Pd e Cgil ripartono dai giovani figli di immigrati

 

Saleh Zaghloul
In questo mese si svolgono due feste dedicate ai giovani figli di immigrati: la prima è organizzata dal Partito Democratico (Cesena, 1-17 luglio),  la seconda dalla CGIL (Coltano, Pisa, 14-17 luglio). 
Molti di questi giovani sono nati in Italia e si sentono italiani ma si scontrano quotidianamente con una realtà che li esclude: e li costringe, ad esempio, alla faticosa odissea del rinnovo del permesso di soggiorno. Finita la scuola, tutto sommato isola felice dell’integrazione, grazie solo all’intelligenza di insegnati e dirigenti scolastici, si trovano impossibilitati ad accedere allo studio universitario essendo per lo più figli di lavoratori di basso reddito (quali colf e operai edili). Esclusi come sono, in genere, anche dai più bassi livelli del pubblico impiego, molti di loro sono costretti a fare il lavoro dei propri genitori.
In Italia, infatti, non ci sono adeguate politiche e risorse per l’integrazione e quest’ultima è lasciata alla buona volontà delle persone e delle associazioni. Tra qualche anno, quando la presenza di questi giovani sarà ulteriormente cresciuta, l’integrazione risulterà ancora più difficile. Bene fanno dunque PD e CGIL a ragionare sull’immigrazione ripartendo dalle giovani generazioni, dal momento che sono in gioco il futuro della pace sociale e la qualità democratica del nostro paese. Oltre alla necessità di battersi per una riforma che consenta la cittadinanza automatica per i nati in Italia, occorre pensare a politiche (sostenute anche da fondi privati), capace di garantire maggiori possibilità di accesso alla formazione universitaria e post-universitaria per i giovani stranieri. La mobilità sociale degli immigrati è condizione indispensabile per l’integrazione.
5 luglio 2011 
 
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