Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

04 marzo 2015

Canale di Sicilia, dieci corpi di migranti recuperati da nave Dattilo
In arrivo oggi nell'isola un migliaio di profughi. L'imbarcazione attesa nel porto di Augusta
la Repubblica.it, 04-03-2015
I corpi di 10 migranti, vittime del ribaltamento di un gommone carico di profughi, sono stati recuperati nel Canale di Sicilia dalla nave Dattilo, che sta facendo rotta verso Augusta. Sull'imbarcazione ci sono altri 439 extracomunitari.
In totale sono circa un migliaio i migranti soccorsi in diverse operazioni nel Canale e che stanno per approdare in alcuni porti siciliani. Oltre alla Dattilo, sono impegnate una petroliera che sta portando 183 persone a Pozzallo. Altri 319 migranti approderanno su un'altra nave intorno alle 10.30 a Porto Empedocle.
Parte delle 500 persone imbarcate dalla "Dattilo" erano sul gommone che si è ribaltato, le altre su un secondo gommone raggiunto dall'unità della Guardia costiera. Contestualmente, la sala operativa del comando generale delle Capitanerie di porto ha dirottato in soccorso di un terzo gommone con 200 immigrati circa a bordo la petroliera che è stata poi indirizzata a Pozzallo. Ad Augusta è stato già predisposto dalle forze dell'ordine il dispositivo per lo sbarco dei cadaveri e dei superstiti
 
 
 
Gommone si rovescia, dieci morti
Avvenire, 04-03-2015
Ancora una tragedia nel mediterraneo.Un gommone carico di immigrati si è rovesciato nel Canale di Sicilia. Dieci cadaveri sono stati ripescati dall'equipaggio della nave "Dattilo" della Guardia costera, che li sta trasportando nel porto di Augusta (Siracusa) assieme a 500 profughi tratti in salvo anche in un altro intervento di soccorso. Altri 183 stranieri sono stati soccorsi da una petroliera che si è diretta a Pozzallo.
Sono complessivamente 941 i migranti salvati nel Canale di Sicilia ieri dalla Guardia Costiera. Tra le varie operazioni coordinate dal Centro Nazionale di soccorso a Roma, quella di un barcone rovesciato con 121 persone salvate e 10 corpi recuperati da nave Dattilo della Guardia Costiera che già aveva a bordo 318 migranti salvati in una precedente operazione.
In meno di 24 ore, sono state in totale 7 le operazioni di soccorso coordinate dalla Guardia Costiera in una zona di mare a circa 50 miglia a nord della Libia. Sono stati inoltre dirottati 3 mercantili, uno dei quali ha salvato 183 persone; disposto l'invio della nave Fiorillo della Guardia Costiera, che ha tratto in salvo 319 migranti, e richiesto l'impiego di 1 unità della Marina Militare inserita nel dispositivo Triton che è intervenuta in soccorso. Complessivamente sono stati soccorsi 5 gommoni e 2 barconi carichi di migranti, di sedicente provenienza siriana, palestinese, tunisina, libica e subsahariana.
Tra le persone tratte in salvo oltre 30 bambini e più di 50 donne, di cui 1 incinta per la quale si è resa necessaria l'urgente evacuazione medica con una motovedetta classe 300 della Guardia Costiera di Lampedusa.
 
 
 
Immigrazione, un’invasione da record. E intanto arriva l’ennesima petroliera…
Secolo d'Italia, 04-03-2015
Priscilla Del Ninno
Immigrazione: ancora sbarchi. Ancora disperati in fuga dalla fame e dalla guerra soccorsi in mezzo al mare, scortati nel Canale di Sicilia. L’ultima notizia avverte di una petroliera con a bordo circa 200 migranti, soccorsi mentre erano su due gommoni nel Canale di Sicilia, in arrivo intorno alle undici di questa mattina a Pozzallo. Come da prassi, nel porto del Ragusano la polizia di Stato ha già predisposto gli agenti per l’ingresso al centro di primo controllo ed assistenza. E contestualmente, come di consueto, la squadra mobile ha già avviato le indagini per identificare gli scafisti grazie anche alla visione dei filmati delle fasi di soccorso.
Immigrazione: un’invasione sistematica
Un’invasione costante e imponente che dispensa allarme per chi è costretto all’accoglienza e disperazione da parte di chi la cerca a tutti i costi. Anche oggi, allora, l’ingente e costosa macchina legata alle operazioni di recupero e salvataggio, attracco e procedure di controllo, è partita di buon’ora, allertando sin dalle prime ore del giorno Marina militare, capitanerie di porto, forze dell’ordine, medici, sanitari. Attivi in porto e in mare aperto: anche oggi, infatti, si sono dovuti recuperare i corpi di 10 migranti nel Canale di Sicilia, che erano a bordo di una nave mercantile che stava facendo rotta verso Augusta. Sull’imbarcazione ci sono altri 439 extracomunitari, sopravvissuti al viaggio e diretti in Italia. A quanto si è fin qui appreso, sarebbero complessivamente 121 le persone recuperate dal rimorchiatore Occ Cougar, in servizio nelle piattaforme petrolifere libiche, e dalla nave Dattilo della guardia costiera, che dovrebbe avere a bordo altri 318 migranti soccorsi in una precedente operazione. Le imbarcazioni hanno pattugliato la zona di mare alla ricerca di altri superstiti, mentre la Procura di Siracusa ha aperto un’inchiesta per naufragio e omicidio plurimo colposi.
Italia, una polveriera sotto assedio
Anche oggi il bollettino di questa sistematica “guerra” all’attracco e occupazione delle nostre coste, aggiorna dunque drammaticamente i suoi dati. Numeri registrati in nome di obblighi di governo e di accordi europei vincolanti e sempre più minacciosi per i nostri confini e sempre più pesantemente incisivi su una situaziuone al collasso ormai da troppo. Numeri declinati al crescente allarme terrorismo e resocontati nella loro portata al limite dell’“apocalittico” soprattutto quando si registrano le tristemente note tragedie del mare. Numeri relativi agli sbarchi, riportati anche oggi in prima pagina da il Giornale diretto da Alessandro Sallusti, che indicano un crescente «aumento sui primi due mesi del 2014», (pari a un inquietante +43%), che già è stato «un anno record». Una guerra, quella dell‘immigrazione continua, che rimpingua le casse del Califfo e delle organizzazioni criminale che, tramite le quote versate da scafisti e organizzatori di questo traffico umano – scrive il Giornale – garantiscono «un pizzo di almeno il 10%»· E intanto, nel silenzio istituzionale, fondazioni contro l’estremismo jihadista e servizi segreti di mezzo mondo al lavoro per arginare il rischio terrorsimo internazionale – compresi quelli operativi nelle «aree incandescenti dello scacchiere internazionale» come la Libia ammoniscono, e il quotidiano milanese lo riporta: «L’Italia può venir raggiunta con facilità a bordo di rudimentali barconi. Il numero di viaggi dell’immigrazione illegale è enorme e stimato al ribasso di 500 persone al giorno».
 
 
 
“La tratta dei migranti si ferma soltanto con una Libia in pace”
Timmermans, vicepresidente della Commissione Ue: “Assurdo abolire Schengen, più controlli anti-jihad”
La Stampa, 04-03-2015
Marco Zatterin
corrispondente da bruxelles
«Tutto si tiene», confessa Frans Timmermans. Lo dice in italiano, alla vigilia del dibattito di orientamento sulla questione dei flussi migratori previsto per oggi alla Commissione Ue, di cui l’olandese è primo vicepresidente. «Per tutti i governi è un caso da affrontare in modo omnicomprensivo - spiega -. Si impone più efficacia nel combattere gli illegali, ma si deve anche trovare una via per utilizzare i flussi legali e metterli al servizio dell’economia. Sono due facce della stessa medaglia. Se non risolvi l’una, difficilmente la gente accetterà l’altra». L’ex ministro degli Esteri del governo Rutte, già diplomatico, poliglotta e socialista, suggerisce la necessità di «combinare politica estera, efficacia normativa, interventi nelle regioni di provenienza dei rifugiati e rafforzamento della sicurezza dei confini esterni». Oltretutto, aggiunge, «abbiamo bisogno d’una vera solidarietà fra gli Stati», cosa non facile nell’era dei populismi diffusi quanto le minacce. «Dobbiamo agire in modo razionale – spiega –. Senza commettere gli errori che fanno dire alla gente “stanno distruggendo la nostra vita”». 
Le regole ci sono. Spesso non sono ben applicate.  
«In effetti vanno usati strumenti e leggi esistenti in modo migliore e più coordinato. Il fenomeno è mutato, non riguarda solo alcuni. Ecco l’esigenza d’un approccio diverso e di nuova politica comune». 
A Lampedusa riprendono gli sbarchi. Le soluzioni potrebbero arrivare troppo tardi.  
«Non è vero. Il problema che abbiamo in Libia, per esempio, è che non c’è uno Stato con cui parlare, bensì tre gruppi che non lavorano insieme. Renzi ha ragione. Serve uno sforzo maggiore per favorire la nascita di strutture libiche funzionanti. Bloccherebbe il flusso dei rifugiati. Può essere fatto in tempi brevi».  
Come arginare i trafficanti di anime in fuga?  
«Sono grandi gang criminali a cui la gente paga 4500 euro in cambio del rischio di morire nel Mediterraneo. Dobbiamo identificare i loro asset finanziari, abbiamo strumenti europei e nazionali per farlo. Trovare i soldi, vedere dove vanno, scoprire chi possiede le navi. Guadagnano milioni sfruttando chi fugge dalla guerra. Possiamo fermarli».  
I Ventotto hanno davvero la volontà di farlo?  
«C’è un’ambizione diffusa fra le capitali di aumentare la cooperazione solidale alla voce “Immigrazione”. 
In ogni paese esiste però un Salvini che dice cose come «i padani sono vittime della pulizia etnica coordinata dall’Ue».  
«È un pensiero rivoltante». 
C’è chi gli crede e lo vota.  
«Invito sempre a diffidare dei politici che hanno soluzioni semplici per problemi articolati, di chi trova sempre qualcuno a cui dare la colpa. Gli estremisti affermano che è tutto facile. Poi non li vedo rispettare le promesse fatte».  
Avete rifinanziato la missione Triton in febbraio. Ci potranno essere altri soldi?  
«Seguiremo la situazione. Non lo escludiamo». 
La questione migratoria si unisce al dossier Sicurezza, no?  
«È l’altra faccia, anche se è sciocco pensare che con una diversa politica per l’immigrazione si fermano i jihadisti. Chi commette gli attacchi vive già fra di noi». 
Qual è la risposta?  
«Identificarli e sapere come si muovono. Rafforzare Schengen per sapere chi esce e quando torna. Serve un migliore scambio di informazioni, una piattaforma che permetta ai servizi di polizia di lavorare insieme, per esempio mediante Europol. E un sistema europeo per la raccolta dei dati dei passeggeri». 
Il jihadismo è anche un problema sociale.  
«Ha radici profonde. Sono giovani che si sentono esclusi e nei salafiti vedono chi li fa sentire a casa. È problema sociale, ma anche morale: sono catturati dal totalitarismo». 
Come opporsi?  
«C’è molto da fare in termini di istruzione e consapevolezza. Non si diventa jihadista in un attimo. È un cambiamento graduale che bisogna riuscire a capire».  
Siamo in pericolo?  
«Non esistono società sicure. Siamo vulnerabili perché aperti. Ma la risposta non è chiuderci, sarebbe un errore tragico. Diventeremo ostaggi dei terroristi».  
 
 
 
Immigrazione, 7.882 sbarcati nel 2015
Dati del Viminale: il 43% in più rispetto allo stesso periodo del 2014
Tgcom24, 04-04-2015
Il 2015 minaccia di superare l'anno record 2014 sul fronte degli arrivi di migranti, complice la situazione fuori controllo della Libia, da cui si registra la grande maggioranza delle partenze. Secondo i dati diffusi dal Viminale, sono infatti 7.882 i migranti sbarcati sulle coste italiane nei primi due mesi dell'anno, il 43% in più rispetto allo stesso periodo del 2014, quando gli stranieri arrivati via mare furono 5.506.
Immigrazione, 7.882 sbarcati nel 2015
Gli immigrati presenti nelle strutture d'accoglienza (temporanee, centri d'accoglienza e per richiedenti asilo, posti Sprar) sono attualmente 67.128. Le presenze più numerose si registrano in Sicilia (13.999 persone, pari al 21% del totale nazionale). Seguono Lazio (8.490, pari al 13%), Lombardia (5.863, il 9%) e Puglia (5.826, il 9%). E' nelle 1.657 strutture temporanee presenti in tutta Italia che si trova il maggior numero di ospiti (37mila).
 
 
 
Mai tanti sbarchi: più 43 per cento
L`aumento sui primi due mesi del 2014, già un anno record. Il cugino di Gheddafi: «Vi invaderanno»
IL SOLE 24 ORE, 04-03-2015
Fausto Biloslavo
Il cugino del colonnello Gheddafi prevede «un 11 settembre in Europa nel giro di due anni» grazie ai terroristi che si starebbero infiltrando sui barconi diretti in Italia. Non solo: i gruppi jihadisti «reclutano» i migranti che dall`Africa equatoriale arrivano in Libia per raggiungere le nostre coste «trasformandoli in soldati». 
E il re di Giordania parla di «terza guerra mondiale» contro l`Isis, che in uno studio ha già previsto di scatenare «un pandemonio in Europa con l'immigrazione illegale» in partenza dalla Tripolitania verso l`Italia. 
Ieri il Viminale ha reso noto i dati preoccupanti sugli sbarchi dall`inizio dell`anno. I migranti arrivati sulle nostre coste sono già 7822, il 43% in più rispetto allo stesso periodo del 2014. Gli sbarchi sono fino ad oggi 69 contro i 46 dello corso anno. Numeri allarmanti tenendo conto che siamo nel periodo invernale, che registra solitamente una diminuzione degli attraversamenti dalla Libia a causa del freddo e le condizioni del mare. Lo scorso anno arrivarono 170.816 migranti, in gran parte dall`ex regno di Gheddafi. 
Secondo Ahmed Gheddafi alDam, cugino del colonnello ed ex ufficiale dei servizi segreti libici, lo Stato islamico punta ariversare in Europa mezzo milione di disperati, come una bomba umana. Al Dam, che vive in esilio al Cairo, ha dichiarato alla stampa inglese che «ci sono molti terroristi» fra i clandestini «fra 10 e 50 ogni migliaio» di migranti. Una stima probabilmente esagerata, ma il problema esiste. Il cugino di Gheddafi è convinto che i terroristi potenziali o infiltrati sui barconi «stanno andando tutti in Europa. Nel giro di uno, due anni avrete un altro 11 settembre», ma questa volta nel vecchio continente.  
L`ex ufficiale dei servizi libici sostiene che «i gruppi jihadisti reclutano (i migranti) nei campi» profughi in Libia «e li trasformano in soldati». Alle nuove leve della guerra santa danno «soldi e promettono in nome di Allah il paradiso con le vergini bianche che li attendono». 
Ahmed Gheddafi è pure convinto che lo Stato islamico ha messo le mani sulle seimila barre d`uranio che il regime di Gheddafi aveva accantonato nel deserto meridionale, dopo gli accordi conla comunità internazionale. Difficile utilizzarle, ma il Califfato «proverà a venderle», spiega il cugino del Colonnello.  
A metà febbraio la fondazione londinese Quilliam, contro l`estremismo, ha intercettato e tradotto un rapporto del propagandista dell`Isis, Abu Arhim al-Libi, sulle strategie in Libia. Il Paese che fu di Gheddafi «ha un lungo litorale che si affaccia sugli stati crociati del Sud Europa» scrive il seguace del Califfo. L`Italia può venir raggiunta «confacilità a bordo di rudimentali barconi. Il numero di viaggi dell`immigrazione illegale è enorme e stimato al ribasso di 500 persone al giorno». Secondo al-Libi i migranti «passano facilmente attraverso i contolli marittimi e arrivano nelle città» europee. Il piano è sfruttare questo varco per creare «un pandemonio in Europa». E se «le navi e petroliere dei crociati venissero colpite si bloccherebbero le linee marittime».
Il cugino di Gheddafi è convinto che l`Isis punti a far sbarcare in Europa almeno mezzo milione di profughi e clandestini per provocare un impatto sociale ed economico devastante. Cifre più prudenti prevedono 200mila arrivi dalla Libia nel 2015. E su ogni barcone in partenza per l`Italia le milizie, come i seguaci del Califfo, incassano un pizzo dai trafficanti di uomini di almeno il 10%. 
L`allarme, più che dai timorosi governanti europei, viene lanciato a gran voce dai leader arabi come il generale-presidente egiziano Abdal-Fattah AlSisi, il monarca giordano oppure i curdi. Ieri, in visita a Roma, il premier del Kurdistan iracheno Nechirwan Barzani ha sottolineato che la battaglia contro l`Isis «è una guerra che affrontiamo per l`umanità». Lunedì in un`intervista alla Cnn, re Abdullah ha spiegato che è in atto «una terza guerra mondiale, che deve unire cristiani, musulmani e popoli di altre religioni per sconfiggere i terroristi».
 
 
 
DIRITTI (E DOVERI) DEI NUOVI ITALIANI
Corriere della sera, 04-03-2015
Gian Antonio Stella
Mohamed Emwazi, il boia dell`Isis detto «Jihadi John», ha dato una coltellata anche ai sogni di tutti quei bambini e ragazzi figli di immigrati che sono nati in Italia, parlano italiano, tifano per la nazionale italiana e aspirano a diventare italiani. La riforma della legge sulla cittadinanza del `92, quando a Palazzo Chigi stava Andreotti e gli immigrati erano un decimo di oggi, rischia infatti di arenarsi nella poltiglia della rissa politica. Di qua quanti vedono in ogni immigrato, fosse pure buddista, indù o cristiano, un potenziale tagliagole. Di là quanti credono che sia irragionevole pretendere dei «buoni cittadini senza cittadinanza» ma anche ritte, di questi tempi, occorra andar coi piedi di piombo. Tanto che lo stesso Renzi sembra aver un po` accantonato questo che gli pareva «un problema urgente». 
Peccato. Non solo perché l`avventura «a cercar la bella morte» nel nome dell`Isis, come si è visto anche negli occhi delle ragazzine fotografate in fuga all`aeroporto, c'entra forse con la crisi di identità culturale e poco coi documenti di identità personale. Ma perché noi stessi abbiamo bisogno che quanti più nuovi italiani possibile si riconoscano nei nostri valori, nel nostro sistema di diritti, nella nostra Patria. 
Certo, tanto più coi flussi caotici in arrivo dalle aree di guerra, occorre andar cauti con lo ius soli automatico. Come dice uno studio di Graziella Bertocchi e Chiara Strozzi, solo gli Stati Uniti hanno conservato il diritto al passaporto a chi nasce sul loro territorio. Tutti gli altri Paesi che l`avevano (il 47% degli Stati censiti nel'48) hanno via via abbandonato lo ius soli integrale per un sistema misto. Scelto anche da chi, come la Germania, veniva come noi dallo ius sanguinis. Ormai indifendibile. E bene ha fatto il premier fiorentino a battere sulla necessità di uno ius soli che tenga conto di un certo numero di anni di residenza, del percorso scolastico, della padronanza della lingua, dell`obbligo di giurare fedeltà. 
+Insomma, è bene che i paletti siano ben conficcati. Ma come ha detto Napolitano non possiamo rinviare in eterno «la questione della cittadinanza ai bambini nati in Italia da immigrati. Negarla è un`autentica follia, un`assurdità». Gli stessi italiani del resto, dice una ricerca Istat di pochi giorni fa, sono sì preoccupati per i nuvoloni minacciosi spinti su di noi dai venti di guerra e in tanti vorrebbero che fosse data la precedenza ai «nostri» nelle case popolari e sul lavoro. Ma allo stesso tempo sono in larghissima maggioranza a favore della cittadinanza agli immigrati inseriti e ai loro figli. Prova provata che, non andando a caccia di voti, loro non fanno di ogni erba un fascio... 
 
 
 
Perché il sindaco di Cairate è stato “ignorante”
Corriere.it, 03-03-2015
Reas Syed
Un sindaco ignorante. Ecco chi è Paolo Mazzucchelli, il sindaco del municipio di Cairate (Varese).
     Ignorante poiché ignora la legge e la procedura per la concessione della cittadinanza italiana.
E allora ecco un piccolo ripasso, anche a beneficio del sindaco. Per presentare la domanda di cittadinanza, o si è coniuge di un italiano, oppure, serve aver maturato almeno 10 anni di residenza continuativa sul territorio italiano. Così parte la procedura che, nonostante l’esborso di centinaia di euro per chi fa richiesta, a causa della disorganizzazione burocratica, può durare per un periodo, come dire, indefinito:
     a volte passano oltre 6 o 7 anni dalla richiesta per avere una risposta.
Le prefetture che accettano le domande di cittadinanza fanno le prime valutazioni, vengono redatti pareri dagli organi di sicurezza e, in seguito, il fascicolo viene trasmesso al ministero dell’Interno. Qui, va un po’ a sorte. Alcune pratiche rimangono al ministero per anni e, tra l’altro, proprio per questo motivo il ministero è già stato condannato. Nonostante, infatti, incassi su ogni singola pratica, il servizio che mette a disposizione è appunto lento, farraginoso e non dispone di una quantità di personale adeguato per far fronte alle richieste.
In ogni caso, quando la sorte ti premia, la pratica viene valutata e, in caso di esito positivo, viene emesso un decreto per la concessione della cittadinanza. A questo punto matura un vero e proprio diritto alla cittadinanza. Da questo momento in poi infatti, in teoria, dovrebbero seguire solo dei meri passaggi formali, tra cui, la trasmissione del decreto alla prefettura d’origine e la notifica del decreto di cittadinanza tramite il comune di residenza del neo-cittadino.
Una volta ricevuto il decreto, il neo-cittadino ha sei mesi di tempo per prestare giuramento davanti al funzionario del comune di residenza. Se passano i sei mesi il decreto perde automaticamente l’efficacia e, paradossalmente, si torna all’inizio della procedura, con una nuova domanda, nuovi contributi da versare e altri lustri di attesa.
Ecco proprio in quest’ultima fase è intervenuto il sindaco leghista, e ha bloccato la procedura di concessione della cittadinanza a una signora indiana, Rani Puspha, che vive in Italia da oltre 15 anni ed è, peraltro, sposata con un uomo già divenuto cittadino italiano (è poi intervenuto il prefetto a spiegare al sindaco che deve consentire la cerimonia e che non ha potere di discrezionalità)
L’incompetente sindaco leghista aveva provato goffamente a fare il legalista:
    «Nessuna discriminazione ma rispetto la legge. La signora non sa l’italiano.»
Ebbene sarebbe il caso che il sindaco Mazzucchelli spiegasse a tutti quale legge starebbe rispettando, perché nessuna legge dello Stato prevede il parlar l’italiano come requisito per avere la cittadinanza.
Se così fosse, nessun muto potrebbe diventare italiano e, diciamocelo, anche qualche leghista perderebbe di sicuro la cittadinanza. Eppure il sindaco blocca questo giuramento, quasi come per ammonire che non si può sposare chi non parla l’italiano. Tutto ciò senza curarsi del fatto che la legge prevede l’esatto opposto: il coniuge di un cittadino italiano ha diritto alla cittadinanza italiana, senza se e senza ma. Punto.
Quello su cui si è fissato il primo cittadino di Cairate è un mero passaggio formale, che, tra l’altro, in diversi comuni è disciplinato in maniera differente: alcuni si avvalgono delle traduzioni ma spesso sono i funzionari a leggere il giuramento e il neo-cittadino/a si limita a ripeterlo. Ebbene, se si esclude la mancanza di buona fede nel sindaco Mazzucchelli, non rimane che concludere che sia incompetente in materia di legislazione sulla concessione della cittadinanza.
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