoriale di Siracusa incaricata di vagliare le domande di asilo di Mineo. Si riunisce 5 giorni la settimana. E riesce a “intervistare” 8 persone al giorno, che in genere hanno atteso 6, 8 mesi prima di questa loro prima audizione. Così comincia la pratica: «Da questo Cara non ci sono mai stai rimpatrii forzati. Chi non fa ricorso, abbandona il sistema di protezione». E scappa dalle reti.
 
 
 
QUATTRO MILIARDI PER I BABY CLANDESTINI IL DRAMMA CHE DIVIDE L`AMERICA 
Corriere della sera, 09-07-14
Paolo Valentino 
Barack Obama ha chiesto 4 miliardi di dollari al Congresso, per far fronte alla crisi dei baby clandestini, l`onda crescente di bambini (oltre 5o mila nei primi 6 mesi dell`anno) che attraversano da soli la frontiera meridionale degli Stati Uniti. 
È una somma enorme. E il modo in cui l`Amministrazione dice di volerla usare tradisce il lacerante dilemma politico e morale in cui si trova. Prima la sicurezza: i soldi servono ad avere più guardie al confine, più giudici per accelerare le pratiche di rimpatrio, più sorveglianza aerea, più centri di detenzione (qui chiamano le cose col loro nome). Ma metà dei dollari, così la Casa Bianca, verranno impiegati per migliorare l`assistenza ai bambini, stabilire se hanno diritto allo status di rifugiati o ci siano altre ragioni umanitarie per non rimandarli indietro. 
È una crisi dove nessuno è incolpevole. L`Amministrazione porta grandi responsabilità, se non altro perché non è riuscita a darsi una linea coerente, oscillando tra punte di durezza per placare le critiche da destra e troppa flessibilità nel caso dei bambini. 
Ma l`ipocrisia repubblicana nell`accusare il presidente di aver provocato la crisi con la sua indecisione, ha del paradossale. Come ha ricordato il New York Times, la legge all`origine dell`ondata dei minori clandestini porta infatti la firma di George W. Bush. Votato anche dai democratici, fu l`ultimo provvedimento dell`Amministrazione repubblicana: protezione speciale ai piccoli illegali che arrivavano alla frontiera non accompagnati, per combattere il traffico di minorenni a scopi sessuali. Quindi procedure più garantiste (assistenza medica, avvocati gratuiti, consiglieri, apparizione preventiva davanti a un giudice) prima di decidere se rimpatriarli o meno. E spesso la decisione è stata di farli restare. Ora non più, mentre i repubblicani chiedono a gran voce la deportazione di massa per i baby clandestini. 
La tensione è drammatica. Una piccola città di confine, Murriet, aizzata dagli agitatori della destra, è diventata simbolo di un`opposizione indiscriminata all`immigrazione. I liberai chiamano i bambini «profughi» e vorrebbero che restassero tutti. L`impressione è che, presi tra due fuochi, le creature siano solo degli ostaggi. 
 
 
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