Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

04 maggio 2012

Appello migrante: “Genovesi, andate alle urne”.
Saleh Zaghloul

Chi non ha il diritto al voto, come le decine di migliaia di cittadini immigrati che vivono regolarmente a Genova da molti anni, trova incomprensibile che una percentuale alta di cittadini italiani scelga di non votare. I migranti sono costretti all’astensionismo e non potranno scegliere il sindaco della loro città: fatto poco democratico e ben denunciato dal candidato sindaco Marco Doria quando ha presentato la propria lista con sole 39 persone, dedicando a loro il quarantesimo posto.
Gli immigrati genovesi hanno capito l’importanza della partecipazione alla vita pubblica in città e nel paese e per loro il diritto al voto è prioritario, e indispensabile strumento d’integrazione e di democrazia. Si tratta di una grande conquista delle lotte per la libertà e la liberazione e non è un caso che le donne italiane l’abbiano ottenuto molto tempo dopo gli uomini (hanno votato per la prima volta nel 1946). Molti popoli sono ancora in lotta per avere libere e vere elezioni (vedi la lotta che continua dei popoli arabi). E’ proprio vero che noi esseri umani non sappiamo valorizzare ciò che abbiamo. C’è chi si astiene perché è deluso, chi per protesta e c’è chi crede, così facendo, di togliersi ogni responsabilità dell’uso che verrà fatto del proprio voto. In verità si tratta comunque di una precisa scelta politica: quella di fare decidere ad altri questioni che lo riguardano direttamente. Chi si astiene, favorisce la scelta della maggioranza dei partecipanti al voto. Praticamente, vota per il vincitore.
Ci vuole un voto più responsabile, più informato, più partecipato. La legge elettorale per le comunali, diversamente da quella per le politiche, è molto più democratica e rispettosa del voto dei cittadini: ci permette di scegliere le persone (non soltanto i partiti) ai quali dare il nostro voto. Votiamo dunque per le persone che difendono la pace, la democrazia, l’uguaglianza, la legalità, la laicità, il rispetto delle regole. Votiamo chi lavora per i diritti universali al lavoro dignitoso, sicuro e regolare, allo studio ed alla salute. Votiamo le persone antirazziste che lavorano per la convivenza pacifica, l’interculturalità ed il rispetto delle diversità. Non votiamo razzisti e guerrafondai, non votiamo i responsabili del declino economico, politico, culturale e morale del nostro paese.

 

Elezioni e stranieri
Senza possibilità di voto migliaia di residenti
l'Unità, 04-05-2012
Filippo Miraglia, responsabile immigrazione Arci
Libertà è partecipazione», cantava Giorgio Gaber nel lontano 1972. E come definire realmente libera una società che inibisce a milioni di persone la forma di partecipazione per eccellenza in democrazia, il diritto al voto? L’argomento è stato fra l’altro al centro anche del recente confronto televisivo tra Sarkozy e Hollande. Su di esso i due candidati all’Eliseo hanno mostrato di avere idee chiare e distanti tra loro. In Italia agli stranieri non comunitari si chiede di assolvere giustamente a tutti i doveri che gravano sui cittadini italiani, compreso il pagamento delle imposte, contribuendo così alla fiscalità generale. Ma non c’è nessuna automatica simmetria col godimento di quei diritti che garantiscono la piena inclusione nel sistema democratico. Una evidente ingiustizia che, in occasione delle prossime elezioni amministrative, escluderà dal voto centinaia di migliaia di persone, tanto da indurre a chiedersi e non solo come semplice provocazione se nel nostro Paese sia davvero attuato il principio del suffragio universale. Considerando solo i comuni maggiori, una percentuale in taluni casi superiore al 10% di potenziali elettori (per esempio a Como, Parma, Verona e Piacenza, dove si arriva addirittura al 14,4%) non potrà votare perché priva della cittadinanza italiana. Si tratta di cittadini di origine straniera non comunitari, residenti regolarmente in quei comuni, spesso da anni, ai quali è impedito di concorrere alla scelta di chi dovrà amministrarli. In totale, considerando tutto il territorio italiano, ben il 5,3% della popolazione residente non può votare. Lo scorso 6 marzo la campagna «L’Italia sono anch’io» ha depositato alla Camera più di 100 mila firme di cittadine e cittadini italiani in calce ad una proposta di legge di iniziativa popolare (che ricalca il testo di un’analoga proposta presentata nel 2005 dall’Anci), perché venga riconosciuto il diritto di voto alle elezioni amministrative e regionali ai non comunitari residenti nel nostro paese da 5 anni.
Per denunciare questo vulnus democratico, stiamo distribuendo nei comuni interessati dalla consultazione un adesivo con la frase «Io non posso votare». Ancora per 5 anni, molte città saranno governate senza avvalersi del contributo di un pezzo sempre più importante di società. Un problema che dovrebbe vedere impegnate, per superarlo, le forze politiche democratiche con la consapevolezza che la questione non riguarda solo i diritti dei migranti, ma i principi fondativi del nostro sistema democratico. Sul tema del diritto di voto continueremo ad adoperarci perché si apra il più ampio dibattito pubblico.



Immigrati, vietato votare Milioni di diritti negati
Il 6 e 7 maggio prossimi si voterà in oltre mille comuni. Considerando solo i comuni maggiori - secondo i dati diffusi dall'ARCI 1 -  una percentuale anche superiore al 10% di elettori verrà esclusa dal voto, perché non in possesso della cittadinanza italiana. Si tratta di persone d'origine straniera non comunitari, spesso residenti da anni in quei comuni dove vivono, lavorano e pagano imposte e tasse
la Repubblica, 04-05-2012
VLADIMIRO POLCHI
ROMA - C'è un esercito fatto di persone che non contano. È come se una megalopoli di 3.235.497 di abitanti fosse condannata all'astensione dal voto. Eppure in Italia il suffragio è universale. Sicuri? No, se si considera che il 5,3% della popolazione non può votare. Tanti, infatti, sono i cittadini non comunitari per i quali le urne restano chiuse.
Gli elettori invisibili. Il prossimo 6 e 7 maggio si vota in oltre mille comuni. Di questi 28 sono capoluoghi di provincia e 4 anche capoluoghi di Regione. In totale, comprendendo i comuni delle Regioni a statuto speciale, saranno chiamati al voto più di 9 milioni di elettori. Considerando solo i comuni maggiori, una percentuale anche superiore al 10% di elettori (per esempio a Como, Parma, Verona e Piacenza dove si arriva addirittura al 14,4%) verrà esclusa dal voto, perché non in possesso della cittadinanza italiana. Si tratta di cittadini di origine straniera non comunitari, spesso residenti da anni in quei comuni dove vivono, lavorano e pagano imposte e tasse. Nei comuni capoluoghi che andranno al voto solo 4024 persone, l'1,5% del totale degli stranieri residenti, ha infatti ottenuto la cittadinanza nel 2010 e potrà partecipare alla consultazione.
La campagna "L'Italia sono anch'io". In totale, oggi ben il 5,3% della popolazione residente non può votare. Per rendere visibile questa situazione, la campagna "L'Italia sono anch'io" 2 (promossa da 19 organizzazioni della società civile) distribuirà, nei comuni interessati dalla consultazione, un adesivo con la frase "Io non posso votare". "Per superare questa palese ingiustizia - si legge nel comunicato della campagna - più di 100mila cittadine e cittadini italiani hanno sottoscritto due proposte di legge di iniziativa popolare: una sulla cittadinanza e l'altra per introdurre il diritto di voto alle consultazioni amministrative senza discriminazioni di cittadinanza e di nazionalità".
Il voto agli immigrati. La proposta di legge prevede che sia garantito il diritto all'elettorato attivo e passivo alle elezioni comunali, provinciali e regionali anche a chi non sia cittadino italiano dopo cinque anni di regolare soggiorno in Italia.



L'immigrato? Al sindaco conviene
Lo stipendio di consiglieri e primi cittadini aumenta in base al numero di abitanti. E a goderne i benefici sono soprattutto i comuni del Nord, spesso governati da quella Lega che gli stranieri vorrebbe cacciarli
l'Espresso, 04-05-2012
Ismail Ademi
Per fortuna che ci sono gli immigrati. Dovrebbe essere più o meno questa la reazione di tanti amministratori locali, soprattutto del centro nord, ai primi dati diffusi del censimento 2011. Se l'Italia si conferma infatti un paese con saldo positivo, almeno dal punto di vista demografico, questo è dovuto solo alla presenza di cittadini stranieri. E proprio la loro presenza contribuisce ad arricchire tanti politici che nelle dichiarazioni e nei fatti cercano in ogni modo di cacciarli o ghettizzarli.
I dati forniti dal censimento sul numero di residenti servono infatti a decidere diverse cose: il numero dei consiglieri comunali e provinciali, il numero degli assessori, e soprattutto le indennità di funzione per consiglieri, sindaci, presidenti di provincia e assessori. Gli immigrati regolarmente soggiornanti e residenti in Italia, contribuiscono quindi in modo significativo all'aumento del numero di politici locali. Un paradosso che stride con l'impossibilità per gli immigrati di partecipare alle consultazioni amministrative, per decidere chi dovrà amministrare le loro tasse.
I primi a sapere quanto contino gli immigrati sono i sindaci. "Io per esempio guadagno sui 3000 ? lordi al mese (2.040 netti), il minimo tabellare", spiega Andrea Vignini, sindaco di Cortona (24 mila abitanti) mostrando la sua busta paga, "In alcuni casi i sindaci grazie ai migranti hanno anche potuto aumentare il proprio stipendio".
Si scopre cosi che per i paesi fino a mille residenti, il sindaco percepisce 1.200 lordi al mese, fino a 3 mila abitanti sono 1.440 ? mensili, e cosi a salire fino a 2.100 nei comuni fino a 10 mila abitanti.
Le fascie superiori prevedono adeguati aumenti: Nei comuni dai 10 mila a 30 mila abitanti invece si arriva a 3.000 ? lordi al mese, per poi salire a 3.400 per i comuni dai 30 mila a 50 mila. I comuni invece che si trovano nella fascia dai 50 a 100 mila abitanti, danno la possibilità al sindaco di prendere 4.000 ? lordi mensili, mentre se la passano un po' meglio i comuni dai 100 a 250 mila abitanti, dove il sindaco raggiunge quasi 5.000 ? lordi.
Conoscendo questi numeri si può provare a immaginare come potrebbe cambiare l'appartenenza dei comuni e provincie senza gli immigrati. Senza la presenza di immigrati il comune di Verona e Venezia scenderebbero sotto la soglia dei 250 mila abitanti per esempio. Nei comuni di medie dimensioni come Ancona, Vicenza, Piacenza, Arezzo e altri non si arirverebbe alla soglia dei 100 mila abitanti, mentre Bergamo e Cremona si salverebbero per poche centinaia di unità.
Anche Novara, dove il sindaco leghista vietava di uscire in gruppo, una sorta di coprifuoco prevalentemente studiato per limitare gli assembramenti di immigrati, senza quest'ultimi sarebbe sotto la soglia dei 100 mila. In questi casi ai sindaci andrebbe un indennità di 4.000 ?‚? lordi mensili, anziché 5.000. Un bel taglio del 20% in busta paga insomma.
Tra i comuni più piccoli ci sono invece Scandicci, Collegno, Civitavecchia, Velletri, Gallarate, Ascoli Piceno, Pordenone che non riuscirebbero a superare i 50 mila abitanti.
Sempre in base al numero dei residenti può anche cambiare il sistema elettorale. I comuni al di sotto dei 15.000 abitanti utilizzano il sistema a turno unico, dove vince la coalizione che si porta a casa la maggioranza relativa. Rovato per esempio, comune arrivato all'onore delle cronache per l'operazione leghista White Christmas, scenderebbe a quasi 14mila residenti, se si tolgono gli immigrati. Nella stessa situazione potrebbe trovarsi anche Azzano Decimo, dove il sindaco vietava le integrazioni al reddito per gli immigrati, che scenderebbe a quota 14 mila. Il comune di Opeano, nel veronese, dove il sindaco studiava ordinanze per limitare la presenza degli stranieri nei condomini, scenderebbe invece sotto quota 10mila e di conseguenza dovrebbe ridimensionare la propria giunta a 4 assessori, anziché gli attuali 6. Ovviamente anche qui dovrebbero ridursi lo stipendio di centinaia di euro.



Accoglienza profughi del Nordafrica: per IntegrA/Azione senza fondi “si rischia di smantellare la rete di solidarietà”.
Appello della Fondazione al Governo “enti e associazioni non riescono più a far fronte agli impegni”.
Immigrazioneoggi, 04-05-2012
Gli immigrati sbarcati sulle coste italiane durante le rivolte della primavera araba rischiano di rimanere senza la necessaria assistenza per la mancanza di fondi. È l’allarme lanciato da Fondazione IntegrA/Azione in una lettera aperta rivolta a tutte le associazioni e organizzazioni del sociale che operano per i migranti, in cui chiede al Governo di fare chiarezza.
“I fondi per l’emergenza Nord Africa, - si legge nell’appello - a otto mesi dalla scadenza del piano di accoglienza, sono stati utilizzati per il decreto Salva Italia e mai reintegrati. Così Regioni, enti locali e associazioni sono rimasti senza finanziamenti e non riescono più a far fronte agli impegni presi con le quasi 21.000 persone accolte”.
Secondo il presidente di IntegrA/Azione, Luca Odevaine, “chi si è impegnato a suo tempo, si ritrova di fronte al rischio di dover sbattere fuori i rifugiati accolti, smantellando la rete di solidarietà che faticosamente si è costruita. Ci appelliamo al Governo affinché si apra al dialogo per trovare una concreta soluzione, senza lasciare nulla al caso”.



Immigrazione: Don Francesco Fiorino interviene sui recenti sbarchi nelle coste mazaresi     
marsalace.it, 04-05-2012
Dopo i recenti sbarchi di immigrati egiziani avvenuti nei giorni scorsi a Mazara del Vallo, è intervenuto Don Francesco Fiorino, Presidente della Fondazione San Vito Onlus. “I flussi migratori verso le coste siciliane non possono essere ancora gestiti come vere e proprie emergenze. Perché se è vero che siamo la porta d'Europa per i paesi del Nord Africa dobbiamo attrezzarci con sistemi d'accoglienza permanenti e non ricorrere, quasi sempre, ai canali d'emergenza con tende da campo come se...
l'immigrazione fosse un evento sismico”. La Fondazione guidata da Fiorino da anni gestisce beni confiscati alla mafia e si occupa anche d'accoglienza per gli immigrati richiedenti asilo politico. “Perché non pensare all'utilizzo di beni sottratti alla mafia e ad oggi inutilizzati – ha detto Fiorino - così come delle aree militari dismesse per realizzare i centri permanenti d'accoglienza?”.



Immigrazione: Grecia, intercettati 40 clandestini in mare
(ANSAmed) - ATENE, 4 MAG - La guardia costiera greca ha intercettato un'imbarcazione sospetta al largo di Astakos, nella Grecia sud occidentale, con a bordo 40 immigrati clandestini tutti uomini. Sia lo scafista che gli immigrati sono stati arrestati.
Intanto, nonostante lintensificazione dei controlli da parte della polizia di frontiera greca e della Frontex (la forza europea per controlli delle frontiere dell'Ue), aumenta sempre di piu' il numero degli immigrati illegali che passano nel territorio greco provenienti dalla Turchia. Secondo la stazione radio Skai, ogni giorno, a seconda della stagione e delle condizioni del tempo, dai 100 ai 300 immigrati illegali provenienti da Paesi asiatici e africani entrano in territorio europeo dopo essere transitati attraverso la Turchia. (ANSAmed).



Rifiuta di curarsi e fa nascere la figlia
Avvenire, 04-05-2012
La piccola Lina sta bene e pesa due chili e 100 grammi. È nata a Torino all’ospedale Sant’Anna il 28 marzo, da una mamma coraggiosa, che ha scelto di portare avanti la gravidanza nonostante le metastasi avanzate di una grave forma di tumore.
Alla donna, marocchina, di 32 anni, sono state sospese le cure più invasive fino al parto, proprio al fine di consentire la nascita di Lina. «Un compromesso – racconta il pediatra neonatologo Enrico Bertino, direttore della Terapia Intensiva neonatale – raggiunto grazie a un lavoro d’equipe interdisciplinare tra pediatri e oncologi. La chemioterapia pesante avrebbe danneggiato il feto, mentre per la madre la malattia era già a uno stadio così avanzato che le cure non l’avrebbero guarita».
La donna, da poco in Italia, ha scoperto di avere il tumore proprio durante la gravidanza, dal riscontro delle metastasi che avevano già infestato le ovaie. La donna, d’accordo con i medici, ha deciso in modo consapevole di portare a termine la gravidanza.
La nascita della bambina, che sarà dimessa oggi, insieme alla madre, «è stata una lotta contro il tempo – continua Bertino – allo scopo di mantenere la gravidanza il più a lungo possibile». Il feto era vitale, nonostante stesse crescendo in un corpo compromesso, intossicato dal tumore avanzato. La bambina è nata con il parto cesareo dopo 31 settimane e sei giorni. Subito dopo la nascita ha avuto bisogno, ma solo per la prima settimana, di un lieve aiuto nella respirazione. Pesava un chilo e mezzo. Tutti i controlli successivi hanno avuto esito positivo. La madre era impossibilitata ad allattare, ma Lina ha potuto in parte contare sul latte della zia, giunta in Italia per assistere la sorella e alle prese a sua volta con il figlio di appena 4 mesi.
Il padre, militare in Marocco, non ha invece avuto finora il permesso di raggiungere moglie e figlia in Italia. Dal reparto Alta complessità del dipartimento di ostetricia e ginecologia del Sant’Anna diretto da Tullia Todros, dopo il parto la donna è stata trasferita in oncologia all’ospedale Molinette, nel reparto diretto da Libero Ciuffreda. Qui ha ricevuto le visite della piccola Lina. Una sorta di parziale e innovativo "rooming in", all’insegna della collaborazione tra i due ospedali, alla vigilia dell’unificazione in un’unica azienda per effetto della riforma della sanità piemontese.  «Ogni volta che la madre riusciva ad incontrare la bambina - confida Bertino - ho visto questa donna rifiorire negli occhi e nello spirito». Forse non sarà abbastanza per assicurare la guarigione completa a questa madre coraggio, perché le sue condizioni di salute – già compromesse dalla malattia – sono state gravemente intaccate dalla sospensione delle cure. Ma quel soffio di serenità che arriva da una vita che inizia, con tutto il suo carico di speranza e  di gioiosità, può rafforzare la consapevolezza di un gesto difficile ma sereno, in una prospettiva che già profuma d’infinito.

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Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
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