Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

Menù

 

"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

10 maggio 2012

L’appello di Sassoli all’Ue: una direttiva per la cittadinanza agli stranieri nati qui
l'Unità, 10-05-2012
Serve una direttiva europea che inviti tutti gli stati membri dell'Ue a varare una legge nazionale che accolga il principio dello ius soli, riconoscendo «la cittadinanza del Paese in cui nascono ai minori figli di genitori stranieri».
È l'appello lanciato dal capo della delegazione degli eurodeputati del Pd David Sassoli e dal presidente dell' Anci Graziano del Rio, a cui hanno aderito, fra gli altri, Romano Prodi, Rita Levi Montalcini, Andrea Camilleri e Roberto saviano. «È il tempo di farsi carico in maniera concreta delle sfide che riguardano il nostro futuro e quella sul riconoscimento della cittadinanza è una di queste», afferma Sassoli. «Si tratta di una battaglia di civiltà che va intrapresa a tutti i livelli. In Italia sono diverse le proposte di legge che chiedono di estendere lo ius soli alle seconde generazioni di stranieri e lo stesso presidente Napolitano ha più volte rappresentato questa istanza»
La direttiva Ue chiesta dai promotori dell'iniziativa dovrebbe garantire a tutti i bambini figli di migranti «l'uguaglianza nell'accesso all'istruzione e alla salute», estendendo loro «i diritti derivanti dalla cittadinanza europea». Per portare avanti queste richieste è stata indetta una manifestazione il 31 maggio in Piazza San Silvestro a Roma per dire che «Chi nasce qui, è di qui». «Abbiamo invitato conclude Sassoli i rappresentanti delle comunità straniere, le associazioni laiche e cattoliche, rappresentanti sindacali e politici senza simboli né bandiere e i cittadini tutti».



Cittadinanza italiana
La vita degli altri

risponde Furio Colombo
il Fatto, 10-05-2012
Caro Furio Colombo, pochi hanno notato (ho letto la notizia su L'Unità) che la città di Nichelino (cintura industriale di Torino) la scorsa domenica 6 maggio ha dato la cittadinanza italiana a 450 bambini e giovani nati in quella città da genitori stranieri. Mi sembra importante, da celebrare, da prima pagina. Fatti come questi possono cambiare l'Italia...
Oliviero
È VERO, il fatto, benché per ora solo simbolico, porta importanti conseguenze politiche e cercherò di spiegare. 1 – Il presidente della Repubblica aveva detto: negare la cittadinanza italiana ai bambini nati in Italia da genitori immigrati è una follia. Anche riaprire la discussione sul diritto del sangue e il diritto del suolo, aggiungiamo noi, è pura follia. Il mondo in cui viviamo, per ragioni tecniche, scientifiche, psicologiche, logistiche, consente spostamenti di popoli che comunque non sono arginabili. La cittadinanza lega i nuovi nati e conviene al Paese che la rende facile e possibile, non il contrario. 2 - L'argomento secondo cui la cittadinanza immediata ai bambini incoraggia masse di donne incinte a venire in Italia per partorire, è privo di fondamento. Non è mai successo negli Stati Uniti, quando in quel Paese non si era ancora diffusa la fobia europea e non vi erano muraglie per impedire il passaggio dal Messico. Perché dovrebbe accadere adesso, nel tempo in cui gli immigrati, a differenza degli anni della immigrazione italiana, restano in stretto contatto con il loro Paese d'origine, parenti, usi, riti, abitudini? 3 - La concessione immediata della cittadinanza crea un legame benevolo di un Paese con un nuovo essere umano che comunque è nato, comunque esiste e da quel momento può essere amico o nemico. Perché non dichiararlo subito benvenuto e amico? 4 - Ma c’è una ragione in più, la vera ragione. Leggetela bene. Non è buonismo, è un fatto: aggregare gli altri è un contributo molto grande, molto forte, per uscire da questa crisi terribile, che invece sembra tutta circondata da provvedimenti crudeli ed egoistici che isolano e separano e mettono gli uni contro gli altri. Se gli ex stranieri sono parte di noi, sono noi, se aggiungono la loro forza, volontà e giovinezza (e il talento di molti di loro) al nostro sforzo, è evidente che le nostre probabilità di salvezza aumenteranno. Nessun Paese solo, isolato, con i ponti levatoi alzati e un eccesso di orgoglio privo di ragioni, ha mai avuto la meglio nella Storia.



L'appello a Bruxelles: «Concedete la cittadinanza ai figli degli immigrati nati in Ue»
Tra i firmatari la Montalcini e Prodi. Poi appuntamento a Roma per il 31 maggio per una manifestazione
Corriere della sera, 09-05-2012
MILANO - Una direttiva europea che inviti tutti gli stati membri all'approvazione di leggi nazionali per garantire ai figli degli stranieri nati in un paese europeo il diritto della cittadinanza per ius soli (diritto del suolo). È l'obiettivo dell'appello «Chi nasce qui è di qui» promosso dall'europarlamentare David Sassòli e dal presidente dell'Anci e sindaco di Reggio Emilia, Graziano del Rio.
DIRITTI DEI BAMBINI - Nel testo dell'appello - che tra i suoi firmatari vede, fra gli altri, Rita Levi Montalcini, Romano Prodi, Stefano Rodotà, Andrea Camilleri, Nicola Piovani, Carlo Verdone, Claudio Baglioni, Piero Fassino - si sottolinea come in Europa milioni di bambini, figli di migranti, nascano e crescano nei paesi membri senza godere del diritto all'uguaglianza e tantomeno dello status di cittadini. Una situazione in forte contrasto con quanto sancito dalle Nazioni Unite a proposito del diritto dei bambini ad essere protetti e rispettati. A Bruxelles i firmatari chiedono dunque di garantire questi diritti e di incoraggiare il coordinamento tra i governi affinché concedano la cittadinanza per ius soli ed evitino discriminazioni nell'accesso ai diritti fondamentali.
IN ITALIA UN MILIONE DI MINORI - In Italia, dove il numero dei “non cittadini” nati nel nostro paese sfiora oramai il milione e dove numerose sono state le prese di posizione, a cominciare da quella del Presidente Napolitano, a favore del riconoscimento dello status di cittadino a chi nasce sul suolo nazionale, è stata recentemente presentata un’iniziativa di legge popolare che chiede di riformare la normativa attualmente in vigore (legge 91/92) estendendo l’applicazione dello ius soli. «Riconoscere la cittadinanza a ragazzi che sono nati e cresciuti in un paese diverso da quello di origine dei loro genitori - spiegano Sassòli e Del Rio - ma che di questo paese parlano la lingua, che in questo paese studiano, consumano e si relazionano non è semplicemente un atto di buon senso ma una battaglia di civiltà imprescindibile per un paese che voglia definirsi democratico e in grado di affrontare le sfide del futuro.
L'INIZIATIVA A ROMA- Poi, oltre all'appello, per portare all'attenzione dell'opinione pubblica la questione, per il 31 maggio è stata organizzata una manifestazione a Roma in piazza San Silvestro con musica e interventi delle comunità straniere residenti in Italia, del mondo dell'associazionismo italiano e cattolico, i rappresentanti sindacali e politici. Il tutto senza bandiere e colori. Perché la cittadinanza è un diritto di tutti.



Immigrati, l'80% vuole votare e partecipare alla vita del Paese
Ecco cosa distingue un immigrato che sta in Italia, da chi risiede nel resto d'Europa. È quanto emerge dall'Immigrant Citizens Survey (ICS), prima indagine transnazionale sui livelli d'integrazione in sette Paesi Ue. Raccolte le opinioni di 7.743 cittadini extracomunitari residenti in Belgio (Anversa, Bruxelles, Liegi), Francia (Lione e Parigi), Germania (Berlino e Stoccarda), Ungheria (Budapest), Italia (Milano e Napoli), Portogallo (Faro, Lisbona e Setubal) e Spagna (Barcellona e Madrid)
la Repubblica 10-05-2012
VLADIMIRO POLCHI
ROMA - Ha difficoltà a trovare lavoro e a imparare la lingua, ma vuole partecipare alla vita politica e sociale del Paese in cui vive. Ecco cosa distingue un immigrato che sta in Italia, da chi risiede nel resto d'Europa. Un dato per tutti: l'80% degli "stranieri d'Italia" reclama l'estensione del diritto di voto. Un desiderio accomuna però la maggioranza dei migranti d'Europa (tre su quattro): diventare cittadini del Paese di residenza. È quanto emerge dall'Immigrant Citizens Survey (ICS), prima indagine transnazionale sui livelli d'integrazione in sette Paesi Ue.
Un sondaggio internazionale. Lo studio ha raccolto le opinioni di 7.743 cittadini extracomunitari residenti nei seguenti Stati: Belgio (Anversa, Bruxelles, Liegi), Francia (Lione e Parigi), Germania (Berlino e Stoccarda), Ungheria (Budapest), Italia (Milano e Napoli), Portogallo (Faro, Lisbona e Setubal) e Spagna (Barcellona e Madrid). ICS è dunque la prima indagine transnazionale, effettuata da ottobre 2011 a gennaio 2012, per valutare in che modo gli immigrati vivono l'integrazione in 15 diverse città. In l'Italia, lo studio è stato condotto dalla Fondazione Ismu. Vediamo i risultati.
Come sono arrivati in Italia? Una buona parte d'immigrati a Napoli e Milano racconta di essere arrivata senza documenti (come anche quelli di Barcellona e Madrid), mentre nel resto d'Europa la maggioranza degli intervistati dichiara di essersi avvalsa del ricongiungimento familiare. In Italia oltre la metà dei migranti afferma che vivere assieme alla famiglia li aiuta a sentirsi più coinvolti nella comunità locale.
Il lavoro. Mentre nel resto d'Europa più della metà degli immigrati dichiara di lavorare per imprese private, Napoli risulta in controtendenza: qui più della metà risponde di essere impiegata come persona di servizio o domestica (a Milano la quota scende a un quarto). I Paesi in cui è più difficile trovare lavoro sono il Portogallo e l'Italia (hanno avuto difficoltà dal 70 all'80% degli intervistati). Napoli e Milano sono inoltre le città europee in cui gli immigrati si sentono più sovraqualificati rispetto al lavoro che svolgono (agli ultimi posti troviamo Berlino, Liegi e Stoccarda). Non è un caso se in Italia sono pochissimi (meno del 10%) i migranti che hanno chiesto il riconoscimento delle proprie qualifiche professionali.
La lingua. Il 60-70% degli immigrati di Italia, Portogallo e Francia ha difficoltà a imparare la lingua del posto. Il motivo principale è la mancanza di tempo nel 50% degli intervistati in Italia e la poca motivazione nel 32%.
La partecipazione politica. In Italia una percentuale compresa tra il 70 e l'80% è disposta a votare. La percentuale più alta di chi pensa che sarebbero necessari più parlamentari con un background d'immigrazione si trova a Milano (quasi il 90%), seguita da Berlino e Napoli. L'Italia presenta inoltre le più alte percentuali di partecipazione tra gli immigrati alla vita civica dopo il Belgio: a Milano il 14,6% è iscritto al sindacato (contro il 5,5% della popolazione locale); a Napoli il 3,2% dice di essere iscritto a un partito politico (in linea con la media nazionale che è del 3,7%).  Ed è Napoli la città europea dove gli immigrati hanno una maggiore conoscenza (più dell'80%) delle organizzazioni di immigrati.      
I soddisfatti. Gli immigrati, su una scala da 0 a 10, hanno espresso il grado di soddisfazione in merito alla loro vita quotidiana. Quelli che vivono a Milano sono soddisfatti della loro vita quanto la popolazione locale (6.5), a Napoli il valore scende a meno di 6. A Milano si ritengono più soddisfatti del proprio lavoro (più di 7) e molto ottimisti sulla propria salute (quasi 8).



L'assessore leghista: bruciamo col napalm gli extracomunitari che non pagano l'affitto
L'incredibile vicenda durante il consiglio comunale nella cittadina brianzola. A pronunciare
la frase l'assessore ai Servizi sociali, Ballabio, che coordina il pronto soccorso dell'ospedale
la Repubblica, 09-05-2012
GABRIELE CEREDA
L'assessore leghista: bruciamo col napalm gli extracomunitari che non pagano l'affitto L'assessore leghista Umberto Ballabio
Gli inquilini extracomunitari in ritardo con il pagamento degli affitti andrebbero bruciati con il napalm. È la sconvolgente ricetta di Umberto Ballabio, assessore leghista ai Servizi sociali del Comune di Giussano (Monza e Brianza), nonché responsabile del pronto soccorso dell'ospedale cittadino. Gridata ai quattro venti durante l'ultimo consiglio comunale del paesino brianzolo, guidato da Pdl e Lega, la trovata ha impiegato poco tempo per varcare le mura del municipio.
A denunciare il fatto è Roberto Soloni, di Giussano democratica, lista civica di centrosinistra. “In aula si stava parlando delle case popolari e l'assessore è intervenuto dicendo che per gli stranieri morosi ci vorrebbe il napalm per bruciarli”, racconta l'esponente dell'opposizione. Da qualche settimana la giunta di centrodestra ha messo sotto la lente di ingrandimento gli inquilini delle case popolari. Fra questi, la maggior parte stranieri, molti sono in ritardo con i pagamenti. A spiccare è il caso di un marocchino che ha accumulato 28mila euro di debito. La giunta precedente, di centrosinistra, al corrente delle difficoltà economiche dell'uomo, in accordo con il diretto interessato e il suo datore di lavoro aveva deciso di trattenere una parte del suo stipendio per ripianare il passivo. Un'intesa ancora valida e che a piccoli
passi dovrebbe rimettere a posto le cose. Ma proprio quando si è arrivati a parlare di questo caso è esplosa la rabbia del lumbard.
“Prima ha inveito contro il nostra volontà di aiutare chi è in difficoltà facendo intendere che dietro la nostra politica si nascondono voti di scambio – racconta Soloni – poi se n'è uscito con la storia del napalm”. Il diretto interessato nega: “Mi sono espresso in modo diverso”. “Ci sono le registrazioni audio della seduta che dicono il contrario”, replica Roberto Colzani, esponente del Pd cittadino. “Un medico che ha fatto il giuramento di Ippocrate non può dire una cosa del genere”, taglia corto il capogruppo del Pd in consiglio provinciale, Domenico Guerriero.



Immigrati in assemblea "Mai più clandestini"
Appuntamento sabato nella sede Cub: "Vogliamo aiutarli ad inserirsi nella società e facendo in modo che non tornino nell'irregolarità"
Il Giorno, 10-05-2012
Davide Gervasi
Legnano, 10 maggio 2012 – Immigrati di tutta la zona a raccolta a Legnano. Sabato alle 9,30 nella sede Cub in via Cristoforo Colombo 17 si terrà un’imponente assemblea – senza precedenti su tutto il territorio – riservata unicamente a tutti gli stranieri che abitano nel Legnanese.
Si calcola che all’incontro – finalizzato a discutere dei problemi degli immigrati - parteciperanno centinaia di persone. “La Cub – spiegano gli organizzatori - non si limita ad affrontare solo le pratiche amministrative, pur importanti, ma cerca di affrontare anche le situazioni personali degli stranieri a tutto campo, con l’obiettivo di aiutarli ad inserirli nella società e facendo in modo che non tornino clandestini. In un anno abbiamo affrontato oltre cento situazioni di immigrati, soprattutto del Senegal, ma anche del Marocco, della Tunisia, dell’Egitto, della Nigeria, del Benin, del Bangladesh, del Pakistan e via via fino a persone provenienti dall’Ucraina. Se i lavoratori stanno vivendo un momento difficile perché la precarietà dilaga, le aziende chiudono e licenziano, per gli immigrati la situazione è ulteriormente aggravata proprio per la loro condizione di stranieri”.
Da qui la decisione di un’assemblea che vedrà partecipare persone di lingua e nazionalità diverse, raccogliendo istanze da portare poi direttamente al sindaco di Legnano. “Già nei mesi scorsi - aggiungono gli organizzatori - abbiamo preso contatto con l’Amministrazione comunale per illustrare la situazione degli immigrati che abitano in questa zona, avanzando proposte concrete per evitare dopo la loro regolarizzazione, data la situazione di crisi economica in cui si trova il nostro paese, che tornino clandestini”.



Roma: questo pomeriggio convegno “Mediterraneo, un mare di schiave”.
Donne egiziane, libanesi, giordane e italiane mettono a confronto legislazioni e buone pratiche per combattere lo sfruttamento dei lavoratori migranti e delle vittime di tratta nel Mediterraneo.
Immigrazioneoggi, 10-05-2012
Mediterraneo, un mare di schiave è il titolo del convegno che questo pomeriggio (ore 15 presso la Sala delle Bandiere della sede del Parlamento Europeo in via IV novembre 149 a Roma) vedrà confrontarsi donne egiziane, giordane, italiane e libanesi, impegnate in politica o rappresentanti di associazioni, sul tema dello sfruttamento dei lavoratori migranti e della tutela delle vittime di tratta nel Mediterraneo.
Il convegno, al quale parteciperanno anche esponenti dell’associazionismo romano, rappresentanti dell’Oim e delle forze dell’ordine impegnate a contrastare la tratta di esseri umani nel Mediterraneo, è una delle tappe della visita di studio in Italia di operatrici dei Paesi del Sud del Mediterraneo per studiare il nostro sistema di protezione ed assistenza agli immigrati. Nell’ambito della visita , che si concluderà il 15 maggio, la delegazione incontrerà i responsabili immigrazione di Cgil, il Gruppo Abele, la Caritas, enti locali come il Comune di Pisa, l’Associazione BeFree presso l’Ospedale San Camillo, l’associazione Parsec, lo sportello Lillith dell’associazione Sott’n copp di San Sebastiano al Vesuvio e la casa protetta delle Suore Orsoline di Caserta.
L’iniziativa nasce nell’ambito del progetto Una risposta olistica al traffico, violenza e sfruttamento delle lavoratrici migranti nel Mashrek avviato da “Un ponte per...” in partnership con la Jordanian Women’s Union per contrastare il fenomeno della violenza e dello sfruttamento delle lavoratrici migranti attraverso sia il rafforzamento del quadro normativo che l’assistenza psicologica, cercando di intervenire anche nei loro Paesi d’origine.
(Maria Rita Porceddu)



Mamme a diciassette anni, boom dei genitori-ragazzi
Boom delle adolescenti che fanno figli: sono 11mila all’anno
la Repubblica, 10-05-2012
Maria Novella De Luca
Scuola, biberon e sogni infranti "Noi, baby-mamme per amore"
Molte hanno origini straniere. Su Babel tv il docu-reality "Piccole mamme crescono"
A sua figlia Joanne ha messo un nome bellissimo: Anika. Joanne ha 18 anni e Anika due, mentre Niko, il padre, di anni ne ha 17. A vederli insieme li diresti adolescenti come tutti gli altri Joanne e Niko, jeans, felpa, cellulare, se non fosse per lo sguardo con cui si guardano e sorridono ad Anika, mentre alle 7 camminano veloci con il passeggino verso il nido.
E lasciata Anika corrono a prendere l´autobus, perché la scuola inizia alle 8.10, ed è meglio non perdere la prima ora. Cinisello Balsamo, Milano. È qui, tra le case popolari della cintura milanese, che inizia la storia, anzi la cronaca di questi due giovanissimi amanti, diventati improvvisamente genitori, e oggi in bilico tra una vita da ragazzi e una vita da adulti. Joanne è un´italiana 2G, seconda generazione, arrivata qui dalle Filippine poco più che bambina, ed è una delle 11mila adolescenti che ogni anno diventano mamme tra i 15 e i 17 anni, con un fenomeno che cresce, entra nelle scuole, negli ospedali. Il 2,1% di tutte le gravidanze in Italia riguarda ragazzine sotto i 18 anni. «Il test l´ho ripetuto due volte, non ci volevo credere - racconta Joanne seduta sul divano del bilocale in cui vive anche con la madre Annalyn e il fratellino di 7 anni - ma Niko ed io abbiamo deciso quasi subito di tenerlo questo bambino. Per settimane però non ho avuto il coraggio di dirlo a mia mamma. Ci ha portato qui con enormi sacrifici, con la speranza che studiassimo. So che ha pianto, tanto. Adesso però, credo, è felice anche lei». Joanne non spiega perché ha scelto di diventare madre. Anika è arrivata e basta. Con l´inconsapevolezza di un gioco. Anche se oggi la vita è tutta un´altra cosa, più dura, difficile, nonostante la risata argentina di Anika.
«Il tempo di studiare ormai c´è soltanto la sera, ma spero di riuscire a prendere il diploma. Mi mancano la solitudine e il silenzio. Finita la scuola andremo via, ottenere la cittadinanza qui è quasi impossibile, forse Singapore, chissà...». Storie di madri-bambine: Joanne, e poi Eyverin che è diventata madre di Ranzel a 15 anni, Giovana, che a 17 anni partorisce Dustin. Angela, di Frattamaggiore, un bambino nato quando aveva soltanto 13 anni e tornata agli studi grazie ad una preside intelligente, Giuseppina Cafasso, che crea una nursery a scuola. Ed è di ieri la storia di B. anche lei 13 anni, che ad Avellino ha dato alla luce Michela, oggi di tre mesi. Gravidanze acerbe di ragazze italiane che si intrecciano con quelle delle "nuove italiane".
Ed è a loro, baby mamme 2G, che è dedicato il docu-reality "Piccole mamme crescono" di "Babel", il canale 141 di Sky, otto puntate che andranno in onda dal 13 maggio ogni domenica alle ore 21. Racconta Beatrice Coletti, autrice del programma: «L´idea è ispirata al rapporto di "Save the children" sulle madri adolescenti. Abbiamo scelto Milano perché qui sono più attivi i servizi sociali, e per dimostrare che la scelta di queste adolescenti non è frutto di condizionamenti "ambientali", ma davvero una scelta individuale. Ragazze che hanno accettato di farsi riprendere nelle loro giornate divise tra la cura dei figli e il tentativo, difficile, di costruirsi un futuro. Per molte di loro, che oggi hanno bimbi di 2 o 3 anni, non è stato facile aprirsi, per pudore, ma anche perché dietro queste gravidanze acerbe ci sono spesso famiglie problematiche».
E se Joanne è saldamente ancorata al suo Niko, in buona parte dei casi i partner-ragazzini mollano e se ne vanno. Eyverin ha soltanto 14 anni quando si innamora di David, a 15 resta incinta, e dopo nove mesi nasce Ranzel, bello e bruno. A differenza di Joanne, Eyverin lascia tutto e si occupa soltanto di Ranzel, lei e il bambino, il bambino e lei…. «Tutti mi consigliavano di abortire, ma non ho voluto, il figlio è mio, lo alleverò io». Oggi Ranzel ha 3 anni e Eyverin fa la "piccola mamma", cucina, gestisce la casa e si occupa anche dei suoi tre fratelli più piccoli. Con David è finita. Eyverin dice che va bene così, eppure si vede che il cerchio domestico in cui si è chiusa ha qualcosa di soffocante, come di sogni abbandonati in un cassetto. Cristina Riva Crugnola, docente di Psicologia, fa parte del gruppo di lavoro dell´ospedale San Paolo di Milano sulle madri adolescenti. «Cerchiamo di responsabilizzare le madri e creare tra loro e il bambino un vero attaccamento. Queste ragazze infatti spesso cercano la gravidanza per darsi un´identità, sperando di ottenere attraverso il figlio un ruolo che non trovano. Accade invece che di fronte alle esigenze di un neonato vadano in crisi, e molte di loro entrano, purtroppo, in depressione».



“Via Padova è meglio di Milano” il 19 e 20 maggio la terza edizione della festa interculturale.
Organizzata da 70 organizzazioni ha in programma oltre 110 eventi, tra spettacoli, mostre, incontri e laboratori.
Immigrazioneoggi, 10-05-2012
Si svolgerà il 19 e 20 maggio la terza edizione della festa Via Padova è meglio di Milano promossa da circa 70 organizzazioni di volontariato nella strada multietnica del capoluogo lombardo.
L’arteria, lunga 4 chilometri e mezzo, è stata tristemente famosa quando tre anni fa il sindaco di allora, Letizia Moratti, impose il “coprifuoco” a seguito dell’omicidio di Aziz, giovane egiziano. “La festa è ormai un consolidato laboratorio urbano a cielo aperto. Via Padova non è più vista solo come luogo con molti problemi, ma se ne iniziano ad apprezzare le potenzialità e la vitalità”, spiega Fabrizio Panebianco, coordinatore dell’iniziativa.
La terza edizione è stata presentata ieri nella Casa della cultura islamica e prevede 110 eventi, tra spettacoli, mostre, incontri e laboratori.
Informazioni: www.meglioviapadova.org.

Share/Save/Bookmark
 


 

Perchè Italia-Razzismo 


SPORTELLO LEGALE PER RIFUGIATI E RICHIEDENTI ASILO

 

 


 

SOS diritti.
Sportello legale a cura dell'Arci.

Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
leggi tutto>

Mappamondo
>Parole
>Numeri

Microfono,
la notizia che non c'è.

leggi tutto>

Nero lavoro nero.
leggi tutto>

Leggi razziali.
leggi tutto>

Extra-
comunicare

leggi tutto>

All'ultimo
stadio

leggi tutto>

L'ombelico-
del mondo

Contatti


Links