Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

26 ottobre 2012

Mesi in attesa di documenti Scontri tra migranti e polizia
Venti feriti, cinque fermati. L’irruzione in Questura a Napoli dopo l’attesa per lo status di «rifugiati»
Le associazioni «Clima di disperazione fra un mese non ci saranno i soldi per l’ospitalità»
l'Unità, 26-10-2012
Pino Stoppon
NAPOLI Venti agenti feriti o contusi, un’auto della polizia danneggiata, e alcuni immigrati medicati in ospedale sono il bilancio dell’irruzione tentata ieri mattina da una trentina di nordafricani, quasi tutti originari del Mali, nei locali dell’Ufficio immigrazione della Questura di Napoli. Una azione improvvisa e inattesa, mossa dalla disperazione di chi da mesi attende invano notizie sul proprio futuro e che, nel timore di essere espulso dall’Italia, preferirebbe addirittura il carcere al rimpatrio nel proprio Paese di origine. Gli extracomunitari protagonisti dell’azione di ieri, infatti, fanno parte di un gruppo di 1.200 persone alloggiato in strutture ricettive di Melito, comune a Nord del capoluogo partenopeo, in attesa di conoscere il destino della propria richiesta per la concessione dello status di rifugiato. Ma la copertura economica prevista per il loro alloggiamento scadrà il 31 dicembre e da quel giorno, se non sarà riconosciuto loro lo status di rifugiati, saranno costretti a trovarsi una soluzione o a tornare in patria.
Cinque, dopo gli incidenti, gli immigrati arrestati dalla polizia con l’accusa di interruzione di pubblico servizio, invasione di edificio aggravata, violenza e resistenza a pubblico ufficiale, lesioni aggravate e danneggiamento aggravato.
«Si è trattato di un atto premeditato, una violenza a freddo che ci lascia sconcertati», commentava ieri il questore di Napoli Luigi Merolla. «Gli agenti in servizio è la sua ricostruzione sono stati assaliti da un gruppo di oltre trenta extracomunitari. Siamo stati aggrediti senza alcun motivo: il piantone che era al cancello d’ingresso è stato travolto. Rivendicavano il permesso immediato di un permesso di soggiorno. Nella colluttazione che è seguita, uno dei miei uomini ha riportato la frattura del setto nasale, altri ferite alle mani. Un altro momento di tensione c’è stato all’uscita dei fermati cui ha fatto seguito un lancio di sampietrini contro le forze dell’ordine. Queste persone nei giorni scorsi ha spiegato il Questore hanno visto rifiutata l’istanza per ottenere lo status di rifugiati. Tuttavia l’azione non può dirsi dettata dalla rabbia del momento, ma ci sembra piuttosto un atto irrazionale e premeditato, il che ci lascia sconcertati anche perché molte di queste persone possono confidare in un esito positivo della loro domanda in virtù dei motivi umanitari che si riconoscono per paesi come il Mali».
«ABBANDONATI A SE STESSI»
Molto diversa, invece è la lettura dei fatti da parte delle associazioni che da mesi si occupano dell’assistenza agli immigrati che hanno presentato domanda per il riconoscimento dello status di rifugiato politico. Una situazione esplosiva già nota, anche in città, su cui più volte è stato puntato il dito per l’opacità della gestione dei fondi e per le condizioni imposte dagli albergatori agli ospiti in attesa delle decisioni della commissione territoriale. «Quanto avvenuto denuncia infatti con una nota il Forum Antirazzista è la punta di un iceberg di disperazione: non è vero che i trenta rifugiati in questione hanno ricevuto un diniego, ma anzi con buona certezza sono destinatari di un provvedimento di protezione umanitaria, malgrado i criteri molto restrittivi del nostro Paese. Eppure non solo queste persone si sentivano ancora in pericolo, ma a quanto pare è stata diffusa anche la voce che era in arrivo un diniego e il conseguente rischio di espulsione. Di certo conclude il comunicato a un mese dalla fine del finanziamento statale, che lascerà del tutto scoperta la situazione di accoglienza di migliaia di rifugiati solo in Campania, insieme alla nostra preoccupazione per la sorte di queste persone, si vede anche l’agitarsi di quegli albergatori che su questa situazione hanno invece pesantemente speculato».



Assalto degli immigrati alla Questura di Napoli
Dopo aver ricevuto il "no" della prefettura alla loro richiesta di rifiugiati politici, trenta nordafricani hanno attaccato e picchiato i poliziotti. Dieci agenti feriti
Il Giornale, 26-10-2012
Sergio Rame
Circa dieci agenti feriti o contusi, un’auto della polizia danneggiata, alcuni immigrati contusi sono il bilancio di una irruzione di una trentina di immigrati irregolari nella Questura di Napoli per protestare dopo essersi visti rifiutare lo status di rifugiati.
L'esterno dell' ufficio immigrazione della questura di Napoli
Dopo il violento attacco gli extracomunitari hanno, infatti, chiesto di essere arrestati per poter rimanere in Italia e non tornare, quindi, in Africa.
Una trentina di nordafricani ha assaltato nella tarda mattinata i locali dell’Ufficio immigrazione della Questura di via Galileo Ferraris. Dopo aver ricevuto poco prima il "no" della prefettura alla loro richiesta di rifiugiati politici, gli extracomunitari hanno fatto irruzione nell’ufficio immigrazione e hanno aggredito tutti i poliziziotti presenti: una decina di agenti sono finiti in ospedale, mentre è stata danneggiata una volante parcheggiata davanti alla Questura. Gli immigrati fanno parte di un gruppo di 1.200 stranieri alloggiati nelle strutture ricettive di Melito, comune a Nord del capoluogo partenopeo, in attesa dell’esito di un ricorso presentato dopo un primo rifiuto della commissione territoriale alla concessione dello status di rifugiato. Subito dopo hanno chiesto agli stessi poliziotti di essere arrestati per poter rimanere in Italia: proprio per questo avrebbero deciso di aggredire i poliziotti.



Immigrati: Boldrini (Unhcr), condanniamo violenza Napoli ma serve soluzione
Libero, 25-10-2012
Roma, 25 ott. - (Adnkronos) - "La violenza non e' tollerabile e va sempre condannata, perche' non e' questo un metodo accettabile per risolvere le situazioni". Cosi' Laura Boldrini, portavoce dell'Alto Commissariato per i rifugiati (Unhcr) commenta l'irruzione nella Questura di Napoli di una trentina di cittadini nordafricani - in attesa di una risposta sullo status di rifugiati - che hanno aggredito, ferendoli, i poliziotti presenti. Sulla situazione dei tanti migranti arrivati dalla Libia che hanno fatto richiesta di asilo, Boldrini vede "con favore il fatto che il governo stia cercando una soluzione per chi non otterra' lo status di rifugiato ma avremmo preferito che fosse fatto un decreto anziche' affidare tutto alle commissioni territoriali".
La portavoce dell'Unhcr si dice inoltre preoccupata per cio' che accadra' dopo il 31 dicembre, quando terminera' l'accoglienza per l'emergenza Nordafrica. "A quel punto quale sara' la sorte di queste persone?", si chiede. "Bisogna trovare una soluzione alternativa per i tanti uomini e donne, e le famiglie con minori per esempio prevedendo un sostegno materiale in alternativa all'accoglienza".
Sulla vicenda di Napoli, Boldrini aggiunge: "siamo di fronte a casi di iter non portati a conclusione, che chiaramente hanno tempi molto lunghi. In questo momento infatti alcune commissioni territoriali (sono 20 in Italia) c'e' un'attesa di 10-12 mesi, e cio' lascia le persone in uno stato di sospensione ed esasperazione, che pero' - ammonisce - non puo' mai sfociare in un atto violento".



Immigrati: 17 persone messe in salvo da Gdf nel canale d'Otranto
(ASCA) - Roma, 26 ott - Un guardacoste della Guardia di Finanza del Gruppo Aeronavale di Taranto, in navigazione a 27 miglia da Capo Santa Maria di Leuca (Le), ha proceduto ieri a trarre in salvo 17 migranti alla deriva su una piccola imbarcazione di 5 metri con il motore in avaria e difficolta' di galleggiamento.
L'unita' d'Altura delle Fiamme Gialle, spiega una nota, nel mentre stava portando a termine una normale crociera operativa, volta a fronteggiare il fenomeno dell'immigrazione clandestina che da tempo interessa le coste pugliesi del Salento, veniva informata dalla Sala Operativa del Gruppo Aeronavale di Taranto della segnalazione pervenuta dalla Hellenic Coast Guard del Pireo (Grecia), inerente una chiamata satellitare giunta a quell'Ente con richiesta di aiuto da parte di un'imbarcazione alla deriva e dirottata nell'area segnalata.
Immediatamente il Guardacoste ''G.92 ALBERTI'' dirigeva sul punto e, dopo una breve ricerca, individuava il piccolo scafo, pericolosamente appruato e con evidente difficolta' di galleggiamento, sul quale erano stipati 17 migranti, tutti uomini. Procedeva quindi al soccorso traendo a bordo gli stessi, dichiaratisi di nazionalita' pachistana e del Bangladesh e, constatate le non buone condizioni fisiche di alcuni, rientrava a tutta velocita' in porto ad Otranto per assicurare la necessaria assistenza.
Giunti alle 10 nel porto di Otranto, dopo i primi soccorsi di rito iniziavano da parte dei Finanzieri del comparto aeronavale, in collaborazione con le pattuglie della Compagnia della Guardia di Finanza di Otranto le operazioni di identificazione dei migranti e di individuazione degli scafisti, verosimilmente nascosti tra i clandestini.
I migranti sono stati accompagnati presso il centro d'accoglienza ''Don Tonino Bello''.
Dall'inizio dell'anno, in Puglia, le unita' aeronavali della Guardia di Finanza, nel corso di complesse operazioni aeronavali, hanno gia' fermato 25 imbarcazioni dirette verso le coste pugliesi, arrestando 28 scafisti ed individuando 1.381 migranti.



Strategie europee per l’integrazione dei Rom, un convegno dell’Unar a livello europeo.
“Le politiche di integrazione dei Rom e delle altre marginalità in Europa”, è l’incontro che si è svolto ieri a Roma con rappresentanti della Ue e del Consiglio d’Europa.
Immigrazioneoggi, 26-10-2012
Le politiche di integrazione dei Rom e delle altre marginalità in Europa è il convegno che si è svolto ieri presso la Presidenza del Consiglio dei ministri. L’obiettivo dell’incontro era quello di preparare alle visite di studio in programma in Francia, Bulgaria e presso il Consiglio d’Europa che si svolgeranno a partire da novembre 2012 sul tema delle strategie e delle politiche di integrazione dei Rom di altri gruppi socialmente marginalizzati con la finalità di individuare e condividere buone pratiche sperimentate sull’inclusione sociale a livello nazionale ed europeo.
L’evento ha coinvolto rappresentanti da diversi Stati membri e l’unità della Commissione europea che si occupa di tali strategie e politiche.
Il convegno, si legge in un nota dell’Unar, svolge un ruolo di primo piano nell’attività italiana con la partecipazione ai lavori di amministrazioni centrali e di amministrazioni regionali impegnate a realizzare interventi in un ambito individuato come settore di policy strategico anche per il prossimo ciclo di programmazione comunitaria 2014-2020.
L’incontro è stato uno spazio di scambio e di approfondimento sulle esperienze italiane che rappresentano, a livello europeo, riferimenti significativi per l’intero sistema delle politiche a supporto dell’inclusione sociale dei Rom e di altri gruppi socialmente vulnerabili.

 

SMENTITE CHE NON SMENTISCONO Il CIE di Lamezia Terme è chiuso nonostante le smentite della Cooperativa
In seguito alla pubblicazione di un articolo che annunciava la chiusura del CIE di Lamezia Terme 1, la Cooperativa "Malgrado Tutto" che gestiva il centro ha voluto smentire la notizia, che però è stata riconfermata, sia dalla Prefettura di Catanzaro, che direttamente dal Ministero dell'Interno
la Repubblica, 25-10-2012
ROMA - Dalla Cooperativa "Malgrado Tutto", che gestisce il CIE (Centro di Indentificazione ed Espulsione) di Lamezia Terme, riceviamo il seguente comunicato con il quale si definisce "destituita di ogni fondamento" la notizia secondo la quale il CIE fosse stato chiuso 2, a causa delle pessime condizioni - denunciate da Medici per i Diritti Umani 3 (Medu) - nelle quali vevano le persone lì trattenute nella struttura. La notizia, nonostante la smerntita, è invece vera ed è stata confermata, prima che l'articolo fosse scritto, dalla Prefettura di Catanzaro e successivamente direttamente dal Viminale. Tuttavia, pubblichiamo lo stesso la lettera che la Cooperativa ci ha fatto pervenire.
La smentita che non smentisce."Risulta essere destituito di ogni fondamento l'articolo apparso in data 19 ottobre 2012 su Repubblica. it dal titolo "Hanno chiuso il Cie di Lamezia Terme. Dopo la denuncia di Repubblica. it", a firma della giornalista Raffaella Cosentino. Il Cie di Lamezia Terme gestito dalla cooperativa Malgrado Tutto 4, risulta essere completamente aperto e mai nessun provvedimento di chiusura risulta essere stato adottato ad oggi, né dalla Prefettura di Catanzaro, né tanto meno dal Ministero dell'Interno. Non risponde neppure a verità l'affermazione contenuta nell'articolo, secondo la quale sono stati apposti sigilli alla struttura e che la stessa è stata svuotata. Nessun provvedimento di sospensione e/o sequestro, o confisca è stato da nessuna Autorità disposto nei riguardi della struttura, che si ribadisce risulta essere del tutto aperta e funzionante. Il centro di Lamezia Terme, dunque, è regolarmente aperto ed attualmente sono ospitati nello stesso numero cinque utenti dal mese di giugno 2012. La notizia, pertanto, non solo risulta essere del tutto "falsa", non veritiera e destituita di ogni fondamento, ma al contempo viene gettato forte discredito nei riguardi della Cooperativa Malgrado Tutto, che gestisce adeguatamente tale centro da diversi anni.
La Malgrado Tutto che aveva già provveduto a sporgere formale denuncia penale contro l'organizzazione Medici per i diritti umani (Medu), per l'indagine non obbiettiva condotta sulla struttura, ora provvederà ad inviare formale nota con richiesta di immediata smentita e rettifica, ai sensi della Legge n. 47 del 1948 (art. 8) (Legge sulla Stampa), al quotidiano Repubblica. it, riservandosi comunque di adire le vie legali per il ristoro dei danni, sia al detto quotidiano che all'autrice del pezzo giornalistico fuorviante, non veritiero e denigratorio dell'immagine della cooperativa Malgrado Tutto. La detta notizia, oltre a contenere notizie non vere, gesta discredito ed offende il decoro e l'immagine di una organizzazione come la Malgrado Tutto di Lamezia Terme, che da anni svolge con grande sacrificio ed impegno un lavoro serio e altamente professionale.
Inoltre la Cooperativa Malgrado Tutto, oltre a smentire le notizie non veritiere di cui sopra precisa che, in Italia la figura del Cie (Centro di identificazione e di espulsione), di fatto non esiste e che poche sono le strutture ad avere in effetti tale destinazione d'uso con riconoscimento effettivo. Per lo più esistono strutture (caserme o palestre) adattate Il a tali funzioni, mentre il centro e l'impianto di Lamezia Terme è uno dei pochi ad essere dotato dell'effettiva destinazione d'uso per tali finalità. Inoltre, la cooperativa Malgrado Tutto, ha da sempre operato nel rispetto delle regole, operando in locali e strutture di sua proprietà che sono rispettose del vivere umano e di quelle che sono le effettive esigenze dei soggetti ospiti.
Ad oggi i costi di rimborso gestione per tali impianti nell'ultimo periodo sono stati notevolmente ridotti e portati dagli originari euro 46,00 per soggetto agli attuali euro 28,00, che certamente, decurtando le spese da affrontare, non coprono e non soddisfano quello che dovrebbe un servizio all'altezza da erogare ai detti soggetti da ospitare. Nonostante ciò, la Magrado Tutto è andata avanti garantendo servizi di qualità e consoni agli ospiti che attualmente risiedono nel centro. La Malgrado Tutto, intende continuare nella erogazione di tali servizi, ma nella speranza che tali forti tagli di spesa vengano rivisti, altrimenti non si potrà proseguire nel servizio richiesto e dunque è la stessa cooperativa che rifiuterà di proseguire con tale tipo di aggiudicazione di appalto.
Cooperativa Malgrado Tutto
 La risposta del Viminale. Dunque, l'aver anticipato la notizia della chiusura del CIE di Lamezia Terme 5, ha indotto i responsabili della Cooperativa "Malgrado Tutto" a scrivere una smentita. Allo stato delle cose però, dopo la conferma della chiusura avuta, prima dalla Prefettura di Catanzaro, e poi direttamente dal Ministero dell'Interno, la cosa che davvero sembra "destituita di fondamento" è solo la replica dei responsabili della Cooperativa. Ecco infatti cosa risponde il Viminale alla nostra richiesta di chiarimento: "Con riferimento alla sua richiesta, si comunica che, superati gli adempimenti amministrativi necessari, il CIE di Lametia Terme sarà chiuso.I migranti presenti sono, alla data odierna, in numero di 5 e si sta provvedendo al trasferimenti da quella struttura ad altro centro".
Segreteria Ufficio Stampa e Comunicazione Ministero dell'Interno



CIE Milo: un’altra violazione dei diritti fondamentali
Cirdi, 26-10-2012
Nei CIE si rimane rinchiusi anche quando si dovrebbe essere ricoverati in ospedale o accolti in una struttura di assistenza e cura. La dignità della persona e il diritto alla salute per i migranti irregolari non esistono più.
Si è svolta lunedì 22 ottobre l’udienza di convalida per la proroga del trattenimento di un cittadino tunisino che a seguito di un tentativo di fuga dal Centro di identificazione ed espulsione di Milo, alcune settimane fa, ha riportato fratture multiple ad entrambi i talloni, e non può nè sostenersi sulle gambe, nè tanto meno deambulare. Dopo la sua dimissione dall’ospedale di Trapani, nonostante la disponibilità apparente della Prefettura per una diversa sistemazione, e malgrado la disponibilità dimostrata da diversi soggetti privati disponibili a prestare accoglienza ed assistenza a Taha, questi veniva ricondotto dalla polizia all’interno del CIE di Milo; malgrado il medico che opera all’interno del centro avesse stilato pochi giorni prima un’attestazione di incompatibilità a permanere all’interno della struttura, proprio per l’impossibilità del ragazzo di alzarsi sulle gambe e, quindi, con evidente impossibilità di provvedere autonomamente ai bisogni fisiologici ed all’igiene personale, oltre che di ricevere le cure adeguate per il recupero della funzione degli arti.
Nella mattina di lunedì scorso, davanti al giudice della convalida della proroga del trattenimento, proprio mentre l’avvocato Buscaino del foro di Trapani si apprestava a far valere quanto attestato dalla certificazione sanitaria rilasciata dall’autorità sanitaria in favore del ragazzo, chiedendo di non prorogare la misura restrittiva, veniva recapitato da parte dell’ ente gestore Oasi un nuovo certificato medico, redatto dallo stesso sanitario che aveva precedentemente certificato l’incompatibilità alla permanenza nel CIE del giovane, che questa volta attestava la compatibilità alla permanenza dell’”ospite” in un centro di detenzione (perché di questo si tratta e non certo di un hotel), dal momento che era stato previsto che due crocerossine venissero una volta al giorno (la mattina) a lavarlo e aiutarlo ad espletare i bisogni fisiologici.
Il giudice di pace ha dunque convalidato la proroga del trattenimento, sembrerebbe una strana proroga a tempo, pur stabilendo che le crocerossine visitino il ragazzo almeno due volte al giorno. Il giudice ha inoltre disposto una nuova visita medica diretta a verificare la compatibilità delle condizioni fisiche del ragazzo con la permanenza all’interno del CIE di Milo.
Appare a tutti evidente, meno che alla questura di Trapani ed al ministero dell’interno che in queste circostanze viene sicuramente consultato, che in queste condizioni una persona non può stare all’interno di un CIE. Quanto sta avvenendo a Trapani configura un trattamento inumano vietato dall’art. 3 della Convenzione Europea dei diritti dell’Uomo, ed il comportamento delle autorità amministrative potrebbe incidere negativamente sulle possibilità di guarigione del ragazzo dopo fratture così gravi, in modo da compromettere il diritto alla salute della persona, garantito a tutti, immigrati irregolari compresi, dall’art. 32 della Costituzione italiana, e creare i presupposti per una azione di risarcimento nei confronti dello stato per i danni causati dall’omissione dei trattamenti medici prescritti per casi simili.


Un bambino romeno su 10 viene bocciato alle elementari
Cirdi , 26-10-2012
Tra i bambini romeni residenti in Italia, 1 su 4 non beneficia di cure pediatriche e 1 su 5 ha problemi di inserimento scolastico. Nonostante il 93,5% sia regolarmente iscritto a scuola, il 10,7% del totale è stato bocciato alla scuola primaria, il 12,3% dei maschi e il 10% delle femmine hanno perso uno o più anni a causa della loro migrazione, ma soprattutto la maggior parte dei ragazzi si vergogna della propria nazionalità e la nasconde per evitare discriminazioni legate alla confusione tra nazionalità romena e rom. Solo il 75% dei minori ha accesso alle cure pediatriche. Sono alcuni dei dati che emergono dalla ricerca nazionale sviluppata da Fondazione l’Albero della Vita insieme alla Fondazione Ismu “Figli Migranti: i minori romeni e le loro famiglie in Italia”.
Secondo lo studio, la città in cui i romeni hanno dichiarato di avere avuto maggiori difficoltà di integrazione è Roma, seguita da Milano e Torino. La ricerca è stata condotta anche in Spagna da Ong partner, dove Spagna una decisa azione politica “anti stereotipo” è riuscita a smantellare e demistificare i pregiudizi generati dalla popolazione nei confronti dei migranti. Pesante è per tutti il ritorno in Romania, per varie cause: il 72,05% parla di abitudini acquisite durante la permanenza all’estero, aver dimenticato lo stile di vita Romeno, mancanza di autostima, seguiti da fattori legati alla comunità (mancanza di supporto da parte degli amici, mancanza di attenzione da parte degli insegnanti) e fattori familiari.

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Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
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