Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

16 gennaio 2015

Sbarchi: 490 migranti soccorsi da Marina, bimbo nasce a bordo
Il piccolo e la mamma sono in buona salute
stranieriinitalia.it, 16-01-2015
Roma, 16 gennaio 2015 - Il pattugliatore della Marina Militare Libra, inserito nel dispositivo di Frontex "Triton", ha soccorso questa notte a 60 miglia dalle coste di Tripoli due imbarcazioni con numerosi migranti a bordo. I due eventi Sar, condotti ed ultimati durante la notte, hanno portato al recupero da imbarcazioni in difficolta' di 111 e 175 migranti.
Nave Libra ha successivamente imbarcato 204 migranti soccorsi precedentemente dalla motovedetta CP905 delle Capitanerie di Porto. Durante i soccorsi una donna somala, assistita dal personale medico della Marina militare, a bordo della nave Libra, ha dato alla luce un bambino che e' stato chiamato Hamed Idiris Ibraahim.
Il piccolo e la mamma sono in buona salute. Nave Libra, con i 490 migranti, dirige verso le coste italiane.
 
 
 
Le navi fantasma, l`ultimo business dei trafficanti 
il venerdi della Repuibblica, 16-01-2015
Leonardo Coen 
MILANO. Mamma li turchi! Non i pirati ottomani che depredavano le coste del Meridione, ma i turchi di oggi che trafficano profu-  ghi siriani, pubblicizzando i «tour della speranza» su Facebook. Un diaspora colossale: nel giro di tre anni, dal 2011 alla fine del 2014, sono scappati dalla Siria in quattro milioni (su 22 milioni di abitanti). La maggior parte - un milione e mezzo - ha trovato rifugio in Turchia. Un milione e centomila sono stati accolti in Libano, 230 mila in Iraq, 140 mila in Egitto. Solo l`1,7 per cento ha avuto la possibilità di riparare in Occidente. Una percentuale ancor più bassa di siriani fuggiaschi è arrivata in Italia, pagando da 4.500 a 6.000 dollari il «passaggio» illegale via mare, e solo da poco tempo si è focalizzato lo squallido business delle navi «fantasma» che trasportano í profughi: battelli di ogni tipo, destinati al disarmo e comprate dai traflicanti per cifre che variano da 150 mila a 300 mila Euro. Ogni viaggio rende da sette a dieci volte il capitale investito. Le navi sono abbandonate al loro destino: rottami galleggianti che intraprendono navigazioni precarie, con la ciurma che ad un certo punto, abbandona la nave con i comandi bloccati. Costringendo la nostra Marina ad avventurosi salvataggi. 
La prima barca zeppa di migranti siriani provenienti dalla Turchia si chiamava Silver Spirit e batteva bandiera americana, uno yacht di quindici metri che trasportava 89 persone: sbarcarono sulle coste italiane il 31 luglio dell`anno scorso. Da allora, sino al 2 gennaio, ci sono state altre 33 navi. Il drammatico rogo del traghetto Norman Atlantic, col suo piccolo ma significativo carico di clandestini nascosti nei Tir o dissimulati tra i passeggeri in overbooking, ha posto in primo piano le nuove rotte adriatiche della disperazione, e la figura del profugo che non è povero ma appartiene alla classe media. Tuttavia resta pur sempre un irregolare. 
«Uno spettro si aggira per l`Europa: il clandestino» ironizza il professore Pietro Basso dell`università Ca` Foscari di Venezia. Da qualche anno Basso dirige un master, istituito nel 1999, incentrato sulle dinamiche dell`immigrazione clandestina e tutte le relative implicazioni socioeconomiche. Gli sbarchi dei profughi - cifre record quelle del 2014 - riempiono le prime pagine dei quotidiani, alimentano dibattiti e servizi televisivi, fomentano xenofobia e razzismo. I populisti vogliono la chiusura delle frontiere, una severa politica per l`immigrazione e veicolano slogan che stimolano paure spesso irrazionali. A cominciare dalla paranoia dell`invasione. Che è del tutto infondata. Dall`ultima sanatoria del 2004 ad oggi, sono arrivati in Italia via mare oltre 370 mila irregolari: pochi dei quali sono rimasti in Italia, la maggioranza ha varcato i confini italiani e si è dispersa in  Europa. Però, ricorda Flavio Tosi, sindaco leghista di Verona, «i costi sociali siamo noi a pagarli, anche se gli immigrati non restano qui». Della regolazione dei flussi migratori il governo se ne infischia, è il parere di Tosi, fa entrare gli extracomunitari per lasciarli poi andare in giro per l`Europa. «Io a riguardo ho un`opinione molto critica rispetto a quella  imperante» sottolinea il professore Basso. «I clandestini servono alle imprese, incluse quelle direttamente controllate dalla criminalità organizzata, servono al 10-15 per cento delle famiglie europee per i servizi personali, servono, paradossalmente,  anche agli Stati». In che senso? «Non è un caso se da quasi tredici anni, a far data dalla legge Bossi-Fini (che in questa materia ha fatto scuola), l`Europa intera si è dotata di strumenti legislativi, amministrativi e di polizia che sono utili, se non proprio  direttamente finalizzati, alla produzione di clandestini. So che per l`opinione corrente è un paradosso, ma i nudi fatti dicono inconfutabilmente questo». Appunto: nonostante la blindatura delle frontiere in Europa ci sono quasi dieci milioni di immigrati sana papier. Come mai sono riusciti ad entrare? La risposta del professore Basso è secca: «L`Europa esprime una richiesta inesauribile di lavoratori immigrati in quanto forza lavoro a basso costo di impiego, zero costi di formazione e bassi o nulli diritti; una forza lavoro supplementare attraverso cui abbassare il valore e i diritti di tutta intera la forza di lavoro sociale. Lo impone all`Europa il suo avviato declino demografico, quanto, e più, il declino della sua competitività nel mercato mondiale; infine, il declino, o meglio, la progressiva destrutturazione del welfare state». 
Le dinamiche dei flussi migratori sono strettamente legate ai fattori economici: «Secondo íl nostro gruppo di ricerca, tutta la legislazione relativa all`immigrazione clandestina ha in buona sostanza prodotto irregolarità. Favorendo, per esempio, il mercato dei braccianti: il caporalato è ormai approdato anche al nord, basta andare al mattino in alcune cittadine della provincia veronese. C`è stata un`azienda di Cerea del settore agroalimentare che ha battuto ogni record in tema di assunzioni irregolari. I disperati sanno già dove andare. I clandestini servono come il pane (pane amaro, per loro), per ragioni di ordine materiale e per ragioni di ordine politico». Si riferisce al loro status di «illegali», alla loro discriminazione? «Li si può incolpare di ogni cosa, essendo soggetti privi di difese ». Ma fanno assai comodo, come ha ammesso un altissimo funzionario della polizia italiana «Il sistema produttivo italiano preferisce spesso i clandestini: lavoratori meno costosi e più flessibili. Anche gli immigrati  più disperati, per il 90 per cento hanno già una destinazione prevista e vengono rapidamente assorbiti dal mercato del lavoro nero, a cui la loro condizione di clandestinità li destina». 
 
 
 
Il manuale perguadagnare sugli immigrati
il venerdì della Repubblica, 16-01-2015
Riccardo Staglianò 
TRIESTE- L`economia domestica dei rifugiati è un`arte. Con gli stessi soldi c`è chi riesce a ospitarli, come nel capoluogo friula- no, in un tre stelle in pieno centro o in un bed and breakfest vista mare che in estate i turisti si contendono. Oppure, come nel caso romano di un posto noto come hotel Rebibbia, in un palazzaccio lontano da tutto tranne che dal carcere omonimo, dove in pieno inverno l`acqua calda e il riscaldamento «non funzionano» e in cui tutte le prese elettriche tranne una sono state disabilitate per tenere al minimo i consumi di quegli esosi di rifugiati che ogni tanto vorrebbero caricare il cellulare. Generalmente chi sta peggio costa anche di più. Il differenziale deve avere a che fare con l`ormai celebre massima di Salvatore Buzzi, capo di cooperative sociali rosse in affari con i neri nell`orrido plot di Mafia Capitale: «Con gli immigrati si fanno molti più soldi che con la droga». Che sia un`iperbole (il prezzo della cocaina, dal produttore al consumatore, lievita di oltre dieci volte) o una valutazione ragionieristica che sfuggiva al grande pubblico, vale la pena di capire come la solidarietà possa diventare un business. E su quali voci è possibile rubare. A danno degli stranieri assistiti e dei contribuenti autoctoni. 
La cifra totem è 35 euro. I soldi che, stando alla disinformazione incendiaria che circola nelle periferie arrabbiate, andrebbero 
ogni giorno in tasca agli immigrati In verità si tratta dello stanziamento che il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) ha previsto. «Il 99 per cento di questa somma» spiega Laura Famulari, nella sua stanza di assessore al sociale del comune di Trieste, «resta nell`economia locale». Sul tavolo ha una relazione aggiornata che dettaglia la destinazione media del denaro pubblico:  13,50 euro per l`alloggio (dai 4 negli appartamenti ai 19 negli alberghi, l`ultima spiaggia), 8,50 per il vitto, 9,50 per il personale, I per la pulizia e infine 2,50, la vera diaria per piccole spese. L`idea di lucrare sui disperati appare esotica: «Noi scongiuravamo che non ci mandassero troppe persone da Mare Nostrum perché ne avevamo già troppe». Mentre Luca Odevaine, altro imputato in Mafia Capitale, chiede di spedirne a Roma dieci volte di più, da 250 a 2.500. Generoso, con gli amici.
A parità di abitanti i 500 rifugiati di Trieste diventerebbero 6.700 a Roma (invece sono 2.600). Non è il numero quindi a giustificare la virtù friulana. Gianfranco Schiavone, presidente del locale Consorzio italiano di solidarietà (Ics) e veterano dell`accoglienza, fissa una linea di demarcazione: «Nel sistema Sprar, gestito dagli enti locali, è prevista una rendicontazione analitica: i soldi  vanno impiegati per i servizi; se c`è un avanzo, va restituito. Nel sistema emergenziale, quello in mano alle prefetture, questa rendicontazione non c`è». Se arriva un barcone con cento persone il prefetto deve trovare cento letti. E non si va tanto per il sottile - la shock dottrine insegna - né sulla loro qualità né sulla biografia di chi li fornisce. E se qualcuno se ne va il giorno dopo e il gestore si scorcia di comunicarlo, i soldi li prende lo stesso. Tanto più le strutture sono elefantiache, come i Centri accoglienza richiedenti asilo (Cara) monstre di Mineo (4.000 persone) o Crotone (oltre 1.500), tanto più la confusione è possibile. Per questo Schiavone è allergico al gigantismo: «Il posto più grande che abbiamo può contenere quaranta persone. Per il resto sono appartamenti dove vivono in 6-7, cucinandosi da soli, con un operatore che segue i percorsi di ognuno». Schiavone rivendica l`approccio generale: «La nostra logica è superare il centro di accoglienza. I rifugiati vivono in libertà, come tutti i cittadini, usufruendo degli stessi servizi. E da noi sia Sprar che sistema emergenziale sono gestiti dal Comune, con le stesse modalità». A pranzo mi porta in una di queste strutture, ex centro di salute mentale, dove abitano sette musulmani e due cristiani. È un pranzo allegro, pieno di gente che sorride. Un ragazzo, passato per il Cara di Trapani, sta seguendo un corso da operaio edile e sembra realisticamente avviato a un`assunzione. Un altro spera di fare il macellaio.  Quanto agli appartamenti sono tutti centralissimi In una bella palazzina ausburgica due dei sei condomini afgani che ci offrono il tè stanno per andare in palestra («Gliela paghiamo noi, per favorire la socializzazione» dice la psicologa Ics, Isabelle  Sanchez). Trentacinque euro non sono tanti, ma se non si butta via niente bastano anche per rette insospettabili. 
La stessa piccola torta può essere divisa in maniera diversissima. La porzione più appetitosa per i disonesti, circa un terzo del totale, riguarda il personale. «Gli operatori sono tutti a progetto» spiega nell`ufficio romano l`avvocato Salvatore Fachile, specializzato in migranti, «quindi non vengono indicate le ore lavorate che si estendono al bisogno». A un`operatrice avevano promesso uno stipendio da 500 euro per 12 ore, retrocesso nei fatti a 400 per 16-18 e non percepito da tre mesi «In teoria sarei consulente legale» dice la ragazza laureata, «in pratica faccio tutto. Compreso pulire i miei uffici perché il personale addetto è stato istruito a evitare le nostre stanze». Che i locali fossero infestati dalle cimici l`hanno scoperto per caso, riconoscendo i morsi sulla pelle degli ospiti I servizi, ín quanto intangibili, sono i più facilmente frodabili. La graduatoria Sprar valuta i progetti con punteggi da 18 a  2 punti (i due terzi rientrano, complici le continue emergenze sbarchi, nella fascia 2-6). Per  passare devi promettere operatori legali, mediatori culturali, psicologi. Ma in assenza di requisiti specifici, puoi prendere un giovane che faccia tutte e tre le cose. Oppure un legale - magari parente o congiunto - che, telefonicamente, si divide tra più associazioni. Sulla fetta più cospicua, quella dell`alloggio, l`economia di scala abbatte i costi. Un monolocale, in proporzione, costa molto di più di una quadrifamiliare. L`ottimizzazione diventa massima nel caso dei minori non accompagnati. «Per il loro sostentamento la legge riconosce fino a 80 euro al giorno» spiega Fachile, «e dispone che vengano ospitati  in un massimo di otto, mentre certe strutture ne accolgono 150!». Probabilmente pensava a questi special guest Buzzi quando si eccitava sui margini stellari. Ma anche sul vitto, circa un quarto, si può marciare. Se compri a due lire pasti immangiabili («Sappiamo di centri dove gli ospiti li buttano via direttamente») il guadagno c`è. E il danno per la collettività pure, dal momento che quelle persone dovranno sfamarsi alle mense, a loro volta finanziate dalle tasse. Anche sul micragnoso tesoretto da due euro e mezzo si è accanita la spending review criminale. Magari riducendolo arbitrariamente, come contributo per aver trasportato i rifugiati dalla struttura dove si trovavano prima. 
Dalle indagini romane si è scoperto che anche i rom possono diventare un piatto ricco. Nel 2013 il Campidoglio ha speso 24 milioni di euro tra sgomberi e gestione dei campi. Che la Comunità europea ha più volte denunciato come discriminatoti «E evidente che la formula del campo vada superata» argomenta Carlo Stasolla, presidente dell`Associazione 21 luglio. Nel rapporto Campi Nomadi Spa documentano come la segregazione, oltre che profondamente sbagliata, sia anche antieconomica. «A Messina si è permesso ai rom di rimettere in sesto edifici dismessi. Con circa 10 mila euro a famiglia ora hanno una casa, contro gli oltre 80 mila per alloggiarla nel degrado del campo romano La Barbuta». Se c`è una regione che l`ha capito è la Toscana. Il governatore Enrico Rossi, che ha fatto scandalo facendosi fotografare insieme ai suoi vicini di casa rom, rivendica un risultato: «Fino a una decina di anni fa nei campi avevamo 2500 persone, oggi 1.250. Bisogna inserirli nel tessuto urbano, senza clamori, in tutti i quartieri. Così la popolazione neppure se ne accorge». Ha in testa gli esempi opposti di Prato, dove il ghetto cinese è diventato un problema, e quello di Campi Bisenzio, in cui la convivenza diffusa è pacifica. «Abbiamo fatto così anche con i rifugiati» insiste «spalmandoli 2-3 per comune e nessuno che non fosse in mala fede ha avuto da ridire». Divide et impera. Chiamano l`approccio case leggere. Me le fanno vedere nella zona di Coverciano a Firenze, a dieci minuti dal centro. Sei appartamenti da una sessantina di metri l`uno dove vivono da 17 anni altrettante famiglie rom. «Ricordo all`inizio i picchetti dei vicini, le fiaccolate» racconta il trentenne Marquez, autista macedone con cinque figli: «Non ci volevano perché avevano paura che rubassimo. Dopo due mesi, e nessun furto, è passato tutto e ora le nostre mogli prendono il caffè insieme». Di certo la sua tiene la casa a specchio  e prepara un caffè turco che risveglierebbe i morti. Un loro bimbo giocava a calcio nella Settignanese con il figlio di Renzi. Per 
stare qui pagano il canone sociale che va da 50 a 200 euro. «Ma se è vero che i rom si piazzano sempre alti nelle graduatorie dell`edilizia popolare» precisa Simone Siliani, che ha firmato la legge regionale del 2000 che prevede il superamento dei campi nomadi, «ciò non corrisponde, nonostante le accuse sobillate dalla destra, alle reali assegnazioni, dove entrano in gioco vari criteri correttivi» (anche a Trieste solo il 7 per cento degli immigrati, giusto la loro quota sugli abitanti, ne risulta aggiudicatario). Ml portano a casa di Demir, un mediatore culturale cinquantenne con un bel baffo ottomano. Un appartamento  in una palazzina popolare dove vive con la moglie che lavora in un ospedale e la nipote tredicenne che presto porterà in visita ad Auschwitz. Anche lui fu accolto da un maresciallo dei carabinieri malmostoso («Mustafa, sappiamo chi sei, quindi riga dritto»), ma 
è un ricordo archiviato nel cassetto del folklore. A poche decine di chilometri, in un piccolo campo sopravvissuto alla periferia di Prato, assisto allo spettacolo paradossale di sinti che si lamentano dei narri: «Non sono come noi. Non si lavano  e ci rovinano la reputazione». 
L`unica lezione generale che mi sembra di intuire è che se tratti le persone da animali c`è un alto rischio che a un certo punto si inferociscano. Uno che riesce a mettersi nelle scarpe altrui è Rossi: «Certo, quando abbrustoliscono la salamella all`aperto per qualcuno può essere seccante. Come può diventarlo mia moglie se sente il rock a volume alto. Basta dirglielo». Nessuna empatia invece verso i manutentori professionali della paura, quelli sempre pronti a imputare agli ultimi arrivati tutte le colpe cittadine. A inzuppare il pane nell`odio di Tor Sapienza il leghista Mario Borghezio è andato scortato dallo stato maggiore dì Casa Pound. E mentre loro reclamavano in pubblico gli sgomberi, il camerata Carminati, Buzzi e compagnia incassavano in privato per l`ennesima emergenza da gestire. Dell`immigrato non sì butta via niente. Al primo giro stacca un dividendo elettorale.  Al secondo un assegno. 
 
 
 
Castellammare - Protesta dei migranti, le Caritas: ''Abbiamo sempre aiutato queste persone''
È quanto emerge nelle ultime ore a seguito del corteo al quale avevano preso parte circa 35 migranti, uomini e ragazzi provenienti dal Nord Africa e ospiti dell'ex struttura di accoglienza per anziani Villa Angelina.
StabiaChanel.it, 16-01-2015
Federica Rispoli
Protesta degli immigrati avvenuta due giorni fa al corso Alcide De Gasperi: gli extracomunitari avrebbero manifestato per la difficoltà nel reperire i farmaci. È quanto emerge nelle ultime ore a seguito del corteo al quale avevano preso parte circa 35 migranti, uomini e ragazzi provenienti dal Nord Africa e ospiti dell'ex struttura di accoglienza per anziani Villa Angelina. "Chiediamo una carta d'identità, documenti sanitari", avevano urlato gli immigrati. Successivamente grazie alla mediazione delle forze dell'ordine gli animi si sono placati e i migranti hanno fatto rientro a Villa Angelina a Quisisana che al momento ospita 85 persone. Per motivi di sicurezza nella zona c'era stato un massiccio dispiegamento di forze dell'ordine
che avevano tenuto sotto controllo la situazione. Oggi i responsabili della Caritas parrocchiali di Santo Spirito e San Matteo sono tornati sull'argomento. "Abbiamo sempre aiutato gli immigrati - hanno dichiarato al quotidiano ‘Metropolis' - e gli abbiamo fornito vestiario, coperte e medicinali cercando di integrarli nel nostro tessuto sociale, non mostrando alcuna discriminazione. Esprimiamo la nostra solidarietà ai dipendenti e ai volontari della struttura Villa Angelina che hanno avuto premura nei confronti degli immigrati e ci hanno permesso di intervenire fin da subito per coinvolgerli in alcune attività delle nostre comunità parrocchiali. Ci auguriamo che la nostra città cresca nel dialogo e nella solidarietà".
 
 
 
Francia, cittadinanza al musulmano che ha salvato sei ostaggi
Parigi ha naturalizzato cittadino francese Lassana Bathily, impiegato dell’Hyper Cacher che ha tratto in salvo sei persone chiudendole in un congelatore
Corriere.it, 16-01-2015
Elisabetta Rosaspina
Sarà «decorato» martedì prossimo con la cittadinanza francese Lassana Bathily, l’eroe della battaglia di venerdì scorso all’Hyper Cacher della Porte de Vincennes, nell’est di Parigi, colui che ha nascosto una quindicina dei clienti del supermercato nella stanza frigorifera, mentre Amedy Coulibaly, il terrorista che, in Francia, invece era nato aveva già ucciso tre ostaggi e stava minacciando la vita degli altri. Lassana, originario del Mali, musulmano, non aveva avuto un solo momento di esitazione, quando ha capito che i clienti del supermercato di prodotti ebraici avrebbero potuto sfuggire alla sorte che Amedy Coulibaly riservava loro.
 
 
 
Cittadinanza, il sistema in tilt tra lungaggini e incertezze: e molti rinunciano
Da mesi le procedure online per fissare un appuntamento con le prefetture sono quasi paralizzate, i tempi si allungano e, secondo l'ASGI, manca anche ceretezza giuridica. quella che segue è uina fotografia di un sistema che vìola il principio di buona amministrazione e di rispett dei diritti soggettivi del cittadino. Eppure il numero dei nuovi italiani è in aumento
la Repubblica.it, 14-01-2015
SALVATORE GIUFFRIDA
ROMA - Prendere la cittadinanza italiana è sempre più difficile, al punto che molti immigrati, pur rispettando i requisiti, rinunciano a fare domanda, che si presenta alle Prefetture, allegando alcuni certificati e pagando 200 euro; esiste la possibilità di fissare un appuntamento per avere informazioni e preparare la documentazione, ma prenotarsi è quasi impossibile e, in molti casi, passano anche otto-nove mesi. Secondo l'Associazione studi giuridici sull'immigrazione, a Firenze "non risultano disponibilità almeno fino ad agosto 2015", e a Roma non va meglio: alla voce "prenotazioni", il sito è quasi sempre fermo a "0". 
Buona amministrazione. Tutto ciò va contro la legge Bassanini e il principio di buona amministrazione: "lo stato ha il dovere di assistere i cittadini di qualsiasi nazionalità tramite servizi di interlocuzione", spiega Salvatore Fachile, avvocato e socio dell'Asgi. "Non può chiedere una prestazione e non assistere. Immaginate se si dovesse fare la carta d'identità solo tramite posta". Anche la prefettura di Firenze ha riconosciuto che "il contatto diretto tra straniero e operatore è spesso indispensabile per avviare correttamente la pratica: gran parte delle domande pervenute per posta sono incomplete e l'aiuto dell'impiegato è necessario per far comprendere all'utente cosa e come deve fare". 
Le proposte delle associazioni. il presidente di Anolf Roma Nando Busi lancia l'idea di coinvolgere le associazioni. "Sarebbe un primo screening opportuno per evitare lo spreco di tempo e di risorse", spiega Bussi. Anche per Atef Metwalli, rappresentante Sei Ugl, lo sportello potrebbe fare da mediatore presentando una prima domanda direttamente alla Prefettura. Adesso invece il cittadino paga i duecento euro e spedisce la domanda. Tutto da solo, anche se spesso si rivolge a "esperti" privati, creando un mercato sommerso che non è esente da evasioni e truffe. E il rischio di sbagliare qualcosa rimane comunque molto alto. 
Aumentano i nuovi italiani. Eppure, nell'ultimo anno è aumentato il numero dei nuovi italiani: nel 2011 sono stati 56.147, nel 2012 65.383 e nel 2013 100.712, +54% rispetto all'anno precedente. Secondo Stefano Solari, direttore della Fondazione Leone Moressa, "rappresenta un segnale forte di integrazione da parte dei cittadini immigrati". È vero, ma sono anche aumentate le istanze presentate: nel 2011 erano 71.450, nel 2012 67.502 e nel 2013 sono state quasi 80mila. Tuttavia non c'è una relazione tra queste e le cittadinanze concesse; il ministero ha 24 mesi per rispondere, ma spesso i tempi sono più lunghi. Dunque, l'exploit del 2013 è dovuto al fatto che gli immigrati arrivati in Italia dal 2000 iniziano a maturare i requisiti. Ma molti rinunciano a fare domanda, soprattutto nelle grandi città. C'è paura e sfiducia in un sistema che non fa nulla per migliorare la situazione.
Il problema. "Avere la possibilità di accedere all'informazione necessaria e interagire con le autorità aiuta non solo a dissipare i dubbi e la paura di vedersi rigettare la pratica, ma anche a essere consapevoli dei propri diritti e doveri", spiega Maria Elena Arguello, esperto in immigrazione di Stranieriinitalia. Qualcosa, però, si muove: la prefettura di Firenze sta correndo ai ripari con un call center e un indirizzo di posta elettronica ad hoc, ma in altri grandi città il servizio rimane solo - è il caso di dire - virtuale.  
"Sistema all'italiana". Al caos si aggiunge l'incertezza: secondo l'Asgi, sono in aumento i rifiuti perché - a giudizio del ministero - il richiedente rappresenta un rischio per l'ordine pubblico. Tuttavia per conoscerne le motivazioni bisogna fare ricorso al Tar e aspettare che il giudice ordini al ministero di comunicarle. Ma dopo i (tanti) soldi spesi per un'istanza il cui esito è appeso a una virgola fuori posto, difficile pensare che si voglia ancora spendere per affrontare un iter lungo e complesso e ricorrere alla giustizia. E così viene impedito de facto l'accesso agli atti, ovvero un diritto soggettivo del cittadino: un altro esempio di ciò che si intende per "sistema all'italiana".
 
 
 
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