Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

30 agosto 2010

"Ma la Chiesa non starà zitta sugli immigrati"
Giacomo Galeazzi
La Stampa 30 agosto 2010
CITTÀ DEL VATICANO
«Gli chiederò notizie sui campi di detenzione in Libia». Stasera all’Accademia Libica, porrà a Gheddafi la spinosa questione-immigrazione monsignor Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo, presidente del Consiglio Cei per gli Affari giuridici, in prima linea nell’accoglienza dei migranti.

Gheddafi vuole islamizzare l’Europa.
«È una battuta propagandistica a effetto, ma anche un utile provocazione per ricordare all’Occidente agnostico che nega le proprie radici cristiane l’importanza della religione nella formazione dell’identità nazionale. Di sicuro non gli parlerò dei suoi trenta cavalli berberi che si esibiranno a Tor di Quinto. È preoccupante che non si sappia nulla di ciò che accade ai disperati d’Africa arrestati dalla polizia libica. Ne ho già discusso col ministro Maroni per sapere se ci sono mai stati controlli e verifiche. Non si può chiudere gli occhi di fronte a condizioni contrarie alla dignità umana. La risposta è accoglienza, dialogo, proposte. L’immigrazione non può essere considerata una sciagura o un accidente, ma una opportunità e una sfida».

Perché un vescovo di frontiera e non un diplomatico per incontrare Gheddafi?
«La sorte degli ultimi della terra è innanzitutto una questione pastorale, quindi rappresentare istanze basilari è una necessità davanti a un’emergenza umanitaria dai contorni gravemente indefiniti. L’auspicio è che il confronto diretto con Gheddafi faccia riflettere tutti sulla politica dei respingimenti in mare dei migranti. C’è una legge italiana al riguardo, ma nessuno sa quale destino attende gli extracomunitari quando vengono riportati in Libia. Visto che sulla sorte degli immigrati non ho avuto risposta dall’Italia, lo domanderò direttamente a Gheddafi e spero che il nostro incontro apra la strada a nuovi punti di accordo».

A due anni dall’accordo italo-libico, quali preoccupazioni ha la Chiesa?
«Il nodo cruciale è che non possono essere calpestati i diritti di rifugiati e richiedenti asilo. Adesso vorrei sondare con Gheddafi la praticabilità di una soluzione che superi l’automatismo del respingimento alla frontiera».

Da chi ha ricevuto l’invito?
«Dall’Accademia Libica e dalla presidenza del Consiglio. Confido che il cerimoniale non impedirà un confronto franco sui contenuti. Non si può essere succubi o complici e mettere la testa sotto la sabbia. Il nostro silenzio aggraverebbe i problemi invece di risolverli».



Gheddafi: Europa, convertiti all'Islam

Amnesty: si parli di diritti umani
La Stampa 30 agosto 2010
ROMA
Oggi sarà la giornata della celebrazione ufficiale dell’amicizia fra Libia e Italia, la giornata dell’incontro ufficiale con Silvio Berlusconi, del convegno sui rapporti fra i due paesi. Un incontro in vista del quale la sezione italiana di Amnesty International ha scritto una lettera al presidente del Consiglio: l’organizzazione ricorda le «gravi violazioni» dei diritti umani in Libia e chiede che l’Italia inserisca il tema dei diritti umani dell’agenda dei colloqui con il leader libico Muammar Gheddafi.
Gheddafi non ha ancora dato ordine di montare la sua inseparabile tenda beduina all’interno della residenza dell’ambasciatore libico, dove alloggia durante la sua permanenza a Roma. Lo riferiscono fonti interne all’Accademia libica in Italia. La tenda potrebbe essere montata nella giornata di oggi, nel corso della quale il leader libico avrà i suoi appuntamenti ufficiali previsti in agenda: nel pomeriggio vedrà infatti il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ad un convegno che si terrà nella sede dell’Accademia, e in serata prenderà parte alle celebrazioni del secondo anniversario del Trattato italo-libico alla Caserma Salvo d’Aquisto.
Ieri per Gheddafi, giunto a Roma verso le 13.30, è stata la giornata delle hostess, le 500 ragazze raccolte tramite un’agenzia e condotte nella villa dell’ambasciatore libico per una sorta di seminario sull’Islam. «Convertitevi e seguite l’ultimo dei Profeti, Maometto» ha perorato Gheddafi.
Tre di loro l’hanno preso in parola confermando la conversione in una cerimonia informale, con tanto di velo in testa. E ancora, il colonnello avrebbe informato le ragazze che l’Europa dovrebbe diventare tutta musulmana. E scoppia la polemica, tanto più che per oggi si prevede un secondo incontro-seminario. Anche da destra, dove Francesco Storace tuona «Qualcuno ricordi a Gheddafi che l’Europa è cristiana. Gli show sulla fede sono intollerabili». Protesta l’opposizione, per vari motivi: dal PD Livia Turco auspica che si ponga la questione dei migranti, Rosy Bindi commenta «il governo Berlusconi si presta ad offrire un palcoscenico a chi per fare la sua propaganda pretende di circondarsi di belle ragazze».
Maldipancia sottotraccia anche in seno alla maggioranza, mentre Silvio Berlusconi, che stasera offrirà al Colonnello una cena di grandi numeri con altre 800 persone, ieri si è tenuto lontano da Roma: era a vedere il trionfo al debutto del Milan a San Siro, con presentazione ufficiale di Ibrahimovic. Dell’amico Gheddafi avrebbe solo detto «è folklore». Alle ragazze è stato chiesto di dire che andavano gratis, ma 500 fanciulle non si tengono mute; qualcuna non ha gradito l’incontro, altre spiegano di aver avuto 70 euro, altre 100 netti. In serata il leader libico si è concesso una passeggiata nel centro di Roma, dove ha fatto sensazione a Campo dè Fiori poi a piazza Navona in passeggiata e infine al ristorante Passetto dove ha preso un cocktail analcolico lasciando 100 euro.
Alle 17 di oggi si terrà il primo evento ufficiale della visita, il convegno all’Accademia libica su «I rapporti fra Libia e Italia», seguito da una mostra fotografica sulla storia del paese nordafricano, e poi dall’esibizione equestre alla caserma Salvo d’Acquisto di Tor di Quinto: carosello dei carabinieri e show dei magnifici 30 purosangue arabi giunti in aereo appositamente dalla Libia prima del cenone. Mistero per ora sugli appuntamenti precedenti del colonnello che dovrebbero assumere il colore dei soldi e degli affari.



Show di Gheddafi con le hostess "L´Islam sia religione dell´Europa"

Il leader libico a Roma, il Pd attacca: spettacolo imbarazzante
La Repubblica 30 agosto 2010
Lezione teologica con 500 ragazze e tre di loro si convertono davanti al Colonnello
VINCENZO NIGRO
ROMA - Il verbo di Muhammar Gheddafi affidato alle hostess italiane. Con un messaggio forte e chiaro, che è un invito, una previsione e un auspicio: «L´Islam sia la religione di tutta l´Europa, ci vorrà tempo ma questo potrebbe accadere con l´ingresso della Turchia: convertitevi all´Islam, la vera religione». Nel secondo anniversario del trattato Italia-Libia di Bengasi, il colonnello a Roma ancora una volta chiede di avere un incontro con le giovani italiane: in crisi le associazioni universitarie, scomparse le federazioni giovanili dei partiti, l´unica cosa che sembra reggere è il casting. E questo ha fatto l´ambasciata di Libia: ha ricontattato un´agenzia di hostess. In via Cortina d´Ampezzo 8, nella residenza dell´ambasciatore Hafed Gaddur, dalle 12 di mattina ad attendere il colonnello ci sono poco più di 500 donne e ragazze, entreranno in due turni nel salone delle conferenze. «Tra di noi c´era di tutto», dice una di loro che sta studiando Lettere alla Sapienza, «liceali, universitarie, laureate in antropologia o scienze politiche, ma anche ragazze-del-calippo, come quelle della spiaggia di Ostia». Tutte interessate, affascinate, rapite dall´incontro col leader; poche indignate o annoiate, tanto che solo un paio abbandonano in anticipo, irritate per la lunga attesa ma preoccupate per il fatto che non verranno pagate con i 70 euro promessi per la giornata.
Ancora una volta nell´incontro con le giovani italiane Gheddafi tiene lezione sull´Islam: stranamente, perché nei 40 anni della sua pericolosa carriera di leader della Giamahiria, il colonnello ha sempre visto venire dall´integralismo islamico alcuni dei pericoli più minacciosi. Il clou della lezione arriva quando, dopo aver chiesto di alzare la mano a chi voleva convertirsi all´Islam, Gheddafi ha visto avanzare tre ragazze, due italiane e una spagnola, coperte dal velo: loro avevano già abbracciato la religione di Maometto dopo il precedente incontro romano. Il colonnello, che non ha nessun titolo religioso fra i suoi innumerevoli poteri, ha suggellato la conversione delle tre, regalando a loro come a tutte le altre copia del Corano in italiano.
Ripetendo di essere felice di essere in Italia «ospite del mio amico Berlusconi», il leader libico ha raccontato poi alle italiane del ruolo della donna nella società libica, un ruolo di parità sostanziale a cui lui ha lavorato per decenni. La battuta sull´Islam religione che avanza in Europa gli è venuta in risposta alla domanda di una delle hostess. «Leader, cosa ne pensa dell´ingresso della Turchia in Europa?». All´inizio il colonnello ha risposto insospettito, «tu sei una giornalista, questa è una domanda delicata...», ma poi ha parlato a lungo della possibilità che effettivamente l´ingresso della Turchia in Europa allarghi ancora la sfera d´influenza dell´Islam nel Vecchio Continente.
La parte ufficiale della visita di Gheddafi in Italia inizierà oggi: con un convegno all´accademia di Libia dedicato al passato fra Italia e Libia e poi in serata con un nuovo show, questa volta il carosello dei carabinieri nella caserma dell´Arma di Tor di Quinto. Per tutta la giornata Gheddafi verrà seguito da Silvio Berlusconi, che ha anche chiesto al comando generale dell´Arma di ospitare nelle stalle di Tor di Quinto i 30 cavalli libici che stasera metteranno in scena un loro carosello berbero prima della cena che il colonnello e il cavaliere offriranno ai loro 800 invitati. Oggi sicuramente, dopo l´ennesimo incontro con le hostess, sicuramente sarà anche la giornata delle polemiche politiche: ieri Rosi Bindi, presidente del Pd, ha criticato l´incontro Gheddafi-hostess: «Solo nell´Italietta berlusconiana che si compiace di barzellette e battute misogine è possibile assistere alla celebrazione così imbarazzante e subalterna di un personaggio come Gheddafi». Livia Turco chiede invece che al termine del vertice «il premier si presenti alle Camere per spiegare gli esiti dell´incontro». Ma prima bisognerà attendere le ultime novità della seconda lezione sull´Islam che Gheddafi terrà stamattina in via Cortina d´Ampezzo: le hostess saranno le stesse, perché il colonnello vuole continuare la discussione con le ragazze che ha visto ieri.



L´orientalista Oliver Roy: "Le sue teorie scandalizzano gli studiosi"

"È il solito teatro del Colonnello il suo è un Islam da caricatura"
La Repubblica 30 agosto 2010
ANAIS GINORI
DAL NOSTRO INVIATO
PARIGI - «È il solito, vecchio teatro di Gheddafi. Non bisogna preoccuparsi, né prenderlo troppo sul serio». L´orientalista Olivier Roy, specialista dell´Islam, sorride vedendo l´adunata di ragazze pronte a convertirsi davanti al leader libico. «È solo spettacolo, pura retorica» ripete Roy, professore all´Istituto universitario europeo di Firenze e autore del saggio su nuove religioni e fondamentalismi moderni, "Santa Ignoranza", pubblicato qualche mese fa da Feltrinelli.
Gheddafi è credibile come portavoce dell´Islam?
«Non ha alcuna formazione teologica. E il suo Libro Verde è stato un tentativo di riscrittura dell´Islam che ha destato scandalo tra gli studiosi. Per i tradizionalisti deve infatti esistere unicamente il Corano. Molti musulmani che vivono in Europa si vergognano di vedere Gheddafi sbarcare a Roma e dire queste cose».
Intanto approfitta della sua visita ufficiale per chiedere che l´Islam sia la religione d´Europa.
«Ma non ha alcuna autorità per farlo, usa questa ribalta. Il problema dei governi europei è che sono costretti a ricevere il leader libico per due buone ragioni. La prima è di natura economica, Gheddafi è infatti al centro di molti affari. La seconda è strategica, perché il leader libico ha abbandonato il terrorismo. Questo gli va riconosciuto, e gli occidentali hanno in qualche modo un debito di riconoscenza nei suoi confronti. Ma ogni suo viaggio è una catastrofe diplomatica per l´Europa. Anche quando è venuto in Francia, invitato da Nicolas Sarkozy, è finita molto male».



Rocco Buttiglione, presidente Udc: "Lì non si rispettano nemmeno i diritti degli immigrati"

"Allucinante il silenzio del governo si chieda a Tripoli libertà di religione"
La Repubblica 30 agosto 2010
MAURO FAVALE
ROMA - «Che cosa succederebbe se andassi a Tripoli a dire che i libici devono convertirsi al cristianesimo? Scommettiamo che non tornerei indietro tutto intero?». Fa una battuta, Rocco Buttiglione, presidente dell´Udc, prima di farsi serio. «Il fatto che lui possa venire qui, con tutto il suo circo, non dimostra né la nostra grande tolleranza né la nostra magnanimità».
E allora cosa?
«Parla ai musulmani e segnala, dal suo punto di vista, l´assenza dei valori dell´Occidente».
Un argomento di propaganda?
«L´immagine che vuole far emergere agli occhi dell´Islam è che in Occidente non c´è dignità, che l´Europa crede solo nel denaro. È questo l´obiettivo di Gheddafi: farci apparire così».
E ci riesce?
«B, se nessuno reagisce. È allucinante che il governo non abbia detto nulla. Bisognerebbe richiamare Gheddafi al rispetto dei suoi interlocutori. Tu non vieni in Italia, a spiegare agli italiani, agli europei, che dovrebbero convertirsi all´Islam se prima non permetti anche in Libia la libertà di religione».
Cosa dovrebbe dire oggi Berlusconi a leader libico?
«Due cose. La prima: venga data autentica libertà di religione in Libia e anche la possibilità di conversione».
E la seconda?
«L´immigrazione. La Libia sottoscriva il trattato di Ginevra del 1951. Noi respingiamo in mare migranti che avrebbero diritto a richiedere una protezione e li rimandiamo in Libia che non ha firmato nemmeno la convenzione di Ginevra. E poi c´è un´altra richiesta, ma questa andrebbe fatta a Berlusconi».
Quale?
«Lo Stato italiano si impegni a riconoscere i risarcimenti agli italiani cacciati dalla Libia. Quando mai avranno giustizia?».



"Ebrei geneticamente diversi" Germania, furore per Sarrazin

Ondata di sdegno contro l´ideologo neopopulista

La condanna della Merkel e del governo Imbarazzo nella Spd
La Repubblica 30 agosto 2010
ANDREA TARQUINI
dal nostro corrispondente
BERLINO - Si riparla, a Berlino, di patrimonio genetico degli ebrei come fattore diversificante, ed establishment, media e società insorgono. Il discorso è lanciato dal personaggio più controverso del momento: Thilo Sarrazin, alto dirigente della Bundesbank e membro della Spd (partito socialdemocratico, sinistra, all´opposizione). Per difendere le sue tesi sull´effetto disastroso dell´immigrazione musulmana in Germania e in Europa, che già hanno spaccato il Paese, egli ha dichiarato tra l´altro in un´intervista a Welt am Sonntag: «Tutti gli ebrei hanno un determinato gene, i baschi anche hanno un gene che li distingue da tutti gli altri».
Durissime, scandalizzate le reazioni del governo e della comunità ebraica: Sarrazin ha passato il segno. Ma lui non si arrende, e conta su simpatie crescenti. Secondo il settimanale conservatore Focus, un tedesco su 5 spera nella nascita di un partito nazionalconservatore, non di destra radicale ma a destra della Cdu, capace di riparlare di normalità tedesca e orgoglio nazionale. E insieme ad altri intellettuali neocon, Sarrazin è indicato come uno dei possibili ispiratori.
La polemica è esplosa con le anticipazioni dell´uscita, stamane, del provocatorio libro-manifesto di Sarrazin La Germania si distrugge da sola. Le sue tesi: gli immigrati musulmani, sempre più numerosi in Germania e nel resto d´Europa, hanno ben meno capacità e volontà d´integrarsi di altri gruppi, sono meno istruiti e meno operosi, costano al welfare alle cui spese spesso vivono, portano una mentalità retrograda. Tra qualche decennio, visto che si moltiplicano veloci, saranno più numerosi dei tedeschi e degli altri europei doc, e sarà la fine. Intanto con questo processo la Germania sta già diventando più povera e più stupida.
Già queste affermazioni avevano suscitato condanne al più alto livello. Per la cancelliera Angela Merkel Sarrazin è «un diffamatore». Ma adesso l´implacabile bundesbanker arso da furori populisti ha rincarato la dose, per spiegarsi. È un´escalation che cambia la qualità del dibattito. Parlare degli ebrei indicando il patrimonio genetico, nel Paese che oggi è la più salda democrazia della Ue ma tra il 1933 e il 1945 fu governato da Hitler, Goebbels, Himmler e Goering, fa suonare i campanelli d´allarme.
«Non c´è posto per affermazioni che favoriscono il razzismo o addirittura l´antisemitismo», dice il vicecancelliere Guido Westerwelle. Secondo il segretario del Consiglio delle comunità ebraiche tedesche, Stephan Kramer, «chi tenta di definire gli ebrei attraverso il patrimonio genetico, anche se lo fa con le migliori intenzioni, è vittima del mito della razza, che gli ebrei non condividono; gli ebrei in grado di riflettere non cadranno nella trappola di Sarrazin». Per il ministro della Difesa barone Karl Theodor zu Guttenberg, il politico più popolare del Paese, «Sarrazin ha passato il segno».
Umori intolleranti verso i musulmani, ma anche verso i tedeschi deboli (i poveri e disoccupati percettori di aiuti pubblici, che in passato Sarrazin ha descritto come pigri, consigliando loro di dimagrire), voglia di fierezza, auspici di linea dura. È la musica di tutti i populismi europei. Finora la Germania ne sembrava immune, o ben meno infettata di altri Paesi. Sarrazin può segnare l´inizio del cambiamento. Difficile punirlo, per l´establishment. La Bundesbank, in base al suo statuto, potrebbe espellerlo solo per gravi irregolarità sul lavoro. E la stessa Spd si mostra indecisa sul futuro rapporto col più scomodo dei suoi iscritti.



Cominciare dagli edifici non antisismici
Elisabetta Zamparutti
l'Unità 30 agosto 2010
È indubbio che anche l'edilizia popolare risente delle gravissime carenze della politica urbanistica ed edilizia degli ultimi sessant'anni. Le recenti proposte di intervento sulle periferie degradate, avanzate dai sindaci di Roma e di Milano, sono operazioni indispensabili, ma occorrono idee chiare e calcoli precisi. Il piano per la rottamazione edilizia, che come Radicali con il professor Aldo Loris Rossi sosteniamo da tempo, parte dalla consapevolezza che bisogna distinguere tra edifici post-bellici, privi di qualità e non antisismici, che in Italia ammontano a circa 43 milioni di vani, ed edifici a norma (circa 47 milioni di vani). A fronte di questa distinzione non ci pare abbia senso proporre l'abbattimento di tutti gli edifici delle zone periferiche individuate, magari per ricostruirle con risorse pubbliche. Oculatezza vuole che si proceda invece con la rottamazione degli edifici maggiormente a rischio, quelli non antisismici, da abbattere per riconcepirli e ricostruirli quali pezzi di città biocompatibili, grazie innanzitutto ad incentivi in premi volumetrici. Un grande progetto di politica urbana che offriamo ai sindaci Alemanno e Moratti quale avvio di un piano straordinario di rottamazione degli edifici post-bellici, privi di qualità e non antisismici.



LA VISITA DEL DITTATORE LIBICO PER L'ANNIVERSARIO DEL TRATTATO D'AMICÃŒZIA CON L'ITALIA

«L'Islam religione d'Europa»
IL SECOLO XIX   30-08-2010
Gheddafi a Roma: l'ingresso della Turchia nell'Ile sarà il primo passo della svolta
ROMA. Doveva essere il giorno del¬la "semplice" ostentazione del suo potere personale: assoluto in Libia e in perenne crescita nell'Italia di Sil¬vio Berlusconi. Un tuffo tra cinque¬cento (belle) donne, italiane, africa¬ne, mediorientali, come è suo tradi-zionale volere quando sbarca a Ro¬ma. In attesa delle celebrazioni ufficiali di oggi per l'anniversario del trattato di amicizia italo-libico. Invece, Muammar Gheddafi, grado militare di colonnello, titolo politi¬co di dittatore, proprio per il trami¬te di questo esercito di ragazze, ne ha approfittato per un appello spiri¬tuale: «L'Islam sia la religione di tutta Europa».
Eppure, la giornata era comincia¬ta tranquilla, senza i temutissimi e improvvisi cambi di programma, ancorché il ministro degli Esteri Franco Frattini abbia dovuto atten¬dere il colonnello per quasi due ore all'aeroporto. Gheddafi, la sua scor¬ta di "amazzoni" in tuta mimetica e i suoi cavalli berberi per lo show di oggi, sono arrivati in ritardo. Sorri-dente, in un tradizionale kaftano color biscotto con sopra un mantel¬lo più chiaro. Un cambio in serata, per la cena in centro, caratterizzata da un corteo di limousine bianche.
Invece, sono state proprio le ho-stess - ciascuna ha ricevuto una co¬pia in italiano del Corano - a rivelare il messaggio del giorno: «L'Islam dovrebbe diventare la religione d'Europa. Maometto è l'ultimo pro¬feta». Il primo passo per l'islamizzazione del vecchio continente, ha spiegato Gheddafi, sarà l'ingresso della Turchia nell'Ue. E forse per questo il colonnello, dopo aver dis¬sertato per ore in una lezione cora¬nica, ha invitato le cinquecento gio¬vani a convertirsi. E in tre (due ro¬mane e una spagnola) l'avrebbero effettivamente fatto, recitando una formula sotto la benedizione del leader nordafricano.
All'inizio dell'incontro, nella sede dell'ambasciata libica, Gheddafi ha rivolto un appello ai partecipanti: «Chi si vuole convertire all'Islam al¬zi la mano», ha detto secondo il rac¬conto di diverse partecipanti. Alle giovani il leader libico ha parlato del rapporto di amicizia tra Italia e Li-bia, ma soprattutto della visione della donna nell'Islam. A questo proposito Gheddafi ha detto che le donne nel suo paese «sono libere e possono intraprendere le stesse professioni degli uomini».
Durante le sue esternazioni, nei giardini dell'ambasciata i commes¬si montavano la grande tenda be¬duina che sempre lo accompagna nei viaggi all'estero e che era giunta già sabato nella capitale. Poco dopo, all'aeroporto di Fiumicino, sono sbarcati i 30 cavalli berberi che si esibiranno stasera alla caserma Salvo D'Acquisto, a Tor di Quinto.
Per oggi non sono programmati, ma probabilmente l'agenda del co-lonnello si arricchirà anche di in-contri con i big dell'economia italia¬na. Il boom di affari tra Roma e Tri¬poli, favorito dal Trattato d'amici¬zia, infatti, continua. Così come la penetrazione libica in Italia. Come azionista attorno al 7% (attraverso varie entità) di Unicredit, Gheddafi si è guadagnato ormai una comoda poltrona nel salotto buono della fi¬nanza italiana. E solo per citare qualcuno degli investimenti italia¬ni, l'Eni ne ha annunciati altri per 25 miliardi nei prossimi anni.
D'altra parte, dalla storica pre-senza in Fiat, passando per la Ju-ventus, i rapporti italo-libici sono molteplici. Nella galassia spiccano gli affari con Finmeccanica (attra-verso il consorzio Ansaldo Sts e Selex Communications ha firmato con le Ferrovie Russe Jsc Rzd, un contratto da 247 milioni di euro per realizzare sistemi di segnalamento nella zona di Bengasi), fino ai grandi costruttori, tra tutti Impregilo e Italcementi, impegnati nell'opera di infrastrutturazione della ex colo-nia italiana, a partire dai 1.700 km della nuova "superstrada" Rass Ajdir-Imsaad, la cui realizzazione sarà affidata a imprese italiane. Re¬cente la scalata ai bandi per l'Wi-Max nelle regioni del Nord Italia.
GIO. M.






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