Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

29 novembre 2010

Cura immigrato sulla gru: medico indagato a Milano
Il Messaggero , 29-11-2010
ROMA - Saranno denunciati per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina « il medico curante e persone esterne» all'Ospedale San Paolo di Milano, da dove è stato dimesso ieri mattina l'immigrato che era sceso dalla torre della ex «Carlo Erba» di via Imbonati a causa delle sue gravi condizioni di salute.
La Questura di Milano nel comunicato non spiega se verrà denunciato il medico appartenente a Emergency che ha curato l'immigrato sulla torre oppure un collega che l'ha assistito in seguito.
«In merito ai fatti sono in corso indagini da parte della Questura di Milano - spiega la nota - per accertare la correttezza delle procedure adottate, essendo emersi da parte del medico curante e di altre persone estranee alla struttura sanitaria comportamenti che configurano l'ipotesi di reato di favoreggiamento all'immigrazione clandestina».
I Verdi annunciano un esposto alla Procura di Milano e alla Corte europea per i diritti dell'uomo. «La denuncia della Questura di Milano nei confronti del medico è davvero sconcertante».
A Formigine, nel Modenese, una quindicenne di origine marocchina è stata picchiata dal padre perché troppo "occidentale" e poco rispettosa delle tradizioni del proprio Paese. La ragazzina si è presentata alla polizia infreddolita e spaventata, oltre che con alcuni lividi sul corpo. Agli agenti ha raccontato tutte le sue difficoltà in famiglia. L'uomo, in attesa di ulteriori riscontri, è stato denunciato per abuso dei mezzi di correzione, mentre la ragazza è stata affidata a una comunità di Modena.



Cure ai clandestini Denunciati i medici saliti sulla torre

La Stampa, 29-11-2010
MILANO - Saranno denunciati per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina «il medico curante e persone esterne» all'Ospedale San Paolo di Milano, da dove è stato dimesso ieri l'immigrato sceso dalla torre di via Imbonati a causa delle sue condizioni di salute. Lo ha fatto sapere la Questura di Milano. Nel comunicato non è spiegato quali sia il medico che sarà denunciato: se quello appartenente a Emergency che ha curato l'immigrato sulla torre o un medico che l'abbia curato in seguito.



Cura l'immigrato sceso dalla torre: aperta un'inchiesta

Corriere della sera, 29-11-2010
Andrea Galli
MILANO — Dov'è finito Mahmud? L'egiziano, 23 anni, che rischia l'espulsione, non è più sulla torre ed è già uscito dall'ospedale. Mahmud era uno dei tre immigrati da oltre venti giorni sulla torre dell'ex fabbrica Carlo Erba, nord di Milano, per protestare contro la «sanatoria truffa». Sabato, Mahmud si è sente male. Il comitato che sostiene lui e gli altri (un italo-argentino e un marocchino) contatta Andrea Crosignani, «da trent'anni» medico al San Paolo, e anche impegnato nell'ambulatorio aperto per gli stranieri. Crosignani va, visita. Mahmud è fatto scendere e ricoverato proprio al San Paolo, da dove fanno sapere: «È stato accettato in pronto soccorso per disidratazione e gastrite». Mahmud è senza documenti. La Questura avvia le procedure per l'identificazione. Poiché «ci è stato comunicato che non versa in buone condizioni, avendo un principio di polmonite», il resto degli accertamenti è rimandato. Tra l'altro «in nottata ci informano che il paziente si fermerà qualche giorno»; dunque, sostiene la Questura, c'è tempo. Ma ieri, alle 8, Crosignani visita Mahmud e firma le dimissioni. Il  San Paolo: «Procedura rispettata. Nota di merito per il medico, che non era di turno». Caso chiuso? La Questura vuole «accertare le responsabilità» di persone «non appartenenti all'ospedale» che avrebbero aiutato lo straniero «a lasciare il San Paolo al momento delle dimissioni». Complici, insomma. Per loro si ipotizza il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.



L'intervista
Cecilia Strada, Emergency: brutto precedente, così si allontanano i più deboli dalla sanità pubblica
"Lo straniero ha diritto alle cure negarlo è un pericolo per rutti' '
la Repubblica, 29-11-2010
TERESA MONESTIROLI
CECILIA Strada, presidente di Emergency, il medico del San Paolo che ha curato l'immigrato sulla torre rischia di essere denunciato per favoreggiamento all'immigrazione clandestina. Che cosa ne pensa?
«Spero che questa storia si risolva in niente e che la nota della questura non abbia seguito».
Secondo lei il medico ha sbagliato?
«Non ero all'ospedale, ma per quello che mi hanno raccontato il medico ha fatto solo il suo mestiere: c'è stata un'emergenza, è intervenuto, ha portato il paziente in ospedale, l'ha curato e, una volta guarito, l'ha dimesso. Questo è quello che fanno i medici».
Ora però rischia una denuncia perché il suo paziente è un clandestino.
«Il ragazzo è stato portato in ospedale dalla polizia e, per quanto ne so, al medico non è stato dato alcun ordine di trattenerlo. Il paziente non è scappato calandosi dalla finestra, ma è uscito sulle sue gambe con in mano un foglio di dimissioni, Perché il dottore non avrebbe dovuto mandarlo a casa?»
Questo episodio potrebbe diventare un brutto precedente, non trova?
«Assolutamente sì e non solo per i medici, ma anche per i pazienti. Allontanare le persone straniere dalle strutture sanitarie è grave dal punto di vista umanitario, perché tutti hanno diritto a essere curati, ma anche dal punto di vista sanitario. Perché se una parte della popolazione che risiede in Italia cerca strutture alternative agli ospedali o, peggio ancora, non si fa curare quando ne ha bisogno, può essere rischioso per tutto il Paese».
Oggi gli stranieri usano le strutture sanitarie pubbliche?
«Spesso hanno paura di farlo. E non solo i clandestini, ma anche i regolari. L'informazione è ancora poca, gli stranieri non sanno quali siano i loro diritti, quindi si tengono lontani da ogni pericolo. In uno dei nostri poliambulatori ci capita di curare vittime di reati che si rifiutano di denunciare gli aggressori anche se sono in possesso di un permesso di soggiorno».
Emergency ha seguito il caso della torre di via Imbonati?
«Sì. La scorsa settimana abbiamo anche scritto alla prefettura, mettendo a disposizione uno dei nostri medici per salire sulla torre e controllare le condizioni di salute degli immigrati. Hanno rifiutato, poi sabato ci hanno chiamato dal presidio ed è stato proprio un funzionario di polizia a chiederci aiuto».



Milano, la polizia indaga sul medico che ha curato l'immigrato della torre

la Repubblica, 29-11-2010
TIZIANA DE GIORGIO e MASSIMO PISA
Indagini per "accertare le responsabilità individuali del personale medico e di altre persone non appartenenti alla struttura sanitaria che avrebbero aiutato lo straniero a lasciare l'ospedale eludendo anche la sorveglianza degli organi di polizia". Ipotesi di reato: favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Reazione dura, piccata, quella della questura. Sorpresa dalla sparizione di Mahmoud, l'emigrato egiziano accompagnato al pronto soccorso del San Paolo sabato sera, con un principio di assideramento e conati di vomito e dolori al costato.
Convinto dalle pressioni della Digos e dall'intervento di un medico dell'ospedale, Andrea Crosignani, a scendere giù dalla torre della ex Carlo Erba dopo 23 giorni di protesta e arrivato in codice giallo al San Paolo. Avrebbe dovuto restare lì per tutta la domenica, per accertamenti, la digos aveva evitato di piantonarlo. Le dimissioni, firmate dallo stesso Crosignani, sono arrivate domenica mattina alle 7.42. Non c'erano poliziotti in corsia. Mahmoud se ne è andato. Una fuga, per via Fatebenefratelli, con un occhio chiuso da parte della struttura e un aiuto da parte delle associazioni che hanno sostenuto la lotta del 23enne egiziano e degli altri due immigrati rimasti sulla ciminiera. "I fatti costituenti reato saranno oggetto di denuncia all'autorità giudiziaria", promettono in questura.
In difesa di Crosignani, il medico che aveva visitato l'egiziano a 40 metri d'altezza, convincendolo a farsi portare in ospedale, è intervenuta immediatamente la direzione del San Paolo: "La procedura è corretta - fanno sapere - il paziente è stato rilasciato in base alle sue condizioni cliniche, non c'erano motivi per trattenerlo". Sulla vicenda, le parole calme del medico: "Ho semplicemente fatto il mio lavoro - spiega Crosignani - dopo aver soccorso Mahmoud sulla torre, sono passato a trovarlo in reparto. Succede spesso, quando interveniamo sul posto. Ieri mattina l'ho visitato e non c'era nessun motivo per trattenerlo in ospedale".
Crosignani si è precipitato sulla cima della torre sabato pomeriggio, dopo il via libera delle forze dell'ordine ai soccorsi dell'egiziano. Mahmoud aveva perso i sensi più volte. Quando il medico ha raggiunto la piattaforma, a quaranta metri di altezza, l'ha trovato avvolto nelle coperte, rigido come un pezzo di ghiaccio e febbricitante. Un principio di congelamento. "Non era grave, ma non poteva più rimanere lì al gelo ed erano necessari accertamenti". Dopo essere stato portato in ambulanza al pronto soccorso, Mahmoud è stato riconosciuto dalla polizia, che ha consegnato al ragazzo un ordine di comparizione in questura dopo cinque giorni.
"Del fatto che fosse sotto sorveglianza non mi ha informato nessuno: l'unico contatto che ho avuto con la Digos è stata la telefonata in cui mi chiedevano di dire al ragazzo di stare tranquillo perché per lui non ci sarebbero state conseguenze. Sapevo del mandato di comparizione in questura ma non c'erano impedimenti al suo ritorno a casa". Le dimissioni sono state firmate quindi ieri mattina, venti minuti prima che si presentassero gli agenti.
Di fronte all'ipotesi di denuncia del medico da parte della questura, i verdi annunciano un esposto in procura e uno alla Corte europea per i diritti dell'uomo di Strasburgo. "Un gesto di violenza senza precedenti che induce i medici a non tener fede al giuramento di Ippocrate - commenta il presidente, Angelo Bonelli - si è superato il limite dell'umana pietas".



IMMIGRATI,EGIZIANO DIMESSO SENZA INFORMARE POLIZIA: SCATTA DENUNCIA MEDICO

il Giornale, 29-11-2010
"In relazione al ricovero presso l'Ospedale San Paolo" dell'immigrato egiziano di 23 anni "che nel pomeriggio di ieri è sceso dalla torre della ex "Carlo Erba" di via Imbonati a causa delle sue gravi condizioni di salute, lo stesso è stato dimesso nella prima mattinata odierna da parte di personale medico di quell'ospedale". Lo comunica la polizia. "In merito ai fatti - spiega una nota della questura - sono in corso indagini da parte della Questura di Milano per accertare la correttezza delle procedure adottate, essendo emersi da parte del medico curante e di altre persone estranee alla struttura sanitaria comportamenti che configurano l'ipotesi di reato di favoreggiamento all'immigrazione clandestina. I fatti costituenti reato saranno oggetto di denuncia all'Autorità Giudiziaria". A quanto si apprende, la denuncia riguarda il medico che ieri aveva soccorso l'immigrato e che lavora al San Paolo, l'ospedale dove l'egiziano è stato ricoverato ieri sera. A spingere la polizia ad intervenire, sempre secondo quanto si apprende, il fatto che il medico avesse detto agli agenti che l'egiziano avrebbe dovuto essere ricoverato per un paio di giorni. Stamani, però, l'egiziano è stato dimesso 'a sorpresa' senza informare le forze dell'ordine, nonostante l'uomo fosse sotto sorveglianza, ma non piantonato, mentre erano state avviate le procedure di identificazione fotosegnalamento, procedure però che non erano ancora complete perché mancavano alcune verifiche amministrative sulla posizione giuridica del 23enne. Da qui la decisioni di avviare le indagini per chiarire come sia avvenuta la dimissione dell'egiziano sul quale la polizia stava effettuando accertamenti.



Via gli stranieri che delinquono Passa il referendum svizzero

Corriere della Sera, 29-11-2010
Maria Serena Natale
La proposta della destra populista su chi commette gravi reati
A un anno dal referendum che vietò la costruzione di minareti la Svizzera torna sotto i riflettori internazionali e nel mirino delle organizzazioni per i diritti umani. Con una nuova consultazione il 52,9 per cento dei votanti (contro il 47,1) ha approvato te proposta dell'Unione democratica di centro (Udc), il partito della destra populista: espulsione automatica per stranieri colpevoli di reati gravi come stupro, traffico di droga, tratta di esseri umani, fino alla
truffa alla mutua,  Il governo aveva presentato invano una controproposta che opponeva all'automatismo una valutazione delle espulsioni caso per caso.
«E la vittoria della democrazia diretta e del popolo sovrano che non vuole delegare ai politici decisioni fondamentali — dice al Corriere Oskar Freysinger dell'Udc, tra i più attivi promotori delle ultime due consultazioni —. Il 60-70 per cento dei carcerati non ha cittadinanza svizzera, e non parliamo di piccoli delinquenti ma soprattutto di membri di organizzazioni criminali come la mafia albanese». Dall'Italia immediati i commenti di Mario Borghezio della Lega, che parla di «esempio di civiltà giuridica», e dell'assessore veneto al Bilancio Roberto Ciambetti, «voto indicativo di uno stato d'animo diffuso anche nel nostro Paese».
Per Amnesty International si chiude «una giornata nera per i diritti dell'uomo». Per il Parlamento svizzero si apre
l'iter che trasformerà la volontà popolare in legge. Le associazioni si preparano a portare il caso alla Corte europea di Strasburgo e denunciano come la revoca del diritto di soggiorno rischi di colpire anche i figli di immigrati cresciuti in Svizzera ma lasciati senza cittadinanza dal complicato sistema di naturalizzazione della Confederazione.
Su una popolazione di circa 7 milioni e mezzo di persone, il 23 per cento è straniero. Quello dell'integrazione è un
tema sensibile e cavalcato con forza dalla destra nel piccolo Paese nel cuore dell'Europa che non fa parte della Ue e solo nel 2005 ha detto sì, ancora tramite referendum, all'ingresso nell'area Schengen di libera circolazióne. «L'Udc fa campagna su questo argomento da anni — commenta Georg Lutz dell'Università di Losanna — opponendosi a qualsiasi cosa rappresenti "l'altro", l'Onu, l'Europa, ora lo straniero. Quando una parte dice di difendere gli autentici valori nazionali innesca uno scontro culturale». Ieri si votava anche sulla proposta socialista di introdurre aliquote minime per le imposte sui redditi elevati in tutti i Cantoni: bocciata.



Svizzera, saranno espulsi gli immigrati "criminali"

Successo del referendum indetto dall'ultra-destra
Il Messaggero, 29-11-2010
WALTER RAUHE
BERLINO - Tempi duri per le pecore nere svizzere. La maggioranza dei cittadini elvetici si è espressa a favore dell'espulsione degli immigrati stranieri che commettono reati. Al referendum sull'iniziativa presentata dal partito popolare svìzzero Udc/Svp del multimilionario e leader della destra ultra-conservatrice Christoph Blocher, il 52,9% degli elettori si sono espressi favorevoli all'espulsione degli immigrati che ad esempio hanno commesso degli omicidi, delle rapine, che erano coinvolti in traffico di stupefacenti ma anche di esseri umani, che si sono resi colpevoli di violenza sessuale o che hanno indebitamente beneficiato di prestazioni dell'assistenza o delle assicurazioni sociali a scapito così della comunità. Quegli immigrati che proprio la formazione di destra aveva disegnato come "pecore nere" sui propri manifesti
e che la maggioranza delle pecore bianche prendeva a calci e batteva fuori dai propri confini e pascoli, Per il partito ultrana-zionalista   è un ennesimo successo dopo che già due anni fa un altro referendum promosso dalla formazione di Blocher - quello sul divieto di costruire in Svizzera nuovi minareti - ottenne una chiara maggioranza alle urne. E anche in questo caso i cantoni, nei quali è prevalso il sì alla nuova linea dura ed intransigente nei confronti degli immigrati stranieri "indesiderati" erano quelli più rurali della svizzera tedesca e anche il Canton Ticino nella Svizze: ra italiana, dove il fronte del sì ha addirittura superato il 60%. Contraria invece alla discussa iniziativa dell'Udc la svizzera romanda (francese), spesso divisa politicamente ma anche culturalmente dal resto della Confederazione.
Gli avversari dell'espulsione facile degli stranieri avevano argomentato che in questo modo gli immigrati rei di aver commesso un reato sarebbero stati condannati due volte: la prima in tribunale con una pena da scontare in un carcere svizzero, e la seconda volta nell'ufficio immigrazione che li avrebbe poi espulsi rimandandoli nei Paesi d'origine. Vivaci discussioni aveva suscitato anche la circostanza che altri importanti e altrettanto gravi reati non erano stati inclusi nella lista redatta dall'Udc per il referendum. Ad esempio i reati di evasione fiscale o di riciclaggio di denaro sporco di cui si macchiano ogni anno non pochi cittadini stranieri in possesso di un regolare permesso di soggiorno in Svizzera. In questo caso - nella chiave di lettura del Partito Popolare - si tratta però spesso di milionari, imprenditori e banchieri. Cittadini per bene insomma e comunque benvenuti nella confederazione elvetica  proprio grazie al loro grosso portafoglio (e ai loro conti   bancari ben nutriti).
Il partito di Christoph Blocher può ora celebrare un nuovo successo politico che premia le sue scandalose oltre che celeberrime campagne elettorali. Non solo quella delle "pecore nere", ma anche dei tanti pendolari italiani che lavorano in Svizzera e che nei manifesti dell'Udc sono stati raffigurati come dei topi che rubano il formaggio alla popolazione locale. Per non parlare del manifesto che ha contrapposto di recente le foto di quattro belle ragazze nude intente ad immergersi nelle acque limpide del lago di Zurigo con l'immagine di un gruppo di grasse ed anziane donne con il velo che schiamazzano nelle putride acque dello stesso lago. «Ecco come potrebbe diventare il nostro Paese tra venti anni» recita lo slogan del manifesto.



PASSA IL REFERENDUM PROMOSSO DALLA DESTRA POPULISTA DI BLOCHER
Svizzera, sì all'espulsione degli stranieri delinquenti
La Stampa, 29-11-2010
MARINA VERNA
I colpevoli di omicidio, stupro, ma anche abuso dell'aiuto sociale
La pecora nera non potrà più stare in Svizzera. Le pecore bianche adesso hanno lo strumento giuridico per cacciarla. Ieri, con il 52,9 per cento voti, la maggioranza degli svizzeri ha approvato l'iniziativa popolare «Per l'espulsione degli stranieri che commettono reati», lanciata dal partito della destra popolare (Udc), che tre anni fa aveva vinto le elezioni federali con un manifesto apertamente xenofobo: un gregge di pecore bianche, appunto, che espelleva dai prati svizzeri una pecora nera.
Il governo e i partiti di centro chiedevano l'analisi caso per caso, come avviene nell'Unione Europa, ma i populisti dell'Udo hanno imposto una linea dura: scrivere nella Costituzione un articolo che stabilisce che «gli stranieri perdono il-diritto di dimora in Svizzera e ogni diritto di soggiorno» quando «sono stati condannati con sentenza passata in giudicato per omicidio intenzionale, violenza carnale o un altro grave reato sessuale, per un reato violento quale ad esempio la rapina, per tratta di esseri umani, traffico di stupefacenti o effrazione». Oppure quando «hanno percepito abusivamente prestazioni delle assicurazioni sociali o dell'aiuto sociale».
Il divieto di entrata in territorio elvetico andrebbe dai 5 ai 15 anni. L'Ufficio federale della migrazione (Ufm) ha calcolato che, con le disposizioni vigenti, in media ogni anno sono espulsi dalla Svizera 350-400 stranieri che hanno commesso reati. Con questo sì, il loro numero salirebbe a circa 1500.
Trattandosi di una modifica costituzionale, occorreva la doppia maggioranza, del popolo e dei cantoni. I sì hanno vinto in 17 cantoni (su 26), tutti quelli di lingua tedesca più il Ticino e il Vallese. La controproposta, che dava ai giudici facoltà di decidere caso per caso, è stata bocciata dal 54%.
Un risultato che non sorprende, data la martellante campagna di paura che l'Udc porta avanti da tempo. «Abbiamo nascosto il problema degli immigrati per quindici anni, soprattutto per correttezza politica, ma la gente non è più disposta a farlo - ripeteva Alard du Bois-Reymond, direttore dell'Ufm -. C'è un sacco di paura, là fuori, come ha già mostrato il referendum sui minareti». Anche quella era stata un'iniziativa dell'Udo e del suo vice-presidente Christoph Blocher, un industriale della chimica che ha spostato a destra il partito, facendone il difensore dei ceti che si sentono minacciati dalla presunta concorrenza degli immigrati. Lo scorso novembre il referendum contro la costruzione di nuovi minareti era passato con il 57,5 per cento e lo sconforto del governo e della Conferenza dei vescovi svizzeri.
Sempre ieri, gli svizzeri erano chiamati a esprimersi anche sull'iniziativa popolare socialista «Per imposte èque», che avrebbe voluto ridurre la concorrenza fiscale tra i cantoni, introducendo aliquote d'imposta minime (22%) per i redditi elevati e i grandi patrimoni. Questo secondo referendum è stato bocciato dal 58% degli elettori, per cui ogni cantone continuerà a fissare le proprie aliquote. Soddisfatti il governo di Berna e i partiti di destra, che temevano una perdita di attrattiva della piazza finanziaria svizzera per le persone e le imprese straniere.
In Italia
«L'esito del referendum svizzero sull'espulsione degli immigrati che si macchiano di gravi reati non mi sorprende». Così l'assessore veneto leghista Roberto Ciambetti commenta le notizie che arrivano dalla Svizzera, e aggiunge: «Il voto è indicativo di uno stato d'animo diffuso anche in Italia. Qui non c'è la paura dello straniero, come spesso si dice in un ma-linteso senso di solidarietà, quanto la constatazione che troppi reati gravi sono riconducibili a chi ha scelto i nostri Paesi per delinquere. Purtroppo in passato le nostre frontiere colabrodo e un effettivo lassismo hanno permesso l'ingresso di troppi delinquenti».



Da oggi la Svizzera espelle gli stranieri che delinquono

il Giornale, 29-11-2010
Domenico Ferrara
Sul tema dell'immigrazione in Svizzera fanno sul serio. E non ci pensano due volte a cacciar fuori gli immigrati che delinquono. A distanza di un anno dal referendum che sancì il divieto di costruzione di nuovi minareti, ieri i cittadini elvetici sono stati chiamati a rispondere a questo quesito: «Siete favorevoli all'espulsione degli stranieri che commettono reati?». E il 52,9% dei votanti ha risposto di sì. La proposta, promossa dall'Udc (Unione democratica di centro), partito conservatore di destra, ha ottenuto il sostegno di una larga maggioranza di Cantoni: avallato in tutti quelli  tedescofoni, con la sola eccezione di Basilea Città, e in Ticino e rifiutato in tutti i cantoni romandi, con l'unica eccezione del Vallese. L'iniziativa, voluta fortemente da quello che è il principale partito della Confederazione, è stata pubblicizzata in maniera vigorosa. «Viale "pecore nere" dalla Svizzera», «Fuori Ivan S. lo stupratore»: erano alcuni slogan che campeggiavano sui cartelloni delle strade del paese elvetico. Slogan che hanno convinto.
E dunque via libera alla proposta del partito di Christoph Blocher che prevede l'espulsione automatica degli stranieri condannati per gravi reati, quali omicidio, rapina, traffico di esseri umani, stupri, ma anche abusi nelle prestazioni dell'assistenza sociale o truffe alla mutua. Una volta che la condanna è passata in giudicato, l'espulsione sarà automatica. E il divieto di rientrare in territorio svizzero andrà dai 5 ai 15 anni, 20 per i recidivi. «La proporzione di stranieri fra gli accusati di omicidi intenzionale è del 59% e le nostre prigioni di lusso non costituiscono ormai un deterrente»: con questi annunci l'Udc aveva svolto la sua campagna preelettorale riuscendo a raccogliere più di 200mila firme, ovvero oltre il doppio di quelle necessarie per sottoporre un testo al voto popolare. E i cittadini le hanno dato ragione.
A evitare che la proposta venisse approvata non è bastata l'opposizione del governo e della maggioranza del Parlamento che hanno elaborato un contro-progetto un po' più morbido. In pratica, la proposta alternativa prevedeva che Confederazione, Cantoni e Comuni facessero tutto il possibile per integrare gli stranieri in Svizzera e che le espulsioni non fossero automatiche, ma valutate caso per caso nel rispetto dei diritti fondamentali e dei principi costituzionali e garantendo possibilità di ricorso. Niente da fare, però: la controproposta è stato bocciata dal 54,2% dei votanti e non è stata accolta in nes¬sun cantone. Avvalorando ancor di più il significato del risultato elettorale, se si pensa che a sostenere la proposta, a eccezione di altri piccoli partiti, è stata solo l'Udc, il partito promotore appunto, nonché lo stesso partito che lanciò, riscuotendo l'appoggio degli elettori, il refe¬rendum sui minareti.
L'Udc ha vinto praticamente contro tutti. Secondo i detrattori, la proposta non distinguerebbe tra gli stranieri nati e cresciuti in Svizzera e gli stranieri giunti nel Paese illegalmente e per delinquere, né tra il trafficante che spaccia 5 grammi di cocaina e quello che ne ha venduti 5 kg. E se si pensa che in Svizzera gli stranieri costituiscono il 22% della popolazione, si dicono preoccupati del fatto che 1,5 milioni di persone possano diventare potenziali espulsi. Secondo le stime dell'Ufficio federale della migrazione, ap-provata la nuova proposta, ci po¬trebbero essere circa 1.500 allontanamenti, contro i 400 che vengono
attuati fino a oggi. Ancora è presto per capire cosa succederà realmente in Svizzera e quale impatto avrò questo risultato referendario. Intanto, sempre ieri, i cittadini elvetici hanno detto no all'iniziativa socialista di introdurre aliquote minime del 22% sui redditi e i patrimoni elevati. Ma questa è un' altra storia.



"Via gli stranieri che commettono reati"

La Svizzera approva con un referendum  l'espulsione per i crirmini più gravi
la Repubblica, 29-11-2010
FRANCO ZANTONELLI
LUGANO — Ancora una volta la destra svizzera la spunta, su un tema che riguarda gli stranieri, e ottiene un chiaro sì all'espulsione immediata di quelli che delinquono. Il 52,9 per cento dei citta¬dini ha infatti accolto, ieri, il referendum dell'Udc, partito del miliardario populista Christoph Blocher, che chiedeva il pugno di ferro contro gli stranieri criminali. L'omicidio, la rapina, la violenza sessuale, ma anche l'abuso delle prestazioni sociali figurano tra i reati che prevedono l'allontanamento dalla Svizzera.
Una nuova prova di forza del primo partito elvetico contro i trattati internazionali, in particolare contro gli accordi di libera circolazione delle persone, stabiliti dalla Svizzera con l'Unione Europea. «Questo voto getta una luce negativa sul nostro Paese, che ne soffrirà a livello internazionale», ha denunciato l'Osar, l'organizzazione svizzera di aiuto ai rifugiati. Dal canto suo Bruxelles reagisce in modo secco. Secondo un funzionario comunitario «la Svizzera sta mettendo in pericolo, consapevolmente, i propri impegni verso l'Ue». «Il Governo ed il parlamento svizzeri hanno ora il compito di trovare il modo di conciliare l'attuazione dell'iniziativa con gli obblighi assunti dalla Svizzera nell'ambito degli accordi coni' 'Unione Europea», ha rincarato, a Berna, l'ambasciatore dell'Ue in Svizzera, Michael Reiterer.
L'Udc, tuttavia, che sulla contrapposizione all'Unione Europea ha costruito parte della propria fortuna politica, non sembra preoccuparsi. Per il deputato al Parlamento federale, Ulrich Schlùer «l'espulsione dei criminali stranieri non comporta alcun conflitto con la libera circolazione delle persone». «Gli stranieri rappresentano il 22 per cento della popolazione e sono responsabili del 54% dei reati», taglia corto il leader del partito, Christoph Blocher. A nulla è valso il tentativo del Governo e della maggioranza del Parlamento di far passare una proposta meno drastica, in linea con le convenzioni internazionali. Gli avversari dell'Udc non sono stati abbastanza compatti e il partito di Blocher ha vinto facilmente, come già accaduto un anno fa quando un referendum mise al bando la costruzione di minareti e sollevò polemiche e condanne in tutto il mondo.
La mappa del voto di ieri ha visto solo i cantoni francofoni, tradizionalmente più aperti, respingere l'iniziativa dell'Udc. Quasi in blocco, a favore, hanno invece votato quelli di lingua tedesca, mentre il Canton Ticino figura in terza posizione, con il 61,3% di voti a favore. «Tutto quello che viene dall'estero, per il Ticino è una iattura», ha detto il locale presidente Udc, Pierre Rusconi. Inoltre c'è il mai risolto rapporto di odio-amore con l'Italia. «Ovvio che la paura è aumentata con l'accordo di Schengen, per noi deleterio, che ha tolto i controlli alle frontiere», ha continuato Rusconi. In realtà il voto di ieri ha messo, nuovamente, in luce il timore degli Svizzeri per chi viene da fuori. E non è un caso se, proprio quest'anno, cade il quarantesimo dall'iniziativa con cui, nel 1970, il leader della destra elvetica di allora, James Schwarzenbach, si vide bocciare di un soffio la proposta di limitare il numero degli stranieri al 10% della popolazione elvetica.



IMMIGRAZIONE: DAL 9 PERMESSO SOGGIORNO SOLO CON TEST LINGUA. ESAME DOVRA' ACCERTARE COMPRENSIONE

Ansa.it, 29-11-2010
Massimo Nestico'
Dal prossimo 9 dicembre niente permesso di soggiorno senza conoscenza dell'italiano. Lo prevede il decreto 4 giugno 2010 (firmato dai ministri dell'Interno e dell'Istruzione, Roberto Maroni e Mariastella Gelmini), che entra in vigore in quella data e prevede un test di lingua obbligatorio per gli stranieri che intendono richiedere il documento per soggiornanti di lungo periodo. Il Dipartimento per le liberta' civili e l' immigrazione del ministero dell'Interno ha messo a punto la procedura informatica che consentira' la gestione delle domande per la partecipazione al test. Lo straniero che intende chiedere il rilascio del permesso per soggiornanti di lungo periodo dovra' presentare alla prefettura la richiesta di partecipazione tramite l'indirizzo www.testitaliano.interno.it. La prefettura convoca il richiedente entro 60 giorni per lo svolgimento della prova indicando data e luogo. L'esame si svolge con modalita' informatiche ma, su richiesta, anche per iscritto. E' strutturato sulla comprensione di brevi testi, frasi ed espressioni di uso frequente. Il contenuto delle prove che compongono il test, i criteri di assegnazione del punteggio e la durata della prova sono stabiliti uniformemente su tutto il territorio nazionale. Per superare la prova il candidato deve conseguire almeno l'80% del punteggio complessivo. Se l'esito e' positivo, lo straniero puo' presentare la domanda e la questura, verificati tutti gli altri requisiti richiesti, rilascia il permesso di soggiorno. In caso di 'bocciatura', lo straniero puo' ripetere la prova e inoltrare un'altra richiesta per sostenere il nuovo test. Non tutti gli stranieri sono pero' tenuti a sottoporsi all'esame di lingua. E' infatti esentato dalla prova chi ha attestati o titoli che certifichino la conoscenza dell'italiano a un livello non inferiore al livello A2 del Quadro comune europeo di riferimento per la conoscenza delle lingue; chi ha titoli di studio o titoli professionali (diploma di scuola secondaria italiana di primo o secondo grado oppure certificati di frequenza relativi a corsi universitari, master o dottorati): chi e' entrato in Italia come dirigente, professore universitario o ricercatore, traduttore o interprete; chi e' affetto da gravi limitazioni alla capacita' di apprendimento linguistico.



Immigrati, per il permesso più lungo dal 9 dicembre serve il test di italiano

l'Eco di Bergamo.it, 29-11-2010
Sono tra i 10 e i 15 mila gli immigrati residenti nella Bergamasca che potrebbero essere interessati alla nuova disposizione per ottenere il permesso di soggiorno Ce di lunga durata che prevede, dal 9 dicembre, il superamento di un test di italiano.
Da quella data, infatti, entrerà in vigore il decreto del ministero dell'Interno del 4 giugno scorso, il quale dà attuazione all'articolo 9, comma 2bis, del Testo unico in materia d'immigrazione che, ai fini del rilascio del permesso di soggiorno di lunga durata (ex carta di soggiorno), richiede obbligatoriamente il superamento di un test di livello A2 della lingua italiana.
È bene ricordare che il permesso di soggiorno Ce, ottenibile solo dopo cinque anni di permanenza in Italia, ha validità a tempo indeterminato e permette di godere di alcuni diritti in più rispetto al permesso di soggiorno rinnovabile a seconda dei casi ogni sei mesi, uno o due anni.
La prova d'italiano avverrà ai Centri territoriali per l'educazione degli adulti (Eda) e i richiedenti riceveranno a mezzo posta la data e il luogo del test. I centri Eda nella Bergamasca, localizzati nelle scuole medie, sono sei:  alla scuola media di Redona in città, ad Albano, Costa Volpino, Ponte San Pietro, alla «Cameroni» di Treviglio, e a Villongo.
Le organizzazioni sindacali orobiche, insieme ai responsabili dei centri Eda e all'Ufficio scolastico provinciale, stanno lavorando affinché i centri Eda non si limitino solo al test, ma promuovano corsi specifici per la preparazione dei candidati.
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