Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

29 settembre 2014

Gli operatori: «Immigrazione, senza un piano si rischia il caos»
Avvenire, 29-09-14
Paolo Lambruschi
Una stretta prevedibile, imposta da Berlino e dai Paesi scandinavi, ma che rischia di scardinare il disorganizzato sistema italiano di accoglienza nei prossimi mesi. La notizia, trapelata giovedì, della stretta sulle impronte digitali e la fotoidentificazione dei profughi da parte del governo italiano non ha sorpreso chi è impegnato in prima linea nell’accoglienza.
Dopo i richiami dell’Europa al Belpaese, accusato di lasciar transitare verso i Paesi limitrofi i migranti sbarcati sulle nostre coste, il ministero dell’Interno ha emanato a metà settembre una circolare interna in cui si cambiano le modalità di fotosegnalamento. Il documento prevede tempi stringenti per le procedure e non fa sconti a nessuno, compresi siriani ed eritrei che si sono sempre rifiutati di farsi prendere le impronte. In tanti sono così riusciti a fuggire dalla Sicilia in treno e a varcare i confini verso il nord Europa.
Tutto senza lasciare le impronte digitali in Italia e senza dover quindi aspettare nel nostro Paese l’iter della domanda d’asilo come prevede, invece, il regolamento Dublino II, secondo cui la richiesta va fatta obbligatoriamente nel primo Paese di approdo.
«La normativa europea è chiara – afferma il direttore della Fondazione Migrantes, monsignor Giancarlo Perego – e va applicata. Del resto, da gennaio sono arrivate sulle nostre coste oltre 130mila persone e almeno la metà se n’è andata». Giusto dunque prendere le impronte a tutti? «Inevitabile se si applica la legge – ragiona Perego –; semmai il governo si adoperi per far rivedere la normativa in sede europea a fronte dello sforzo che sta sostenendo l’Italia, ormai porta d’accesso europea dal Mediterraneo. Teniamo conto, però, che per chiedere aiuto occorre prima dotarci di un piano nazionale asilo come gli altri partner europei, che accolgono fino a cinque volte più di noi. Servono a mio parere 100mila posti per la prima accoglienza dei profughi e altrettanti per il sistema Sprar, cioè la seconda accoglienza. Cosa cambierà? Che li rimanderanno in Italia dove hanno preso le impronte. Finora ne hanno rispediti 4.000, entro fine anno saranno molti di più».
Questo aggraverà una situazione critica perché finora manca un piano vero e proprio. Lo chiede Oliviero Forti, responsabile immigrazione della Caritas italiana. «C’è poco da dire, le regole vanno applicate. Ma allo stesso modo il governo che prende le impronte e scheda i profughi deve predisporre un piano per l’accoglienza. Senza contare che se nei prossimi mesi, come prevedibile, gli immigrati continueranno a dirigersi verso nord e verranno rimandati in Italia secondo le regole di Dublino II, i posti per i "dublinanti" sono già pochi oggi».
Insomma, occorre programmare per prevenire l’emergenza umanitaria. Ma è sul versante giuridico e procedurale che Christopher Hein, direttore del Consiglio italiano per i rifugiati, non nasconde le proprie perplessità. «Uno stato ha il diritto di identificare chi arriva ai propri confini. Ma cosa succede se costui si rifiuta di farsi identificare? Si usa la forza anche se è un richiedente asilo, ma per i metodi coercitivi serve un provvedimento del giudice e dal punto di vista pratico non vedo come si possa procedere quando ad esempio sbarcano 2.000mila persone a Pozzallo il sabato sera. Il rischio è che si arrivi ad un ampliamento dei Cie, per legge i luoghi deputati all’identificazione. Ora sono ridotti a 800 posti, aprirne altri sarebbe un passo indietro».
A meno che, sperano tutti, la circolare del Viminale non serva più che altro a rassicurare l’Ue in attesa che siano le burrasche d’autunno a fermare i viaggi della speranza.



Meno profughi in Centrale caos sulle identificazioni
SE FINO a metà settembre ci sono stati anche 1.400 profughi al giorno alla Centrale, nell`ultima settimana le medie sono scese. Ieri ne hanno registrati 299, nei giorni prima ancora meno. Nei centri d`accoglienza del Comune si è passati da 1.200 siriani ed eritrei a notte, ai 900 dell`ultima settimana. «Una circolare del Viminale indica alle Questure di identificare i profughi», spiegano in prefettura.
Caos fra i volontari: «Per i profughi col foglio della polizia il viaggio verso il Nord Europa è impossibile, vengono respinti al Brennero». A PAGINA V
Adesso i profughi sono fotosegnalati si riducono i flussi in Stazione Centrale
Più complicato il trasferimento verso i paesi del Nord Europa. Incertezza tra i volontari: "Nessuna spiegazione"
la Repubblica Milano, 29-09-14
ZITA DAZZI
SAMIR, davanti a quel dormitorio improvvisato che è il tendone al Palasharp, sventola il foglio di via e cerca di capire che cosa significa quell`invito a presentarsi in Questura. «Via Fatebenefratelli? Dov`è, in centro? E lì che fanno? Mi danno documenti per andare in Svezia?». Samir è uno delle centinaia di siriani che allo sbarco in Sicilia sono stati identificati dallapolizia, primadiessere spediti a Milano. Lui non lo sa, perché non capisce l`italiano, ma quel foglio con le generalità prese dal passaporto e l`invito di comparizione all`Ufficio stranieri è la fine del suo sogno di raggiungere la sorella a Stoccolma. E il suo destino è quello che toccherà ad altre migliaia di profughi che in queste ultime due settimane sono arrivate dal sud Italia. Infatti in Stazione Centrale gli arrivi di siriani «non identificati e in transito per il nord Europa» sono diminuiti.
Ieri sono stati in tutto 299, sabato 250, contro le medie di 1000-1400 al giorno fino alla fine di agosto - perché i profughi vengono intercettati allo sbarco nei porti siciliani e calabresi, fotosegnalati e distribuiti nei Cara e nei centri d`accoglienza che le prefetture di tutt`Italia stanno allestendo.
A Milano i lavori sono in corso nell`area dell`ex Cie di via Corelli. In prefettura a Milano confermano che c`è una circolare del Dipartimento di pubblica sicurezza del Viminale che invita a identificare gli immigrati in transito per l`Italia anche nel caso dichiarino l`intenzione di raggiungere altre nazioni europee. «Non sappiamo ancora valutare quanto l`osservanza stretta di questa circolare cambierà i flussi qui in Stazione, ma è chiaro che qualcosa sta cambiando - spiega Massimo Chidini, uno dei coordinatori della cooperativa Intersis che in stazione accoglie i profughi - Ci sono molti che sono stati identificati e molti che proprio per questo motivo vengono respinti alle frontiere, al Brennero. Inoltre non abbiamo più solo siriani, ma anche molti libici, palestinesi, curdi, egiziani. Non è facile capire che cosa sta succedendo».
Sicuramente a livello europeo ci sono state proteste per il flusso di 40mila siriani che nell`ultimo anno sono passate da Milano senza essere identificate e hanno proseguito per i paesi nordici. E sicuramente ci sono i controlli antiterrorismo intensificati. «A noi nessuno ha spiegatoesattamente che cosa sta succedendo, ma è inutile negare che i flussi sono cambiati rispetto anche a solo pochi giorni fa», continua Chidini.
Conferme arrivano dall`assessore alle Politiche sociali Piefrancesco Majorino. «Non c`è arrivata una comunicazione ufficiale ma le notizie delle fotosegnalazioni dei profughi continuano ad arrivare e anche quelle dei respingimenti alla frontiera. Noi siamo passati dall`ospitare 1200 persone a notte alle attuali 900. L`emergenza non è finita, ma sicuramente qualcosa sta cambiando». Dalla prefettura aggiungono che molti siriani, tutti identificati, ora arrivano direttamente in aereo a Malpensa, vengono poi stipati in un centro d`accoglienza della Croce Rossa a Bresso e di lì smistati in strutture allestite in vari Comuni lombardi su richiesta del Viminale. È il piano di ripartizione nazionale dei richiedenti asilo.



Ore 17, Fuga di massa con scale e funi dal centro immigrati
Ponte Galeria, sventata evasione a gruppi La polizia insegue e blocca un centinaio di ospiti
Corriere della sera, 29-09-14
Rinaldo Frignani
Ci avevano già provato, ma a piccoli gruppi. E avevano fallito. Quindi ieri pomeriggio, poco dopo le 17, hanno tentato di nuovo, ma questa volta in più di cento. Un'evasione di massa dal Centro di identificazione ed espulsione di Ponte Galeria. Una fuga senza precedenti, con scale rudimentali per arrampicarsi in cima alle mura di cinta del complesso sulla Portuense e corde per calarsi in strada. Il piano di un nutrito gruppo di immigrati era probabilmente quello di raggiungere le campagne circostanti, magari la ferrovia Roma-Fiumicino o l'autostrada perla Capitale fino al Raccordo, e quindi sparire in periferia. In passato qualcuno è riuscito nell'impresa, ma sono moltissimi quelli che le forze dell'ordine sono riusciti a riprendere. Ieri le volanti della polizia piombate in un attimo al Cie sono riuscite a impedire che i cento stranieri in attesa di identificazione si allontanassero. Ma quanto accaduto è anche la conferma della tensione sempre presente nel centro di detenzione, teatro nei mesi - e negli anni - scorsi di clamorose proteste, come di recente quella delle bocche cucite, che ha coinvolto a più riprese decine di reclusi. Non sono mancate rivolte, tafferugli, assalti al posti di controllo della polizia, dei carabinieri e dell'esercito all'interno del complesso, gesti plateali con il danneggiamento di locali, suppellettili e materassi, dati spesso alle fiamme, nonché con occupazione di tetti e terrazze.
Insomma un luogo considerato a rischio, finito più volte al centro delle cronache e delle polemiche per le precarie condizioni di vita di chi è costretto per legge a restarci fino a diciotto mesi (ma ci sono stati casi in cui questo limite è stato superato). Ieri la polizia è riuscita a evitare l'evasione bloccando tutti gli stranieri che si apprestavano - forti del loro numero - a lasciare il centro. Secondo i primi accertamenti sembra che la fuga di massa fosse stata pianificata da tempo approfittando dei punti deboli della struttura. Ma l'allarme dato dalla direzione alla Questura, con la richiesta immediata di rinforzi, ha impedito che i circa cento immigrati riuscissero nel loro intento: sono stati bloccati e riportati nei reparti di appartenenza. Qualcuno di loro potrebbe essere denunciato, una volta accertata l'identità e le responsabilità in quanto accaduto. Intanto la vigilanza del Cie è stata potenziata. Per l'ennesima volta.



L'Italia cede all'Ue: migranti schedati
avvenire, 29-09-14
Ilaria Sesana e Vincenzo R. Spagnolo
«Lo straniero deve essere sempre sottoposto a rilievi foto dattiloscopici e segnaletici... ». Il giro di vite, alla fine, è arrivato, attraverso una circolare del Viminale diramata nelle scorse ore a tutti i prefetti e questori. A tutti i migranti e i profughi soccorsi d’ora in poi con l’operazione Mare nostrum (quelli giunti finora sono stati oltre 130mila) saranno prese le impronte digitali e scattate le foto di rito. Il documento, emanato dal Dipartimento di pubblica sicurezza del Ministero dell’Interno e che  Avvenire  ha potuto visionare, parte dall’esigenza (di natura politico-diplomatica) di chiudere le schermaglie sulle regole legate al trattato di Dublino: «Alcuni Stati membri lamentano, con crescente insistenza – si legge – il mancato fotosegnalamento di numerosi migranti che, dopo esser giunti in Italia, proseguono il viaggio verso i Paesi del Nord Europa». Ciò, prosegue la circolare, «determina la necessità d’affrontare la situazione emergenziale con rinnovata cura nelle attività d’identificazione e fotosegnalamento dei migranti».
Tradotto: non ci saranno più situazioni affrontate con minor determinazione, nemmeno per siriani ed eritrei che, fino a qualche tempo fa, scivolavano fra le maglie delle procedure per raggiungere Milano e da lì altri Paesi del Nord Europa, dove le reti familiari o un welfare più solido garantiscono sulla carta un miglior inserimento.
Un cambio di rotta deciso dal governo, sollecitato dai vari richiami da parte dell’Europa – in modo particolare dalla Germania – che hanno alla fine convinto il ministero dell’Interno a fare chiarezza, emanando la circolare: «Nei mesi scorsi», c’è scritto, «si è avuto modo di constatare l’oggettiva difficoltà di procedere al fotosegnalamento dei migranti» nei luoghi di sbarco, per via del «rilevante numero di gruppi soccorsi» dalle navi. I «tentativi esperiti in tali condizioni» hanno «determinato rilevanti problemi connessi alla sicurezza».
Così, per «superare le difficoltà operative riscontrate», l’ordine è tassativo: «Prescindendo dalla puntuale identificazione sulla base dell’esibizione del documento di viaggio, se posseduto » o anche «dall’inesistenza di motivi di dubbio sulla dichiarata identità », la circolare dispone che «lo straniero deve essere sempre sottoposto a rilievi foto dattiloscopici e segnaletici ». Ciò tanto più se sussista il sospetto che abbia presentato domanda di asilo in qualche altro Paese Ue, o se sia stato «fermato» durante l’attraversamento irregolare delle frontiere. Ancora, la circolare dispone misure per i servizi di ordine pubblico nelle province di destinazione dei migranti. E per spegnere le polemiche sul rischio di epidemie, dispone il rilascio, dopo una prima visita-filtro, di «una certificazione medica cumulativa che l’assenza di malattie infettive e contagiose in atto nel gruppo dei migranti ». In occasione di ogni sbarco, il ministero della Salute emetterà «un bollettino» per gli enti competenti. Tutte procedure volte a contenere potenziali rischi sanitari anche per il personale di pubblica sicurezza.
La decisione sul fotosegnalamento era stata confermata il 24 settembre dal Viminale alle associazioni che operano nell’accoglienza, che ora sono preoccupate: «Le impronte saranno prese a tutti. Ciò vuol dire – spiega Filippo Miraglia, vicepresidente Arci – che avremo più persone da accogliere nei prossimi mesi. Questo aggraverà una situazione già al collasso» «Ci siamo battuti per ottenere un corridoio umanitario che facilitasse il passaggio dei profughi e invece ci ritroviamo un cambiamento nemmeno annunciato delle procedure di accoglienza– osserva don Virginio Colmegna, presidente della Casa della Carità –. La situazione è grave e preoccupante e cambierà parecchio il nostro lavoro».



Cittadinanza. Renzi: "Faremo la riforma, italiani dopo un ciclo scolastico"
Il premier: "Dopo le legge elettorale e le riforme istituzionali si apre la stagione dei diritti"
stranieriinitalia.it, 29-09-14
Roma – 29 settembre 2014 – Il governo non ha abbandonato l'idea di una riforma della cittadinanza dedicata alle seconde generazioni.
“Appena il Parlamento avrà finito con la lege elettorlae e l riforma istituzionali, per me di apre la stagione dei diritti” ha spiega ieri sera ilpresidente del consiglio Matteo Renzi , ospite a Che Tempo che fa. E tra gli obbiettivi di questa stagione ha citato la civil partenership per le coppie omosessuali, ma anche lo ius soli.
"Discuteremo in Parlamento, perchè non tutti sono d'accordo" ha confermato Renzi. Poi ha prospettato una riforma della cittadinanza secondo la formula dello  "ius soli temperato", o più probabilmente del cosiddetto ius culturae, dove a rendere italiani i figli degli immigrati la scuola.
Il diritto alla cittadinanza, ha spiegato il premier,  potrebbe non essere legato direttamente alla nascita in Italia, come invece succede in America dove se nasci sei americano. Potresti dire invece non che chi nasce in Itala sia italiano, ma che lo sia chi frequenta qui un ciclo scolastico".
Sarebbe comunque un modo, ha concluso Renzi, per “superare l'aberrazione di oggi, quando devi aspettare i diciotto anni per diventare italiano”.
L'idea di legare il riconoscimento della cittadinanza alla frequenza scolastica è presente in molti dei progetti di legge (oltre venti) attualmente all'esame della commissione affari istituzionali della Camera. Terminate le audizioni di esperti e associazioni, ora si lavora alla redazione di un testo unico da portare in Aula, possibilmente entro la fine dell'anno.



Immigrati in piazza. A Roma è tutti contro tutti
Pakistani e bengalesi scendono in strada per ricordare Shazad ucciso da un ragazzo del quartiere
Il Tempo, 29-09-14
«Shazad Torpignattara non ti dimenticherà». Sale la tensione nel quartiere alla periferia est di Roma dove, ieri pomeriggio, un centinaio di immigrati hanno manifestato a piazza della Marranella per ricordare il 28enne pakistano morto la notte tra il 17 e il 18 settembre, ucciso da un 17enne romano. La settimana scorsa residenti, parenti e amici di Daniele, il minorenne arrestato dai carabinieri ancora sul luogo dell’accaduto, hanno manifestato a loro volta per le vie del quartiere in solidarietà del ragazzo: «Non sei solo, siamo tutti con te», recitava lo striscione affisso in strada. E ieri, invece, è stata la volta della comunità pakistana, che insieme a quella bengalese, ha organizzato un sit-in per ricordare Shazad e dire che «lui non era ubriaco, non era violento. Tutta la stampa ha scritto che ha sputato, ma non è così».
Un centinaio di persone, in prevalenza immigrati e qualcuno dei centro sociali, radunate all’incrocio tra via Casilina e via di Acqua Bullicante, avrebbero anche voluto sfilare per le vie del quartiere. La trattativa con le forze dell’ordine, però, non ha portato i frutti sperati e la manifestazione, autorizzata dalla Questura come sit-in, è rimasta statica. «Noi non siamo violenti - dicono al microfono i manifestanti durante i vari interventi - Shezad era debole e aveva bisogno di voi». La notte dell’omicidio, varie segnalazione giunte al 112 indicavano un uomo ubriaco in via Ludovico Pavoni che urlava e molestava i passanti. Prima che i carabinieri potessero intervenire il 17enne, residente nel quartiere, incrocia il pakistano che gli sputa in faccia. A quel punto scatta l’ira del minorenne che si scaglia contro il 28enne aggredendolo. Quando i militari sono arrivati sul posto il giovane ha riferito di aver colpito una sola volta Shazad, perchè «mi ha sputato in faccia».
Il quartiere, però, è una polveriera tra lo spaccio di droga, escalation di violenza, negozi aperti fino a tardi che vendono bevande alcoliche e centri islamici che proliferano. Nelle scorse settimane i residenti si sono ribellati contro la decadenza di una delle aree più popolate della periferia romana e con lo slogan «Torpignattara non ci sta», hanno bloccato il traffico su via Casilina, all’altezza di via dell’Acqua Bullicante. Nei giorni a seguire una delegazione del Comitato di quartiere è stata anche ricevuta in Campidoglio, dove a presentato un elenco di proposte per riportare legalità e decoro nella zona. Durante la manifestazione di ieri, tutto intorno a piazza della Marranella, i residenti osservavano e qualcuno ha anche storto il muso. «In questo quartiere tra degrado e criminalità siamo sotto assedio», ha detto un signore fermo al semaforo. Qualcun altro, affacciato alla finestra, alza le spalle e gli occhi al cielo in segno di rassegnazione. Altri ancora passano e commentano: «Qui ci sono moschee ovunque e non possiamo parlare perchè altrimenti ci chiamano razzisti», sbotta una signora. In effetti la partecipazione alla manifestazione da parte di residenti è stata quasi inesistente. All’inizio del sit-in, inoltre, è scoppiata anche una rissa anche tra gli stessi partecipanti per motivi non chiariti. È volato qualche schiaffo e qualche spintone. La situatione stava per degenerare quando le forze dell’ordine, a presidio della manifestazione, hanno subito riportato la calma il presidio è andato avanti.






Germania choc, violenze stile Abu Ghraib sugli immigrati nel centro per rifugiati
Il Messaggero,28-09-14
In Germania alcuni dipendenti di una società di sicurezza privata impiegata in un centro per l'accoglienza dei rifugiati a Burbach, in Nordreno-Vestfalia, sono finiti sotto accusa per maltrattamenti e gravissimi abusi.
Ad allarmare la polizia e il ministero degli Interni locale alcune immagini, tra cui una foto che ritrae, in stile Abu Ghraib, un rifugiato prono con le braccia ammanettate dietro la schiena e due 'gorillà che sorridono su di lui, mentre uno di loro gli tiene un piede sul collo. Secondo testimonianze e racconti dei rifugiati le violenze, intimidazioni e le umiliazioni sono state gravissime e ripetute. Attualmente la procura sta indagando su quattro persone per lesioni gravi, anche se finora non ci sono indicazioni per un'aggravante razziale.
A far scattare le indagini è stata la denuncia di un giornalista, che ha mostrato alla polizia un video in cui due uomini della sicurezza della ditta tedesca SKI costringono sotto la minaccia di percosse un rifugiato a coricarsi su un materasso sporco di vomito. «Sono immagini che altrove si sono viste solo a Guantanamo», ha commentato il presidente della polizia locale, Frank Richter, in conferenza stampa. Durante le perquisizioni effettuate dalle forze dell'ordine sono stati sequestrati manganelli, un tirapugni, e la foto sopra descritta, che si trovava insieme ad altre immagini «scioccanti» nella memoria di un cellulare. «Non tolleriamo alcuna violenza contro i rifugiati. Chi minaccia persone in emergenza deve essere punito con durezza», ha commentato il ministro degli Interni del Nordreno-Vestfalia, Ralf Jaeger.

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