Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

10 aprile 2013

Immigrazione:due barconi a Sud Lampedusa
Oltre 150 migranti a bordo, al via operazioni soccorso
Ansa, 10-04-2013
Immigrazione:due barconi a Sud Lampedusa (ANSA) - AGRIGENTO, 10 APR - Due barconi, con a bordo complessivamente oltre 150 migranti, sono stati avvistati a Sud di Lampedusa. Il primo, con 75 persone circa, e' stato avvistato a 40 miglia dall'isola. La seconda imbarcazione, avvistata a circa 100 miglia, con a bordo circa 90 migranti, fra cui una ventina di donne, e' stata agganciata da una nave mercantile. Al lavoro anche tre motovedette.



In Italia si dimezzano le domande d’asilo, ma non la richiesta di servizi
I dati del Centro Astalli: 15.700 richieste nel 2012 (meno della metà dell’anno precedente) ma i pasti distribuiti dalla mensa sono rimasti invariati (115.000). ''Situazione preoccupante, l’emergenza Nord Africa è stata un’occasione persa”
Redattoresociale.it 10 aprile 2013
ROMA - Sono state 15.700 le domande d'asilo presentate in Italia nel 2012, meno della metà rispetto all’anno precedente e un numero bassissimo, anche in termini assoluti, rispetto a quelli registrati nei principali Paesi europei. Nonostante questo, il totale dei pasti distribuiti dalla mensa (oltre 115.000) è rimasto quasi invariato rispetto al 2011, con una media giornaliera di pasti offerti superiore alle 400 unità. A dimostrazione del fatto che pur in presenza di un minor numero di richiedenti asilo, l’area del disagio rimane sempre molto ampia, chi arriva nel nostro paese non ha nessun tipo di alternativa e continua a rivolgersi ai servizi di prima accoglienza. Sono questi alcuni dei numeri dal rapporto annuale 2013 dell’associazione Centro Astalli, presentato oggi a Roma. “Una situazione preoccupante – sottolinea il Centro Astalli - che rappresenta l'incapacità del sistema di accoglienza italiano di dare risposte, persino ai bisogni più immediati”.  Nel rapporto emerge che tra le nazionalità più rappresentate, accanto a Costa d'Avorio, Afghanistan e Pakistan, per la prima volta si registra il Mali, teatro di una grave crisi internazionale. L’indagine sottolinea che, nonostante i dati rappresentino un fenomeno di dimensioni assolutamente gestibili di arrivi in Italia, siamo ancora lontani dall’avere un sistema nazionale per l'accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati unitario, integrato e commisurato ai flussi di arrivo. “L'Emergenza Nord Africa, che poteva costituire un'occasione di ripensamento e valorizzazione di alcune esperienze positive attivate dalle Regioni, si è purtroppo chiusa senza alcuna progettualità, né per gli accolti né per il sistema, vanificando del tutto l'ingente investimento di risorse che aveva comportato”- sottolinea il Centro Astalli. Le misure di integrazione rappresentano un punto particolarmente dolente nel già problematico sistema italiano. Molti titolari di protezione si trovano di fatto abbandonati a loro stessi, con ben poche opportunità di crearsi un percorso autonomo: ciò contribuisce a alimentare il fenomeno delle occupazioni, particolarmente grave a Roma, che vede centinaia di rifugiati vivere a margine della società, in condizioni di assoluto degrado. Insieme alla ricerca di un lavoro, l'affitto di un alloggio è la sfida più difficile: l’onerosità delle locazioni e gli anticipi richiesti scoraggiano anche chi può contare su un impiego stabile. Nel 2012 il Centro Astalli, attraverso l'erogazione di contributi alloggio, ha cercato di agevolare il percorso di integrazione di rifugiati che, pur avendo un lavoro regolare, non avrebbero potuto affrontare le spese iniziali per l'affitto di un appartamento.



Proseguono le visite dell’Unione delle camere penali dei Cie. Ieri a Ponte Galeria di Roma dove le condizioni risultano “meno drammatiche che altrove”.
Per Ucp “bisogna superare quanto prima questo sistema paradossale”.
Immigrazioneoggi, 10-04-2013
Una delegazione dell’Unione delle camere penali italiane composta dal presidente Valerio Spigarelli, dagli avvocati Manuela Deorsola, membro della Giunta dell’Ucpi, e Alessandro De Federicis, responsabile dell’Osservatorio carceri, dal presidente della Camera penale di Roma Cinzia Gauttieri e dagli avvocati Paola Robecchi e Stefano Valenza, ha visitato ieri a Roma il Centro di identificazione ed espulsione di Ponte Galeria per verificare le condizioni della struttura dove attualmente sono trattenuti 67 uomini e 44 donne.
“Anche nei centri come questo di Roma o come quello di Milano, dove gli sforzi e l’impegno degli operatori, del personale medico e delle forze dell’ordine fanno sì che la situazione sia meno drammatica che altrove, salta subito agli occhi l’assurdità di un sistema in cui la compressione di diritti fondamentali risulta aggravata da tempi di permanenza ingiustificati e ingiustificabili. Col risultato di trasformare quello che dovrebbe essere un trattenimento limitato nel tempo in vera e propria detenzione”, hanno dichiarato i penalisti al termine della visita.
“Basta varcare la soglia di questi centri e guardarsi intorno per rendersi conto che si tratta di strutture detentive a pieno titolo, con tanto di sbarre, dove uomini e donne si trovano a scontare una pena senza reato e senza le garanzie che il circuito carcerario pure fornisce ai detenuti; senza nessuna possibilità di svolgere una qualche occupazione, ma soprattutto senza sapere quando usciranno”, prosegue la delegazione, che evidenzia come “secondo la legge, la permanenza in questi centri potrebbe durare fino a 18 mesi e anche se a Ponte Galeria non supera i 9 mesi, si tratta comunque di un tempo del tutto illogico visto che l’obiettivo è identificare persone in molti casi già identificate, poiché transitate dal carcere, e che qui subiscono una nuova detenzione nell’attesa di una risposta dai Paesi di provenienza che a volte nemmeno arriva. La verità è che, a prescindere dalla condizione delle strutture, bisogna superare quanto prima questo sistema paradossale, che calpesta i diritti civili e trasforma un provvedimento amministrativo in dura galera”.
L’Unione delle camere penali ha intrapreso una campagna nazionale di visite ispettive nei Centri di identificazione ed espulsione. Dopo aver visitato le strutture di Gradisca d’Isonzo, Milano e Ponte Galeria, il prossimo 17 aprile i penalisti si recheranno in quella di Crotone.



«Razzismo anti-rom»: bufera su De Vito (M5S) e Alicata (Pd)
Strascichi delle primarie: il candidato grillino a sindaco di Roma attacca il Pd usando le frasi della dirigente democratica che si dimette
l'Unità, 10-04-2013
Rachele Gonnelli
A colpi di denunce per voto di scambio alle primarie, diffide e controdenunce per dichiarazioni che alimentano il razzismo, manifesti stradali multilingue sui diritti dei cittadini stranieri: la campagna elettorale per le elezioni romane parte così, con una rincorsa grillina ai voti della destra.
Al centro dello scandalo, però, le dichiarazioni di una giovane dirigente del Pd, Cristiana Alicata, che sul suo blog a urne ancora calde denunciava «le solite incredibili file di rom che quando ci sono le primarie si scoprono appassionatissimi di politica». Una frase riferita a un seggio in un municipio della popolosa periferia sud-ovest Magliana-Portuense, vicino al campo nomadi di via Candoni, sotto il palazzo lungo un chilometro di Corviale. Su queste avventate dichiarazioni della sostenitrice di Renzi prima e ora di Gentiloni, sono saliti in due. Il primo: il candidato sindaco dei Cinque Stelle Marcello De Vito, sconosciuto avvocato del quartiere di Conca d’Oro, quadrante sud-est, scelto da 533 votanti online del meet up di Roma. La seconda: la vice sindaco e assessore alle politiche sociali della giunta Alemanno, Sveva Belviso. Il candidato grillino posta su facebook un fotomontaggio che ritrae una fila a un gazebo e una signora rom del campo di via Candoni che infila la scheda nella scatola con la scritta «Roma Bene comune». Sotto, la scritta: «23 marzo il Pdl paga 10 euro e il pranzo a chi sostiene Berlusconi a piazza del Popolo, 7 aprile il Pd paga 10 euro a tutti i rom che lo votano alle primarie». La vice sindaco Belvisi annuncia un esposto alla Procura per accertare la veridicità dell’accusa del post grillino sulla compravendita di voti alle primarie del centrosinistra. «Per evitare dice casi analoghi alle comunali». Il tutto va a ricadere, per una coincidenza inquietante, proprio nella Giornata internazionale dei rom e dei sinti.
L’associazione «21 luglio» invia una diffida al candidato sindaco del M5S invitandolo a cancellare dalla sua bacheca dichiarazioni che rischiano di alimentare discriminazione, odio e intolleranza. «Queste dichiarazioni sottolinea Carlo Stasolla, presidente dell’associazione e autore di un libro-inchiesta sul piano Nomadi di Alemanno sono gratuite, perché non c’è alcuna prova neppure di un singolo caso di voto comprato e dalla nostra indagine interna non risulta ci sia stato niente del genere. Ma anche se ci fosse stato un caso, qui il fenomeno viene generalizzato includendo tutti i rom, creando così uno stigma sociale. Il fatto è che a Roma, è stato così anche in passato, i rom vengono usati per attaccare gli avversari e fare propaganda». Il candidato sindaco del centrosinistra Ignazio Marino fa notare che l’intera popolazione rom della capitale si aggira sulle 7.700 persone, inclusi i bambini. Quindi se non fosse razzismo ma statistica non avrebbero potuto avere una reale influenza sulle primarie, alle quali su oltre 100mila elettori lui ha ottenuto oltre il 50% delle preferenze.
Visto che nessuno si era scusato, pur eliminando dalle bacheche i post antigitani, ieri la comunità di via Candoni ha deciso di denunciare alla Procura Cristiana Alicata e Marcello De Vito per diffamazione e istigazione all’odio razziale. «Siamo presenti da 13 anni nel XV municipio si legge nel comunicato e abbiamo sempre preso parte attivamente alla politica del territorio». L’ultima visita di un politico è stata del candidato alle primarie David Sassoli mentre il capo del campo Ion Bambalau nel 2003 si è presentato per la carica di consigliere aggiunto in Campidoglio. «Già 5 anni fa abbiamo vissuto sulla nostra pelle una campagna elettorale che ha utilizzato i rom come piaga sociale, non ci stupisce che il M5Stelle, che già più volte è uscito pubblicamente con esternazioni ambigue sul voto ai migranti e l’apertura a movimenti apertamente xenofobi come Casa Pound, faccia proprie tali argomentazioni, né che lo faccia la destra. Ci stupisce invece che tali affermazioni siano nate in seno al Pd». E così chiedono una presa di distanza del partito da Alicata che, dicono, «dovrebbe essere destituita». In serata lei annuncia su Facebook le dimissioni da ogni incarico, «la mia tessera scrive è a disposizione di Bersani», respinge però le accuse di razzismo e chiude con una frase in romané mri famiglia ma dicheri rado, la mia famiglia mi ama che alcuni leggono come una frecciata ai dirigenti romani del Pd.



La vera storia dei rom al voto Il caso dei seggi a Tor Bella Monaca
La Alicata si dimette dopo la polemica. "Ai gazebo di via dell'Archeologia, largo Mengaroni e via Artusi c'è stata una processione di immigrati portati alle urne in cambio di pochi euro"
la Repubblica, 10-04-20113
LAURA SERLONI
Quelle “irregolarità” alle urne nel giorno delle primarie, denunciate da alcuni esponenti del Pd e rilanciate dal M5S, sono tutte scritte nero su bianco nei verbali di chiusura del seggio con tanto di nomi dei presunti “procacciatori” di voti. «Non ha votato chi non aveva i requisiti per farlo», precisa Fabrizio Scorzoni che, dopo le primarie, si è dimesso da capogruppo del Pd al municipio di Tor Bella Monaca. «Ma nei seggi di via dell’Archeologia, largo Mengaroni e via Artusi per tutto il giorno c’è stata una processione, non di rom, ma di immigrati che venivano portati alle urne con la promessa di una colazione o in cambio di pochi euro».
Almeno a Tor Bella Monaca, i rom in fila non si sono visti. «C’erano nigeriani, bengalesi e marocchini con regolare permesso di soggiorno — continua Scorzoni — Povera gente, che poteva sì votare, ma veniva cooptata da volti noti nel quartiere che gli davano i 2 euro per andare a votare, gli offrivano la colazione al bar o gli garantivano qualche euro in regalo, a queste persone basta davvero poco e con quegli spiccioli hanno il pranzo assicurato».
I nomi di queste persone sono scritti nei verbali. «Si tratta di Duilio Morano, ex iscritto al partito, che per tutto il giorno ha organizzato caroselli di macchine per portare alle urne queste persone. Faceva dei gruppi, li accompagnava e gli diceva chi votare», denuncia il capogruppo del Pd. La premessa è d’obbligo: la faida è
tutta locale, una spaccatura nel partito per il candidato alla presidenza di uno dei territori più difficili di Roma.
«Il nome da votare era quello di Marco Scipioni (vincitore delle primarie) — sottolinea Scorzoni — Basti pensare che tra i suoi sostenitori c’è Ezio D’Angelo, al quale è arrivato un avviso di garanzia per l’affaire Piccolo del quale era l’uomo di fiducia». D’Angelo dalle fila del Pdl è passato a quelle del Psi e per la prima volta alle primarie è stata messa a disposizione la sede socialista in via Artusi dove hanno votato in 450. È in questa sezione che si è fatta mezzanotte per ricontrollare le schede poiché i conti non sarebbero tornati: risultavano più suffragi che votanti. «È una questione di correttezza, non razziale — aggiunge amareggiato — Ci sono tanti immigrati che partecipano alla vita politica, ma utilizzare la debolezza di alcuni di loro per ottenere centinaia di preferenze in più non è regolare. Hanno portato anche tanti italiani, sono rimasto colpito da uno di loro che con la scheda in mano ha esclamato: ‘Ma Alemanno non c’è nella lista?’».
L’altra anomalia, fanno notare i militanti presenti, è il numero dei votanti: alle ben più partecipate primarie per il premier Bersani-Renzi in largo Mengaroni hanno votato in 500, a questa tornata in 1.200. L’unico seggio dove l’affluenza è stata di oltre il doppio. «Ho chiamato la segreteria romana per ben tre volte: alle ore 12: 48, 12: 49 e 13 — dice Pina Cocci, membro della segreteria del Pd in Municipio VI e scrutatrice del seggio di Tor Bella Monaca, in via dell’Archeologia 59 — È evidente, quindi, che il Pd di Roma era informato su tutti i fatti e le irregolarità che sono avvenute all’interno del circolo». E mentre in serata i rom di via Candoni denunciano per istigazione all’odio razziale, Marcello De Vito (M5S) e Cristiana Alicata del Pd, quest’ultima si dimette dal partito: «Sono accuse infamanti quelle della comunità rom. Mi difenderò».



Grecia: migliaia di immigrati illegali in sciopero della fame
Atlas, 10-04-2013
Luca Pistone.
Da sabato più 2.000 immigrati detenuti in distinte carceri della Grecia sono in sciopero della fame. Chiedono di essere immediatamente liberati, ma difficilmente ciò accadrà: uno degli impegni presi dall’attuale governo di coalizione greco è arrestare e deportare gli immigrati irregolari.
Molti di loro sono entranti in Grecia senza i necessari documenti, mentre altri, non avendo un’occupazione regolare, non07greece-articleLarge-v2 hanno avuto la possibilità di rinnovare il permesso di soggiorno.
In base alle stime del governo greco, ogni 10 immigrati illegali presenti nell’Unione Europea (Ue), 9 sono entrati irregolarmente dalla Grecia attraverso la frontiera e la costa turca.
Il tema dell’immigrazione illegale è stato il cavallo di battaglia dell’estrema destra durante le elezioni dello scorso anno, portando avanti negli ultimi mesi diverse azioni, anche a carattere violento e squadrista, contro gli immigrati.
Da alcuni mesi il ministero dell’Interno ha adottato un massiccio sistema di controllo dei documenti degli immigrati.
I centri in cui si trovano gli immigrati clandestini in sciopero della fame, riporta la stampa locale, sono quelli di Amigdaleza, vicino Atene, di Corinto e altri nelle regione delle Tracia. Anche le celle dei commissariati di polizia pullulano di immigrati.
Tre di loro hanno cercato di suicidarsi sabato, secondo il movimento locale “Uniti contro il razzismo e la minaccia fascista”.
Le comunità e le associazioni pakistane, bengalesi e afghane in Grecia, che appoggiano lo sciopero, hanno formato una commissione chiedendo alle autorità il permesso per visitare gli scioperanti accompagnati da medici e avvocati.

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